Roma, dramma in un campo nomadi, bimba di 11 anni accoltellata da un amichetto: è in fin di vita

Una bambina di 11 anni che vive con la famiglia nel campo nomadi di Castel Romano, all’estrema periferia di Roma, è stata trasportata ieri pomeriggio in ospedale, in gravissime condizioni con una ferita d’arma da taglio all’addome.

La bimba è stata operata e sarebbe in pericolo di vita. Sulla vicenda sono in corso indagini dei carabinieri di Pomezia. Dai primi accertamenti sembrerebbe che sia stata ferita da un amichetto con un coltello da cucina mentre giocavano nel campo.

Secondo quanto si è appreso, la bambina è stata portata ieri pomeriggio all’ospedale Sant’Anna di Pomezia dove è stata sottoposta a intervento chirurgico. Poi è stata trasferita all’ospedale pediatrico Bambino Gesù. I carabinieri stanno cercando si ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. I militari hanno identificato la madre del ragazzino minorenne, una bosniaca, che potrebbe rispondere di lesioni gravissime e abbandono di minori.

fonte La Repubblica

Furti in autostrada, 5 arresti a Vasto

fonte Polizia di Stato

La notte scorsa la Polizia stradale ha concluso un’operazione che ha portato all’arresto in flagranza di 5 persone, con l’accusa di furto aggravato e resistenza, al sequestro di veicoli e al recupero di merce rubata.

L’azione si è svolta all’interno dell’area di servizio Sangro (Chieti), sulla A14, dove pattuglie della sezione di Chieti, della sottosezione Vasto Sud e del distaccamento della stradale di Lanciano, hanno eseguito un servizio di controllo canalizzando il traffico dell’autostrada proprio sul piazzale dell’area di servizio.

Erano da poco passate le due quando gli agenti hanno cercato di fermare due auto che hanno provato a forzare il posto di controllo, rischiando anche di investire uno dei poliziotti, salvo grazie alla sua prontezza nell’evitare il veicolo.

I fuggitivi sono stati subito bloccati e dal successivo controllo è emerso che entrambe le auto risultavano rubate. Presi anche altri due uomini che viaggiavano a bordo di un’altra macchina che fungeva da staffetta.

Erano invece quasi le 4 e mezza quando gli agenti hanno fermato un autocarro del tipo telonato, spesso utilizzato dai criminali specializzati nel furto di merce proprio durante il trasporto in autostrada.

L’autista ha capito subito di non avere scampo e ha cercato di darsi alla fuga a piedi, ma è stato raggiunto e arrestato perché nel suo autocarro è stato trovato un carico di 218 pneumatici rubati pochi minuti prima nell’area di servizio precedente.

I malviventi specializzati in questo genere di furti, partono per quelle che possiamo definire vere e proprie battute di “caccia”: con il loro autocarro vuoto si fermano in tutte le aree di servizio alla ricerca di mezzi “telonati” cioè con la merce chiusa solo da un telone. Tagliano l’involucro per ispezionare il contenuto, e quando trovano merce appetibile, la rubano e la caricano sul loro mezzo.

Catania: operazione “Auto Market” con 26 arresti

fonte Polizia di Stato

Con l’operazione “Auto Market” i poliziotti a Catania hanno arrestato, questa mattina, 26 persone tutte pregiudicate specializzate nei furti di auto; altre due sono ricercate.

Gli indagati, di cui otto già detenuti, devono rispondere a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata ai furti, ricettazione ed estorsione.

Le indagini della Squadra mobile, iniziate dal dicembre 2011, hanno consentito di individuare quattro distinte associazioni criminali, radicate nei rioni cittadini di Picanello, Cibali, Trappeto-Balatelle e Cappuccini, che avevano come attività prevalente i furti di autovetture.

Dalle riprese di una telecamera si vede uno degli arrestati all’opera mentre commette il furto.

Dal furto si passava poi alla ricettazione, alla vendita anche solo di parti dei veicoli, sino alle richieste estorsive nei confronti dei proprietari per ottenere la restituzione del mezzo.

