Il boss Sebastiano Brunno estradato in Italia

Ad oltre un anno dall’arresto, avvenuto a Malta, il 57enne Sebastiano Brunno è stato estradato in Italia ed è arrivato all’aeroporto di Fiumicino.

Il boss mafioso, che era ricercato dal 2009, deve scontare l’ergastolo per alcuni fatti di sangue legati a regolamenti di conti tra clan mafiosi rivali.

Brunno, grazie alle indagini delle squadre mobili di Catania e Siracusa, era stato individuato, nell’ottobre del 2014, in una località poco distante dalla capitale maltese, La Valletta.

L’uomo, detto “Neddu a crapa“, era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi e ritenuto reggente della cosca Nardo.

Oggi l’arrestato è stato preso in consegna dagli agenti del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e portato in Italia.

fonte Polizia di Stato

Reggio Calabria: 5 arresti nella cosca De Stefano

Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose i 5 appartenenti alla cosca De Stefano arrestati, questa mattina, dalla Squadra mobile e dai Carabinieri di Reggio Calabria.

L’operazione è il frutto di due distinte attività investigative condotte dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri di Reggio Calabria che hanno consentito di delineare con chiarezza i contorni della struttura dirigenziale e territoriale della cosca De Stefano, da anni egemone nel territorio.

Le indagini hanno evidenziato le modalità criminali dell’organizzazione rese tali dalle intimidazioni esercitate nel tempo ai danni dei rappresentanti della società CO.BAR. ditta esecutrice dei lavori di ristrutturazione del museo archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria.

Secondo quanto accertato dagli investigatori la ditta avrebbe versato i soldi in più rate: la prima da 15-20 mila euro, la seconda 45 – 50 mila, la terza 50 mila e l’ultima tra le 50 e le 60 mila per un totale circa di 180mila euro.

L’operazione denominata “Il Principe” prende il nome dall’appellativo con cui gli affiliati erano soliti chiamare il capo cosca.

fonte Polizia di Stato

Torino: svolta nell’omicidio del procuratore Bruno Caccia

È stato arrestato dalla Squadra mobile di Torino uno dei presunti assassini del procuratore Bruno Caccia, ucciso nel giugno del 1983 a Torino. Per lo stesso omicidio era stato condannato all’ergastolo il mandante dell’omicidio, Domenico Belfiore che di recente è uscito di prigione per motivi di salute. Con uno stratagemma e durante un’intercettazione ambientale, gli investigatori sono riusciti a far “parlare” le persone coinvolte; così, dopo 32 anni, sono riusciti ad individuare l’esecutore materiale dell’omicidio Caccia.

Le prove e i riscontri hanno poi confermato ciò che emerso dalle indagini, permettendo l’arresto avvenuto questa mattina di un panettiere di 62 anni di origini calabresi.

La storia e le indagini

Il procuratore Bruno Caccia, guidava la procura torinese con grande rigore e fu assassinato una sera di giugno, mentre portava a passeggio il suo cane, da almeno due sicari che gli spararono sul marciapiede di casa.

Il Procuratore si era occupato di importanti indagini sul terrorismo e sulla criminalità organizzata e quindi gli investigatori orientarono le indagini su queste due piste.

Inizialmente fu seguita la pista terroristica e, poi, anche grazie alle inchieste sul clan dei Cursoti, emerse la verità: Caccia era stato eliminato su ordine dei boss della ‘Ndrangheta trapiantata in Piemonte per le sue indagini sul riciclaggio del denaro delle organizzazioni criminali.

fonte Polizia di Stato

Mercanti di esseri umani: tre arrestati a Palermo

Sono una decina i viaggi della vergogna organizzati dei tre scafisti arrestati questa mattina dalle Squadre mobile di Palermo ed Agrigento, in collaborazione con la Capitaneria di porto. Un quarto componente della banda è ancora latitante e alcuni fiancheggiatori in Libia sono stati identificati e denunciati.

L’organizzazione si era specializzata nel trasporto via mare di migranti dalla Libia alle coste siciliane e chiedeva una somma di circa 2.400 euro a persona. I disperati venivano caricati su dei gommoni a bordo dei quali raggiungevano le acque internazionali dove venivano recuperati dalle navi in transito, dopo l’allarme dato con i telefoni satellitari.

Il traffico è stato documentato dagli investigatori per tutto il 2015 ed è stato accertato che oltre al “passaggio” marittimo, gli arrestati garantivano agli immigrati, in alcuni casi la fuga dai centri di accoglienza ed un rifugio dove nascondersi durante gli spostamenti, in attesa di raggiungere il Nord Europa meta finale per molti immigrati.

Uno degli arrestati è coinvolto nella tragedia del febbraio scorso in cui si stima abbiano perso la vita oltre 300 migranti. Furono recuperate le salme di solo 29 persone morte assiderate dentro uno dei gommoni partiti dalle coste tripoline.

