Mafia: estorsioni e usura anche per produrre film, 6 arresti

OperazioneNero infinito“: così è stata denominata l’operazione della Squadra mobile di Catania che ha portato, stamattina, all’arresto di sei persone con l’accusa di estorsione e usura aggravata dalla modalità mafiosa. Il nome dell’operazione deriva da un film horror prodotto con i soldi prestati “a strozzo” dalla mafia a un produttore.

L’indagine parte dalle dichiarazioni di un imprenditore del settore della ristorazione, nonché gestore di una sala da ballo e, in seguito, produttore di pellicole, tra cui “Nero infinito“, il quale aveva denunciato alla Polizia vari episodi di usura ed estorsioni.

L’uomo era finito nel mirino della potente cosca dei Piacenti per via di un prestito usurario che era arrivato, a seguito di interessi oscillanti tra il 5 per cento ed il 10 per cento mensili, a circa 600 mila euro.

Strozzato dai debiti il produttore cinematografico, nel 2007, si era rivolto ad un uomo del clan Mazzei con lo scopo di mediare la sua situazione debitoria nei confronti della famiglia Piacenti. Ma, contrariamente a quanto sperato, da quel momento la condizione dell’imprenditore era peggiorata: “sistemata” la questione con i Piacenti, l’uomo ha cominciato a versare il “pizzo” al clan Mazzei su tutte le sue attività.

L’imprenditore doveva versare, a titolo di protezione, diverse centinaia di euro sulle sue attività e 5 mila euro al momento dell’uscita dell’ultimo film prodotto dalla sua casa cinematografica.

fonte Polizia di Stato

Bari, Alfano sull’emergenza criminalità: “Rafforzeremo le pattuglie di polizia e carabinieri”

Rinforzare i reparti operativi di carabinieri e polizia, ma anche l’invio a Bari di militari dell’Esercito per le strade. E puntare, per i cosiddetti reati predatori, sull’utilizzo di avanzati sistemi di videosorveglianza. Questa la ricetta contro la criminalità elaborata dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che lunedì mattina presiederà la conferenza regionale dei prefetti della Puglia. «Faremo un’analisi approfondita del livello di contrasto alla criminalità organizzata e dei sistemi di prevenzione in questo territorio – premette Alfano – Voglio rimarcare che il livello di cooperazione della squadra Stato è già elevato, come dimostrano le attività quotidiane di sinergia fra forze dell’ordine e istituzioni».

I numeri relativi ai reati commessi nell’ultimo anno sono confortanti: «Il trend della delittuosità nel corso del 2015, rispetto all’anno precedente, è decrescente sia nella città di Bari che nella provincia – riassume – In particolare, sono diminuiti gli omicidi volontari, le rapine e i furti». Nell’ultimo mese, però, Bari ha tremato sotto i colpi di pistola, con due omicidi e altri tre ferimenti (in due agguati), mentre sabato mattina a Taranto si è sparato fra la gente. Segnali di allarme, che preoccupano investigatori e istituzioni. «Sul piano operativo, stiamo pensando a un dispositivo di rinforzo dei reparti Prevenzione della polizia di Stato e dei carabinieri da impiegare nel controllo del territorio. Se necessario, siamo pronti all’assegnazione di ulteriori militari in aggiunta alle unità già impiegate nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”».

Il piano di intervento riguarda anche il fenomeno di furti e rapine negli esercizi commerciali: «Stiamo lavorando a diversi progetti di sistemi più evoluti di videosorveglianza», annuncia il ministro. Sulla questione immigrazione e sulla nuova emergenza sbarchi che si profila in Salento, Alfano rifiuta l’idea di “muri” per bloccarli: «Come Unione europea dobbiamo realizzare quello che abbiamo già deciso – dice – E cioé costruire i centri di smistamento dove separare i profughi dagli irregolari, ricollocare equamente i richiedenti asilo tra i 28 Paesi, espellere gli irregolari: è un meccanismo che deve attuare l’Europa per salvare se stessa e per salvare l’idea di Europa che altrimenti rischierebbe di tramontare. È una pura illusione pensare di chiudere le frontiere con i muri».