Nel caso in cui il furto era finalizzato ad estorcere denaro ai proprietari per la restituzione del mezzo, c’era la spartizione dei soldi tra chi ricercava l’autovettura per conto della vittima e coloro che la detenevano o, in alternativa, erano in grado, comunque, di reperirla.

Le indagini hanno evidenziato, infatti, che i gruppi seppur autonomi, risultavano agire secondo una “rete” relazionale basata sulla conoscenza reciproca dei singoli appartenenti ai diversi gruppi, sull’interscambio di informazioni – attraverso un lessico convenzionale comune – ed anche dei mezzi di esecuzione dei reati.

Si trattava di un vero e proprio “sistema” operativo con ramificazione in comuni dell’hinterland etneo e della provincia di Enna dove avveniva il riutilizzo dei pezzi smontati.

Agli arrestati sono stati complessivamente contestati 21 episodi di estorsione, 53 di ricettazione e 3 furti.

L’arresto dell’imbroglione che chiedeva soldi in cambio di «assunzioni alla Regione Piemonte»

Torino – «Servono 530 euro per sveltire le questioni burocratiche e per oliare gli ingranaggi». Così diceva Nicola Impeduglia, 50 anni, imbroglione professionista, a due disoccupati torinesi di 27 e 37 anni, promettendo loro di farli assumere come uscieri della Regione Piemonte, spacciandosi per amico di un funzionario pubblico.

Tutto falso, l’uomo è stato arrestato dai carabinieri della stazione Torino Po Vanchiglia. La truffa del lavoro fantasma è andata in scena in un bar, dove Impeduglia ha avvicinato le sue vittime Incantandole con false promesse e vantando di di avere amicizie «molto importanti» in grado di dare una svolta alle loro vite. I soldi servivano a facilitare l’inserimento dei loro nomi in una banca dati per le assunzioni. Dopo diversi incontri, i due ragazzi e amici tra di loro, hanno capito di essere stati truffati e hanno organizzato insieme ai carabinieri un nuovo incontro con Impeduglia durante il quale i militari lo hanno arrestato subito dopo aver ricevuto il denaro.

Altre indagini sono in corsa per accertare se l’uomo sia responsabile di altre truffe simili. Di certo ha già avuto guai del genere in passato. A ottobre del 2012, Impeduglia si era spacciato per ispettore, in grado di garantire un posto di polizia a un disoccupato. Il truffatore era stato arrestato dagli agenti del Commissariato Barriera Nizza di Torino con le accuse di truffa, millantato credito, sostituzione di persona e usurpazione di titolo.

fonte Il Secolo XIX

Svaligiarono caveau, raffica di arresti a Foggia

I banditi presero di mira 160 delle 400 cassette di sicurezza della filiale del Banco di Napoli e rubarono l’hard disk del sistema di videosorveglianza per cancellare le tracce del loro passaggio. Coinvolto un pregiudicato della banda della Magliana

Quattordici persone arrestate (nove in carcere, cinque ai domiciliari), e due obblighi di dimora notificati. E’ questo il bilancio dell’operazione di polizia denominata “Goldfinger“, coordinata dalla procura di Foggia e messa a segno all’alba di oggi, per sgominare due distinte organizzazioni criminali, una delle quali, nel marzo del 2012, avrebbe svaligiato il caveau della filiale del Banco di Napoli, in piazza Puglia. Rubati i “tesori di famiglia” dei foggiani: perlopiù documenti sensibili, gioielli e denaro custoditi nel cuore blindato della filiale di piazza Puglia, le cui cassette di sicurezza furono forzate con sostanze acide, altamente corrosive, ed i più avanzati strumenti di effrazione. Un furto eccellente, particolarmente ingente, stimato per difetto sui 15milioni di euro, ma mai quantificato con esattezza: i ladri ripulirono oltre 160 delle 400 cassette di sicurezza presenti, portando via l’hard disk del sistema di videosorveglianza per cancellare ogni traccia del loro passaggio. Ad accorgersi dell’avvenuto furto furono i dipendenti dell’istituto di credito il lunedì seguente, alla riapertura della filiale dopo la chiusura fine settimanale.