Con spietata violenza, all’epoca, circa 460 migranti furono imbarcati a forza sotto la minaccia delle armi nonostante le condizioni del mare fossero proibitive.

Durante la traversata, in attesa dei soccorsi, uno dei gommoni affondò ed uno si sgonfiò facendo morire tra i flutti gli occupanti uno dopo l’altro.

fonte Polizia di Stato

Droga, estorsioni e truffe; tutti gli affari dei clan di Bari

Sono 21 le persone arrestate dalla questura di Bari al termine di un’indagine durata 3 anni.

Per altre 10 persone sono stati disposti gli arresti domiciliari ed infine per 5 il solo obbligo di presentazione alla polizia.

Gli investigatori della Squadra mobile hanno ricostruito una rete di spaccio di diversi gruppi criminali che commettevano ogni sorta di reato, per mantenere in piedi le bande criminali tra loro collegate.

L’indagine è cominciata dopo un incendio ad un ristorante, chiaro segno di un tentativo di estorsione.

Le indagini successive hanno accertato che la banda di estorsori spacciava droga in affari con un’altra banda, specializzata nel traffico di ogni tipo di stupefacente.

La seconda organizzazione aveva legami con un altro clan, radicato nel quartiere Japigia, che faceva arrivare grossi quantitativi dall’Albania.

La droga, oltre ad essere destinata allo smercio nel capoluogo, veniva anche rivenduta ad altre organizzazioni di Basilicata e Calabria.

Per dare un’idea del giro d’affari delle bande criminali, basta dare un’occhiata alla droga sequestrata: oltre 52 chili di hashish, 10 chili di marijuana, oltre 4 chili di cocaina e 1 chilo e mezzo di eroina.

L’indagine ha permesso di accertare anche una serie sistematica di truffe all’Inps da parte di alcuni indagati, che riuscivano a farsi certificare false patologie invalidanti.

fonte Polizia di Stato

Roma, Tangenti sugli appalti per le strade: 18 funzionari pubblici indagati di cui 7 agli arresti

L’inchiesta della procura di Roma, condotta dai carabinieri del Noe, è incentrata su 33 gare per un totale di 16 milioni di euro per la manutenzione di strade e infrastrutture nella capitale, per le quali nell’arco di due anni sarebbero stati versati 650 mila euro di tangenti con diciotto indagati, quasi tutti dipendenti del Comune e dei Municipi, di cui sette sono agli arresti. I funzionari pubblici arrestati sono: Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis del dipartimento Simu (Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana) di Roma Capitale, Franco Ridenti tecnico della Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, impiegati presso i Municipi V, IX, X e XII di Roma. Il gip non ha accolto la richiesta di arresto dei funzionari Fabio Stefano Pellegrini del dipartimento Simu, Luca Gaveglia del Municipio IV e Giampietro Cirilli funzionario del Municipio VIII in pensione.

Secondo gli investigatori venivano richieste tangenti per “chiudere un occhio” sulla regolare esecuzione dei lavori, per esempio sul rifacimento del manto stradale con “risparmi” sullo spessore dell’asfalto, con importi che variavano da poche migliaia di euro fino a superare i 100mila euro. I sette funzionari pubblici di Roma accusati di corruzione sono stati arrestati per il pericolo di recidiva come ha dichiarato il gip di Roma, Massimo Di Lauro, “prevedibile che se lasciati in libertà possano trovare altri imprenditori compiacenti, anche in considerazione dell’appetibilità degli onerosi lavori straordinari per il Giubileo appena iniziato” e prosegue spiegando “Individui che non hanno esitato a barattare la loro funzione pubblica con alcune migliaia di euro, incuranti delle difficoltà della Capitale che hanno contribuito ad aggravare omettendo per la vil moneta il monitoraggio di appalti essenziali per il decoro di una città che fa purtroppo fatica ad assicurare ai suoi abitanti una qualità di vita consona al suo rango di metropoli europea”.

Nella richiesta di arresto, la procura di Roma ha evidenziato che le indagini dei carabinieri del Noe, non ancora concluse, hanno portato alla luce “un quadro di estrema gravità: nella materia della manutenzione urbana – in primis riferibile alla viabilità e alla manutenzione stradale – una estesa e quasi endemica attività corruttiva ha finito per distogliere ingenti risorse pubbliche dalle finalità cui erano destinate (assicurare sicurezza e qualità alla agibilità urbana) dirottandole ad impieghi di profitto privato di imprenditori e funzionari”.

Redazione Mensile Polizia di Stato

Matera: scoperta la truffa degli “atleti fantasma”

Una vera e propria truffa alla regione Basilicata è quella scoperta dalla Squadra mobile di Matera che ha denunciato 23 persone ed ha effettuato altrettante perquisizioni: l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di un ente pubblico.

Tutto nasce tra gli anni 2008 e 2010 quando la regione Basilicata istituì un fondo che promuoveva le attività sportive, fu così che, in particolare a Matera, cominciarono a nascere molte società sportive.

