Roma, ricatto hard alla ex, medico arrestato: dopo averla narcotizzata filma la violenza

Narcotizzata e violentata dal suo ex compagno, un medico romano di 64 anni, che dopo averla invitata a cena, ha filmato il loro rapporto sessuale e minacciato di divulgarlo in rete e ai familiari, se non avesse pagato 4 mila euro. La vittima è una sessantatreenne in pensione che vive, come lui, a Montesacro. Tra i due era nata da pochi mesi una relazione burrascosa, segnata da continui litigi e riappacificazioni, ma anche da una breve convivenza. Per lui, un medico omeopata da poco in pensione, che lavorava anche in una clinica di Velletri, sono scattate le manette con l’accusa di violenza sessuale e tentata estorsione. Il tribunale di Roma ha disposto gli arresti domiciliari.
Un incubo per la donna che aveva accettato di rivederlo, dopo qualche settimana che si erano lasciati. Lei, che fiduciosa pensava a un tentativo di riappacificazione, certo non poteva immaginare che proprio quell’uomo trovasse il coraggio di narcotizzarla e violentarla. La donna non si sarebbe accorta neanche del filmato che il medico stava facendo. «non ero cosciente» ha raccontato agli investigatori. Per drogarla il medico ha usato una sostanza psicotropa o un potente anestetico. E non è escluso che l’uomo abbia deciso solo dopo aver ripreso il loro rapporto di ricattarla.

Un professionista stimato, lui, anche dai suoi pazienti. Con una laurea in medicina e chirurgia conseguita all’Università La Sapienza di Roma nel 1981. E molte erano le passioni che coltivava, come quella per il golf, l’arte, il mare e l’amore per i suoi cani, ma anche il volontariato. Tra i suoi progetti, quello di fare il medico in Kenya. «Un padre amorevole con i suoi due figli, soprattutto con il maschio, che aveva qualche problema di salute» raccontano alcuni dei suoi amici.

INSOSPETTABILE Insomma, un insospettabile. Una persona di cui la sessantatreenne si era innamorata proprio per la sua profonda umanità. Ai carabinieri della stazione di Ponte Milvio, la vittima ha raccontato di essere caduta in un sonno profondo e che al suo risveglio conservava ricordi molto confusi di quanto era accaduto a casa del suo ex compagno, insieme ad una strana sensazione di stordimento. Di quella serata del 24 marzo scorso rimane solo questo.

Fino a quando lui non ha cominciato a ricattarla.
La donna, separata così come il suo ex convivente, ha ricevuto infatti poco dopo quell’incontro una sua telefonata con la richiesta di denaro. La motivazioni che l’hanno spinto al ricatto non sono ancora chiare. Forse una vendetta. Sembra essere questa l’ipotesi più plausibile. Una tremenda vendetta, dettata probabilmente dalla fine di quella relazione.

I carabinieri della compagnia Roma Trionfale, diretti dal capitano Luca Acquotti, in breve tempo sono riusciti a ricostruire quanto accaduto quella sera a casa del medico. Dopo aver ascoltato il racconto della vittima, hanno trovato il video ed altre prove che hanno consentito l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dal tribunale di Roma.

fonte Il Messaggero

Campania choc. Violentarono una minorenne, scatta l’arresto

Montella. Tre arresti per violenza carnale nei confronti di una minore. Un 32enne rumeno è finito in carcere. Una ragazza, sempre di nazionalità rumena, e un uomo irpino di 55 anni sono agli arresti domiciliari. La brutta storia si è verificata a Montella. La vittima è una 14enne rumena sola e indifesa, in un contesto familiare fragile e disagiato. Due uomini adulti approfittano di lei, ne fanno oggetto della loro insana passione, si sentono forti e sicuri, sapendo di poter contare sulla complicità della sorella più grande che sa tutto, ma finge di non vedere. Attenzioni morbose e molestie sessuali diventano l’incubo della minorenne, le subisce per mesi. Fino a quanto la storia non trapela. Forse per una confessione sussurrata tra i singhiozzi. Della vicenda vengono informati i servizi sociali.

La ragazzina viene sottratta alla famiglia che non sa o forse non può difenderla ed affidata ad una casa famiglia. Gli assistenti sociali avvisano i carabinieri della compagnia di Montella al comando del capitano Galloro. I militari intraprendono un’attività di indagine, trovano riscontri alla brutta storia, il muro di omertà comincia a scricchiolare, affiorano particolari, si raccolgono confidenze. Da questo quadro poco edificante emerge che il 32enne rumeno che abusava della ragazzina è il convivente della sorella, di quella sorella maggiore che accettava tutto senza ribellarsi e senza cercare di difendere la sorella più piccola. Anche un amico di famiglia, un uomo di 55 anni si prendeva molte libertà con la minorenne.

