ATTENTATO DI BRINDISI: Giovanni Vantaggiato condannato all’ergastolo

melissavantaggiato-defaultdi Grazia De Marco

La Corte d’Assise di Brindisi ha deciso di condannare definitivamente all’ergastolo Giovanni Vantaggiato, per l’attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, dove perse la vita la studentessa sedicenne Melissa Bassi. I giudici, infatti, hanno riconosciuto anche l’aggravante della finalità terroristica al reato di strage, come già era stato chiesto dalla Procura Distrettuale Antimafia di Lecce e come poi ha confermato lo stesso Procuratore Capo della Dda Claudio Motta, che ha detto: “ è stata riconosciuta la nostra impostazione…”.

La Corte ha inoltre condannato lo stesso Vantaggiato all’isolamento diurno per 18 mesi (a fronte di una richiesta di tre anni) e ha stabilito un risarcimento danni di 800 mila euro per i genitori della giovane vittima, che verranno devoluti in  beneficenza,  di 200 mila euro per le cinque ragazze rimaste gravemente ferite nell’attentato, di  200 mila euro alla Regione Puglia e di altri 100 mila  euro  per la  ragazza che ha riportato danni all’udito.

Nell’aula Metrangolo del Tribunale di Brindisi, erano presenti anche i genitori di Melissa che, subito dopo la sentenza, hanno dichiarato di aver avuto sempre fiducia nella giustizia, ma nessun verdetto potrà mai restituirgli la figlia. Anche le amiche del cuore della giovane studentessa, Azzurra Camarada e Selena Greco, hanno affermato di sentirsi soddisfatte della condanna comminata all’ex imprenditore di Copertino, tuttavia il loro pensiero è sempre rivolto a Melissa, che le aiuta ad andare avanti e ad  essere più forti di prima.

Il processo era iniziato a Gennaio ed è stato sempre caratterizzato da momenti di commozione e angoscia provocati, soprattutto, dalle testimonianze delle ragazze rimaste ferite, che hanno dovuto descrivere gli ultimi momenti della vita di Melissa, le scene drammatiche a cui hanno assistito e le sofferenze psicologiche e fisiche riportate. L’imputato, nel corso delle udienze, è apparso debilitato fisicamente, ma comunque presente a se stesso, soprattutto quando ha spiegato le motivazioni che lo avrebbero indotto ad organizzare l’attentato. Vantaggiato ha infatti spiegato che l’atto criminoso del 19 maggio dell’anno scorso era stato organizzato come “atto dimostrativo” verso il Tribunale che, tuttavia, è ubicato all’isolato successivo, rispetto alla scuola Morvillo Falcone.

L’imprenditore 62 enne, peraltro, non ha saputo rispondere ad alcune domande dei pubblici ministeri, che gli hanno chiesto per quale motivo avesse scelto di usare un ordigno esplosivo così potente (costituito da tre bombole di gas riempite di zolfo, carbone e nitrato di potassio), fatto esplodere in un orario in cui, come è noto a tutti, i ragazzi entrano a scuola.

Melissa Bassi sembra aver avuto giustizia, anche se nessuno potrà mai restituirle il suo sorriso e la sua gioia di vivere, che riusciva a trasmettere a tutti coloro che avevano avuto la fortuna di conoscerla.

AGGUATO A BARI:Tra le vittime il figlio 22enne del boss Giuseppe Fiore

AGGUATO A BARIdi Grazia De Marco

Tre ragazzi sono rimasti uccisi lo scorso 19 Maggio, in un agguato avvenuto nel quartiere periferico San Paolo di Bari. L’obbiettivo del killer era sicuramente Vitantonio Fiore, 22 anni, figlio del boss del rione San Pasquale, Giuseppe Fiore, che ora sta scontando in carcere una condanna definitiva a 25 anni, per l’omicidio di Michele Cristallo e Salvatore Filograsso, avvenuto a Barletta nell’estate del 1991.

