Droga, quattro arresti: ci sono anche due fratelli

Tre distinte operazioni antidroga nella giornata di ieri sono state compiute dalla Polizia di Stato in diversi quartieri di Roma.

Il primo intervento è stato effettuato dagli agenti del commissariato Flaminio Nuovo, diretti da Cristina Petrella, durante il controllo presso l’abitazione di D.S.C., italiana di 46 anni, sottoposta agli arresti domiciliari per atti persecutori. Dopo una approfondita perquisizione domiciliare gli agenti hanno trovato e sequestrato undici involucri di carta stagnola contenenti sempre cocaina, oltre ad un bilancino di precisione, sostanza da taglio e materiale per il confezionamento. Accompagnata presso il Commissariato, la donna è stata arrestata per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Due fratelli sono stati invece arrestati dagli agenti del Commissariato Esposizione sempre nella mattinata di ieri. Da diversi giorni B.S e B.S., romani di 43 e 41 anni, erano tenuti sotto osservazione dagli agenti della squadra investigativa. Durante la perquisizione domiciliare, con l’ausilio di una unità cinofila antidroga, sono stati trovati 320 grammi di hashish, cocaina e sostanza da taglio. I due fratelli sono stati accompagnati negli uffici del Commissariato e arrestati per il reato di detenzione in concorso ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Infine gli agenti del commissariato Tuscolano hanno arrestato un romano di 41 anni detenzione di droga. Fermato per un normale controllo stradale in piazza Sabatini, l’uomo è apparso subito agitato e ha consegnato spontaneamente un involucro contenente circa 13 grammi di hashish. Ma dopo una perquisizione, gli agenti hanno trovato addosso all’uomo un panetto di circa 100 grammi di hashish mentre altri 2 grammi sono stati rinvenuti all’interno dell’autovettura. Anche a casa i poliziotti durante la perquisizione, hanno trovato altri 166 grammi appartenenti ad un panetto di hashish e un bilancino di precisione. L’uomo M.D., con vari precedenti è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti.

fonte Il Messaggero

Estorsioni e usura con tassi del 76mila per cento, otto arresti nel clan dei Casamonica

Perquisizioni nei confronti degli indagati e di società a loro riconducibili a Roma e in provincia

Otto arresti, 20 perquisizioni nei confronti degli indagati e in sedi legali di alcune società nella provincia di Roma. E’ il bilancio dell’operazione condotta questa mattina, dopo due anni di indagini, dalla polizia di Stato che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di otto esponenti del clan malavitoso dei Casamonica attivo nella capitale con ramificazioni nei territori di Nettuno, Genzano, Lanuvio e Cerveteri.

La Squadra mobile e il commissariato Vescovio hanno documentato lo spessore criminale dell’organizzazione che, secondo gli inquirenti, in pochissimo tempo ha soggiogato alla sua volontà noti imprenditori commerciali della capitale in un vorticoso giro di prestiti usurai con interessi elevatissimi, fino al 76mila per cento.

Un imprenditore romano, a fronte di un prestito iniziale di 20 mila euro del 2007, ne ha restituiti complessivamente circa un milione e ottocentomila in sei anni. Le indagini sono partite a giugno del 2013 in seguito alla denuncia di un consulente immobiliare che ha raccontato di essere stato vittima di un’estorsione e di minacce telefoniche di morte da parte di una persona che si era presentata come membro della famiglia Casamonica e che lo aveva costretto a pagare mille euro per avere la ‘protezione’.

Gli investigatori sono risaliti così ad un imprenditore che ha diversi negozi di oggetti per la casa nella capitale. E’ stato accertato che i prestiti venivano concessi anche attraverso la vendita di macchine, orologi e gioielli della vittima a commercianti compiacenti o che l’imprenditore veniva costretto ad acquistare a sua volta oggetti dai Casamonica pagandoli ad un prezzo superiore rispetto al reale valore. Laddove le scadenze non venivano rispettate alla vittima venivano applicate delle ‘multe’, ossia ulteriori interessi al prestito iniziale. L’imprenditore sarebbe stato anche vittima di minacce.

