Ragusa: sequestrano e picchiano adolescente dopo lite al bar

Un’indagine lampo per gli uomini della questura di Ragusa che questa mattina hanno rintracciato un quindicenne sequestrato e malmenato da tre uomini.
I tre sequestratori sono stati individuati e arrestati mentre il giovane è stato condotto in ospedale a causa di alcune fratture che gli sono state procurate dalla violenza subita.

I fatti
Un gruppo di giovanissimi all’interno di un bar in un paese della provincia ragusana è stato affrontato, la scorsa notte, da un uomo palesemente ubriaco che aveva rivolto attenzioni particolari a due ragazzine della comitiva.

Allontanato dopo un’accesa discussione il problema sembrava risolto, invece l’uomo è tornato poco dopo, con due amici per dare una lezione ai ragazzi che nel frattempo si erano allontanati dal bar tranne uno che invece è finito nelle mani dei tre aguzzini, caricato su un’auto e portato via.

Immediatamente i pochi testimoni presenti nel bar, tra cui il fratello del ragazzo hanno contattato il 113.

Gli uomini delle volanti prima, e la Squadra mobile poi, hanno cercato di raccogliere velocemente più informazioni possibili tra le persone presenti per rintracciare i sequestratori e salvare lo sfortunato quindicenne; dopo alcune ore passate in balia dei tre balordi, l’adolescente è stato scaricato alla stazione dei pullman dove una volante lo ha rintracciato e portato all’ospedale di Ragusa.

La testimonianza del ragazzo e le altre poche informazioni raccolte hanno condotto gli agenti ai tre uomini, un italiano e due rumeni che si sono resi responsabili dell’aggressione: lo scopo dei tre era di sapere dove le ragazze, due sorelle minorenni, vivessero. La vittima pur di non dire dove fossero le giovani ha subito le violenze.

I tre sono stati rintracciati e immediatamente arrestati per sequestro di persona e lesioni. Il ragazzo ha riportato la frattura del setto nasale, di diverse costole e di un dito della mano.

fonte Polizia di Stato

Uccide madre e figlia a colpi di accetta, preso il killer di Pordenone

Ci sarebbero questioni economiche dietro al massacro di due cittadine cinesi, madre di 49 anni e figlia di 22, avvenuto ieri sera a Pordenone. Poco dopo, due equipaggi delle Volanti hanno fermato il probabile autore del duplice omicidio: si tratta di un connazionale delle due vittime.

L’uomo, un 58enne regolarmente residente a Milano, stava litigando in viale Marconi con un altro cittadino cinese più giovane; erano le 21.15 e un passante ha segnalato la lite al 113, che ha subito inviato le Volanti insieme ad altrettanti equipaggi dei Carabinieri.

Mentre separavano i contendenti i poliziotti si sono accorti che uno dei due aveva mani e vestiti sporchi di sangue, mentre l’altro diceva agli agenti di temere che al primo piano della sua abitazione, al civico 19 di quella via, fosse accaduto qualcosa di grave e che l’uomo insanguinato non voleva farlo entrare in casa sua.

Dopo aver raggiunto l’appartamento i poliziotti hanno trovato le due donne in un lago di sangue, uccise a colpi di arma da taglio, colpite al collo e alle braccia, probabilmente con un’accetta da cucina.

I due orientali sono stati fermati e portati in Questura per essere interrogati dagli investigatori della Squadra mobile.

Il probabile assassino, consuocero della vittima più anziana, era arrivato in città con il treno proveniente da Milano, e il duplice omicidio sarebbe avvenuto al termine di un violento litigio con le vittime.

Subito dopo l’uomo è stato bloccato in strada dal genero, nonché figlio e fratello delle vittime, con il quale è nata la colluttazione.

fonte Polizia di Stato

Omicidio Ferrara: preso in Slovacchia il terzo uomo

Si è chiuso il cerchio intorno alla banda di criminali che lo scorso 9 settembre ha rapinato e ucciso il pensionato Pier Luigi Tartari a Ferrara.

Il terzo uomo definito il “capo della banda” è stato catturato lo scorso 3 ottobre in Slovacchia dalla Squadra mobile di Ferrara in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale di Polizia (Scip) ed il Servizio centrale Operativo (Sco).

Le indagini hanno preso il via dopo la segnalazione del fratello della vittima che non lo aveva trovato in casa; all’interno dell’abitazione erano state rinvenute abbondanti tracce di sangue.