Bisogna evitare che il sistema di accoglienza collassi: «Se un pezzo d’Europa ritiene che tutti quelli che arrivano in Italia o in Grecia possano essere assorbiti dall’Italia o dalla Grecia, si illude, perché il sistema collasserà. Spero che non si arrivi alla chiusura e che si superi il meccanismo del tetto che va contro i principi dell’accoglienza, anche perché parliamo di richiedenti asilo. L’Italia sta facendo la sua parte e ci aspettiamo che gli altri facciano lo stesso. Le dichiarazioni del presidente Juncker ne sono la testimonianza».

fonte La Repubblica

Ancona: venerdì di rapine per 4 pregiudicati

Sembravano dei normali week end di relax quelli che tre catanesi avevano trascorso nel 2014 a Jesi, vicino ad Ancona, ospitati da dei conterranei.

In realtà i tre, con l’appoggio di un quarto pregiudicato residente nella provincia, in almeno due occasioni, sfruttavano il viaggio del venerdì per arrivare nelle Marche e mettere a segno rapine ad istituti di credito della provincia di Ancona.

Il venerdì era il giorno prescelto perché le banche ricevevano un maggior quantitativo di denaro per rifornire il bancomat per il fine settimana.

Nel febbraio e nel maggio 2014 i rapinatori, armi in pugno, avevano rapinato due banche a Marina di Montemarciano a 25 chilometri dalla base logistica, portando a casa un bottino di 280 mila euro.

Questa mattina, nell’operazioneOn Fridays” la Mobile di Ancona li ha arrestati tutti e quattro, perquisendo le abitazioni dei loro complici a Jesi. Altre tre persone sono state denunciate e piede libero.

Le indagini hanno evidenziato che gli arrestati erano stati già coinvolti in altre rapine commesse lontano dalla propria residenza insieme ad altri pregiudicati; il sospetto degli inquirenti è che esista un gruppo criminale molto ampio che pianifica, con ruoli di volta in volta interscambiabili, rapine in tutto il centronord Italia.

fonte Polizia di Stato

Varese: vendita di auto con chilometraggi alterati, 4 arresti

Sono quattro gli arrestati e 12 i denunciati nell’operazioneElisir” della Polizia stradale di Varese.

Gli arrestati, due esperti in riparazioni di apparati elettronici ed informatici di Como e due rivenditori di auto, si erano organizzati per truffare gli acquirenti di auto usate.

Il sistema era semplice: i due commercianti varesini ritiravano da un autonoleggio di Bolzano auto non più utilizzabili per quel servizio; subito dopo entravano in campo i due esperti che, intervenendo sui congegni elettronici di bordo delle auto, riducevano sensibilmente il chilometraggio effettivo rendendo di fatto “più giovani”, da qui il nome “Elisir” dell’operazione, le auto in vendita.

In alcuni casi il ricavato è stato stimato come superiore del 60% rispetto al reale valore di mercato dei mezzi.

Oltre al guadagno illecito, stimato in circa 3 milioni all’anno, il danno era anche legato alla sicurezza dei veicoli che, segnalando meno chilometri, venivano sottoposti ai controlli periodici con meno assiduità di quella necessaria.

fonte Polizia di Stato

Furti e rapine a Bari, banda incastrata dalle telecamere

Si davano appuntamento nei giardini di piazza Cesare Battisti, davanti all’università di Bari; da lì partivano per le loro scorribande notturne durante le quali depredavano attività commerciali e uffici.

Gli otto malviventi appartenenti al gruppo criminale sono stati fermati questa mattina, al termine dell’operazioneNight crime” (in italiano “Crimini notturni”), dagli agenti della Squadra mobile barese; sei di loro sono finiti in carcere e due, ancora minorenni, sono stati affidati a una comunità.

Tutti gli indagati, pregiudicati di nazionalità italiana, romena e senegalese, devono rispondere, a vario titolo, dei reati di furto, ricettazione, riciclaggio e rapina aggravata.

L’attività investigativa della Mobile è iniziata nel gennaio 2015, subito dopo un furto commesso nel dipartimento di Scienze della formazione dell’Università degli studi di BariAldo Moro“.