Nel fascicolo d’inchiesta aperto dagli inquirenti della procura foggiana sono confluite sue distinte organizzazioni, frutto di una fusione di elementi della criminalità foggiana e di quella romana, specializzate la prima nei furti ai caveau di istituti di credito, la seconda in rapine/assalto a furgoni portavalori con tecniche paramilitari. A capo del primo filone d’inchiesta, secondo gli agenti della squadra mobile di Foggia e gli inquirenti della procura, vi era il foggiano Olinto Bonalumi, 56 anni, già coinvolto in vicende simili. A semplificare il grosso lavoro di intelligence criminale preparatorio al colpo nel caveau, la collaborazione di due guardie particolari giurate, all’epoca dei fatti in servizio presso l’istituto di credito che avrebbero favorito sopralluoghi, accessi in orari non consentiti e fornito informazioni tecniche sulla struttura da colpire. I due sono destinatari della misura dell’obbligo di dimora. Altre tre persone – Venturo Ricchiuti, Antonio Caputo e Patrizia Di Biase – sono accusati di aver riciclato il denaro proveniente dal furto del caveau, di cui poco o nulla è stato recuperato. Il tesoro foggiano, infatti, potrebbe essere stato convertito in immobili o altri beni di lusso, o più semplicemente trasferito in piccole tranche di conto corrente in conto corrente, disperdendosi in un articolato sistema di scatole cinesi.

Per il furto al Banco di Napoli, sono stati raccolti elementi di colpevolezza a carico dei foggiani Olinto Bonalumi, Federico De Matteis, Gennaro Rendine e Domenico Di Sapio e del romano Paolo Izzi, ma il gip ha ritenuto sussistente l’ipotesi associativa solo per la triade foggiana Bonalumi – De Matteis – Ricchiuti. Questi tre, insieme a Ruggero Racano, Stefano Virgili, Franco Papa, Vincenzo Facchini, Paolo Izzi, Gianluca Contini e Vincenza Dalessandro sono accusati di aver tentato un furto milionario ai danni delle gioiellerie “Follie D’Oro” presenti all’interno del centro commerciale “Mongolfiera”, sempre a Foggia. Furto programmato per la notte tra il 26 e 27 agosto del 2012 e sventato da un’operazione di polizia. In questa circostanza emerge il nome del romano Stefano Virgili, 63enne meglio noto come “il mago delle vedove” (ovvero delle cassaforti), esperto nel violare anche i sistemi di allarme più complicati, ritenuto in passato contiguo alla “banda della Magliana” e coinvolto nel clamoroso furto al caveau del Palazzo di Giustizia di Roma, compiuto nel luglio 1999, col boss romano Massimo Carminati.

Il secondo filone d’indagine, seguito dal Servizio Centrale Operativo e dalle squadre mobili di Foggia, Bari e Lecce, ha permesso di raccogliere elementi di colpevolezza a carico di uno dei vertici di un gruppo criminale composto da pregiudicati baresi e foggiani coinvolti nell’assalto al furgone portavalori della NP Service avvenuto il 6 dicembre del 2013 a Cerignola, lungo la A14. Dopo un fitto conflitto a fuoco furono sottratti 1,5 milioni di euro.

Altri tre componenti del commando erano stati già arrestati nel gennaio 2014. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata ai furti, al riciclaggio, alle rapine e al porto abusivo di armi da guerra. Il maxi-furto del Banco di Napoli ricorda, per tipologia e modalità, quello avvenuto poche settimane fa, all’interno del caveau della Unicredit di Corso Vittorio Emanuele, sempre a Foggia. Centosettanta le cassette di sicurezza svaligiate per un bottino non ancora quantificato, ma certamente ingente. Anche per questo episodio sono in corso le indagini di polizia. I due episodi, al momento, non appaiono in nessun modo collegati tra loro.

