Pescara immortalavano i loro furti con il cellulare

Immortalavano le loro imprese con il telefono cellulare e dopo un’indagine della Squadra mobile di Pescara su diversi atti criminosi che avvenivano in città, i componenti di una “gangspecializzata in furti sono stati individuati e arrestati.

Le misure cautelari sono state eseguite nei confronti di 11 persone: una è finita in carcere, a due è stato imposto l’obbligo di dimora e per le restanti otto persone, una denuncia a piede libero. I criminali si sono resi responsabili di una serie di furti commessi in danno di esercizi commerciali e di abitazioni, nonché di borseggi, truffe online e atti vandalici; i componenti della banda agivano costantemente sotto l’effetto di stupefacenti.

Tra i video ritrovati dagli investigatori che immortalavano le imprese criminali, anche quella del “battesimo del furto” da parte di un bambino di 3 anni.

Il piccolo, figlio di uno del gruppo, veniva indotto al furto di un pacchetto di patatine dal padre, ricevendo poi i complimenti.

L’indagine ha consentito anche di risalire ai ricettatori, ai quali i malviventi si rivolgevano per rivendere la refurtiva, e agli spacciatori per rifornirsi di droga.

fonte Polizia di Stato

Francesi e immigrato tentano furto, presi

A Ventimiglia, ripresi da telecamere. Cittadino chiama 113

VENTIMIGLIA (IMPERIA), 26 DIC – Cinque ragazzi di 20 anni, quattro francesi e un capoverdiano, sono stati arrestati dalla polizia mentre cercavano di scassinare la scorsa notte la porta di ingresso di una tabaccheria di Ventimiglia.

Determinante è stata la segnalazione di un cittadino che ha avvertito il 113. All’arrivo delle volanti i ladri sono scappati ma la polizia è riuscita a bloccarli. Uno dei francesi arrestati ha precedenti anche per violenza sessuale su un minore.

fonte Ansa

Milano: rapina milionaria, identificati i sette criminali

Si è conclusa l’indagine della Squadra mobile di Milano in merito alla brutale rapina avvenuta a Milano lo scorso 1° dicembre. Otto uomini con i volti coperti, armati di pistola, asce e machete, fecero irruzione in una gioielleria in pieno centro cittadino e rapinarono orologi per un valore di oltre 820 mila euro.

Nell’immediatezza uno dei rapinatori fu arrestato da una guardia giurata mentre gli altri sette, di cui uno minorenne, riuscirono a fuggire.

Le indagini svolte in stretta collaborazione con le autorità rumene hanno portato gli investigatori all’individuazione dei responsabili materiali e anche l’organizzatore della rapina che dalla Romania aveva reclutato e addestrato la banda criminale. Attualmente i sette, sono in carcere nel loro Paese detenuti per altri reati.

fonte Polizia di Stato

Massa Carrara: arrestati in flagranza rapinatori di banca

Agivano armati di coltelli a serramanico e taglierini per fare rapine negli Istituto di credito ma gli uomini della questura di Massa Carrara li hanno arrestati in flagranza appena subito dopo l’ultimo colpo.

Si tratta di 3 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere, rapina aggravata plurima, tentata rapina e falso in certificazione amministrativa.

Almeno 6 sono le rapine a carico dei tre, compiute dal novembre 2014 ad aprile 2015 nelle zone di Carrara, Viareggio e Sarzana.Le indagini hanno altresì accertato che utilizzavano un’autovettura munita di adesivo di portatori di handicap e un’altra intestata ad una persona deceduta.

Gli agenti hanno ritrovato anche un considerevole numero di schede telefoniche molte delle quali intestate a dei prestanome stranieri, nonché due targhe contraffatte, coltelli e taglierini.

fonte Polizia di Stato

Botte e minacce ai passanti, presi a Milano 4 giovani rapinatori

Le loro vittime erano quasi sempre giovani studenti o persone isolate che venivano aggredite di notte per essere violentemente rapinate: pugni, schiaffi, calci in testa e all’addome nonché minacce con coltelli a serramanico e bottiglie rotte puntate al collo.