Dalle indagini emerge inoltre che anche alcune donne della famiglia avevano un ruolo per far rientrare il denaro prestato, pretendendo che la vittima consegnasse lampadari ed altri oggetti di arredamento dai propri negozi. A finire in manette, tra gli otto arresati, ci sono Consilio Casamonica detto ‘Tony il meraviglioso’ e i figli Enrico e Antonio.

 

fonte La Repubblica

Imprenditori nella spirale degli usurai 8 arresti a Roma

fonte Polizia di Stato

Otto appartenenti al clan Casamonica sono stati arrestati, questa mattina, dalla Squadra mobile della Capitale per i reati di usura ed estorsione nei confronti di facoltosi imprenditori.

I prestiti, con interessi elevatissimi, venivano concessi attraverso la vendita simulata di macchine, gioielli, orologi di pregio a fronte del rilascio di cambiali da parte della vittima e, successivamente, riacquistati dal clan con il pretesto di “scalare” il debito pregresso.

Le manette sono scattate dopo 2 anni di indagini che hanno permesso agli investigatori di documentare, anche attraverso le intercettazioni telefoniche, l’attività criminale dell’organizzazione che, in pochissimo tempo, era riuscita ad assoggettare noti imprenditori della Città.

L’indagine ha avuto inizio dalla denuncia di una vittima che riferiva, nel giugno 2013, di essere perseguitato da minacce telefoniche di morte da parte di una persona che si era presentata come appartenente alla famiglia dei Casamonica; a questa persona era stato costretto a versare una somma di denaro per la “protezione”.

Nel corso dell’operazione sono state eseguite 20 perquisizioni nei confronti della “famiglia” e nelle sedi legali di aziende riferibili al clan a Roma e nella provincia: Nettuno, Genzano, Lanuvio e Cerveteri.

Sono state sequestrate autovetture di lusso, orologi e preziosi.

“Sballo 2.0” a Monza: 61 indagati per spaccio

fonte Polizia di Stato

L’attività investigativa del commissariato di Monza ha portato all’emissione di un’ordinanza di misura cautelare per 13 dei 61 indagati coinvolti in un giro di spaccio di sostanze stupefacenti.

Al termine dell’operazione, denominata “Sballo 2.0“, per 8 persone si sono aperte le porte del carcere, mentre alle restanti 5 è stato imposto l’obbligo di dimora.

Le indagini, iniziate dopo il ricovero di una minorenne in stato dissociativo per aver assunto ketamina in una discoteca nel gennaio 2014, hanno fatto emergere una rete di giovani e giovanissimi che spacciavano marijuana, hashish, cocaina e droghe sintetiche.

I poliziotti durante le investigazioni si sono trovati a decifrare il linguaggio in codice utilizzato dai giovani spacciatori. I ragazzi infatti utilizzavano le più comuni emoticon previste dalla applicazione WhatsApp e da Facebook per indicare i diversi tipi di droga, un quadrifoglio rappresentava ad esempio una dose di marijuana. Espressioni comunissime tra i giovani avevano poi significati diversi da quello reale: “andiamo a bere” significava acquistare ketamina liquida o “10 libri di scienze” equivaleva a 10 grammi di marijuana.

All’operazione hanno partecipato anche agenti della questura di Milano, del Reparto prevenzione crimine Lombardia nonché quelli di altri uffici del nord Italia (Verbania, Bergamo, Desenzano del Garda, Lecco).

Durante le perquisizioni del 17 marzo altre sette persone sono state arrestate in flagranza, per l’ingente quantitativo di droga trovata in casa.

Sono stati sequestrati marijuana, hashish, cocaina, ketamina, “francobolli” imbevuti di Lsd, denaro proveniente dallo spaccio, banconote false nonché vario materiale utilizzato per il confezionamento, il trasporto e l’occultamento degli stupefacenti. Trovata anche una “miniserra”, dotata di lampade e tubi di areazione, per la coltivazione casalinga delle piantine di marijuana.

Operai trattati come schiavi: 2 arresti in Abruzzo

fonte Polizia di Stato

Sfruttavano cittadini stranieri e bisognosi facendoli lavorare in condizioni disumane; e così, dopo un’approfondita indagine, gli uomini del commissariato di Lanciano (Chieti) hanno arrestato 2 persone.