Nello stesso periodo era in atto un’altra indagine relativa allo spaccio di droga proprio nella piazza davanti all’Ateneo.

Analizzando le immagini riprese dalle telecamere del sistema di videosorveglianza presente nei giardini, gli investigatori hanno scoperto che durante la notte quello era diventato il punto di ritrovo dei rapinatori, una sorta di base operativa all’aperto dove i malviventi, quasi sempre di notte (da qui il nome dell’operazione) si incontravano per dividersi il bottino dei colpi o per pianificarne altri.

Sono almeno dieci i raid messi a segno dal gruppo criminale, anche se si sta ancora indagando su altri reati analoghi.

Molto rilevanti ai fini delle indagini sono stati i filmati registrati dalle telecamere di sicurezza degli esercizi commerciali depredati nonché l’analisi dei tabulati delle celle telefoniche delle zone dove i banditi hanno agito e le testimonianze di alcune persone informate sui fatti.

fonte Polizia di Stato

Brindisi: ricompare la Sacra Corona Unita

Sembrava sparita e invece La Sacra Corona Unita, a Brindisi, stava riorganizzando le proprie fila arruolando giovanissimi e mettendo, a capo della struttura, le proprie donne.

Questo è quanto ha scoperto la Squadra mobile brindisina che, dopo tre anni di attività, ha chiuso il cerchio sul clan Pasimeni – Vicentino, arrestando 27 persone e denunciando a piede libero altri sette affiliati.

Per molti dei giovani arrestati è la prima accusa di crimini commessi con l’aggravante delle modalità mafiose, segno che la struttura era ancora in fase di sviluppo.

I reati attribuiti agli arrestati sono quelli tipici delle organizzazioni mafiose: estorsioni, danneggiamenti ed incendi in danno di attività commerciali. Ma l’attività più redditizia e strategica per il clan era il controllo della droga nel quartiere S. Elia.

Gli investigatori hanno anche delineato il ruolo di vertice delle mogli dei boss reclusi; questi ultimi impartivano ordini diretti alle loro compagne che poi si occupavano della gestione degli affari e della trasmissione delle direttive ai componenti del clan.

Attraverso le indagini la Polizia è riuscita anche ad identificare beni del valore di centinaia di migliaia di euro: almeno una concessionaria di auto ed una villa, sottoposte a sequestro, sono riconducibili in modo diretto all’attività del clan.

fonte Polizia di Stato

Catania: rapina in strada in pieno centro, tre arresti

Avevano rapinato, in strada, il direttore di un negozio di elettrodomestici che stava portando l’incasso in banca ma, grazie alle telecamere di sorveglianza, sono stati individuati ed arrestati dalla Squadra mobile. È successo a Catania, nella centrale piazza Grenoble l’8 febbraio scorso.

La vittima intorno, alle 10,30, si stava recando in banca a versare l’incasso dell’esercizio commerciale. L’uomo veniva avvicinato, alle spalle, da un motorino con a bordo due individui che tentavano di strappargli la busta contenente il denaro.

Il direttore dell’esercizio commerciale, però, schivava lo scippo e, di corsa, si rifugiava dentro una panetteria; l’uomo veniva inseguito da uno dei due a piedi, con la pistola in pugno e dell’altro, alla guida del ciclomotore. Nell’entrare nel negozio, la vittima, perdeva del denaro, circa 7 mila euro, che venivano raccolti dal rapinatore. Ritenutosi soddisfatto, il criminale usciva dalla panetteria e si dava alla fuga con il complice.

Oltre ai due esecutori materiale del fatto, gli investigatori della Mobile, nei giorni seguenti, individuavano anche un terzo complice che aveva fornito il motorino. Oggi, il cerchio si è chiuso intorno ai criminali che sono stati sopposti a fermo e portati in carcere.

fonte Polizia di Stato

Trento: operazione antidroga “Mandinka”, 11 arresti

Dopo la morte di un tossicodipendente e diversi casi di overdose a Trento, la Squadra mobile ha aperto un’indagine individuando la banda di spacciatori e trafficanti. Questa mattina gli agenti della Questura hanno dato esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 cittadini del Gandia, in Italia perché richiedenti asilo per motivi politici/umanitari.

