Estorsione ventennale, 8 arresti a Catanzaro e sequestri per 1,5 milioni

 Sono accusate di concorso in estorsione continuata, aggravata dalla metodologia mafiosa, le otto persone arrestate dagli agenti della Squadra mobile di Catanzaro al termine dell’operazione “Scheria”.

Si tratta di esponenti delle cosche di ‘Ndrangheta Gallelli e Procopio-Mongiardo, attive nel basso versante jonico del capoluogo calabrese.

Nell’ambito della stessa indagine gli uomini della Guardia di finanza hanno contestato ad alcuni indagati anche il reato di intestazione fittizia di beni, aggravata dalla metodologia mafiosa, e sottoposto a sequestro preventivo d’urgenza due aziende, quote societarie, nonchè beni immobili e mobili, per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro.

L’attività investigativa, condotta dalla Mobile catanzarese e coordinata dalla locale Procura distrettuale antimafia, ha fatto luce in particolare sulla pressante attività estorsiva posta in essere dalle ‘ndrine locali nei confronti di un imprenditore edile della zona, sottoposto a una vessazione ventennale.

La vittima era costretta a pagare un pizzo annuale, in percentuale agli appalti realizzati, come per esempio il 3 per cento su un affare di circa 500mila euro per la costruzione di un sottopasso ferroviario nel comune di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio. Il pagamento veniva definito “panettone” perché contenuto in pacchi natalizi consegnati nel periodo delle feste.

Gli investigatori hanno valutato in circa 200mila euro l’ammontare pagato dall’imprenditore alle famiglie che si alternavano periodicamente nel controllo della zona.

Se non pagava o ritardava qualche “rata”, scattavano subito le intimidazioni sotto forma di minacce o danneggiamenti, che nel tempo hanno superato come valore il totale pagato in denaro.

fonte Polizia di Stato

Tenta di uccidere la ex e il suo compagno, arrestato dalla polizia

Ferrara, il 31enne li ha investiti con l’auto

Ha tentato di uccidere la sua ex fidanzata e il suo compagno investendoli con l’auto, poi è fuggito, ma la polizia lo ha rintracciato in pieno centro di Ferrara e arrestato per tentato omicidio. Protagonista un 31enne romeno, vittime una russa di 29 anni – che da quattro mesi subiva continue minacce dall’uomo – e il suo attuale convivente. Fondamentale per le indagini il filmato della videosorveglianza di una stazione di servizio.

fonte La Repubblica

Risse, furti e violenze: i fatti di cronaca

Rimini. Scomparsa da casa il 10 luglio scorso, una 17enne di origine magrebina residente a Imola è stata trovata nella notte tra venerdì e sabato dalla polizia mentre ballava sui cubi del Coconuts, locale frequentato da giovani a Marina Centro. I poliziotti, impegnati nei consueti controlli del fine settimana nei luoghi di maggiore affluenza turistica, hanno notato la ragazza molto giovane esibirsi nel locale e hanno proceduto con gli accertamenti. In un primo momento la giovane ha mentito sull’età dichiarando di avere 21 anni, ma poi messa alle strette ha raccontato la verità. Gli agenti hanno così affidato la 17enne ai servizi sociali mentre ora scatteranno ulteriori verifiche sul locale per capire come mai la ragazzina stesse ballando lì. I gestori del Coconuts hanno al momento riferito di non sapere che la cubista fosse minorenne.

Reggio Emilia. Due ragazzi feriti e quattro denunce. E’ il bilancio di una rissa avvenuta nel parcheggio esterno di una piscina a San Polo d’Enza, in provincia di Reggio Emilia. Al termine degli accertamenti quattro persone sono state denunciate dai carabinieri con l’accusa di concorso in rissa aggravata. Tra i quattro identificati, due hanno riportato serie lesioni giudicate guaribili, stando alla prima prognosi, in 27 e 10 giorni. Protagonista della vicenda un gruppo imprecisato di giovani tra cui gli indagati, due fratelli di 30 e 26 anni e due amici, che hanno ingaggiato una rissa sotto gli occhi attoniti di numerose persone, tra cui anche famiglie con bambini. Alla base della rissa, secondo quanto accertato finora, ci sarebbero futili motivi dovuti a incomprensioni sorte poco prima all’interno degli spogliatoi della piscina.

Misano. Ha modificato la data di nascita sulla sua carta di identità così da risultare maggiorenne e poter bere alcolici in discoteca. Protagonista della vicenda un 17enne di Parma, controllato e denunciato dai Carabinieri all’interno di un noto locale di Misano Adriatico, nel Riminese. Il giovane, fermato dai militari, era stato trovato in possesso di 5 grammi di hashish e per questo segnalato alla Prefettura di Rimini. Nel corso del controllo i miliari si sono accorti che la carta di identità posseduta dal minorenne era stata modificata in modo da risultare più grande.