In questo modo un gruppo i criminali si impossessava di cellulari, contanti, carte di credito e computer portatili, e poi si dava alla fuga.

I raid sono stati interrotti dagli agenti del commissariato Porta Ticinese di Milano, che hanno arrestato quattro giovani con l’accusa di concorso in rapina pluriaggravata.

Sono infatti almeno 15 le rapine messe a segno dalla banda negli ultimi 15 giorni, nella zona tra parco Solari, via Bocconi e via Castelbarco.

L’indagine dei poliziotti è stata molto rapida, ed è partita dall’analisi del modus operandi utilizzato dai criminali e delle zone da loro preferite.

In questo modo è stata circoscritta una zona di “probabile azione”, un perimetro all’interno del quale, secondo gli investigatori, era altamente probabile che i rapinatori avrebbero colpito ancora.

A quel punto sono stati predisposti servizi di appostamento e controllo del territorio, effettuato da pattuglie in borghese che hanno perlustrato per diversi giorni la zona.

E proprio durante uno di questi servizi una delle pattuglie ha individuato quattro persone che corrispondevano esattamente alle descrizioni fornite dalle vittime. Oltre alle caratteristiche somatiche, corrispondevano anche alcuni particolari di abbigliamento, più volte ricorrenti nei reati denunciati, in particolare una giacca mimetica e un paio di scarpe rosso fiammante con punta d’acciaio.

Gli indagati, due dei quali hanno 17 anni, uno 20 e l’altro 21, hanno tutti origine egiziana.

Sono stati fermati mentre si trovavano su un tram, non senza difficoltà perché uno dei minorenni ha tentato di darsi alla fuga. In tasca aveva un coltello a serramanico, proprio come l’altro 17enne fermato.

Negli uffici del commissariato i fermati sono stati riconosciuti senza alcun dubbio dalle vittime di otto episodi di rapina, mentre sono ancora in corso i riconoscimenti da parte delle altre vittime.

fonte Polizia di Stato

La questione “Legittima Difesa”

fonte Rai.it

fonte Rai.it

A distanza di pochi giorni della tragedia avvenuta ad Ercolano, in provincia di Napoli, dove un gioielliere aveva sparato ed ucciso due rapinatori che gli avevano portato via i soldi appena prelevati in banca, si è verificato un altro grave episodio che oscilla tra la difesa legittima e la reazione eccessiva.

E’ l’una e trenta circa della notte fra il 19 ed il 20 ottobre 2015, siamo a Vaprio D’Adda, profonda provincia milanese, in una palazzina di via Cagnola, una stradina isolata. Francesco Sicignano, pensionato 65enne, svegliato dai rumori provenienti dal balcone ed esasperato da diversi furti subiti negli ultimi tempi, si alza dal letto, prende una pistola regolarmente detenuta e fa fuoco contro una sagoma che, al buio, gli veniva incontro puntandogli qualcosa, probabilmente una torcia. A terra rimane senza vita, colpito da un proiettile al petto, un ventiduenne albanese, disarmato, con precedenti penali e già espulso dall’Italia nel 2013. Il giovane, insieme a due complici (datisi alla fuga dopo gli spari), si era introdotto nella proprietà del pensionato con l’evidente intento di consumarvi un furto e, pare, sia stato colpito quando si trovava ancora sulla scalinata esterna della villetta a tre piani.

La procura della Repubblica di Milano, con il pm Antonio Pastore ed il procuratore aggiunto Alberto Nobili, in un primo momento aveva ipotizzato un eccesso di legittima difesa a carico del Sicignano, ma poi l’accusa si è trasformata in omicidio volontario. Sembra, infatti, che nell’abitazione dove si è verificato il dramma non ci fossero segni di effrazione, né sulle finestre, né sulle porte. Come già sottolineato, inoltre, il cadavere del giovane sarebbe stato trovato fuori dell’abitazione, su una scala esterna. In più, secondo i primi riscontri balistici, il proiettile che ha colpito il ladro al cuore avrebbe avuto una traiettoria dall’alto verso il basso, compatibile con un colpo sparato dalla cima delle scale verso i gradini più in basso, e non di certo all’interno dell’abitazione.

