Percosse e maltrattamenti ad anziani, 3 arresti a Parma

Gli anziani subivano percosse, ingiurie e maltrattamenti di ogni genere, ma la denuncia di una signora uscita da quell’incubo ha permesso di smascherare la violenta gestione della casa di accoglienza per anziani Villa Alba, di Parma.

Questa mattina gli uomini della Squadra mobile della città hanno dato esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare nei confronti della titolare della struttura e di due sue collaboratrici, madre e sorella della stessa.

Le indagate sono accusate di maltrattamenti aggravati nei confronti degli anziani alloggiati presso la struttura, mentre le due collaboratrici devono rispondere anche del reato di furto aggravato di materiale sanitario.

Nella denuncia della donna tutto il drammatico racconto, dal quale è emersa la violenza subita da lei stessa e, in particolar modo, dalla sua compagna di stanza; insomma una quotidianità fatta di rimproveri, umiliazioni e frequente ricorso a percosse e minacce, in un clima di terrore, in cui agli anziani degenti erano costretti per gran parte della giornata.

Il racconto della signora che ha denunciato i fatti ha trovato pieno riscontro nell’indagine iniziata nell’aprile scorso e documentata con numerose intercettazioni ambientali, dalle quali emerge tutta la drammatica realtà di quello che era in realtà un vero e proprio lager.

La crudeltà della titolare della struttura era tale da portarla addirittura a ritardare l’intervento del 118 per soccorrere un’anziana degente bisognosa di cure, temendo che a causa del suo precario stato di salute, non fosse più consentito il suo ritorno nell’istituto determinando, così, un “mancato guadagno”.

fonte Polizia di Stato

Rapine con auto truccate e fucili, 7 arresti in Puglia

Avevano pensato proprio a tutto. Anche difendersi durante un eventuale conflitto a fuoco: infatti la banda di rapinatori arrestati, questa mattina, dagli agenti del Commissariato di Andria (Bari) usava delle auto modificate nel cui bagagliaio aveva fatto montare una lamiera di ferro per proteggersi dai proiettili.

Il gruppo criminale composto da 7 persone, tutte di Andria con un’età compresa tra i 30 ed i 50 anni e con numerosi precedenti di polizia, è ritenuto responsabile dei reati di rapina a mano armata, riciclaggio, ricettazione, detenzione e porto di arma clandestina.

Le indagini hanno permesso di ricostruire almeno una recente rapina, fatta ai danni di un autotrasportatore di olio, per un valore di 200 mila euro.

E, inoltre, durante le perquisizioni gli agenti, all’interno delle auto modificate hanno trovato anche un fucile a canne mozze calibro 12 con matricola abrasa, con 3 cartucce calibro 12 a palla singola, una pistola semiautomatica calibro 40 con marca e matricola abrasa, completa di caricatore rifornito di 5 cartucce calibro 40 marca Winchester, un lampeggiante magnetico di colore blu completo di cavo per alimentazione, simile a quelli usati dalle Forze di polizia.

fonte Polizia di Stato

Foggia: guerra di clan per il controllo del territorio, 7 fermi

È di nuovo guerra di mafia a Foggia dove la Polizia di Stato ha eseguito stamattina sette fermi di esponenti del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. Una persona è tutt’ora ricercata.

I fermi nascono infatti dalle indagini svolte su cinque episodi di tentato omicidio nella lotta che contrappone due opposte famiglie per il controllo delle attività illecite. Da una parte il gruppo facente capo alle famiglie Moretti-Pellegrino-Lanza e dall’altra il clan Sinesi-Francavilla. Queste due bande da diversi mesi si contendono il territorio dell’intera provincia di Foggia.

I sette fermati sono accusati di detenzione e porto di armi da guerra e armi comuni da sparo, rapine, furto di autovetture; tutti questi reati sono aggravati dal metodo mafioso utilizzato.