La Polizia aveva già arrestato Vitantonio Fiore nel Febbraio del 2011, per detenzione illegale di armi e di sostanze stupefacenti, dopo avere ritrovato a casa della fidanzata una pistola calibro 38 con matricola cancellata, completa di cartucce. Nella stessa circostanza Fiore riferì alle forze dell’ordine che era in possesso anche di 10 g di hascis, poi ritrovati in una busta di plastica, di un passamontagna e di una radio trasmittente che era nascosta sotto un mobile della cucina.

 

Il ragazzo sapeva già di essere un possibile bersaglio, proprio per questo indossava da tempo un giubbotto antiproiettile e aveva con se una pistola che, però, non ha avuto il tempo di estrarre dalla cintura.

AGGUATO A BARI: TRE LE VITTIME, MORTO ALTRO FERITO   Le altre due vittime rimaste coinvolte nell’agguato erano due amici di Vitantonio: Claudio Fanelli, 31 anni e Antonio Romito, 30 anni, deceduti all’ospedale San Paolo poche ore dopo la sparatoria, per le gravi ferite riportate. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Carabinieri e la Polizia, che hanno interrogato numerosissime persone, per tutta la giornata e hanno eseguito anche alcune perquisizioni, in diversi quartieri della città.  Gli investigatori non si sbilanciano, ma la pista più seguita è quella che collegherebbe la strage avvenuta nel quartiere barese San Paolo all’omicidio del noto boss Giacomo Caracciolese di 32 anni, ucciso il 5 Aprile scorso con otto colpi di pistola calibro 9, a pochi passi dalla sua abitazione.

Milano, aggredisce cinque persone a colpi di piccone: un morto e quattro feriti gravi

milanoda TGCOM 24

E’ morto uno dei cinque uomini aggrediti questa mattina a colpi di piccone a Milano. La vittima si chiama Alessandro Carolè. Gli altri quattro sono feriti. Secondo quanto emerso, si tratta del gesto di un folle, un uomo di origini ghanesi, Mada K., già fermato dai carabinieri: le aggressioni e i ferimenti sarebbero avvenuti infatti casualmente, per strada, senza alcuna motivazione apparente.

E’ accaduto poco dopo le 6.30 del mattino in un quartiere periferico di Milano quando l’uomo ha cominciato a colpire i passant trovati in strada a quell’ora.Il giovane ghanese fermato ha precedenti penali e non risulta in regola con i documenti. Era stato foto-segnalato nel 2011, in Puglia, e intimato all’espulsione. Secondo indiscrezioni, successivamente sarebbe stato identificato durante un normale controllo circa un mese fa a Milano.L’uomo deceduto, alla clinica della Città Studi dove era stato trasportato, era apparso subito in condizioni disperate. Si tratta di un 40enne, colpito da una picconata alla testa in piazza Belloveso. Tra gli altri quattro feriti ci sono un 64enne colpito al capo e un 21enne, colpito più volte alla schiena, forse mentre cercava di scappare.

Parroco: “Sconcerto tra la gente” – “Le persone che ho sentito dicono che si tratterebbe del gesto di un folle, ma sono commenti del momento, certo sono tutti sconcertati ma di più non saprei dire, ho avuto frammentarie notizie dai miei parrocchiani”: lo ha detto il parroco della chiesa di S. Martino in Niguarda, che si trova in piazza Belloveso, nei pressi del luogo dell’aggressione. “Io stamani – spiega il sacerdote – quando sono sceso dall’abitazione per aprire la chiesa ho sentito le sirene di polizia e carabinieri. Poi alcuni parrocchiani mi hanno detto che c’era stata questa cosa, si sono formati capannelli di persone che commentavano l’accaduto. Certo c’era un po’ di preoccupazione tra i miei parrocchiani ma adesso la situazione è sotto controllo”.