Quelle di Ercolano e di Vaprio D’Adda sono vicende che hanno scosso l’opinione pubblica e, c’era da aspettarselo, molti politici, soprattutto di destra, stanno cercando in tutti i modi di “cavalcare la paura”, facendo a gara a chi la “spara” più grossa: ci sono quelli come Salvini e la Meloni che propongono l’abolizione del reato di eccesso di legittima difesa, c’è chi come il sindaco di Borgosesia (Vercelli) ed eurodeputato Gianluca Buonanno che promette un bonus di 250 euro per tutti i suoi concittadini intenzionati ad acquistare un’arma, spingendosi addirittura a mostrare una pistola in diretta durante un’intervista di Sky Tg 24! Tutti questi politici dimenticano o fanno finta di dimenticare che, quando erano loro al governo, la situazione della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla diffusione dei delitti contro il patrimonio, non era molto diversa da quella attuale, con le immancabili polemiche che si accendevano ogni qualvolta si verificava un episodio analogo a quelli citati . Il pensionato di Vaprio D’Adda è stato addirittura trasformato in eroe popolare: la sera dopo il fatto, un corteo è sfilato sotto casa sua; al canto dell’Inno di Mameli da parte dei suoi concittadini, Francesco Sicignano e la sua famiglia sono usciti sul balcone a salutare e ringraziare. Il corteo di solidarietà era capeggiato da Riccardo De Corato e Carlo Fidanza di “Fratelli d’Italia”. “Sei uno di noi” ha urlato la gente al sessantacinquenne; poi l’inno a squarciagola ed un lungo applauso.

E la sinistra che fa? Rimane in silenzio, intrappolata dalle sue astrazioni buoniste, come sottolineato da Massimo Gramellini in un articolo pubblicato da “La Stampa”. Peraltro, prescindendo dai “silenzi” della sinistra e dallo “starnazzio” della destra, una cosa è certa: il dibattito sulla questione “Legittima Difesa” si è riaperto con forza; quella legittima difesa disciplinata dall’art.52 del Codice Penale e che da sempre ha suscitato discussioni infinite, soprattutto per quella serie di “paletti” fissati dalla norma affinché si possa invocare la scriminante: esistenza di un pericolo attuale ed offesa ingiusta, i mezzi a disposizione dell’aggressore, i mezzi di reazione a disposizione dell’aggredito ed il modo in cui ne ha fatto uso, il contemperamento tra l’importanza del bene minacciato dall’aggressore e del bene leso da chi reagisce; senza considerare che l’onere della prova incombe sul soggetto che ha difeso il diritto proprio o altrui (il quale, pertanto, dovrà indicare le circostanze e i fatti dai quali si rileva l’esistenza dell’esimente) e che la valutazione è rimessa al libero convincimento de giudice.
Una discussione seria su un tema così delicato andrebbe affrontata senza strumentalizzazioni politiche e non sull’onda dell’emozione, ma temo che, in un Paese dove si è in perenne campagna elettorale, ciò sia impossibile.

Personalmente ritengo che della sicurezza dei cittadini debba farsene carico lo Stato, al quale bisogna chiedere con forza di investire il massimo delle risorse affinché gli apparati deputati a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica possano svolgere al meglio la loro delicata missione, con un controllo del territorio sempre più capillare. Ovviamente, a questo controllo più efficace del territorio dovrebbe accompagnarsi quella certezza della pena (unico vero deterrente contro i criminali) da sempre invocata da tutti gli schieramenti politici, ma che nessuno, e sottolineo NESSUNO, né di destra, né di sinistra, nei rispettivi avvicendamenti governativi, ha mai affrontato seriamente.