Si tratta di un italiano e un rumeno ritenuti responsabili del reato d’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L’indagine ha dimostrato come molti operai fossero sfruttati, malmenati, obbligati a lavorare in luoghi insalubri e costretti a dimettersi dal lavoro o licenziati in tronco, senza essere pagati.

Addirittura alcuni operai regolarmente assunti, dopo essere stati verbalmente licenziati mediante intimazione a non presentarsi più sul luogo di lavoro, si accorgevano solo successivamente che era stata comunicata la loro volontaria dimissione all’ufficio provinciale del lavoro, mediante l’invio, da parte della ditta, di una lettera mai firmata dagli stessi.

Durante le intercettazioni sono emerse situazioni di grave stato di bisogno e di necessità in cui versavano alcuni operai stranieri; questi lavoravano senza ricevere denaro ed erano costretti a richiedere piccole somme per soddisfare esigenze di prima necessità e per mangiare.

Traffico di droga e armi, arresti a Milano

fonte Polizia di Stato

Trafficanti di droga e di armi sono stati arrestati, questa mattina, dagli uomini della Squadra mobile di Milano.

L’indagine, iniziata nel 2013, ha portato all’individuazione di tre gruppi criminali ben distinti composti tutti da italiani.

Delle 29 persone raggiunte dalla ordinanza di custodia cautelare, 12 sono finite in carcere e 17 agli arresti domiciliari.

Sono tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di cocaina ed hashish, cessione di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di armi da fuoco ed estorsione.

Numerose le perquisizioni in varie località italiane e sequestri preventivi di beni disposti dalla Direzione distrettuale antimafia nelle province di Milano, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Novara.

Palermo, inseguimento e sparatoria: in due aprono il fuoco contro la polizia, ferito un agente

Una pattuglia della polizia è stata coinvolta in un conflitto a fuoco nel quartiere Zen a Palermo. Due uomini hanno aperto il fuoco contro due agenti, che erano in divisa e hanno risposto.

Un poliziotto è rimasto ferito a un braccio, ma le sue condizioni non sono gravi. Secondo quanto si apprende, ma le notizie sono ancora frammentarie, gli agenti avrebbero intimato l’alt a una macchina, una Hyundai, con a bordo i due, nella zona di Marinella, ma gli uomini non si sono fermati. A questo punto è iniziato un inseguimento terminato allo Zen.

Uno dei due sarebbe sceso dall’auto e avrebbe sparato alla volante. Sembra che anche uno dei due malviventi sarebbe rimasto ferito.

Un uomo, che era alla guida della Hyundai, è stato portato alla Squadra Mobile per essere interrogato. Non si tratta tecnicamente di un provvedimento di fermo.

fonte Il Messaggero

Sinistra contro la polizia: “Numeri sui caschi subito”

Da domani in Senato la discussione sul ddl presentato da Sel: vogliono schedare le forze dell’ordine con numeri sui caschi e fasce tricolori per i dirigenti. Forza Italia con la polizia: “Un’assurdità da fermare subito”

Il Parlamento si prepara ad imporre i numeri identificativi alle forze dell’ordine impegnate in operazioni di ordine pubblico. Da domani in Senato sarà in discussione il disegno di legge presentato dal parlamentare di Sel Peppe De Cristofaro: l’obiettivo è rendere riconoscibili gli agenti con una sorta di “numero di targa” che consenta di sottrarre all’anonimato gli autori di eventuali abusi. Una misura che tutelerà in primo luogo chi si comporta correttamente, sostengono i fautori del provvedimento; un’idea che espone i responsabili dell’ordine pubblico a rappresaglie contra personam, ribattono invece le opposizioni.

Nei sette articoli del disegno di legge, si richiede che i funzionari di pubblica sicurezza indossino sempre, sopra la divisa, “la fascia tricolore o altro evidente segno distintivo”, mentre per gli agenti è prevista “una sigla che consenta l’identificazione dell’operatore, sui due lati e sulla parte posteriore del casco di protezione”. Infine si vieta al personale di polizia, anche in borghese, di “portare indumenti o segni distintivi che lo possono qualificare come appartenente alla stampa o ai servizi di pubblico soccorso, quali medici, paramedici e vigili del fuoco”.