La ricostruzione degli investigatori – Mada “Adam” Kabobo, il ghanese irregolare e senza fissa dimora di 21 anni che stamani, a Milano, ha ferito tre persone (una delle quali poi è deceduta) ha infierito sulle vittime con folle ferocia. Il particolare è emerso dalle testimonianze raccolte dai carabinieri intervenuti sul posto, che lo hanno immobilizzato e fermato. L’uomo, irregolare e con precedenti, che era in evidente stato di alterazione, ha agito in modo seriale, ferendo gravemente i tre passanti in tre strade limitrofe in appena 10 minuti. Su almeno due delle tre ha agito colpendo con ferocia, anche dopo che le sue vittime erano riverse a terra. In particolare, nel caso dell’uomo ferito in piazza Belloveso (poi deceduto in ospedale) ha infierito con quattro colpi alla testa, che hanno causato la rottura della teca cranica, e un colpo all’addome. Il ferito più giovane, aggredito in via Monte Rotondo, è stato colpito tra spalle, collo e testa. Anch’egli versa in condizioni gravissime. Prima di allontanarsi l’omicida ha portato via cellulari e portafogli, ma secondo gli investigatori è poco probabile che una tale violenza si possa inquadrare con un movente legato alla semplice rapina.

Feriti ricoverati al Niguarda – E’ in camera operatoria sottoposto a un intervento neurochirurgico per gravi lesioni vascolari-cerebrali, uno dei feriti nell’aggressione di questa mattina a Milano. Lo rende noto Niguarda, precisando che nello stesso ospedale è ricoverato un altro paziente con diagnosi di trauma cranico e facciale con fratture in prognosi riservata. Un terzo paziente è stato dimesso dopo essere stato visitato per trauma minore a un arto superiore.

MORTO GIULIO ANDREOTTI: La sua vita ha cambiato la storia dell’Italia

giulio-andreotti-morto-libri_h_partbdi Grazia De Marco

Giulio Andreotti, uno degli uomini più importanti della Democrazia Cristiana, è venuto a mancare il 6 Maggio scorso, alle ore 12.25, nella sua abitazione romana di Corso Vittorio Emanuele 326. Negli ultimi giorni le sue condizioni di salute si erano molto aggravate, tanto da non permettergli di partecipare, né alla votazione del Presidente della Repubblica, conclusasi con la rielezione di Giorgio Napolitano, né alla votazione del Governo presieduto da Enrico Letta.

L’ex Senatore a vita ha cominciato ad avere problemi di salute già nel Maggio dell’anno scorso ma, grazie alle cure dei medici del Policlinico Gemelli di Roma, era riuscito a superare la crisi respiratoria che lo aveva colpito e dalla quale, tuttavia, non si era mai completamente ripreso.

Il comunicato della morte di Giulio Andreotti ha fatto immediatamente il giro del mondo: dalla Gran Bretagna alla Spagna la notizia è comparsa tra le “ultimissime” dei media internazionali e tra le “urgentissime” di quotidiani come El Mundo e El Pays, mentre la tv francese lo  ha definito una “figura emblematica della Democrazia Cristiana”.

Nato a Roma il 14 Gennaio 1919, Andreotti cominciò a dedicarsi alla politica già da giovanissimo, nelle fila della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) ed occupando negli anni tutte le più importanti cariche di Governo. Otto volte Ministro Della Difesa, cinque volte Ministro Degli Esteri, tre volte Ministro delle Partecipazioni Statali, due volte Ministro Delle Finanze, Ministro del Bilancio, Ministro del Tesoro, Ministro dell’Interno, Ministro dei Beni Culturali e Ministro delle Politiche Comunitarie e per ben sette volte Presidente del Consiglio, peraltro guidando, sia il Governo di “solidarietà nazionale”, durante il rapimento di Aldo Moro, sia quello della “non- sfiducia”, con la prima donna Ministro Tina Anselmi.