Bologna. Prima il tentativo di estorsione, poi il il furto dell’auto. Vittima, un bolognese di 75 anni. La vicenda, conclusasi ieri mattina, era iniziata ben due anni fa, quando l’uomo ebbe un rapporto sessuale a pagamento con una donna. Quest’ultima per due anni avrebbe cercato di estorcergli del denaro minaccinado di raccontare tutto alla moglie del suo cliente. L’ultimo tentativo di ricatto sarebbe avvenuto proprio ieri, quando – apparentemente con l’intenzione di fare da mediatore – è intervenuto il compagno della donna. Senonché, anziché risolvere la questione, ha sfilato al settantacinquenne le chiavi dell’auto e gli ha portato via la vettura. A quel punto la vittima ha avvertito la polizia, che nel giro di poco tempo ha trovato l’automobile e bloccato l’autore del furto.

Reggio Emilia. Un uomo di 28 anni è stato arrestato con l’accusa di avere minacciato e violentato l’ex fidanzata a Sant’Ilario d’Enza, nel Reggiano. L’uomo lo scorso 20 luglio era stato arrestato per avere scassinato la porta d’ingresso della casa della ex e avere rubato un televisore. In attesa del processo, era stato raggiunto dal divieto di dimora in provincia di Reggio Emilia. Qualche giorno dopo – incurante del divieto – era tornato nell’abitazione della donna rimasta per ore in sua balia. Nuovo arresto per violazione di domicilio aggravata, il 31 luglio, e, dopo la convalida, il rilascio con l’ulteriore provvedimento cautelare di divieto di avvicinamento all’abitazione dell’ex. Le indagini condotte dai militari sull’ultima irruzione in casa della donna hanno però evidenziato come, oltre ad averla sottoposta a gravi minacce, l’uomo la avrebbe violentata. A quel punto la Procura reggiana ha chiesto ed otteneruto dal Gip del Tribunale l’aggravamento delle misure cautelari e l’arresto.

fonte La Repubblica

Arrestati i presunti scafisti del naufragio al largo della Libia

362 migranti sbarcati a Palermo, ventisei le salme tra le quali tre bambini, circa duecento i dispersi in mare. Le testimonianze dei sopravvissuti hanno inchiodato cinque stranieri, algerini, libici e tunisini

Sono stati arrestati dalla Polizia di Stato, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio plurimo aggravato, cinque cittadini stranieri, algerini, libici e tunisini, sbarcati ieri pomeriggio nel porto di Palermo dalla nave militare irlandese ‘Le Niamh’. A bordo della nave si trovavano 362 migranti ma anche ventisei salme, tra le quali quelle di tre bambini.

I sopravvissuti hanno raccontato di aver subito terribili violenze, diversificate a seconda delle etnie di appartenenza.

Erano saliti su un’imbarcazione in circa 650 e stipati nella stiva del motopesca. Quando dopo tre ore il peschereccio si è fermato per un guasto, imbarcando acqua, gli scafisti hanno costretto i migranti a buttare fuori l’acqua con alcuni secchi. Questi, non riuscendo nell’operazione, hanno disperatamente tentato di raggiungere la coperta dell’imbarcazione ma sono stati ricacciati dentro dagli scafisti che li colpivano con coltelli e bastoni. Teste marchiate con i coltelli per gli africani che non obbedivano agli ordini, cinghiate per gli arabi, calci e pugni per gli uomini sposati, picchiati davanti alle mogli. Poi hanno sigillato la botola e costretto altri migranti a sedervisi sopra per impedire l’uscita degli africani.

All’arrivo dei soccorsi della nave irlandese, i migranti si sono spostati tutti per lasciare l’imbarcazione provocandone il capovolgimento e poi l’affondamento. Chi era sul ponte si è buttato in mare, mentre i circa duecento rinchiusi nella stiva sono affondati con il peschereccio. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, gli scafisti arrestati avrebbero causato la morte di 26 migranti e quella presunta di circa 200 che sarebbero rimasti rinchiusi all’interno dell’imbarcazione capovoltasi e affondata due giorni fa a quindici miglia a nord di Al Zwara.