A dispetto delle assicurazioni di De Cristofaro, che assicura in ogni sede possibile di voler evitare ogni “atteggiamento punitivo per le forze dell’ordine”, sul provvedimento si presentano già alcune spaccature interne alla stessa maggioranza di governo, con l’ala centrista che fa capo al ministro Alfano, da sempre piuttosto scettica sulla questione. Il ministro dell’Interno stesso ha espresso la propria contrarietà: “Vogliamo che i violenti vadano a bussare a casa degli agenti?”, ha chiesto.

A testimonianza delle difficoltà a trovare un incontro stanno anche le altre due proposte di legge depositate dal piddì Luigi Manconi e dagli ex grillini Scibona e Battista. Anche lo stesso M5S, peraltro, da tempo si è mostrato sensibile al tema, chiedendo a gran voce dalle colonne del blog di Grillo l’adozione dei numeri identificativi.

Decisamente contraria al provvedimento, oltre al nuovo centrodestra, anche l’opposizione. Su tutti, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, che ha bollato il ddl come “un’assurdità colossale, da stroncare immediatamente”.

fonte Il Giornale

Cespugli? No, carabinieri anti spaccio

MIGLIARINOAppostati nel bosco in tenuta mimetica, praticamente vestiti da alberi: così i carabinieri del comando provinciale di Pisa, in un’operazione antidroga che ha portato all’arresto di quattro persone e a 12 indagati. I carabinieri hanno agito nel bosco di Migliarino, a nord di Pisa lungo l’Aurelia, tradizionale luogo di spaccio di cocaina, e infatti hanno sequestrato 100 g di sostanza oltre a 70 grammi di hashish e 4.000 euro in contanti. In particolare si sono concentrati su un distributore di benzina, considerato un vero bancomat delle sostanze, dove spacciatori e clienti erano soliti fermarsi e concludere le trattative. In un primo momento gli agenti si sono appostati con auto civette intorno al distributore, fermando e segnalando quattro persone che avevano appena acquistato la droga. Successivamente c’è stato il vero blitz, con l’accerchiamento da parte dei militari – 25 agenti in tutto – della porzione di bosco adibita al deposito e al confezionamento della cocaina.

Quattro arresti

Le persone coinvolte, quattro marocchini tra i 32 e i 49 anni, sono state arrestate non senza difficoltà. Tre di loro hanno cercato di opporsi in ogni modo, e per questo gli è stato anche contestata la resistenza a pubblico ufficiale; il quarto si è gettato in un canneto sperando, senza successo, di non essere visto. Altri due si sono invece dati alla fuga, attraversando l’Aurelia, sempre molto trafficata, e scappando poi verso i campi. Soddisfazione per l’operazione è stata espressa dal comandante provinciale Andrea Brancadoro: «Si tratta di una zona pesantemente colpita dallo spaccio, dove vengono a rifornirsi clienti da Lucca, Viareggio e Torre del Lago. Anche la quantità di sostanza sequestrata è rilevante – aggiunge – e temiamo che avrebbe potuto essere vendita nel giro di una serata, segnale che davvero quel distributore era considerato un po’ il supermarket della droga».

 

fonte Il Corriere della Sera

Roma, dramma in un campo nomadi, bimba di 11 anni accoltellata da un amichetto: è in fin di vita

Una bambina di 11 anni che vive con la famiglia nel campo nomadi di Castel Romano, all’estrema periferia di Roma, è stata trasportata ieri pomeriggio in ospedale, in gravissime condizioni con una ferita d’arma da taglio all’addome.

La bimba è stata operata e sarebbe in pericolo di vita. Sulla vicenda sono in corso indagini dei carabinieri di Pomezia. Dai primi accertamenti sembrerebbe che sia stata ferita da un amichetto con un coltello da cucina mentre giocavano nel campo.

Secondo quanto si è appreso, la bambina è stata portata ieri pomeriggio all’ospedale Sant’Anna di Pomezia dove è stata sottoposta a intervento chirurgico. Poi è stata trasferita all’ospedale pediatrico Bambino Gesù. I carabinieri stanno cercando si ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. I militari hanno identificato la madre del ragazzino minorenne, una bosniaca, che potrebbe rispondere di lesioni gravissime e abbandono di minori.

fonte La Repubblica