Dei 17 dell’ordinanza 11 sono state arrestati, 2 persone hanno l’obbligo di firma e 4 sono state denunciate a piede libero; tra queste anche un minore che contestualmente è stato segnalato alla Procura della repubblica per i minori di Trento.

L’operazioneMandinka” ha portato alla luce un intenso traffico di droga e riciclaggio di denaro tra Rovereto e Trento gestito dall’organizzazione criminale, e inoltre, gli investigatori sono riusciti a ricostruire anche la provenienza e la distribuzione della droga killer.

Lo stupefacente partiva da Napoli, passava da Roma e poi raggiungeva la Provincia autonoma di Trento per essere smistata tra i vari componenti della banda e poi spacciata tra i giovani.

Durante le indagini sono state sequestrate notevoli quantità di stupefacente e diverse migliaia di euro, è stato contestato, inoltre, il reato di riciclaggio nei confronti di uno dei componenti dell’organizzazione; infatti è emerso che il denaro, ricavo dello spaccio, veniva settimanalmente inviato in Gambia attraverso dei connazionali, residenti a Milano, che fungevano da corrieri. Il giro d’affari è risultato essere di alcuni decine di migliaia di euro.

fonte Polizia di Stato

Ancora una storia di “ordinaria corruzione” in Lombardia: 21 arresti per appalti truccati

Tutto cominciò in un freddo mattino del 17 febbraio 1992, quando un giovane sostituto della Procura di Milano, Antonio Di Pietro, fece “scattare” le manette ai polsi dell’ingegnere Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, nonché esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, con l’ambizione di diventare sindaco di Milano. Lo arrestarono dopo che aveva appena intascato una “bustarella” di sette milioni di lire (la metà del pattuito) dal proprietario di una piccola azienda di pulizie che, come altri fornitori, era costretto a versare il suo obolo per aggiudicarsi un appalto. Dopo un’iniziale reticenza, l’accusato, sotto interrogatorio, rivelò la diffusione capillare del sistema delle tangenti, a beneficiare del quale erano politici e partiti di ogni colore, specialmente quelli al governo. E’ così che nasce ufficialmente “mani pulite” o “tangentopoli” che dir si voglia.

Dopo la vicenda di Mario Chiesa, un fiume in piena inondò tutta la penisola: un insieme di inchieste che portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito dei partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. Centinaia furono gli arresti tra i personaggi più in vista del mondo economico e politico, e tutto ciò portò alla crisi, e addirittura alla scomparsa, di alcuni tra i maggiori partiti politici dell’epoca, tanto da far parlare del passaggio ad una “Seconda Repubblica”. La società civile, quella “buona”, quella che gronda sudore per portare a fine giornata il pane a casa, all’inizio smarrita e scioccata, cominciò a parteggiare in modo sempre più appariscente per i magistrati che conducevano le inchieste, osannandoli come eroi, manifestando, nel contempo, disgusto e indignazione verso quella classe dirigente corrotta. Con “mani pulite” tutti ci sentimmo sollevati e gratificati: pensavamo di esserci finalmente liberati da quel cancro del malaffare, le cui metastasi si erano estese alla maggior parte delle istituzioni pubbliche.

Nulla di più sbagliato ed illusorio! Numerose altre inchieste poi succedutesi nel tempo hanno drammaticamente dimostrato che quel cancro non è stato mai estirpato, anzi, con molta probabilità, è diventato ancor più vorace. Solo a titolo di esempio, tra le ultime vicende in ordine di tempo ricordiamo le tangenti per il Mose (il sistema di dighe veneziano), le tangenti Expo (che hanno riguardato le gare di appalto per la realizzazione degli spazi nell’esposizione universale di Milano), quelle alla marina militare di Taranto, quelle relative alla manutenzione stradale dell’Anas e l’inchiesta nota come “Mafia Capitale”, nome con cui viene indicata una presunta associazione per delinquere di tipo mafioso-politico-imprenditoriale, che operava a Roma a partire dal 2000 circa.