fonte La Repubblica

Cadavere carbonizzato a Paternò, si segue la pista passionale

Massimo Pappalardo, 32 anni, ritrovato bruciato nell’auto in fondo a una scarpata. Gli investigatori: omicidio a sfondo passionale

La segnalazione, in una scarpata di contrada Monaco, nelle campagne di Paternò, è arrivata dall’antifurto satellitare che segnalava sulla “Toyota Aygo” incendio a bordo: quando i vigili del fuoco hanno finito di spegnere le fiamme, la macabra scoperta, sul sedile posteriore il corpo carbonizzato di Massimo Pappalardo, un illustre sconosciuto alla criminalità mafiosa di 32 anni, fuori zona visto che vive e abita, da tutt’altra parte, a Valverde.

E allora chi ha ucciso e cancellato col fuoco un giovane tranquillo, sconosciuto alle cronache della città? La pista che seguono gli investigatori dei carabinieri porta ad una relazione, forse ancora all’inizio, che è diventata pericolosa per via di un ex troppo focoso che forse si è spinto un po’ oltre. E tutto ruota sulla serata di sabato trascorsa da Pappalardo assieme ad una giovane che da poco frequentava, ma che ha un ex a quanto pare dalla testa calda.

Da quanto si apprende il giovane sabato è stato con lei, poi l’ha accompagnata a casa, andando incontro alla morte. Ancora non è chiaro se Massimo Pappalardo sia stato ucciso nello stesso luogo in cui è stato trovato, oppure in contrada Monaco c’è stato portato dopo essere stato eliminato. Una cosa appare certa: la vittima ha incontrato qualcuno con cui ha avuto una discussione che è inevitabilmente degenerata. Al momento del ritrovamento Pappalardo era sul sedile posteriore dell’auto intestata alla madre, ma che lui era solito utilizzare. I militari della compagnia di Paternò hanno ritrovato la tanica utilizzata per dare alla fiamme l’auto.

 

fonte La Repubblica

Napoli. Droga, soldi falsi e gioco delle tre campanelle: blitz dei carabinieri

Droga e soldi falsi, orologi con marchio falso e il gioco delle ‘tre campanelle’. Sono i fronti che hanno visto impegnati i carabinieri della compagnia Stella che hanno effettuato una serie di servizi predisposti per contrastare reati e fenomeni d’illegalità diffusa nell’area di piazza Garibaldi, della Stazione centrale e delle vie limitrofe.

Nel corso dei vari interventi sono state arrestate tre persone: due per reati inerenti gli stupefacenti e una per evasione dai domiciliari. Per spaccio di stupefacente è stato arrestato un senegalese senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, sorpreso durante un’attivita’ di osservazione predisposta su una piazza di spaccio nel borgo Sant’Antonio Abate mentre cedeva stupefacente a vari assuntori del luogo, area ove gli affari illeciti sono sotto il controllo del clan camorristico dei Contini.

Un algerino di 35 anni è stato invece arrestato per detenzione di stupefacenti a fini spaccio. Per evasione dagli arresti domiciliari è stato arrestato un senegalese di 38 anni, già noto alle forze dell’ordine. Altri interventi e controlli hanno portato alla denuncia in stato di libertà di 6 persone. Un tunisino 24enne residente in provincia di Caserta sorpreso in piazza Garibaldi mentre vendeva a un passante un orologio con marchio falso e poi trovato in possesso durante una perquisizione personale di 11 orologi rigorosamente contraffatti.

Due cittadini italiani, padre e figlio di 44 e 22 anni sono stati sorpresi al corso Umberto, angolo piazza Garibaldi, mentre stavano procedendo al gioco d’azzardo delle ‘tre campanelle’ su uno sgabello di legno alla ricerca di una persona da truffare. Le altre 3 denunce riguardano invece altrettanti cittadini italiani sorpresi a transitare per piazza Garibaldi alla guida di scooter senza aver mai conseguito la patente di guida. In questo ambito, quello dei controlli alla circolazione stradale, sono state elevate vari contravvenzioni al codice tra le quali 4 per mancato uso del casco e 2 per circolazione senza assicurazione obbligatoria.