Ma  più che un elenco sterile di incarichi, per capire la sua vicenda personale e politica occorre sfogliare i libri di storia, attraverso la fase del boom economico degli anni ’60, gli anni di piombo, la rinascita degli anni ’80 e il crollo della prima Repubblica con Mani Pulite. Giulio Andreotti può essere più semplicemente definito “un pezzo della storia politica italiana”, un uomo di un potere che forse nessun altro ha mai avuto. Probabilmente è proprio per questo che, nel corso della sua carriera, è stato soprannominato con diversi nomignoli, ai quali lui ha sempre risposto con la sua proverbiale ironia: il “Divo”, dopo un articolo del giornalista Mino Pecorelli, lo “zio”, per le accuse che accostavano il suo nome alla mafia e la “volpe”, per la sua astuzia.

Tutti, anche i suoi detrattori più accaniti gli hanno sempre riconosciuto  quello che in politica è considerato il dono più grande, la capacità di sopravvivere agli scandali, ai processi e anche agli amici.

 

E’ morta Agnese, moglie di Paolo Borsellino. La redazione si unisce al cordoglio

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Non ha fatto in tempo a ripetere in aula quel che le aveva confidato il marito sulla strage di Via D’Amelio. Agnese Borsellino, 71 anni, vedova di Paolo Borsellino, è morta questa mattina nella sua casa di Palermo. Era da tempo malata. A dare la notizia è stato Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato ucciso dalla mafia, con un post su Facebook nel quale traspare amarezza per una verità che stenta ancora ad arrivare sulla stagione delle stragi. «È morta Agnese -ha scritto- . È andata a raggiungere Paolo. Adesso saprà la verità sulla sua morte».

OMICIDIO AD AVERSA: ragazzo 15enne muore per una coltellata al cuore

20130408_corteo-emanueledi Grazia De Marco

Ancora un episodio di violenza, che coinvolge minorenni, avvenuto ad Aversa durante il fine settimana. La vittima si chiamava Emanuele di Caterino di 15 anni, morto per una coltellata al cuore, mentre altri quattro suoi giovani amici sono rimasti feriti in maniera non grave nel corso dell’aggressione.   I cinque ragazzi, poco dopo la mezzanotte, si erano radunati nelle adiacenze di un ufficio postale, nei pressi del famoso locale “Le Bistrot” e,  improvvisamente, sono stati aggrediti dal 17enne Agostino V., che è riuscito a ferirli tutti e ad uccidere Emanuele.

Dai primi accertamenti dei Carabinieri, intervenuti sul posto, pare che all’origine dell’omicidio ci sarebbe una banalissima lite tra coetanei, poi degenerata  per questioni che vedrebbero coinvolte alcune ragazze, ma lo scenario è ancora tutto da approfondire. Al momento gli investigatori stanno ancora cercando di ricostruire  l’esatta dinamica dell’accaduto, grazie anche al racconto di due testimoni molto importanti, amici delle vittime, che si trovavano in Via De Chirico quando è scoppiata la rissa.

Gli inquirenti starebbero anche verificando presunti legami di parentela dei cinque giovani coinvolti con pregiudicati del posto, vicini alla malavita organizzata.                                                                                                                               Di Caterino era infatti il nipote di Gaetaneo Iorio, esponente del Clan Schiavone, mentre altri due ragazzi  feriti sono, rispettivamente, nipoti di Michele Zagaria e di Salvatore Nobis, elemento di spicco della fazione facente capo allo stesso Zagaria, ma, al momento, queste parentele non sembrerebbero aver avuto un peso nel movente. L’assassino, che lavorava presso l’azienda agricola del padre e certamente conosceva la vittima, è stato immediatamente arrestato dai Carabinieri, ai quali  ha riferito di “non ricordare nulla”, ma il GIP del Tribunale dei Minorenni di Napoli, Piero Avallone, ha già convalidato il fermo per omicidio volontario, emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti. Agostino V. si è presentato al Giudice con il volto tumefatto, sostenendo di essersi difeso da un atto di bullismo, tanto che il suo avvocato difensore, Mauro Iodice, ha chiesto di acquisire le immagini di alcune telecamere posizionate ne pressi del locale dove è avvenuta l’aggressione, perché le stesse potrebbero fornire elementi decisivi per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.