Nel corso dell’Operazione è stato sequestrato anche un fucile d’assalto russo kalashnikov.

La stretta degli investigatori sul gruppo è stata accelerata anche da dichiarazioni emerse durante le intercettazioni telefoniche: nel mirino del clan era infatti finito un ispettore della Squadra mobile foggiana che nelle intenzioni di uno dei fermati doveva essere ucciso.

Le indagini sono state dirette dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Bari con il coordinamento del Servizio centrale operativo.

fonte Polizia di Stato

Torino: presa la banda della Ritmo viola

Agivano pistola alla mano e con il volto coperto, e, almeno in 4 episodi, hanno rapinato le aree di servizio sulla tangenziale di Torino. Due di loro erano stati già arrestati nel settembre scorso dopo aver tentato di rapinare una banca sempre nel capoluogo piemontese, e questa mattina, al termine dell’indagine svolta dalla Polizia stradale torinese e denominata “Ritmo“, gli è stata notificata anche l’ordinanza che li accusa delle rapine commesse l’estate scorsa.

Una terza persona era già stata fermata per ricettazione per essere stata trovata in possesso di un telefono cellulare sottratto durante una delle rapine. La banda agiva a bordo di una vecchia Fiat Ritmo, e proprio questo particolare ha dato il nome all’operazione. L’attività investigativa della Squadra di polizia giudiziaria del Compartimento polizia stradalePiemonte e Valle d’Aosta“, che ha sede a Torino, è iniziata subito dopo la prima rapina, messa a segno nel luglio scorso, e durante la quale fu rubato anche un cellulare.

Proprio seguendo le tracce di quel telefono gli investigatori hanno isolato alcuni numeri che sono stati messi sotto controllo. Grazie alle successive intercettazioni telefoniche e all’analisi dei tabulati, i poliziotti sono riusciti a concentrare l’attenzione su alcune persone, indiziate di essere i possibili autori dei colpi. Molto importanti, ai fini delle indagini, sono stati i filmati delle telecamere di sorveglianza degli esercizi commerciali rapinati, dai quali si è potuto accertare l’utilizzo da parte dei criminali di una Fiat Ritmo di colore viola.

Proprio a bordo di quella macchina le Volanti di Torino bloccarono, nel mese di settembre, due degli indagati subito dopo il loro tentativo di rapinare una banca. Si sta ancora indagando per capire se l’uomo accusato di ricettazione possa essere in realtà uno dei rapinatori.

fonte Polizia di Stato

‘Ndrangheta: operazione “Antibes”, 16 in manette

 Tra i reati contestati alle 16 persone arrestate, questa mattina, dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, l’associazione mafiosa, l’estorsione e l’aver favorito la latitanza di Giovanni Franco personaggio di spicco della ‘Ndrangheta reggina, arrestato nel 2013.

Tutti gli arrestati sono legati alla famigliaFranco” della frazione dei Pellaro di Reggio Calabria.

Tra l’altro gli investigatori sono riusciti a riscostruire l’escamotage che i fiancheggiatori del ricercato erano riusciti a trovare: spedivano i loro telefoni cellulari accesi, e quindi rintracciabili, con un corriere in un luogo qualsiasi di villeggiatura del Nord Italia, mentre loro raggiungevano il latitante ad Antibes, nota località francese, dove si nascondeva e da cui dirigeva ancora la “famiglia“.

Successivamente, con un’auto presa a noleggio raggiungevano il posto dove spedivano i cellulari, e li recuperavano.

Gli investigatori hanno ricostruito nei dettagli tutti gli spostamenti effettuati dai fiancheggiatori e le intercettazioni hanno svelato anche i tentativi di reclutamento di nuove leve all’interno della famiglia.

fonte Polizia di Stato

‘Ndrangheta: 14 arresti per traffico internazionale di droga

Traffico internazionale di stupefacenti: è questa l’accusa con cui 14 persone, ritenute legate a cosche della ‘Ndrangheta, sono finite in manette nell’operazioneApegreen Drug“.

