Udine, maxi blitz contro la pedofilia online: denunce in tutta Italia

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Vasta operazione antipedofilia della polizia di Udine che ha denunciato diverse persone in tutta Italia.

Adescavano bambine su Messenger, Skype e WhatsApp convincendole a inviare loro filmati e foto a contenuto erotico. Si era formata una vera e propria comunità i cui membri, dopo avere adescato le minorenni, si scambiavano i riferimenti di contatto.

Tra i denunciati 4 recidivi – Tra i denunciati, in maggioranza tra i 29 e i 54 anni ma vi sono anche due ultra sessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro recidivi per reati analoghi. Le indagini erano state avviate circa un anno fa dopo la denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni.

Le indagini proseguono in tutta Italia – Gli investigatori hanno sequestrato un’ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini, svolte in tutta Italia e in particolare nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento.

Ragusa, sesso a pagamento con bimbo di 8 anni: arrestato prof in pensione

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Un professore in pensione è stato arrestato dalla polizia a Modica, in provincia di Ragusa, dopo essere stato sorpreso a compiere atti sessuali con un minorenne davanti a una scuola media.

Dalle indagini è emerso che l’insegnante aveva pagato, per avere rapporti, il minorenne e il padre del bambino.

L’uomo lo avrebbe anche ricattato minacciando di pubblicizzare foto compromettenti, e per questo è stato fermato per estorsione.

DA ROMA A BOSTON: EMANUELA ORLANDI, MIRELLA GREGORI E LA PISTA DEI PRETI PEDOFILI

di Grazia De Marco

Il problema della pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica americana guadagna per la prima volta le cronache dei giornali nel Gennaio2002, a causa di un’inchiesta avviata dal quotidiano “The Boston Globe” sul caso di John  J. Geoghan, inizialmente accusato di aver molestato un bambino di 10 anni in una piscina e, successivamente, di aver abusato di 130 bambini in 30 anni.

Geoghan, condannato all’epoca dei fatti a 10 anni di carcere, non fece in tempo a scontare interamente la pena perché strangolato nel carcere Souza Boranowski di Shirley, nel Massachuttes, dal suo compagno di cella Joseph L. Druce.

Da quel momento il fenomeno divenne sempre più ampio, tanto che nella sola Boston finirono sotto accusa 89 sacerdoti e 55 preti, i quali furono rimossi dall’incarico.

Il caso più eclatante riguardò, tuttavia, l’allora Arcivescovo di Boston Bernard Law (foto), che fu costretto a dimettersi proprio nel 2002, perché accusato di aver taciuto sui fatti riguardanti le numerosissime oscenità commesse dai preti, ai quali, in questo modo, aveva indirettamente permesso di continuare ad esercitare la loro opera nelle parrocchie dove, ovviamente, i fedeli non erano a conoscenza delle denunce che pendevano sugli stessi. L’anno successivo il Cardinale Seàn P. O’ Malley sostituì proprio il cardinale Bernard Law a capo dell’Arcidiocesi di Boston, ottenendo grandi meriti nella soluzione del caso e ripristinando la fede in quella chiesa ormai segnata da troppe vergogne. Il Cardinale O’ Malley, infatti, prima mise in atto una serie di procedure destinate a prevenire gli abusi sessuali, poi aiutò le vittime a guarire e, infine, fece pubblicare una lista di 132 sacerdoti accusati di abusi sessuali su bambini. Di questi: 29 subirono un processo canonico a seguito del quale furono licenziati dallo Stato clericale ed assegnati ad una vita di preghiera e penitenza, 24 cercarono la laicizzazione, 21 sono tuttora in attesa del completamento del processo canonico a loro carico, 4 sono già stati laicizzati al momento dell’accusa e 57 sono quelli deceduti, ma che l’Arcidiocesi ha comunque deciso di elencare nell’interesse della trasparenza. Di questo scandalo si è parlato molto poco fino ai primi giorni del giugno di quest’anno, quando i media hanno diffuso l’ipotesi di una pista che legherebbe i preti pedofili americani al caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Per capire meglio cosa collega questi due avvenimenti sarebbe meglio ritornare indietro di qualche anno e, più precisamente, al giorno del rapimento delle ragazze: il 7 maggio1983 per Mirella Gregori e il 22 giugno dello stesso anno per Emanuela Orlandi. I primi contatti con i rapitori risalgono al 5 luglio successivo, quando una telefonata dell“Amerikano” propose la liberazione della Orlandi in cambio della scarcerazione dell’attentatore del papa Ali Agca. Successivamente ci fu un’altra telefonata con un nuovo ultimatum e dopo solo silenzio, fino al 4 di settembre 1983, quando una lettera contenente inedite rivelazioni, sempre dell’ “Amerikano”, venne ritrovata in un furgone della Rai, insieme ad una fotocopia di uno spartito di musica.

