Postale: 30 arresti nell’operazione “Nuclear”

da Polizia di Stato

Si è conclusa l’operazione “Nuclear” della polizia Postale di Milano che ha portato all’arresto di 30 persone, quasi tutte di nazionalità romena, per uso fraudolento di carte di credito.

La banda, specializzata nella clonazione di bancomat e che aveva come base logistica anche un appartamento a Milano, operava in vari Paesi europei fra i quali Italia, Romania, Spagna, Regno Unito, Danimarca, Austria, Germania nonché Stati Uniti.

Le indagini hanno messo in luce che l’organizzazione criminale asportava fisicamente gli sportelli bancomat per studiarne i vari meccanismi di funzionamento e i sistemi di manomissione per la realizzazione di prototipi identici che ingannavano i clienti.

Grazie all’efficace cooperazione internazionale è stato possibile catturare, lo scorso luglio in Spagna, il capo dell’organizzazione criminale mentre con la collaborazione delle autorità rumene è stato possibile risalire alla provenienza delle apparecchiature illecite sequestrate in Italia.

Tutti gli strumenti sequestrati venivano prodotti in una fabbrica clandestina individuata nella zona di Craiova in Romania.

“Porte chiuse” per gli esperti del phishing

da Polizia di Stato

Avevano organizzato un  vasto giro di truffe informatiche finalizzate all’uso illegittimo di carte di credito ricaricabili.

Stamattina la polizia postale di Milano, in collaborazione con la questura del capoluogo gli uffici dell’Interpol a Roma e con i poliziotti romeni,  ha arrestato 45 persone nell’operazione “Porte chiuse”.

L’organizzazione criminale aveva realizzato una struttura, con sede all’estero, che si occupava di mandare delle e-mail “trappola” che inducevano i  titolari di conti correnti a visitare siti clone in modo da poter sottrarre loro le credenziali di accesso di gestione dei conti.

I soldi illeciti venivano trasferiti su carte di credito ricaricabili e schede telefoniche oppure utilizzando i meccanismi di gioco online.

I componenti della banda infatti si erano resi conto che i canali di riciclaggio del denaro, via via si chiudevano grazie agli interventi delle  banche; così si ingegnavano nel creare nuovi sistemi di spostamento di denaro come, appunto, il settore dei giochi online: chi perdeva era  normalmente uno dei terminali della truffa che però faceva vincere un altro giocatore, complice.

Sono oltre 600 i correntisti colpiti, per un totale di 2 milioni di euro che però è stato limitato a circa 300 mila grazie  all’intervento dei poliziotti.

L’indagine è partita a seguito di un controllo, effettuato da una Volante della questura di Milano, ad un cittadino che aveva con sé  molte carte prepagate intestate a persone diverse.

Dalle prime indagini si è scoperto che l’organizzazione era di tipo verticistico: un primo gruppo, che operava principalmente nel Regno  Unito, si occupava di accaparrarsi le credenziali di accesso dei conti correnti; un secondo gruppo, che agiva tra Italia e Svizzera, ripuliva il  denaro sottratto, con l’acquisto di carte di credito o schede telefoniche; un terzo gruppo, con base in Romania, si occupava degli aspetti tecnici.

Inneggiava al terrorismo su Internet, arrestato

da Polizia di Stato

Si era convertito  da qualche anno all’islam con il nome di Abdul Wahid as Siquili: un cittadino pesarese di 28 anni è stato arrestato stamattina dalla Digos  della questura di Cagliari nell’ambito dell’operazione “Niriya” che ha concluso un’indagine su un gruppo di estremisti islamici che diffondevano su  Internet documenti che esaltavano il terrorismo.

L’uomo arrestato è accusato di addestramento ad attività di terrorismo internazionale. L’estremista aveva più volte confidato  a un ristretto cerchio di internauti di voler partire appena possibile per l’Afghanistan, o verso altri territori di jihad, per unirsi alle  formazioni combattenti che operano in quelle aree.

L’operazione, coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione e che ha interessato diverse province italiane, è partita  oltre due anni fa ed è connessa all’arresto, il mese scorso a Brescia, dell’estremista marocchino accusato di pianificare attentati a  obiettivi sensibili tra cui la sinagoga di Milano.

I poliziotti hanno eseguito perquisizioni a Cagliari, Milano, Palermo, Pesaro, Salerno e Cuneo nei confronti di altri dieci indagati, tutti  gravitanti nella galassia fondamentalista islamica. Hanno inoltre oscurato gli spazi web sui quali si appoggiavano i blog jihadisti.

In particolare l’attenzione degli agenti si è concentrata sui frequentatori italiani del sito islamista Minbar-Sos, oscurato nel 2009 e  considerato uno dei più importanti siti dell’islam radicale creati in Europa.