Inoltre, i carabinieri della compagnia Napoli centro, insieme a colleghi del nucleo radiomobile hanno eseguito controlli predisposti per garantire una movida tranquilla nelle zone di piazza Bellini, intorno a via Toledo e nel quartiere di Chiaia. In piazza Bellini i carabinieri del nucleo operativo ‘centro’ hanno arrestato due persone di 24 e 20 anni, entrambi del Gambia. Sono accusati di spaccio di droga a giovani acquirenti che sono stati identificati e segnalati al prefetto quali consumatori di stupefacente. 5 giovani sono stati segnalati al prefetto perché trovati in possesso di modiche quantità di hashish, cocaina e marijuana detenute per uso personale. Nel corso dei controlli alla circolazione stradale sono state contestate piu’ di 200 violazioni, per un ammontare di circa 100.000 euro. Sulle zone piu’ frequentate della movida cittadina sono stati scoperti, identificati, multati e allontanati 29 parcheggiatori abusivi. A loro carico di e’ proceduto al sequestro a fini di confisca di circa 100 euro in monete di vario taglio. Nelle strade intorno a via Toledo e nei Quartieri Spagnoli sono stati sanzionati perché circolavano senza assicurazione 64 conducenti di ciclomotori e di veicoli privi di copertura assicurativa. I loro mezzi sono stati sottoposti a sequestro. denuncia per ricettazione e uso di atto falso, invece, per 3 cittadini che circolavano su altrettante utilitarie portando al seguito polizze assicurative false.

Una 28enne e’ stata sorpresa alla guida della sua lancia Y nonostante l’auto fosse stata sottoposta a sequestro per circolazione senza polizza assicurativa e a lei affidata per l’esclusiva custodia in luogo chiuso. Denuncia anche per un 26enne di Pozzuoli che guidava una Fiat punto in stato di ebbrezza alcolica. 18 persone sono state denunciate perché sorprese a circolare per le strade affollate della movida alla guida di 4 scooter e 14 auto, tra le quali anche 2 costose Mercedes e una Audi, senza aver conseguito la patente; un 49enne e’ stato denunciato per ricettazione dopo essere stato sorpreso a circolare alla guida di una Fiat Panda con numero di telaio contraffatto.

fonte Il Mattino

“Aggancio” riuscito contro banda specializzata in furti ai Tir

fonte Polizia di Stato

Usavano un sistema pratico e veloce per impossessarsi dei carichi trasportati dai Tir: agganciavano il semirimorchio carico di merce a un trattore stradale e in pochi minuti lo trasferivano in un luogo sicuro dove poi scaricavano la merce che conteneva.

Così una banda specializzata in furti riusciva a rubare la merce dai Tir fermi nelle aree di sosta autostradali e doganali nel Nord Italia, ma gli uomini della polizia Stradale di Bologna e di Napoli li hanno individuati e arrestati.

Sono dodici le ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale di Bologna ed eseguite questa mattina nei confronti di pregiudicati campani nell’operazione denominata Towed, “aggancio“. Gli indagati, di cui 6 finiti in carcere, 5 ai domiciliari ed uno con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato.

Le indagini, iniziate nel febbraio 2013 dopo una denuncia da parte di una società di logistica operante presso l’interporto bolognese, hanno permesso d’identificare i 23 componenti complessivi del gruppo e la tecnica utilizzata per i furti.

Nel novembre 2013, a seguito del furto di un semirimorchio carico di prodotti farmaceutici nel piacentino, vennero arrestati in flagranza tre malviventi appartenenti allo stesso gruppo criminale.

Gli investigatori hanno accertato almeno 12 furti attribuibili ai criminali avvenuti nel Centro e Nord Italia di svariate tipologie di merci come televisori, prodotti farmaceutici, detersivi, pneumatici, polimeri plastici per le lavorazioni industriali e ferro per un valore commerciale stimato intorno ai 2 milioni di euro.

