Mafia, un confidente svela il volto del boss Matteo Messina Denaro

messina denaroda TGCOM24

L’ultimo padrino latitante di Cosa Nostra, il boss trapanese Matteo Messina Denaro, ha un “nuovo” volto. Il Gico della guardia di finanza, grazie all’aiuto di un confidente, ha elaborato al computer un identikit del capomafia ricercato dal 1993. Il boss di Castelvetrano appare con capelli ancora scuri, una stempiatura più ampia del passato e leggermente appesantito.

L’immagine sarebbe stata diffusa alle forze dell’ordine impegnate da 21 anni nella ricerca del padrino. Unica vera novità rispetto alle ricostruzioni del passato – l’ultima venne elaborata dalla polizia grazie all’aiuto di collaboratori di giustizia e testimoni – sarebbe il fatto che Messina Denaro non porta occhiali.

Le vecchie foto del boss lo immortalavano con grosse lenti: il capomafia è affetto da una patologia alla retina che lo ha costretto a recarsi da uno specialista spagnolo. Il medico, che ha una clinica a Barcellona, interrogato dagli inquirenti, confermò la serietà della patologia e ipotizzò che nel frattempo il capomafia fosse diventato cieco da un occhio.

Il boss avrebbe fornito alla reception del centro oftalmico la sua vera data di nascita e rivelato la città di origine: Castelevetrano. Ma avrebbe detto di chiamarsi Matteo Messina, omettendo, dunque, il secondo cognome, Denaro. Fu il pentito, Vincenzo Sinacori, a dire per primo agli inquirenti che il capomafia soffriva della malattia. Il boss gli aveva rivelato che aveva intenzione di andare in Spagna per farsi visitare.

Ultimo capo di Cosa nostra ricercato, Messina Denaro, figlio dello storico padrino di Castelvetrano Ciccio, è un “enfant prodige” del crimine: a 14 anni inizia ad usare le armi da fuoco e a diciotto fa il suo primo omicidio. Ad un amico avrebbe confidato: “Con le persone che ho ammazzato, io potrei fare un cimitero”.

Da sempre nel cuore del boss Totò Riina e strenuo sostenitore della strategia stragista dei corleonesi, è stato condannato, tra l’altro, per gli attentati mafiosi a Roma, Firenze e Milano del ’93. Nonostante la vicinanza ai “viddani” di Corleone la sua immagine è ben diversa da quella dei vecchi boss di paese. Amante delle auto sportive e delle belle donne, soprannominato Diabolik per la passione per il famoso personaggio dei fumetti, fa affari con le estorsioni e con gli appalti, ma anche col traffico di droga e le operazioni imprenditoriali e finanziarie.

Secondo gli inquirenti dietro il business dell’eolico in provincia di Trapani ci sarebbero i suoi capitali. Come suoi sarebbero i soldi investiti da prestanomi nella grande distribuzione alimentare: uno per tutti Giuseppe Grigoli, re dei supermercati Despar di mezza Sicilia a cui sono stati sequestrati beni per 700 milioni di euro. Un tesoro che, secondo gli inquirenti, sarebbe della primula rossa di Castelvetrano.

Mafia, duro colpo ai Messina Denaro In manette sorella e nipote del boss

diada TGCOM24

Imponente operazione antimafia in provincia di Trapani. I provvedimenti di arresto, emessi dal gip di Palermo, riguardano esponenti di spicco del clan di Matteo Messina Denaro, considerato numero uno di Cosa nostra. Tra gli arresti, trenta in tutto, anche alcuni familiari del boss trapanese, tra cui la sorella e il nipote. Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione.

Trenta le persone arrestate – In manette 30 persone: le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, riguardano in particolare le famiglie mafiose di Castelvetrano e Campobello di Mazara.

La sorella e il nipote di Messina Denaro a capo degli affari – Erano in particolare Francesco Guttadauro, nipote del boss, e la sorella Anna Patrizia Messina Denaro, a controllare “un articolato circuito imprenditoriale, che assicurava di fatto il controllo quasi monopolistico nel settore dell’edilizia e relativo indotto”, oltre a un vasto giro di estorsioni, come ha precisato la polizia. Tra i familiari arrestati, anche i cugini del boss Giovanni Filardo, Cimarosa Lorenzo e Mario Messina Denaro.

“Le indagini – precisa la nota diffusa – hanno confermato il ruolo dirigenziale tuttora rivestito dal latitante Matteo Messina Denaro all’interno del mandamento e nella provincia mafiosa, accertandone la funzione di direzione tra le varie articolazioni dell’organizzazione e di collegamento con le altre strutture provinciali di Cosa Nostra”.

Gli affari, però, venivano gestiti in gran parte direttamente dai parenti e, in particolare, “con riferimento all’attività di sostegno economico al circuito familiare del latitante, sono emersi la contiguità e il ruolo di responsabilità decisionale raggiunto in seno al sodalizio mafioso da Patrizia Messina Denaro e da Francesco Guttadauro”.

“Mi chiamo Messina Denato, portatemi i soldi” – Proprio riguardo alla sorella, dalle indagini emerge un’intercettazione della donna alle prese con un’estorsione da 70mila euro. “Io qua sono, mi chiamo Messina Denaro e non mi rompe niente e nessuno”, avrebbe detto Anna Patrizia al telefono.