Dopo qualche giorno, il 12 settembre, arriva una telefonata al bar dei genitori di Mirella Gregori ed una voce descrive l’abbigliamento, compresa biancheria intima, che indossava la ragazza al momento della scomparsa. Il 27 di Settembre Richard Roth, corrispondente da Roma della Cbs, riceve una lettera (scritta dalla stessa mano che aveva vergato quella del 4), in cui si annuncia la morte della “ragazza con la fascetta”. Da dove è stata scritta questa lettera?  Proprio da Boston, più precisamente dal distretto postale di Kenmore Station.  Successivamente, dopo lo scandalo del 2002 e il relativo processo, emergerà proprio un contatto tra il Cardinale Law ela NAMBLA(North American Man Boy Lover Association), un’associazione di pedofilia famosa per non essersi mai opposta ai rapporti sessuali tra uomini adulti e minori di sesso maschile, la quale aveva come recapito, ancora una volta, la casella postale di Kenmore Station.  Sia il timbro postale che l’indirizzo di fermo posta furono poi ritrovati tra le decine di faldoni dell’inchiesta sulla scomparsa delle due ragazze romane, aperta 29 anni fa pressola Procuradella Capitale. Non sappiamo se questa volta finalmente riusciremo a sapere la verità su queste due ragazze, probabilmente no, ma lo scandalo dei preti di Boston rimarrà per sempre nella storia oltre che per la sua gravità, anche per la sua estensione.

Operazione “Strike”: Polizia italiana e tedesca insieme contro la pedofilia

da Polizia di Stato

Centinaia le persone denunciate e altrettante le perquisizioni fatte in 44 città italiane  nell’operazione “Strike” contro la pornografia minorile su Internet, portata a termine dalla polizia postale di Catania e da quella tedesca.

Sono 8 le persone arrestate in flagranza e 109 quelle denunciate, tutte ritenute responsabili di divulgazione e detenzione di immagini di  pornografia minorile.

L’indagine, avviata nel 2010, ha riunito in un’unica operazione due diverse attività di contrasto del fenomeno con la partecipazione anche  dell’Interpol.

Da una parte è stato individuato un sito web in Germania che diffondeva immagini di pedopornografia e di cui sono stati identificati gli  utenti italiani che avevano acquisito le foto; Il sito in meno di due mesi aveva avuto oltre 44 mila accessi nella sezione nominata “Teen group”  contenente centinaia di immagini di bambini coinvolti in atti sessuali.

Dall’altra, quasi contemporaneamente, per alcuni mesi, insieme ai poliziotti tedeschi, sono state seguite le tracce telematiche di utenti che sulla  Rete e soprattutto sul server Donkey2000 divulgavano video dal contenuto pedo-pornografico. I filmati ritraevano bambini costretti ad atti  sessuali, anche con adulti e, in moltissimi casi, i minori erano in età preadolescenziale.

L’analisi dei dati informatici ha consentito di identificare gli attuali indagati italiani.