Non a caso, in fatto di corruzione, occupiamo il 61° posto su 168 Paesi nel mondo, con un voto di 44 su 100. E’ questo il dato che emerge dal nuovo Indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International, appena presentato a Roma presso la sede di Unioncamere. A livello europeo, inoltre, ci troviamo in fondo alla classifica, seguiti solamente dalla Bulgaria e dietro ad altri Paesi generalmente considerati molto corrotti, come Romania e Grecia, entrambi in 58° posizione (nel mondo) con un punteggio di 46. In verità qualcosa di positivo comincia ad intravedersi: rispetto all’anno scorso, quando eravamo al 69° posto nella classifica mondiale ed addirittura il Paese europeo più corrotto, qualche posizione l’abbiamo recuperata!

Ma eccoci alla cronaca di oggi: ancora arresti nella Sanità lombarda. Di nuovo imprenditori e politici accusati di corruzione, dopo gli scandali San Raffaele e Maugeri, ai tempi dell’allora giunta guidata da Roberto Formigoni. Questa volta, un’inchiesta denominata “Smile”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, ha consentito di ricostruire come un gruppo imprenditoriale avrebbe turbato in proprio favore l’aggiudicazione di una serie di appalti pubblici banditi da diverse aziende ospedaliere, per la gestione, in outsourcing, di servizi odontoiatrici, corrompendo i funzionari preposti alla gestione delle gare. Le indagini, avviate nel 2013, parlano di un giro di affari di oltre 400 milioni di euro.

Sono 21 le ordinanze di custodia cautelare (9 in carcere, 7 ai domiciliari e 5 con obbligo di firma) emesse dal gip presso il tribunale di Monza, che i carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno cominciato ad eseguire dalla mattinata di martedì 16. Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio. Molti i nomi eccellenti tra gli indagati, tra i quali spicca quello di Fabio Rizzi, ex senatore della Lega Nord, presidente della Commissione Regionale Sanità, “padre” della riforma della sanità lombarda approvata lo scorso agosto, nonché vero e proprio braccio destro del governatore Roberto Maroni. A quanto si è appreso, Rizzi sarebbe stato arrestato e condotto in carcere, mentre sua moglie, pure coinvolta nell’inchiesta, pare sia stata posta ai domiciliari.

Tra gli arrestati anche Valentino Longo, imprenditore vicino allo stesso Rizzi, e sua moglie, posta ai domiciliari. Alle mogli di Rizzi e Longo era intestato il 50% delle quote di società odontoiatriche aperte insieme all’imprenditrice 55enne Maria Paola Canegrati, anche lei arrestata, definita dalla Procura di Monza la “principale indagata nell’inchiesta”. Vedremo quali saranno gli sviluppi dell’inchiesta, in attesa del prossimo “scandalo” che di certo non tarderà a balzare agli onori della cronaca, in quest’Italia martoriata dalla corruzione, i cui effetti sono devastanti per l’economia, ed in cui il pericolo più serio per la collettività è una rassegnata assuefazione al malaffare, visto come male senza rimedi.

di Umberto Buzzoni

Catania: indagati 62 “furbetti del cartellino”

Avevano messo in piedi una truffa ai danni dell’ente pubblico a cui appartenevano: 62 dipendenti comunali di Acireale (Catania) sono stati denunciati per falsa attestazione di presenza in servizio sul luogo di lavoro.

Le indagini della questura di Catania, coordinate dalla Procura distrettuale, supportate anche da riprese video, testimoniano il lavoro “straordinario” di alcuni impiegati a benificio degli assenteisti.

È stata accertata, infatti, una consolidata prassi da parte di numerosi dipendenti del Comune, consistente nella “strisciatura plurima” dei badge personali presso i rilevatori di presenza; risultava così l’ingresso e la presenza all’interno dell’ufficio di appartenenza, di colleghi che, in quel momento, non erano presenti e che non sarebbero mai andati a lavorare.

L’incrocio dei dati di riscontro, unito a un’individuazione fotografica degli stessi dipendenti, ha permesso di identificare e di denunciare, 62 dipendenti comunali; tra loro, alcuni sono gli esecutori materiali delle strisciate plurime, altri sono i beneficiari delle condotte illecite.

fonte Polizia di Stato