I cinque presunti scafisti arrestati sono due algerini di 25 e 26 anni, tre libici di 21, 26 e un tunisino di 21 anni, tutti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio plurimo aggravato. Ciascuno di loro avrebbe avuto un ruolo ben preciso: uno comandava il motopesca con l’aiuto di altri due, gli altri impedivano ai migranti di muoversi, utilizzando per questo anche forme di violenza. I viaggi sarebbero costati ai migranti da un minimo di 1200,00 dollari a un massimo di 1800,00 dollari a persona. Il prezzo del viaggio sarebbe poi aumentato in base alle condizioni di sicurezza: quelle più vicine alla postazione di comando avrebbero avuto un costo superiore, la disponibilità di un giubbotto di salvataggio sarebbe stata pagata a parte (dai 35 ai 70 dinari libici).

fonte Ministero degli Interni

Roma, sassi contro la polizia al campo nomadi: rissa tra 50 persone con pistole e coltelli

Sassaiola e guerriglia a ridosso dell’ingresso del campo nomadi in via Candoni. È avvenuto ieri sera intorno alle 21.30 quando agenti della polizia di Stato erano intervenuti per una segnalazione che riferiva di una rissa all’interno della struttura che avrebbe visto coinvolte 50 persone armate di pistole e coltelli.

Giunti sul posto, a ridosso del campo nella parte occupata da persone di origine bosniaca, alcuni nomadi si sarebbero avvicinati agli agenti riferendo della presenza di persone ferite nel campo. Nel frattempo venivano avvistate due persone scappare armate di bastone e mazze di ferro.

Gli agenti hanno quindi provato ad entrare nella struttura ricevendo per tutta risposta un lancio di sassi e bottiglie. Completamente distrutte due volanti. Sul posto è intervenuto a supporto anche il reparto mobile che è poi riuscito ad entrare nel campo quando ormai la situazione si era sostanzialmente calmata. Quindi anche la scientifica e la squadra Mobile sono giunti a svolgere verifiche.

A quanto si è appreso, da una prima ricostruzione sembra che una lite tra due nuclei familiari sia poi degenerata in violenza e in rissa. Controlli quindi a tappeto nel campo si sono conclusi con diversi denunciati, il sequestro di un fucile e di munizioni varie.

Tre persone sono state sottoposte a cure mediche, in codice o giallo o verde per le ferite riportate. Sabato sera nello stesso campo c’era stata un’altra lite che si è conclusa con il fermo di un 42enne: una rissa che ha ridotto in fin di vita un 57enne.

fonte Il Messaggero

Tor Bella Monaca, in 50 assaltano la polizia per far fuggire due pusher

Via dell’Archeologia, gli agenti sono stati circondati e bersagliati di oggetti lanciati dalle finestre: quattro feriti

Roma. Residenti contro poliziotti per difendere i pusher appena arrestati. Dopo il caso del Pigneto, quartiere della movida romana dove mercoledì sera tre carabinieri sono stati accerchiati da almeno 50 africani immigrati inferociti per il fermo di alcuni connazionali sorpresi a spacciare, i disordini in strada continuano a Tor Bella Monaca, periferia est della Capitale: in seguito al fermo di due pusher, i residenti sono scesi in strada, affrontando i poliziotti impegnati nell’operazione. Sputi, insulti, si è arrivati alle mani e alla fine, nel caos generale, gli spacciatori – protetti dal quartiere – sono riusciti a fuggire mentre quattro agenti aggrediti hanno riportato lesioni e contusioni.

È successo intorno alle 17.45 in via dell’Archeologia, strada piagata da occupazioni selvagge e microcriminalità in un quartiere – quello Tor Bella Monaca – già al limite per la sicurezza. Spaccio, sassi lanciati per noia contro gli autobus in corsa: non è la prima volta che questa strada finisce sulle pagine di cronaca nera. L’episodio di ieri è comunque un brutto salto di qualità. Gli agenti delle volanti e del commissariato Casilino erano impegnati in un controllo di routine quando hanno avvistato i due pusher, poi fermati, mentre vendevano delle dosi. Tutto è precipitato nel giro di pochi minuti, mentre si stava procedendo all’identificazione dei due – personaggi molto conosciuti in zona – stando alle prime informazioni. Agli insulti dai palazzoni bianchi che si affacciano sulla strada è seguito il lancio di oggetti, bottiglie e suppellettili. Poi i residenti – almeno una cinquantina, tutti del posto – sono scesi in strada accerchiando gli agenti, che nel frattempo chiamavano i rinforzi. «Liberateli, lasciateli andare via», urlavano mentre inveivano contro le forze dell’ordine. Si è arrivati allo scontro fisico: quattro agenti sono finiti in ospedale per contusioni e lesioni in varie parti del corpo, mentre il quartiere ha centrato il suo (peggiore) obiettivo: proteggere i pusher che, approfittando della confusione, si sono dileguati facendo perdere le tracce.