Tra questi anche un docente di lettere residente a Cagliari, particolarmente attivo assieme ad altri militanti nella traduzione e diffusione sulla  Rete di testi di ispirazione qaedista e apologetici del terrorismo nonché nella creazione di blog intorno ai quali si raccoglieva la  comunità di estremisti coinvolta nell’operazione di oggi.

Internet: attenzione alla “multa online” è una truffa

da Polizia di Stato

La polizia postale e delle comunicazioni mette in guardia gli utenti della Rete sulla diffusione di un virus  informatico che blocca il computer facendo comparire una schermata che impone il pagamento di 100 euro per poter poi ricevere il codice di sblocco  del sistema.

L’immagine che compare riproduce fedelmente l’intestazione del Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle  infrastrutture critiche) l’ufficio di Polizia che si occupa della prevenzione e della repressione dei crimini informatici.

Si tratta ovviamente di una riproduzione abusiva che non ha nulla a che fare con il vero ufficio della Polizia di Stato che non chiederebbe mai il  pagamento di una somma di denaro a nessun titolo.

Si tratta invece di un pagina presente su un server russo con la quale si tenta di trarre in inganno i navigatori del web facendo leva sul timore  che può incutere l’intestazione della pagina stessa, anche perché essa compare in conseguenza dell’accesso, da parte dell’utente, a  siti per adulti.

L’invito della polizia postale e delle comunicazioni è di dotarsi di un antivirus da tenere sempre aggiornato, di navigare mediante la  predisposizione di un account utente e non con diritti di amministrazione e soprattutto di non pagare nulla a nessuno. Per maggiori informazioni  consultare il sito del Commissariato di p.s. online.

Il Dna delle foto per scovare i pedofili della Rete

da Polizia di Stato

Il potente e sofisticato software della Microsoft, il CETS (Child exploitation tracking  system – Sistema di tracciamento contro la pedopornografia), donato nel 2006 alla polizia postale per scovare i pedofilinascosti  in Rete si arricchisce di una nuova tecnologia.

Ne hanno parlato stamattina gli esperti della Postale e con i professionisti di Microsoft: la nuova tecnologia PhotoDNA rende  possibile la ricerca e la comparazione delle immagini di sfruttamento sessuale dei minori.

Questo strumento innovativo consente alle forze dell’ordine l’identificazione e un soccorso alle vittime in tempi più rapidi. PhotoDNA  è in grado di creare una univoca firma digitale che confrontata ad altre foto riesce a capire se quest’ultime sono  provenienti dall’originale.

In altre parole una foto può venire ritoccata, ridotta, tagliata ma la polizia postale, attraverso questa nuova applicazione, sarà in  grado di risalire alla cosiddetta “foto madre”. Tutto questo per consentire a quest’ultima di tracciare eventuali tentativi di pedopornografia  online, indagando con efficacia sugli individui e sui siti Internet sospetti.

Alla conferenza, che si è tenuta nella sala stampa dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della Ps, sono intervenuti  il direttore della polizia postale e delle comunicazioni Antonio Apruzzese, il direttore della divisione investigativa della polizia postale Carlo  Solimene e il presidente nonché amministratore delegato della Microsoft Italia Pietro Scott Jovane.

“La lotta agli abusi sui minori e l’impegno per la sicurezza in Rete sono i nostri obiettivi primari in un ambiente in cui le  insidie possono essere numerose. La nostra attenzione è costantemente alta e grazie alla disponibilità di PhotoDNA, da oggi  disponiamo di un nuovo strumento per condurre le nostre indagini in maniera ancora più efficace” – ha dichiarato Antonio Apruzzese – “la  collaborazione con Microsoft, che dal 2006 ad oggi ha già prodotto ottimi risultati, garantirà ancora ulteriori traguardi nella lotta  contro la pedofilia”.

“PhotoDna – ha detto Jovane – è una tecnologia che consente di scomporre le immagini e attribuire una sorta di firma digitale e di cercare  queste firme in altre immagini presenti in Rete. Questa tecnologia – ha aggiunto il presidente di Microsoft Italia – consente alla  polizia di scandagliare 1 milione di foto in meno di una settimana con un grande vantaggio dal punto di vista delle attività investigative”.

La polizia postale potrà perciò utilizzare PhotoDNA per:

• creare un collegamento tra le segnalazioni dei servizi online e le indagini delle forze dell’ordine per accelerare l’identificazione  delle vittime in modo che sia possibile prestare loro assistenza e consegnare alla giustizia i responsabili degli abusi;

• analizzare più rapidamentel’enorme numero di immagini sequestrate in modo che gli investigatori siano in grado di gestire un numero  superiore di casi.

Allarme spamming

da Guardia di Finanza

Una nuova frode telematica si sta diffondendo sfruttando il logo istituzionale della Guardia di Finanza.