Emanuele frequentava la I E del Liceo Scientifico Enrico Fermi ed era da tutti considerato un ragazzo pieno di vita, sempre allegro e con un sorriso da “fare invidia al mondo”.   I compagni di classe e gli amici, che sembrano non darsi pace per la morte del loro compagno, hanno organizzato una fiaccolata per ricordarlo e soprattutto per esprimere tutto il loro dolore e la rabbia che provano nei confronti dell’autore dell’omicidio, che non perdoneranno mai.

ATTENTATO DURANTE LA MARATONA DI BOSTON: in America torna l’incubo dell’11 settembre

esplosioni-boston-mappadi Grazia De Marco

Dopo le stragi dell’11 settembre, l’America sembra nuovamente rivivere l’incubo del terrorismo. Lo scorso 15 Aprile, infatti, alle ore 14.50 locali (20.50 italiane) lo scoppio  di due bombe ha trasformato la storica maratona di Boston, che si corre  da 177 anni, in tragedia, togliendo la vita a 3 persone e ferendone 140.  Gli ordigni, costituiti da pentole a pressione piene di chiodi, cuscinetti a sfera e schegge metalliche, erano collegati da detonatori e collocati  a 170 metri di distanza tra di loro. Le bombe sono esplose a 12 secondi l’una dall’altra, nei pressi del traguardo della gara, situato a Boylston Street, storica via della città, a ovest del centro.

boston-marathon2_wide-c9151302f316f49fdfdfd7ea6006e4cc3d3bb134-s6-c10Immediatamente dopo le deflagrazioni, i poliziotti e gli operatori sanitari, presenti nella zona per garantire la sicurezza durante l’evento sportivo, si sono adoperati, insieme ad alcuni atleti, per soccorrere i feriti, poi trasportati nei vari ospedali di Boston. Secondo alcuni giornali locali ed in base alle informazioni fornite dagli stessi ospedali, almeno 15 dei 140 feriti sarebbero in condizioni critiche e i più gravi avrebbero già subito amputazioni agli arti, a causa delle ferite molto estese.

Quello che sconvolge ancora di più, tuttavia, è che a rimanere vittime dell’attentato sarebbero  state soprattutto famiglie con bambini, tra i quali  il piccolo Martin Richard, di 8 anni, che ha perso la vita mentre aspettava il padre William al traguardo per abbracciarlo ed altri sei, rimasti feriti e ricoverati nell’ospedale pediatrico della città.

Rimangono ancora oscure le piste battute dall’FBI e dalla polizia locale, ma tra le più accreditate ci sarebbero quella del terrorismo internazionale, suffragata dalle molteplici minacce agli USA da parte di Al Qaeda e quella della ricorrenza dell’anniversario della strage a Oklahoma City, avvenuta il 19 Aprile 1995.

Il Presidente Barack Obama,  che ha parlato alla Nazione da Washington, ha prima voluto esprimere la sua vicinanza ai familiari delle vittime, affermando che il colpevole, chiunque sia, sarà duramente condannato e, successivamente, ha ricordato che in questi momenti la speranza si presenta anche sotto forma di eroi ordinari, come i vigili del fuoco, il personale ospedaliero e tutti coloro che hanno dato il loro prezioso aiuto.  Anche il Presidente della Repubblica  Giorgio Napolitano ha espresso “i sensi della più profonda solidarietà e sdegno” per i fatti accaduti e ha poi aggiunto: “ nessun atto di violenza ci impedirà di tenere fede ai nostri  valori e alla nostra fiducia di libertà, nella democrazia e nello stato di diritto”.