Tre i capannoni industriali sequestrati nel corso dell’indagine nella zona portuale di Napoli, a Casalgrande (Reggio Emilia) e a Carinaro (Caserta) dove era stata nascosta la merce rubata, in attesa di essere riciclata attraverso circuiti commerciali compiacenti.

In questi depositi è stata recuperata merce per un valore di 600 mila euro.

“Vittime e carnefici”: baby gang scoperta a Forlì Cesena

fonte Polizia di Stato

Erano “vittime” e “carnefici” allo stesso tempo ma la Squadra mobile di Forlì e Cesena ha smascherato il loro gioco, denunciandoli.

Si tratta di una baby gang composta da 10 minorenni e 2 appena maggiorenni che avevano escogitato un sistema per ricattare adulti adescati su Internet al fine di estorcergli denaro.

L’indagine, partita la scorsa estate sulla base di una segnalazione per prostituzione minorile di due quattordicenni, ha messo in luce una vera e propria attività criminale.

La banda composta da femmine e maschi di età compresa tra i 15 e i 18 anni, prima contattava adulti sui social network intrecciando con loro un rapporto digitale fatto di scambio di foto di parti intime, messaggi in chat ed altro, e poi faceva partire le esose richieste di denaro, di telefoni cellulari e d’abbigliamento.

Al rifiuto degli “adescati” i giovanissimi estorsori minacciavano denunce per pedofilia con tanto di prove certe.

Il gruppetto era capeggiato da una ragazza che era riuscita ad allargare i suoi propositi criminali coinvolgendo tutto il gruppo di coetanei con cui poi divideva i proventi delle estorsioni.

‘Ndrangheta: presi i killer del boss Patania

fonte Polizia di Stato

Con l’operazione “San Michele”, conclusa questa mattina, le Squadre mobili di Vibo Valentia e Catanzaro, insieme agli uomini del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma, hanno arrestato tre persone e notificato due misure cautelari di obbligo di dimora ad altrettante persone.

I cinque indagati sono accusati, a diverso titolo, di omicidio, porto abusivo di armi, favoreggiamento e rapina, aggravati dal metodo mafioso.

Gli arresti sono stati effettuati a Vibo Valentia, Milano e in provincia di Bologna.

L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è stata avviata subito dopo l’omicidio di Fiorillo Michele Mario, avvenuto nel comune di Francica (Vibo Valentia), il 16 settembre 2011.

Appena due giorni dopo, mentre si stavano svolgendo i funerali, due sicari, con il volto coperto da passamontagna e armati, fecero irruzione all’interno del distributore gestito dalla sua famiglia e uccisero Fortunato Patania, ritenuto responsabile dell’omicidio avvenuto due giorni prima. Uno dei due fece fuoco con numerosi colpi di pistola mentre il complice teneva sotto controllo i presenti con il suo Kalashnikov.

Subito dopo i killer si dileguarono a bordo di un’auto, risultata frutto di una rapina, che venne poi ritrovata bruciata. Al suo interno gli investigatori trovarono una pistola semiautomatica calibro 9×21 con matricola abrasa, completa di caricatore privo di cartucce.

L’uomo ucciso era considerato il capo storico del clan Patania, attivo nel comune di Stefanaconi (Vibo Valentia), e la sua uccisione fu l’immediata e violenta vendetta del gruppo antagonista dei Piscopisani, col quale era in lotta per il controllo delle attività illecite della zona.

I due episodi furono l’origine di una cruenta faida tra i due gruppi criminali della ‘Ndrangheta, che, da settembre 2011 a luglio 2012, determinò cinque omicidi e sei tentati omicidi. Una delle vittime dalla faida fu Davide Fortuna, elemento di vertice dei Piscopisani, ucciso il 6 luglio 2012 sulla spiaggia di Vibo Marina.

Dalle indagini è emerso inoltre che per combattere la guerra la cosca Patania si avvalse anche di killer professionisti provenienti dell’Europa dell’Est.