Nel tempo, i promotori delle società, approfittando della loro posizione ed essendo in possesso delle password necessarie, hanno cominciato a creare società fittizie iscrivendo e compilando documenti falsi anche di atleti inesistenti allo scopo di moltiplicare le somme dei contributi erogati dalla Regione.

Insomma dal 2010, era stata messa in piedi una vera e propria associazione per delinquere, con compiti ben distribuiti: i promotori organizzavano le trasferte, il tesseramento e la creazione di società false; i presidenti provvedevano alla compilazione delle istanze di richiesta contributi; alcuni atleti venivano tesserati con false generalità e gareggiavano a nome di altri.

Anche i familiari dei responsabili facevano la loro parte: amici e parenti partecipavano alle trasferte come atleti contribuendo così alla truffa.

Nell’operazioneGhost runner” gli indagati devono rispondere di una serie di reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla sostituzione di persona, falso ideologico, falso materiale, truffa e frode sportiva.

fonte Polizia di Stato

Bologna: il traffico di cocaina nelle mani della ‘Ndrangheta

Sono sei le persone arrestate pochi giorni fa dalla Squadra mobile di Bologna nel corso di un’operazione contro trafficanti internazionali di cocaina. I sei, tutti legati alla criminalità calabrese, spacciavano grossi quantitativi di cocaina nella città felsinea. Non solo, la droga veniva anche smistata in Puglia, Calabria, Sicilia e in alcune città del Nord Italia.

In Belgio, dove l’organizzazione si riforniva delle partite all’ingrosso dello stupefacente, aveva base logistica un “brokercalabrese che curava l’acquisto della droga proveniente dal Sud America. Lo stesso “broker”, vicino Bruxelles, dava appoggio ad un suo corregionale, inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi e arrestato anch’esso, il 23 novembre, dalla polizia belga.

Nel corso delle investigazioni, iniziate nel 2013, sono state arrestate altre 10 persone in flagranza di reato e sequestrati oltre 16 chili di cocaina.

Le indagini sono state coordinate dalla Direzione centrale per i servizi antidroga e dal Servizio centrale operativo.

fonte Polizia di Stato

Attenzione ai falsi addetti Enel: 4 arresti a Genova

Riuscivano a farsi consegnare anche assegni in bianco dagli anziani che truffavano spacciandosi per dipendenti dell’Enel ma grazie alle indagini la Squadra mobile di Genova li ha individuati e arrestati.

Quattro italiani, un uomo e tre donne, sono ritenuti responsabili oltre che di truffa anche di furto in abitazione.

Infatti i quattro criminali, di età compresa tra i 24 e i 39 anni, si presentavano a casa degli anziani, alcuni dei quali malati, e carpendo la loro fiducia li derubavano di denaro, assegni e bancomat con i quali svuotavano i loro conto correnti.

fonte Polizia di Stato

Traffico di droga e rapine a pensionati e trasportatori, 26 arresti a Catania

Al termine dell’operazioneAdernò” i poliziotti della Squadra mobile di Catania e del commissariato di Adrano questa mattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale etneo nei confronti di 26 delle 28 persone destinatarie del provvedimento.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, rapine, sequestro di persona e furti, nonché reati in materia di armi. Cinque provvedimenti sono stati notificati a persone già detenute e altri quattro a soggetti già agli arresti domiciliari.

Tra gli indagati anche due elementi appartenenti a Cosa Nostra: uno dell’organizzazione mafiosa Toscano-Mazzaglia-Tomasello, di Biancavilla (Catania), alleata ai catanesi Santapaola-Ercolano; l’altro della famiglia Rosano, affiliata alla cosca SantangeloTaccuni“, attiva nella zona di Adrano (Catania) e anch’essa alleata ai Santapaola-Ercolano.

L’attività investigativa nasce in seguito a una rapina con sequestro di persona commessa ai danni di un autotrasportatore. Le indagini successive hanno fatto emergere l’esistenza di tre distinte organizzazioni criminali che agivano nei due comuni e nelle zone limitrofe.

In particolare una di queste era specializzata in reati contro il patrimonio, come rapine ai danni di autotrasportatori; queste erano effettuate a mano armata e con il sequestro dei conducenti al fine di impedire loro di dare l’immediato allarme. Altre rapine erano commesse ai danni di donne anziane alle quali venivano sottratte borse e collane. Almeno sei le rapine messe a segno dai criminali, tre ad autotrasportatori e altrettanti ad anziani.

Gli altri due gruppi criminali si dedicavano al traffico di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina, marijuana e metadone. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 6 chili e 300 grammi di marijuana e circa 30 grammi di cocaina.

L’operazione è stata denominata “Adernò” perché questo era il nome del comune che fino al 1929 comprendeva gli attuali comuni di Adrano e Biancavilla.

fonte Polizia di Stato