Ma migliaia sono stati gli utenti, residenti in vari Paesi del mondo, sospettati di avere divulgato o, comunque, scaricato video di pornografia  minorile.

Le persone arrestate risiedono a Siracusa, Napoli, Massa Carrara, Modena, Bolzano e tre a Firenze.   Tutti gli arrestati detenevano e, in alcuni casi, divulgavano una grossa quantità di video di pornografia minorile. In particolare,  l’arrestato di Napoli tra il numeroso materiale sequestrato aveva immagini autoprodotte con adolescenti e minori ripresi nel bagno di casa con le  parti intime scoperte. Un altro degli arrestati ha tentato la fuga cercando di portarsi dietro degli hard disk e un altro ancora deteneva oltre 436  mila file di pornografia minorile.

Sono invece in corso approfondimenti tecnico-investigativi per verificare se nelle immagini siano coinvolti bambini italiani.

Il Dna delle foto per scovare i pedofili della Rete

da Polizia di Stato

Il potente e sofisticato software della Microsoft, il CETS (Child exploitation tracking  system – Sistema di tracciamento contro la pedopornografia), donato nel 2006 alla polizia postale per scovare i pedofilinascosti  in Rete si arricchisce di una nuova tecnologia.

Ne hanno parlato stamattina gli esperti della Postale e con i professionisti di Microsoft: la nuova tecnologia PhotoDNA rende  possibile la ricerca e la comparazione delle immagini di sfruttamento sessuale dei minori.

Questo strumento innovativo consente alle forze dell’ordine l’identificazione e un soccorso alle vittime in tempi più rapidi. PhotoDNA  è in grado di creare una univoca firma digitale che confrontata ad altre foto riesce a capire se quest’ultime sono  provenienti dall’originale.

In altre parole una foto può venire ritoccata, ridotta, tagliata ma la polizia postale, attraverso questa nuova applicazione, sarà in  grado di risalire alla cosiddetta “foto madre”. Tutto questo per consentire a quest’ultima di tracciare eventuali tentativi di pedopornografia  online, indagando con efficacia sugli individui e sui siti Internet sospetti.

Alla conferenza, che si è tenuta nella sala stampa dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della Ps, sono intervenuti  il direttore della polizia postale e delle comunicazioni Antonio Apruzzese, il direttore della divisione investigativa della polizia postale Carlo  Solimene e il presidente nonché amministratore delegato della Microsoft Italia Pietro Scott Jovane.

“La lotta agli abusi sui minori e l’impegno per la sicurezza in Rete sono i nostri obiettivi primari in un ambiente in cui le  insidie possono essere numerose. La nostra attenzione è costantemente alta e grazie alla disponibilità di PhotoDNA, da oggi  disponiamo di un nuovo strumento per condurre le nostre indagini in maniera ancora più efficace” – ha dichiarato Antonio Apruzzese – “la  collaborazione con Microsoft, che dal 2006 ad oggi ha già prodotto ottimi risultati, garantirà ancora ulteriori traguardi nella lotta  contro la pedofilia”.

“PhotoDna – ha detto Jovane – è una tecnologia che consente di scomporre le immagini e attribuire una sorta di firma digitale e di cercare  queste firme in altre immagini presenti in Rete. Questa tecnologia – ha aggiunto il presidente di Microsoft Italia – consente alla  polizia di scandagliare 1 milione di foto in meno di una settimana con un grande vantaggio dal punto di vista delle attività investigative”.

La polizia postale potrà perciò utilizzare PhotoDNA per:

• creare un collegamento tra le segnalazioni dei servizi online e le indagini delle forze dell’ordine per accelerare l’identificazione  delle vittime in modo che sia possibile prestare loro assistenza e consegnare alla giustizia i responsabili degli abusi;

• analizzare più rapidamentel’enorme numero di immagini sequestrate in modo che gli investigatori siano in grado di gestire un numero  superiore di casi.