L’operazione del Servizio centrale Operativo (Sco) e della Squadra mobile di Reggio Calabria è il risultato di una precedente indagine che già nel 2010 portò all’arresto di oltre 300 persone. Nell’operazione di allora, chiamata “Crimine“, venne smembrata una rete ben articolata del narco-traffico tra l’Italia e l’estero (Austria e Canada).

Le attuali indagini hanno permesso di ricostruire il ruolo della cosca Commisso di Siderno nel settore degli stupefacenti, grazie anche all’analisi e alla ricostruzione delle conversazioni ambientali intercettate all’interno della lavanderia Apegreendi Siderno(RC), ritenuta la base operativa del sodalizio.

Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano, oltre al boss detenuto Giuseppe Commisso, i suoi attuali broker di riferimento ed altri personaggi legati alla potente cosca Pesce di Rosarno (RC) e a quella di Ursino di Gioiosa Ionica (RC).

fonte Polizia di Stato

Catania: colpita la cosca Santapaola-Ercolano

 Chiuse le indagini su Cosa Nostra a Catania con l’Operazione Bulldog della Squadra mobile siciliana. Sono 5 le persone finite in carcere, 3 quelle per le quali sono stati disposti gli arresti domiciliari e 8 gli indagati per i quali la magistratura ha disposto l’obbligo di dimora e di firma presso la polizia.

Ancora una volta al centro delle indagini degli investigatori le attività della cosca Santapaola-Ercolano, i cui membri hanno cercato di diversificare il più possibile le loro attività.

Tra le pagine delle informative si legge che i membri della cosca si stavano indirizzando verso il recupero crediti; invece di ricorrere alle vie legali le persone che vantavano un credito presso altri si rivolgevano alla Cosca che, in virtù del proprio peso criminale, agevolava e “facilitava” la risoluzione del debito.

Ai criminali è stata anche contestata l’intestazione fittizia di beni che ha prodotto un sequestro di un numero impressionate di attività commerciali: campi di calcio, centri estetici, autolavaggi, parcheggi, ristoranti, lidi marini. Per queste attività ci sono già altri 9 indagati che hanno favorito tali intestazioni dei beni in realtà gestiti dai membri del Clan.

fonte Polizia di Stato

Verona: spacciatori in manette con l’operazione “Malok”

Con l’operazioneMalok” la Squadra mobile di Verona ha interrotto l’attività di un’organizzazione criminale, composta da cittadini italiani e stranieri, che gestiva lo spaccio in diversi quartieri della città.

Sono quattro le persone arrestate questa mattina, tre delle quali, sono finite in carcere e una ai domiciliari.

Il gruppo era specializzato nell’importare cocaina, eroina ed hashish da Albania e Marocco, per distribuirle ad altri gruppi che si occupavano di vendere la droga al dettaglio.

L’indagine, iniziata a fine 2013, ha accertato che la droga arrivava in Italia anche per mezzo di corrieri detti “ingoiatori“, che evitavano i controlli ingoiando ovuli ripieni di droga.

Nel corso dell’attività investigativa i poliziotti della Mobile avevano già arrestato sei persone in flagranza di reato: alcune di queste erano corrieri appena sbarcati dall’aereo, e altre “semplici” spacciatori; durante tali attività sono stati sequestrati oltre 2 chili di droga.

Durante l’indagine gli investigatori hanno inoltre documentato molte consegne di sostanze proibite, che spesso avvenivano in aperta campagna (da qui il nome dell’operazioneMalok” che in albanese significa contadino) dove gli spacciatori arrivavano in bicicletta.

Gli arresti sono stati eseguiti con la collaborazione delle Squadre mobili di Bologna e Rovigo, del Reparto prevenzione crimine Veneto e di alcune unità cinofile.

fonte Polizia di Stato

Traffico di rame a Catania, guadagni illegali per migliaia di euro

In un solo anno riuscivano a riciclare tonnellate di rame e materiale ferroso di ogni genere guadagnando fino a 250 mila euro.