Risolvere la questione armando i cittadini ed ampliando i margini in cui poter invocare la scriminante della legittima difesa equivarrebbe a negare secoli di civiltà giuridica conquistata, equivarrebbe a tornare alla barbarie della “giustizia fai da te” tipica del “Far West”.
Invero, i suddetti margini sono stati già ampliati, e di molto, nel 2006, quando, di fronte all’esplosione dei casi di delitti contro il patrimonio, al sempre più diffuso senso di insicurezza della gente ed alla conseguente necessità di rafforzare le possibilità di difesa personale, l’art 52 del C.P. è stato riformulato con l’inserimento del 2° comma, che ha introdotto una “presunzione” assoluta (iuris et de iure) di proporzione tra difesa ed offesa. In particolare, con riferimento ai delitti commessi nei luoghi di privata dimora e negli esercizi commerciali e professionali, si è stabilito che è consentito usare, per “difendere la propria o l’altrui incolumità” o “i beni propri o altrui”, un’arma legittimamente posseduta quando “vi è pericolo di aggressione e non vi è desistenza”. In tal modo, nel caso di aggressioni perpetrate nei luoghi menzionati, si è consentito qualunque tipo di difesa (anche quella che si concretizza nell’uccisione dell’aggressore) a protezione anche di beni di natura meramente patrimoniale: purché l’arma usata per difendersi sia legittimamente detenuta e purché, soprattutto, non vi sia “desistenza” da parte dell’aggressore. Nei casi di tentativi di furti nei luoghi di cui trattasi, pertanto, il discrimine fra uccisione legittima del ladro e uccisione vietata, e quindi perseguibile come omicidio, è individuabile, sostanzialmente, nella circostanza che l’aggressione sia ancora in corso nel momento della uccisione. Sparare al ladro in azione, e pertanto potenzialmente offensivo, è dunque lecito; sparare al ladro in fuga costituisce invece omicidio doloso, in quanto, salvo che per difendersi, a nessuno è consentito uccidere.

Orbene, se la questione “legittima difesa” continua a riproporsi anche in presenza di un’estensione così ampia dell’art. 52, significa che la soluzione del problema non va individuata in un ulteriore allargamento dei margini di “impunità” di chi si difende (si rischierebbe davvero di concedere al cittadino la cosiddetta “licenza di uccidere”), ma sono altre, e di segno radicalmente opposto, le soluzioni da individuare, come quelle, ad esempio, alle quali ho già fatto riferimento: a) potenziamento di personale e mezzi delle Forze di Polizia, e perché no, unificazione delle stesse Forze, in modo che si possa finalmente realizzare un serio, concreto e capillare controllo del territorio; b) CERTEZZA DELLA PENA, intesa nel senso che chi viene riconosciuto colpevole di delitti gravi, tra cui il furto in abitazione o altri luoghi di privata dimora, non può beneficiare di misure alternative, ma deve scontare in carcere e per intero la pena alla quale è stato condannato.
Tutto il resto è sterile polemica, alimentata strumentalmente con il cinico intento di raggranellare qualche pugno di voti in più.

di Dott. Rosario Calardo

Pozzuoli. Rapina a un centro scommesse, la polizia arresta un quindicenne. Caccia al complice

Ha solo 15 anni il giovanissimo rapinatore arrestato, nella serata di ieri, dagli agenti del commissariato di polizia di Pozzuoli all’uscita di una sala scommesse, dove con un complice, arma in pugno, aveva portato via l’incasso di oltre 1.250 euro.

Nell’ambito dei controlli del territorio, poco dopo le 20 di ieri, l’attenzione dei poliziotti è stata attratta da un uomo che gesticolava in direzione di una sala scommesse in Corso Umberto I. Gli agenti, velocemente, dopo aver parcheggiato l’auto di servizio poco distante dalla sala scommesse, in maniera da non essere scorti, si sono diretti a piedi verso l’ingresso, vedendo uscirne, in quel preciso momento, due giovani. I due, alla vista della polizia, hanno dapprima tentato la fuga a bordo di una Vespa, parcheggiata davanti al locale, per poi scappare a piedi in direzioni opposte.

G.D.C., di 15 anni, è stato bloccato dopo una breve fuga, mentre il complice è riuscito a far perdere le sue tracce. Indosso al giovane, i poliziotti hanno rinvenuto, nella tasca dei pantaloni, una pistola giocattolo, perfetta replica di un’arma da sparo del tipo semiautomatico, priva del tappo rosso e, all’interno di una busta in plastica, due cappellini di lana, ai quale erano stati praticati due fori, a mo’ di passamontagna, oltre a numerose banconote di vario taglio, pari alla somma di 1.252,70 euro. In evidente stato di choc la dipendente del centro scommesse, che confermava d’esser stata rapinata dell’incasso della giornata, pochi secondi prima.