Gli investigatori dopo pochi giorni hanno fermato due uomini stranieri, senza fissa dimora e hanno recuperato il corpo della vittima. Sono riusciti così in breve tempo a ricostruire l’accaduto e a rintracciare il capo della banda, che nel frattempo aveva lasciato l’Italia per nascondersi a casa della compagna, in un villaggio al confine con l’Ungheria.

Pier Luigi Tartari era stato sorpreso nella sua casa, minacciato, picchiato, legato a mani e piedi e trascinato dai suoi aguzzini per effettuare prelievi al bancomat della città, poi ucciso e lasciato legato così, in un casolare abbandonato della zona.

Il sopralluogo all’interno della sua abitazione ha permesso di accertare che, oltre ad alcuni oggetti personali di valore della vittima, erano stati asportati anche due fucili regolarmente detenuti.

fonte Polizia di Stato

Siracusa: giovane segregata in Turchia, salvata dalle amiche

 Sequestrata, portata in Turchia, narcotizzata, privata di documenti, telefono e picchiata ad ogni tentativo di ribellione.

Sembra la trama di un film di spionaggio, ma in realtà è quanto capitato ad una ragazza 19nne, di origini turche, residente a Siracusa. La colpa della giovane donna era quella di condurre uno stile di vita occidentale, non tollerato dai genitori che stamattina sono finiti in carcere.

Tutto è cominciato da una segnalazione delle amiche della ragazza che, non vedendola più e non riuscendo a contattarla telefonicamente, si sono allarmate e sono andate in questura, segnalando la scomparsa probabilmente legata ai contrasti con i genitori.

La Polizia di Siracusa, sospettando che la giovane potesse essere stata trattenuta contro la propria volontà in Turchia, ha allertato l’Interpol.

Nel frattempo sono iniziate le intercettazioni telefoniche per stabilire le responsabilità dei familiari.

I sospetti venivano confermati: la ragazza era trattenuta in casa di parenti a Serinhisar, una cittadina dell’entroterra turco a 200 chilometri dalla costa egea.

La giovane era sottoposta ad una vigilanza continua da parte dei parenti e, ad ogni tentativo di ribellione, veniva picchiata.

La polizia turca ha liberato la ragazza che, rientrata a Siracusa, ha raccontato le sue vicissitudini alla squadra mobile siciliana; ha denunciato di esser stata attirata in Turchia con l’inganno e qui segregata in casa di parenti.

Ad architettare il sequestro i due genitori che oggi sono finiti in carcere: non sopportavano che la figlia vivesse secondo uno stile di vita occidentale.

fonte Polizia di Stato

Milano: operazione contro le gang latinos, arrestati 15 del “Barrio 18”

La gang giovanile “Barrio 18” è al centro dell’indagine conclusa dagli investigatori della Squadra mobile di Milano, che questa mattina hanno arrestato 15 appartenenti alla banda di latinos.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, tentato omicidio, rapina aggravata, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, lesioni personali aggravate, detenzione e porto di armi da sparo e da taglio.

L’attività investigativa, conclusa nell’ottobre dello scorso anno, è iniziata nel dicembre 2013 in seguito alla denuncia per violenza sessuale nei confronti di alcuni appartenenti al gruppo criminale.

Grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali e ai video registrati durante appostamenti e pedinamenti, i poliziotti sono riusciti a ricostruire l’organizzazione della banda e a ricondurre a loro diversi reati.

La “Barrio 18” è una delle gang di latinos più pericolose e maggiormente diffuse al mondo, e i suoi appartenenti sono in prevalenza di origine salvadoregna. Agiscono continuamente per controllare quello che considerano il loro territorio, e per fare questo sono in costante lotta contro le bande rivali.

Questa battaglia per il controllo del territorio genera lotte anche cruente, combattute per le strade, fatte di scontri a mano armata, nei quali si utilizzano pistole, machete e coltelli.

Nella loro zona gli affiliati alla gang commettono reati contro il patrimonio, spaccio e rapine in strada, finalizzati ad alimentare una cassa comune dalla quale attingere per le esigenze della banda e dei “fratelli” detenuti.

Durante l’indagine, gli agenti della Mobile milanese hanno sventato anche un tentato omicidio di un appartenente a un gruppo rivale.