Il gran business del clan – Gli affari dell’edilizia, si legge nella nota della polizia, venivano gestiti “mediante la realizzazione di importanti commesse, tra cui opere di completamento di aree industriali, parchi eolici, strade pubbliche e ristoranti. L’organizzazione era, infatti, in grado di monitorare costantemente le opere di maggiore rilevanza del territorio, intervenendo nella loro esecuzione con una fitta rete di società controllate in modo diretto o indiretto da imprenditori mafiosi ed elementi di spicco del sodalizio”. A fianco di queste attività “è stata inoltre accertata la diffusa pressione estorsiva esercitata sul territorio anche ai danni di imprese concorrenti e perfino di privati cittadini che avevano ereditato una rilevante somma di denaro”.

Scattano le manette anche per il figlio di un giudice – Tra le persone arrestate anche alcuni “insospettabili”: a Palermio sono finiti in manette infatti anche due ingegneri del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, uno dei quali è figlio di un giudice. Secondo le indagini, avrebbero intascato mazzette per favorire una ditta legata alle cosche.

Nei guai una vigilessa di Paderno Dugnano – Temendo di essere pedinato, un mafioso di Campobello di Mazara ogni tanto chiedeva aiuto ad una vigilessa di Paderno Dugnano, nel Milanese. L’agente della polizia locale controllava le targhe che le venivano segnalate come “sospette”.

Sequestrati beni per cinque milioni – La Guardia di finanza sta procedendo, insieme con carabinieri e polizia, al sequestro preventivo di complessi aziendali riconducibili al latitante intestati a prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell’edilizia, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.

Palermo,maxi sequestro di beni a imprenditore vicino a Messina Denaro

da TGCOM24messina

Beni per un valore complessivo di circa 51 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Ros e dallo Scico della Guardia di Finanza di Palermo a un noto imprenditore palermitano. Secondo la Procura distrettuale antimafia l’indagato sarebbe un prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro. Nel sequestro diverse società attive nel settore immobiliare, nel commercio dell’abbigliamento e di preziosi, nonchè in quello della nautica.

Il sequestro è scattato nei confronti di Mario Niceta e dei figli Massimo, Pietro e Olimpia. Vale 50 milioni di euro e comprende le società che gestiscono una serie di negozi a Palermo (in via Roma, Corso Camillo Finocchiaro Aprile, viale Strasburgo e via Ruggero Settimo con il marchio Olimpia) e a Trapani (Blue Spirit e Niceta Oggi all’interno del centro commerciale Belicittà di Castelvetrano). Il lavoro prosegue regolarmente, ma in amministrazione giudiziaria.

Sequestro beni all’uomo di Messina Denaro

da Polizia di Stato

Ottantadue beni immobili tra ville e appartamenti; 33 auto tra quelle di lusso, furgoni, mezzi meccanici;18 quote  societarie; 2 società; 37 conti correnti e rapporti bancari per un valore totale di 25 milioni di euro.

A tanto ammonta il patrimonio di un imprenditore di Trapani, indicato come vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro, sottoposto, questa  mattina, al sequestro preventivo dei beni.

Il provvedimento è stato eseguito dagli agenti della divisione anticrimine della Questura e dai militari del Nucleo di polizia tributaria  della Guardia di finanza di Trapani.

Le indagini condotte dalla questura di Trapani avvenute attraverso le intercettazioni e in particolare il ritrovamento di “pizzini” scritti da  Matteo Messina Denaro, hanno condotto gli investigatori ad individuare l’enorme massa di beni appartenenti all’imprenditore e a rafforzare il  sospetto dei collegamenti che quest’ultimo aveva intrattenuto con Cosa nostra

Mafia: sequestro di 25 milioni al fedele di Messina Denaro

(da Polizia di Stato)

Aveva creato un impero economico fatto di imprese che spaziavano dalla commercializzazione di prodotti agricoli all’edilizia e al settore turistico-alberghiero.

Michele Mazzara era un semplice coltivatore trapanese che aveva fatto le sue fortune grazie alla mafia. Un’escalation economica dovuta all’investimento di capitali illeciti.

Stamattina agenti della questura di Trapani e agenti della Guardia di finanza – del “gruppo di investigazioni” costituito da poco tempo dal questore – hanno sequestrato beni per 25 milioni di euro a Michele Mazzara, 52 anni, fedelissimo del boss Matteo Messina Denaro.

Arrestato nel 1997 per associazione mafiosa, Mazzara copriva la latitanza del capomafia latitante, trovandogli nascondigli sicuri e luoghi da usare per i summit.

Il criminale Michele ed i suoi prestanome, soprattutto a partire dagli anni ’90, hanno accumulato un immenso patrimonio immobiliare, con l’acquisto di ettari di terreno, poi ulteriormente accresciuto con analoghi e consistenti acquisti, a fronte di dichiarazioni al fisco di redditi pressoché inesistenti.

Tra i beni sequestrati 99 immobili – tra i quali terreni per 150 ettari e alberghi, 8 autovetture, tra cui due Suv , 17 automezzi agricoli, 86 tra conti correnti e titoli e 3 società operanti nella ristorazione, nell’edilizia e nell’assistenza per anziani.