I poliziotti hanno accertato che la Vespa era stata rubata ad una donna 2 mesi fa, in Via Cavone San Gennaro dei Poveri, provvedendo alla restituzione alla legittima proprietaria. Il 15enne è stato arrestato e condotto al centro di prima accoglienza dei Colli Aminei, perché responsabile, in concorso con altra persona, del reato di rapina aggravata e ricettazione. Acquisite dalla polizia le immagini del sistema di videosorveglianza della sala scommesse, che potranno essere utile all’identificazione del complice del 15enne.

fonte Il Mattino

Foggia: presa la banda dei caveou nell’operazione “Double Key”

Sono stati arrestati, questa mattina, dagli uomini della Squadra mobile di Foggia i quattro componenti di una banda di criminali specializzata in furti nelle banche e in rapine. Una quinta persona è ancora ricercata.

L’indagine ha preso il via nel giugno 2014 dopo la rapina nel caveau di un Istituto di vigilanza della città.

Immediatamente l’attenzione degli investigatori si era concentrata su due guardie giurate dell’Istituto, e successivamente tramite intercettazioni telefoniche, ambientali e osservazione, gli agenti hanno scoperto che i due dipendenti erano complici di tre pregiudicati del posto.

Infatti, fornivano informazioni sugli Istituti di credito da colpire e duplicavano le chiavi d’accesso per entrare e svuotare le cassette di sicurezza dei caveou.

Infine la banda si è resa responsabile anche di una rapina a mano armata con sequestro di un trasportatore di prodotti farmaceutici fatta sulla tangenziale di Foggia. In quella circostanza la banda era riuscita a portar via merce per un valore stimato di circa 100mila euro.

fonte Polizia di Stato

Da Foggia a Modena per rubare Parmigiano

fonte Polizia di Stato

fonte Polizia di Stato

Sono state oltre 2mila le forme di parmigiano rubate in poco più di un anno da una banda di ladri, pendolari, provenienti dalla Puglia; ma gli uomini della Squadra mobile di Modena li hanno scoperti e arrestati.

Provvisti di camion, autovetture e attrezzature elettroniche e dopo aver fatto diversi sopralluoghi, riuscivano a disattivare gli allarmi dei magazzini di stoccaggio di prodotti alimentari e a razziare in particolare il parmigiano reggiano. Delle 11 ordinaze emesse 9 componenti della banda sono stati arrestati questa mattina tra le città di Foggia, Modena, Reggio Emilia e Cremona.

La merce rubata veniva “piazzata” soprattutto in Puglia e in poco tempo ha prodotto un guadagno di oltre 700 mila euro.

I furti sono avvenuti nelle città di Modena, Reggio Emilia e Cremona. Sono state eseguite anche diverse perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati.

fonte Polizia di Stato

Foggia: rapine agli autogrill, tre arresti

Mentre erano in servizio di appostamento per vigilare sulla stazione di servizio, due poliziotti della Polizia stradale di Foggia hanno arrestato tre rapinatori nell’area di servizio Daunia Est, della A/14 Bologna-Taranto.

Nella notte gli agenti hanno notato due persone che, col volto coperto da passamontagna, erano entrati nel locale adibito a cassa carburanti; subito i poliziotti sono passati all’azione sorprendendo i due malviventi, uno dei quali aveva una pistola in mano, che avevano appena compiuto la rapina ai danni del benzinaio.

Nel frattempo un terzo criminale arrivava dal bar adiacente con in mano la cassa del locale. Anche questo veniva bloccato dagli agenti, mentre il quarto uomo, che faceva il “palo” all’esterno è riuscito a scappare nelle campagne.

La refurtiva recuperata è stata di 530 euro: 240 sottratti al distributori carburanti, 202 alla cassa del bar e 78 euro in tagliandi “gratta e vinci”.

fonte Polizia di Stato