La gang è caratterizzata da una rigida gerarchia interna, cruenti riti di affiliazione, fatti di violenti pestaggi di gruppo, e da un codice di obbedienza che prevede pesanti ritorsioni per i contravventori. I membri del “Barrio 18” si riconoscono per i caratteristici tatuaggi, mentre il territorio viene marcato dai loro graffiti.

fonte Polizia di Stato

Bari, picchiarono ambulante per rubargli la merce: tre ragazzi arrestati dalla polizia

Aggredirono il pachistano sul lungomare di Torre a Mare per rubargli la merce: tra di loro anche un minorenne. Contestate anche le aggressioni ad altri due immigrati

L’hanno picchiato, nel tentativo di sottrargli la merce, esposta sulla bancarella del porto di Torre a Mare. Qualche minuto prima, hanno importunato una sua connazionale, impegnata a disegnare tatuaggi con l’hennè. L’aggressione a un ambulante pakistano ha suscitato l’indignazione dei residenti della ex frazione, e mobilitato l’opinione pubblica. Grazie a un’importante attività d’indagine, la polizia ha ora arrestato due maggiorenni e un minorenne, tutti provenienti da Bari e provincia. Le tre ordinanze di applicazione di misura cautelare sono state emesse dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica: i tre sono ritenuti responsabili dei reati di rapina aggravata e lesioni personali aggravate, in danno di tre ambulanti di nazionalità pachistana.

I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 agosto scorsi. I tre hanno prima importunato una ragazza pakistana. Si sono, poi, avvicinati alla bancarella del suo amico e connazionale, Mehmood Arshad, nel tentativo di rubare bigiotteria e cover del cellulare. L’uomo, però, ha reagito, pretendendo che almeno gli fosse restituito il prezzo di costo della merce. Un diverbio verbale e, poi, l’aggressione fisica alle spalle, secondo quanto raccontato dai testimoni. Al rifiuto dell’ambulante di ‘regalare’ la merce, in quattro si sono lanciati contro di lui, colpendolo alla testa con una bottiglia, sul volto e alle gambe con calci e pugni.

Unanime il coro di sdegno e le proteste dei residenti. “Se qualcuno pensa che picchiare le persone, africani, italiani, cinesi che siano, per strada o in spiaggia, possa diventare il nuovo passatempo estivo – il commento del sindaco Antonio Decaro – ha sbagliato proprio di grosso”. L’aggressione nel porticciolo di Torre a Mare è stata solo l’ultima di una preoccupante serie. A fine luglio stessa sorte era toccata a Fatty, trentaquattrenne del Gambia, picchiato in largo Adua da tre baresi che volevano sottrargli un’asticella per i selfie.

fonte La Repubblica

Massaggi orientali a luci rosse, 10 arresti a Brindisi

 Costringevano giovani ragazze orientali a prostituirsi nei centri benessere e massaggi gestiti dalla loro organizzazione criminale, che in questo modo incassava fino a 150mila euro al mese.

Questa mattina, gli agenti della Squadra mobile di Brindisi li hanno arrestati. Si tratta di 10 persone, otto di origine cinese e due italiane, finite in carcere al termine dell’operazionePeonia rossa“, dal nome di uno dei centri individuati dagli investigatori.

Altre cinque persone, anch’esse italiane, sono indagate in stato di libertà.

Devono tutte rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’indagine è iniziata a Brindisi, in seguito alle segnalazioni effettuate da alcune associazioni e abitanti delle zone dove si trovavano i centri. In seguito, sono state individuate diramazioni dell’organizzazione anche a Lecce, Gallipoli e Taranto.

Gli agenti della Mobile hanno verificato le segnalazioni ed hanno iniziato subito ad indagare con intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, che hanno documentato l’attività illegale svolta dalle finte massaggiatrici con gli occhi a mandorla.

Le ragazze, tutte giovanissime, avevano un tariffario che andava da 35 a 80 euro, a seconda dei “servizi” richiesti.

Se queste schiave del sesso tentavano di ribellarsi subivano violenze e minacce, anche di morte, sia nei loro confronti che verso i loro familiari.