Decine di utenti hanno visto apparire, sullo schermo del computer,  un avviso web firmato Guardia di Finanza con il quale si comunica che il computer è stato bloccato e si invita l’utente a versare la somma di € 100,00 per ripristinarne la funzionalità.

Altri utenti hanno ricevuto al proprio indirizzo di posta elettronica, una e-mail nella quale venivano richieste informazioni personali.

Invitiamo chiunque ricevesse un avviso del genere, di non pagare.

Coloro che sono caduti “nella trappola”, pagando la somma, sono pregati di segnalare quanto accaduto al più vicino Reparto della Guardia di Finanza.

Istruzioni per la rimozione del virus

Finta pagina web

Finto modulo

Internet: pedopornografi nella rete della dea

da Polizia di Stato

“Fabulinus”, divinità romana protettrice dei bambini: questo è il nome dell’operazione condotta dalla polizia postale di Palermo contro la pedopornografia online che si è conclusa stamattina con sei arresti, 31 denunce e oltre 30 perquisizioni locali, personali e informatiche in 13 regioni.

Un’indagine iniziata un anno e mezzo fa con centinaia di poliziotti della Postale impegnati in Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Veneto e Puglia.

Gli agenti hanno scoperto una rete di persone che, tramite i client di condivisione di file eDonkey e eMule – conosciuti in tutto il mondo, diffondevano e scaricavano materiale pedopornografico consistente in raccapriccianti video ed immagini a carattere sessuale di bambini in tenera età.

Consistente il materiale sequestrato: computer, cellulari, videocamere, macchine fotografiche e migliaia di supporti informatici (CD, DVD, pen drive, ecc.). Dalle meticolose analisi dei file illeciti acquisiti, la Postale spera di risalire a quei particolari che possano condurre all’identificazione fisica dei minori coinvolti e abusati.

Allarme spamming

dal Sito Ufficiale della Guardia di Finanza

Una nuova frode telematica si sta diffondendo sfruttando il logo istituzionale della Guardia di Finanza.

Decine di utenti hanno visto apparire, sullo schermo del computer,  un avviso web firmato Guardia di Finanza con il quale si comunica che il computer è stato bloccato e si invita l’utente a versare la somma di € 100,00 per ripristinarne la funzionalità.

Altri utenti hanno ricevuto al proprio indirizzo di posta elettronica, una e-mail nella quale venivano richieste informazioni personali.

Invitiamo chiunque ricevesse un avviso del genere, di non pagare.

Coloro che sono caduti “nella trappola”, pagando la somma, sono pregati di segnalare quanto accaduto al più vicino Reparto della Guardia di Finanza.

Istruzioni per la rimozione del virus

Finta pagina web

Finto modulo

Italia-programmi.net. La truffa continua. La parziale inerzia delle istituzioni

fonte: Aduc

E’ una truffa a tutto tondo. Dopo sei mesi dalla nostra denuncia all’Antitrust per pratica commerciale scorretta, e le intimazioni dell’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato perche’ smettessero in questa illecita sollecitazione (intimazioni, ovviamente mai prese in considerazione), il fenomeno continua a dilagare. L’Aduc mobilitata in prima fila e i centralini di Antitrust e Polizia Postale presi d’assalto, non sono stati sufficienti a placare la furia di questa azienda che ha sede alle isole Seychelles e che ruba indirizzi mail e territoriali facendo credere che ci si stia registrando per scaricare da Internet un programma gratuito di software;

 

 registrazione che poi viene recriminata come a pagamento e per la quale i malcapitati vengono tartassati con mail e posta prioritaria in cui si minacciano vie legali in caso di non adempimento.
La vicenda continua a montare, con centinaia di richieste quotidiane al nostro sito web e ai nostri telefoni da parte di internauti piu’ o meno spaventati.
Il problema e’ che alcune autorita’ hanno per ora sottovalutato il problema e, soprattutto la Procura della Repubblica, investita da una nostra denuncia e centinaia di altre in tutta Italia, tarda ad intervenire per porre sotto sequestro il dominio web di questi truffatori. Mentre la Polizia Postale, che comunque informa sul fatto che non bisogna pagare a fronte delle minacce che si ricevono, valuta al momento la vicenda solo in termini contrattuali e non penali: cioe’ come se fosse solo una pratica commerciale scorretta (da cui l’intimazione dell’Antitrust e la sanzione in arrivo) e non una truffa. Valutazione che a nostro avviso contribuisce al ritardo dell’azione penale contro di loro e al continuo dilagare della truffa: se in tanti si informano e non pagano, sono sempre tanti che si fanno intimorire e pagano.

Qui tutta la vicenda e i nostri consigli -non pagare e non interloquire