Intanto molti  uomini delle forze dell’ordine stanno presidiando a Roma decine di obbiettivi sensibili statunitensi, soprattutto aeroporti, università americane, ambasciate, il consolato e la residenza dell’ambasciatore.

In coda all’Asp da primo mattino, scoppia lite: anziano muore d’infarto

aspda Corriere.it

Era in coda dalle cinque del mattino Giuseppe Fontana, un pensionato di 68 anni che si era recato all’alba negli uffici dell’Asp 6 di Palermo per rinnovare l’esenzione dal ticket in base al reddito. Tra i circa 300 pazienti in attesa a un certo punto sarebbe nata un’accesa discussione per il turno. Il pensionato ha accusato un malore, si è accasciato per terra ed è stato stroncato da un infarto.

APERTA INDAGINE – Una morte che ha suscitato le proteste delle numerose persone in fila davanti al Poliambulatorio e l’apertura di un’indagine da parte dei carabinieri. «Quando hanno aperto i cancelli siamo stati schiacciati contro l’inferriata a causa della calca – racconta uno dei presenti -. Una massa di persone si è riversata verso l’ingresso per cercare di accaparrarsi il turno e quel poveretto è stato travolto».

SOCCORSI – I pazienti lamentano l’assoluta mancanza di organizzazione da parte degli uffici. «Non comprendiamo – dice un altro utente – perchè non ci si possa organizzare diversamente, evitando di accalcarci davanti i cancelli». Tra i medici che hanno prestato soccorso all’uomo anche il dirigente responsabile dell’Asp, Giuseppe Termini. «Abbiamo tentato di rianimare il pensionato senza successo – spiega – Purtroppo anche questa mattina c’era tantissimi in fila, adesso stiamo verificando quello che è successo». In questi giorni gli uffici dell’azienda sanitaria sono presi d’assalto da tantissimi pazienti per il rinnovo dell’esenzione del ticket.

E’ morto il capo della Polizia Manganelli

++ E' MORTO IL CAPO DELLA POLIZIA ANTONIO MANGANELLI ++
Il capo della Polizia Antonio Manganelli e’ morto questa mattina.

Manganelli, 62 anni, è deceduto nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato da oltre tre settimane.

Il 24 febbraio il capo della Polizia era stato operato d’urgenza per l’asportazione di un edema cerebrale.

Umberto Buzzoni,  direttore del Mensilepoliziadistato e tutta la redazione partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di un grande uomo e di un indimenticabile servitore dello Stato.

FACEBOOK: Si inventano figlia 13enne e ricattano impiegato, arrestati

facebookda Agi – agenzia di stampa

Si sarebbero inventati l’esistenza di una figlia 13enne iniziando a chattare tramite Facebook con un impiegato per poi ricattarlo con la minaccia di rivelare che era un pedofilo. E’ la drammatica esperienza vissuta da un 40enne, separato, che nel dicembre scorso aveva iniziato un fitto scambio di messaggi tramite il popolare social network con quella che credeva essere una piacente donna. Con il passare dei giorni fra i due la confidenza ha preso piede, lo scambio dei numeri di telefonino con un fitto scambio di sms, anche particolarmente intimi. Nessun incontro invece. Dopo un certo periodo l’impiegato ha ricevuto una telefonata dal numero di quella che credeva la sua amica. Invece era la voce di un uomo ad annunciargli che non aveva chattato con una donna ma con una ragazzina di appena 13 anni. Il misterioso interlocutore avrebbe poi aggiunto che era sua figlia per passare quindi alle minacce e alla richiesta di 30mila euro per non ‘rovinarlo’. Il 40enne ha acconsentito di versare la somma ma successivamente si e’ rivolto anche ai carabinieri di Arluno che con si sono presentati al momento di versare l’ultima tranche da mille euro. Cosi’ si e’ scoperta l’inesistenza della minorenne. I due coniugi (lui 42, lei 50anni), entrambi disoccupati, sono finiti in carcere.