La reazione della polizia è stata immediata. Sono partiti i controlli a tappeto – volanti, Falchi della Mobile e commissariato di zona – per individuare i due fuggitivi e i loro sostenitori: in serata due pluripregiudicati, italiani, ritenuti responsabili di aver favorito la fuga dei pusher, sono stati arrestati. E la caccia ai fuggitivi è andata avanti tutta la notte.

Intanto dal Pigneto, dove ormai lo spaccio è diventata un’emergenza che si palesa anche con le siringhe abbandonate ovunque, per strada o nei giardini pubblici, i residenti chiedono interventi urgenti: «Avete letto sui giornali – ha scritto il comitato «abitanti del Pigneto» in una lettera indirizzata a prefetto e alle istituzioni – che cittadini e commercianti hanno difeso i carabinieri coi loro corpi, rischiando la loro incolumità. Tutto questo – è l’accusa – perché voi non avete fatto abbastanza: questo è un pezzo di città sottratto alla legalità, i cittadini non hanno più pazienza».

fonte Il Corriere della Sera

Pesaro, ragazzo di 17 anni trovato in un dirupo con la gola tagliata

Lo studente era scomparso ieri e i genitori avevano avvertito i carabinieri. Voci incontrollate nel paese parlano di “esecuzione”. L’allarme del sindaco

PESARO – Il corpo di un ragazzo di 17 anni è stato trovato in un dirupo nel comune di Sant’Angelo in Vado – in provincia di Pesaro-Urbino – con un taglio alla gola. Gli investigatori non escludono che sia stato ferito a morte in un altro posto e trasportato nel boschetto. Lo studente era scomparso ieri e i genitori avevano allertato gli uomini dell’Arma. Questa mattina, una persona si è accorta del cadavere, scivolato nel dirupo vicino a una chiesetta ed ha dato l’allarme. La vittima si chiama Ismaele Lulli e abita in paese con la madre. I militari non parlano ancora ufficialmente di omicidio e, al momento, dichiarano aperte tutte le ipotesi. Per domani è previsto l’arrivo del Ris di Roma.

L’allarme era scattato ieri pomeriggio. Secondo quanto è trapelato, il ragazzo avrebbe mandato un sms a un parente; la mamma ha aspettato, inutilmente, che rientrasse in casa, poi ha chiamato i carabinieri, che da subito hanno iniziato le ricerche. Contemporaneamente gli amici hanno lanciato una serie di appelli su Facebook con la sua foto.

Nella tarda mattinata, poi, una persona ha notato qualcosa nel boschetto e si è calato lungo un tratto scosceso. A poche decine di metri da una piccola chiesa, ha individuato il cadavere: era a pancia sotto e intorno al corpo c’erano tracce di sangue. I carabinieri, che conducono le indagini, non escludono la pista dell’omicidio. Ma in paese qualcuno si lascia sfuggire a mezza bocca che “è stata un’esecuzione”.

Non è chiaro a cosa queste voci si riferiscano, come fa pensare la prima dichiarazione a caldo del sindaco di Sant’Angelo in Vado, Giannalberto Luzi: “Mi sento colpito come sindaco, ma anche come genitore. E’ una morte diversa da quella di quel ragazzo che ha preso l’ecstasy a Riccione, ma forse è anche simile. Credo che spesso siamo chiusi a quello che ci succede intorno e le vittime spesso sono i nostri ragazzi”.

fonte La Repubblica

Caserta: lite per il posto auto, agente polizia penitenziaria fa strage: quattro morti. Sterminata un’intera famiglia

Dietro la mattanza l’ennesima discussione per un furgoncino parcheggiato davanti casa. Nella sparatoria avvenuta a Trentola Ducenta uccisi Michele, Enza e Pietro Verde di 61, 58 e 31 anni. L’altra vittima è Francesco Pinestra, dipendente dell’azienda ortofrutticola della famiglia. Salva la fidanzata del ragazzo. Luciano Pezzella si è poi costituito ai carabinieri: “Ho fatto un macello”

Una lite tra vicini. L’ennesima per il posto auto. Un agente della Polizia penitenziaria nel carcere napoletano di Secondigliano, Luciano Pezzella, 50 anni, che apre il fuoco e fa strage: quattro morti. “Ho fatto un macello”, dice ai carabinieri.

E’ successo questa mattina (domenica 12 luglio) a Trentola Ducenta, nel Casertano. Dove in un’abitazione di via Carducci un’intera famiglia è stata sterminata: padre, madre e figlio ammazzati a colpi di pistola. Si chiamavano Michele, Enza e Pietro Verde di 61, 58 e 31 anni. L’altra vittima, il 37enne Francesco Pinestra, è un dipendente della ditta di prodotti ortofrutticoli di proprietà della famiglia.