È quanto avevano organizzato alcune ditte di lavorazione e trasporto di materiale ferroso di Catania. Questa mattina, però, 4 persone titolari delle ditte sono finite ai domiciliari ed ad una quinta è stato imposto l’obbligo di dimora.

La Squadra mobile della città etnea ha documentato, nell’OperazioneCopper“, rame appunto, tra il dicembre 2012 e il maggio 2013 tutto il sistema di utilizzo del rame rubato.

Un sistema che permetteva, in modo apparentemente legale, di spostare migliaia di chili di materiale ferroso lungo tutto lo Stivale.

I ladri sottraevano alla Telecom o ad aziende di trasporti che utilizzano il rame per la propria attività, il metallo; questo veniva poi trasportato con fatture finte e bolle di trasporto da un’azienda all’altra.

Questo movimento consentiva ai criminali di nascondere la movimentazione del rame rubato tra quello acquistato lecitamente.

Una volta creato in modo documentale il rame e avendolo quindi reso legale, il metallo veniva rivenduto ad aziende del nord Italia.

Il rame non era l’unico metallo ricettato, la Polizia di Stato di Catania, che si è avvalsa dell’aiuto della Polizia provinciale, ha anche scoperto che venivano ricettati tombini di ghisa.

Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno sequestrato 6 mila chili di rame e materiale ferroso, rubato.

fonte Polizia di Stato

Spacciavano per i Santapaola-Ercolano, 6 arresti a Catania

Associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, reati in materia di armi, con l’aggravante di avere agito al fine di favorire l’organizzazione mafiosa Santapaola-Ercolano, sono le accuse che hanno portato all’arresto di sei persone nell’ambito dell’operazioneKiss“, conclusa questa mattina a Catania, dagli uomini della Squadra mobile.

L’attività investigativa della Mobile catanese ha preso il via nel maggio 2014, in seguito al sequestro di 260 chili di marijuana trovati in possesso di quello che fu il primo dei sei arrestati. Insieme alla droga l’uomo aveva anche un bilancino di precisione e attrezzatura per il confezionamento delle dosi.

Dopo quell’episodio iniziarono subito le intercettazioni telefoniche e ambientali, grazie alle quali emerse che l’uomo era il custode del gruppo e che la marijuana era destinata al quartiere catanese San Giorgio, gestito da un altro appartenente al gruppo che al momento della notifica del provvedimento si trovava già agli arresti domiciliari per altri reati.

Durante l’indagine è inoltre emerso che la piazza di spaccio era sotto l’egida della famiglia Nizza, appartenente alla cosca mafiosa dei SantapaolaErcolano.

L’attività dell’organizzazione era strutturata in base al classico modelloNapoletano” che prevede l’attività di spaccio dal pomeriggio fino a notte inoltrata, con turni ben precisi di pusher e vedette.

Il gruppo aveva un rilevante giro d’affari, tanto che ogni 10 giorni riusciva a smerciare 20-30 chili di marijuana proveniente dall’Albania, e 200-500 grammi di cocaina.

Dai video registrati durante l’indagine è emersa anche la disponibilità, da parte degli indagati, di pistole e fucili, necessari a mantenere il controllo del territorio.

Nell’agosto 2014, in piena attività investigativa, gli agenti della Squadra mobile arrestarono il leader del gruppo, già destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare del 2013 emessa dal Tribunale di Catania.

L’uomo teneva personalmente i rapporti con i Nizza, partecipando agli incontri con i vertici del gruppo e ricevendo da loro la droga da smerciare nel quartiere San Giorgio.

L’operazione è stata denominata “Kiss” (in inglese “Bacio”) perché gli appartenenti all’organizzazione criminale si salutavano sempre con un bacio sulla bocca.

fonte Polizia di Stato