Tra gli arrestati anche un docente dell’Università del Salento, che si è scoperto essere il leader dell’organizzazione criminale.

fonte Polizia di Stato

Picchia la compagna e la minaccia di morte con la pistola: salvata dalla polizia

L’ennesima sfuriata di gelosia sfociata poi in una minaccia di morte. È accaduto in una abitazione al Casilino nella mattinata di ieri, quando al 113 è giunta la segnalazione di una lite violenta tra un uomo armato di pistola e la sua compagna.
Sul posto sono arrivate le pattuglie del Reparto Volanti e dei Commissariati Prenestino e Casilino, a cui le persone presenti hanno riferito di una violenta lite in corso tra conviventi, pare per motivi di gelosia; in particolare agli agenti è stato riferito che l’uomo stava minacciando la sua compagna con una pistola. I poliziotti, dopo aver fatto allontanare i presenti, hanno fatto irruzione nell’appartamento bloccando immediatamente l’uomo, che aveva nascosto nella tasca dei pantaloni anche un coltello a serramanico.

La presenza rassicurante degli agenti della Polizia di Stato ha permesso alla vittima di confidarsi con loro e denunciare le numerose violenze verbali e fisiche subite nel corso degli anni.

Anche questa volta, come successo spesso in passato, la donna era stata oggetto di violenza da parte del suo convivente, che in preda all’ira le aveva sferrato diversi pugni minacciandola di morte con una pistola, successivamente rinvenuta e risultata essere una perfetta replica di una semiautomatica calibro 7,65.

L’uomo, un 53enne romano, con vari precedenti di polizia, è stato pertanto accompagnato negli uffici del Commissariato Prenestino dove è stato arrestato per il reato di lesioni aggravate.

La sua compagna è dovuta invece ricorrere alle cure dei sanitari del vicino pronto soccorso che, avendole riscontrato un trauma cranico e varie contusioni all’emitorace destro, le hanno praticato le cure necessarie.

fonte Il Mattino

Antagonisti in carcere, a fuoco auto della polizia

L’incendio a Bologna sarebbe collegato agli arresti per il rogo di una casa di proprietà di un esponente di Casapound nel Parmense

L’auto della Polizia incendiata a Bologna “è un fatto gravissimo compiuto contro le istituzioni”. Così lo definisce il procuratore aggiunto Valter Giovannini, coordinatore del gruppo Terrorismo e ordine pubblico della Procura. “Verrà fatto – prosegue Giovannini – ogni sforzo per individuare gli autori che saranno perseguiti con risolutezza e severità”.

L’incendio doloso della vettura, parcheggiata all’interno dell’ospedale Sant’Orsola, nei pressi del posto di polizia, è stato appiccato nella notte tra mercoledì e giovedì. La pista seguita dagli investigatori della Digos, coordinata dalla Procura, guarda alla galassia anarchica e antagonista.

Vicino alla Fiat Stilo bruciata, fermato con un sasso, è stato trovato un foglio scritto al computer: “Colpire i fascisti e chi li protegge. Libertà per Andrea, Pippo e Tommy. Sbirri assassini, per voi nessuna tregua”, il messaggio con riferimento ai tre attivisti di centri sociali, due di Modena e uno di Parma, arrestati a fine agosto per un incendio di una casa di proprietà di un esponente di Casapound, nel 2014 nel Parmense.

Scritte a sostegno dei tre arrestati sono comparse anche sui muri di Parma.

fonte La Repubblica

Rimini: preso anche il secondo stupratore di Ferragosto

Ci sono voluti 5 giorni alla task-force messa in campo dalla Questura di Rimini per individuare ed arrestare il presunto violentatore che, all’alba del 16 agosto ha stuprato una giovane milanese.

In seguito all’arresto avvenuto poche ore dopo il tentativo di stupro di una giovane riminese, la Polizia ha arrestato anche il responsabile di una violenza sessuale avvenuta poche ore dopo il primo.

La ragazza, una ventenne in vacanza con un gruppo di amici, era in spiaggia alla ricerca dei suoi compagni di viaggio per rientrare insieme in albergo dopo aver trascorso la serata ad una festa.

Sulla spiaggia, intorno alle 5 di mattina, la vittima ha incontrato un ragazzo di colore che, dapprima gentile poi insistente, l’ha trascinata tra le cabine di uno stabilimento balneare violentandola.

Le urla della donna hanno messo in fuga il violentatore. In suo aiuto sono arrivati dei passanti che l’hanno soccorsa.

La task force investigativa si è messa subito al lavoro anche grazie alla descrizione fornita dalla ragazza; il giovane, alto, snello e con le treccine ai capelli, è stato cercato in tutta la provincia.

Dopo aver individuato una serie di sospetti, la Squadra mobile di Rimini ha chiuso il cerchio intorno al 27 enne senegalese, residente in Piemonte, fermato stamattina.

fonte Polizia di Stato