A innescare la mattanza, la discussione per il furgoncino dell’azienda con le casse di frutta caricate sopra che sostava davanti casa. L’agente Pezzella è sceso in strada e ha iniziato ad alzare la voce. Poi è risalito, ha preso la pistola d’ordinanza e si è diretto dai vicini. E’ iniziato il tiro al bersaglio, dal quale si è salvata la fidanzata di Pietro Verde che non si trovava nell’appartamento ma al piano di sopra del palazzo. Non è scampato, invece, il conducente del furgone. L’agente è sceso nuovamente in strada, Francesco Pinestra allora ha tentato la fuga ma è stato colpito. E’ morto all’arrivo all’ospedale di Aversa. Mentre Pezzella si è presentato poco dopo alla caserma dei carabinieri di Aversa per costituirsi. “Ho fatto un macello, ho ucciso i miei vicini”, ha detto durante l’interrogatorio.

Questo il piano sequenza dell’orrore ricostruito dai militari del comando provinciale di Caserta, coordinati dal procuratore di turno di Napoli Nord. I vicini raccontano che le liti tra Pezzella e i Verde erano frequenti, anche se non sono mai sfociate in denunce.

“Oggi c’è stata una esplosione di follia, perché altro non può essere. Ma credo che l’azione omicida prescinda dalla professione. Come è già successo, chiunque potrebbe provocare una strage”, commenta Eugenio Sarno, segretario del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa.

fonte Il Fatto Quotidiano

Fallisce il gay pride a Mosca: scontri e arresti

 La dimostrazione per diritti omosessuali non era stata autorizzata. In Russia è vietato “fare propaganda” dell’omosessualità

MOSCA – Mosca nemmeno quest’anno ha avuto il suo gay pride: niente da fare per gli omosessuali russi che hanno tentato una manifestazione a sostegno dei diritti dei gay, ma il loro coraggioso tentativo si è concluso con scontri e una quindicina di arresti.

Una settimana fa il sindaco della capitale aveva negato agli attivisti il permesso di manifestare e il suo portavoce aveva avvertito che chi avesse ignorato il divieto avrebbe corso dei rischi. La magistratura aveva successivamente confermato il drastico ‘niet’.

Oggi però un gruppetto di attivisti ha comunque cercato di dar vita a una manifestazione davanti all’ufficio del sindaco. Contro di loro si sono scatenati alcune decine di militanti anti-gay, in particolare ultraortodossi con il nastro arancio-nero di San Giorgio (simbolo del patriottismo russo) che hanno lanciato uova contro il mini Gay Pride, aggredendo alcuni partecipanti. A questo punto è intervenuta la polizia.

“Siamo stati arrestati e picchiati al 10° Gay Pride di Mosca”, ha denunciato su Twitter Nikolai Alexeiev, noto attivista per i diritti gay. Non si sa dove i 15 arrestati, riferisce l’agenzia di stampa Interfax, siano stati portati e dove siano ora detenuti. Dal 2006 gli omosessuali non hanno mai ottenuto il diritto di manifestare a Mosca e tutte le loro iniziative sono state disperse con la forza dalla polizia.

A metà del 2013 poi la Russia ha adottato una controversa legge federale che vieta la “propaganda” dell’omosessualità fra i minori, inpedendo così di fatto qualunque manifestazione in difesa dei diritti delle minoranze sessuali. L’anno scorso gli attivisti ci avevano provato comunque, sempre davanti al comune di Mosca. Erano meno di quest’anno e in carcere erano finite due donne, bloccate dalla polizia e caricate su un cellulare dopo aver srotolato uno striscione con i colori dell’arcobaleno, simbolo internazionale della comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).

fonte La Repubblica

Lecce: arrestati sei giovani per furti e rapine

fonte Polizia di Stato

Avevano messo a segno diversi furti e rapine e per questa ragione sono finiti in manette. Questa mattina gli agenti della Squadra mobile di Lecce hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei giovani responsabili di sanguinose rapine.

L’indagine prende spunto dalla denuncia di un ragazzo che lo scorso aprile aveva subito un violento pestaggio da parte di un gruppo di giovani, che infine gli aveva sottratto l’auto sulla quale viaggiava insieme ad un amico.

La vittima aveva denunciato immediatamente l’aggressione, fornendo agli investigatori dettagli fondamentali per le indagini.

Con l’aiuto, anche, delle riprese delle telecamere di sorveglianza, gli agenti sono risaliti alla banda di balordi, arrestandoli.