Camorra, il boss Antonio Iovine collabora con i magistrati

iovineda TGCOM24

Il boss del clan di camorra dei Casalesi, Antonio Iovine, ha deciso di collaborare con la Procura della Repubblica di Napoli.

Iovine, 50 anni, conosciuto come ‘o ninno, da qualche giorno ha cominciato a ricostruire ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli le attività e i rapporti di uno dei più potenti clan di camorra, dalla gestione delle attività criminali, alle guerre fra clan ai rapporti con esponenti politici.

Iovine è considerato uno dei quattro capi del clan dei Casalesi, insieme a Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone (conosciuto come Sandokan) e Michele Zagaria. Condannato all’ergastolo in via definitiva al termine del processo “Spartacus”, il più importante contro i Casalesi,Iovine è stato arrestato dalla Polizia, dopo 15 anni di latitanza, nell’autunno del 2010 in un covo in una casa di Casal di Principe e per quattro anni è stato detenuto in regime di carcere duro.

Lunedì scorso, nel processo per le intimidazioni (nel marzo 2008) nei riguardi dello scrittore Roberto Saviano e della giornalista Rosaria Capacchione, ora deputata del Pd, il pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro ha chiesto la condanna di Francesco Bidognetti e degli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D’Aniello (un anno e sei mesi di reclusione ciascuno) e l’assoluzione di Antonio Iovine, “non perche’ non sia certo della sua colpevolezza – ha spiegato il pm – ma perché non c’è la possibilità di dimostrarlo”.

Camorra: figlio boss Casalesi guida ubriaco e drogato

polizia-stradale-300x224da AGI.IT

La polizia stradale di Napoli alle 6.20 sulla strada statale 7 bis, all’altezza del chilometro 44, nel comune di Nola, ha trovato alla guida di un auto, ubriaco e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, Oreste Diana, 23 anni, figlio del boss dei Casalesi Giuseppe, ‘fedelissimo’ di Francesco Schiavone, il capoclan noto come Sandokan. Il ragazzo era a bordo di una Nissan Micra e guidava con un tasso alcolemico di quasi 3 volte superiore al limite consentito. E’ stato denunciato. (AGI) .

Camorra: nel 2013 confische per 146 milioni di euro

camorrada Agi.it

Ammonta a oltre 146 milioni di euro il valore complessivo dei beni confiscati ai clan di camorra dalla direzione investigativa antimafia di Napoli, guidata da Giuseppe Linares, insieme alla sezione operativa di Salerno. I beni sequestrati raggiungono un valore superiore a 53 milioni di euro. I risultati sono frutto di un’intensificazione delle indagini sul fronte economico-finanziario sulla criminalita’ organizzata campana che hanno portato all’applicazione di misure di prevenzione personale patrimoniale da parte delle sezioni dedicate dei tribunali. Nel corso dell’anno, arrestate 19 persone con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Arresto eccellente, quello di Danilo Restivo per l’omicidio Elisa Claps. Sul fronte delle attivita’ di controllo sugli appalti il centro operativo di Napoli, sempre insieme alla sezione di Salerno, ha sottoposto a monitoraggio 1046 societa’ tra Campania, Abruzzo e Molise. Tra gli accessi ai cantieri, ci sono anche quelli nell’area archeologica di Pompei per controlli legati ai restauri di alcune domus avviati nell’ambito del grande progetto Pompei, finanziato con 105 milioni di euro dall’Unione Europea.

DIA SEQUESTRA BENI A CLAN CASALESI PER 3 MILIONI

La Direzione investigativa antimafia di Napoli, in esecuzione di diversi decreti emessi dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha sequestrato beni a tre esponenti di spicco del clan dei Casalesi, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. Un primo provvedimento di sequestro riguarda Vincenzo Abbate, 60 anni, legato al gruppo del boss Michele Zagaria, imprenditore nel settore calcestruzzo, destinatario di una misura cautelare nel 2006; a lui sono state sequestrate tre societa’ nel Casertano, tra cui una immobiliare e una di autotrasporti. A Giuseppe Granata, 50 anni, anch’egli nel gruppo di Zagaria, sequestrato un immobile a Teverola. Sigilli ad un immobile anche per Pasquale Fontana, 52 anni, cugino di primo grado del boss Zagaria, che si e’ sempre occupato di investire il denaro delle attivita’ illecite al nord Italia per acquistare immobili anche attraverso imprenditori che facessero da prestanome. (AGI) .

Camorra: confiscati beni per oltre 90 milioni di euro

da Latinoday

È arrivata fino nel sud pontino, in particolare a Gaeta, l’operazione della Dia di Napoli – Direzione Investigativa Antimafia – che su disposizione del tribunale di Frosinone ha confiscato beni per oltre 90 milioni di euro ad aziende e personaggi contigui al clan dei Casalesi.

La confisca è considerata una delle più grosse ai danni delle organizzazioni camorristiche che operano nel Lazio e segue il sequestro beni ottenuto dai magistrati un anno fa; i personaggi colpiti dal decreto erano attivi nel Lazio per conto dei Casalesi, poi quando il clan ha cominciato a indebolirsi si sarebbero “messi in proprio”.

Fra i beni confiscati vi sono venti società, beni strumentali, immobili, mobili registrati, due ditte individuali, 26 fabbricati, 28 terreni, 19 veicoli tra cui tre Ferrari e 114 conti correnti, depositi e rapporti finanziari.

Camorra, confisca beni a Gaeta
„I beni si trovano oltre che a Gaeta anche a Castrocielo (Frosinone), Cassino (Frosinone), Campoli Appennino (Frosinone), Sora (Frosinone), Arce (Frosinone), Rocca di Mezzo (L’Aquila), Arpino (Frosinone) e a Roma.“

Camorra: arrestato il fratello di “o ninno”

da Polizia di Stato

Giuseppe Iovine, 50 anni,  fratello del boss dei Casalesi Antonio, detto ‘o ninno’, e un altro affiliato al clan, Nicola Fedele, 31 anni, sono stati arrestati, questa  mattina, dalla Squadra mobile di Caserta con l’accusa di estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso.

Iovine stava tentando di ricompattare le fila del clan del fratello ma è stato individuato e bloccato proprio nell’abitazione di San  Cipriano d’Aversa dove viveva il fratello Antonio arrestato nel novembre del 2010.

Le indagini hanno accertato le pressanti e continue richieste di denaro che Giuseppe Iovine rivolgeva nei confronti di alcuni imprenditori e  commercianti della zona che, portati al suo cospetto da Nicola Fedele, venivano “convinti” a pagare.

Gli agenti hanno confermato anche lo stato di soggezione delle vittime nei confronti dell’esponente della potente ala Iovine del clan di Casal di  Principe: nessuna ha ammesso le estorsioni.

Davanti agli investigatori, le richieste venivano minimizzate e definite solo piccoli prestiti che variavano tra i 200 e i 1000 euro.