La ragazzina rumena è rimasta molto provata psicologicamente da questa vicenda. Pare, fortunatamente, che né il 32enne rumeno, né il 55enne irpino abbiano avuto rapporti sessuali completi con la ragazzina, i servizi sociali hanno agito tempestivamente, prima che accadesse il peggio, affidandola ad una casa famiglia e sottraendola alla libidine e agli istinti pruriginosi dei due. I fatti si riferiscono ad un anno fa. Sono state, invece, eseguite ieri le ordinanze di custodia del Gip del Tribunale di Avellino che ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Cantelmo, concordando con le risultanze investigative dei Carabinieri di Montella.

Insieme all’uomo di 55 anni, è finita agli arresti domiciliari anche la sorella della minorenne, per non aver impedito che la 14enne subisse abusi da parte dei due uomini e per averla costretta a sopportare in silenzio le violenze. Mentre per il trentaduenne rumeno si sono aperte le porte del carcere.

fonte Il Mattino

Detenuto picchiato in carcere, indagato un agente di polizia penitenziaria

Genova – È stato indagato per lesioni personali l’agente di polizia penitenziaria denunciato da un detenuto del carcere di Marassi che lo ha accusato di averlo picchiato con un manganello.

L’agente avrebbe in un primo momento raccontato che la vittima, un genovese di 30 anni, si era fatto male cadendo dalle scale ma dopo la denuncia del detenuto, invece, avrebbe modificato la sua testimonianza affermando di essere stato aggredito e di essere rimasto coinvolto in una colluttazione nel corso della quale non avrebbe però usato il manganello.

Il detenuto è stato sottoposto a perizia medico legale che ha riscontrato lesioni compatibili con l’uso del manganello, arma che può essere usata solo con il permesso del direttore del carcere o del comandante della Penitenziaria e viene custodito in armeria. Per questo, stamattina la polizia giudiziaria, delegata nelle indagini, ha effettuato una serie di perquisizioni per verificare se vi siano stati degli accessi non autorizzati nell’armeria. Il detenuto ha raccontato di essere stato aggredito e di esser stato visitato anche da personale medico della struttura penitenziaria che però, secondo quanto appreso, non avrebbe denunciato l’accaduto.

fonte Il Secolo XIX

Roma, tenta di violentare la coinquilina armato di coltello: arrestato

I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno arrestato un cittadino romano, di 47 anni, già conosciuto alle forze dell’ordine, con l’accusa di violenza sessuale, lesioni personali, denunciandolo anche a piede libero per porto abusivo di arma da taglio.

L’uomo, ieri sera, all’interno del suo appartamento, in via Sergio Tofano, in zona Vigne Nuove, in evidente stato di alterazione psicofisica ed armato di un grosso coltello, ha tentato di violentare una 23/enne cittadina albanese a cui aveva affittato una porzione dell’abitazione. L’uomo, dopo averla palpeggiata ripetutamente e pretendendo un rapporto sessuale, al netto rifiuto della vittima è andato su tutte le furie e con un grosso coltello l’ha aggredita.

Fortunatamente la donna è riuscita a sfuggire dalle grinfie del molestatore e con uno stratagemma l’ha chiuso fuori di casa allertando il 112. All’arrivo dei Carabinieri il 47enne è stato bloccato mentre stava tentando di sfondare la porta dell’abitazione, ancora in possesso del coltello che è stato sequestrato.

La donna invece soccorsa presso l’ospedale «Umberto I» a causa delle ferite riportate ne avrà per almeno 5 giorni. Il 47enne arrestato dai Carabinieri è stato associato presso il carcere di Regina Coeli, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

fonte Il Messaggero

Operai trattati come schiavi: 2 arresti in Abruzzo

fonte Polizia di Stato

Sfruttavano cittadini stranieri e bisognosi facendoli lavorare in condizioni disumane; e così, dopo un’approfondita indagine, gli uomini del commissariato di Lanciano (Chieti) hanno arrestato 2 persone.

Si tratta di un italiano e un rumeno ritenuti responsabili del reato d’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L’indagine ha dimostrato come molti operai fossero sfruttati, malmenati, obbligati a lavorare in luoghi insalubri e costretti a dimettersi dal lavoro o licenziati in tronco, senza essere pagati.

Addirittura alcuni operai regolarmente assunti, dopo essere stati verbalmente licenziati mediante intimazione a non presentarsi più sul luogo di lavoro, si accorgevano solo successivamente che era stata comunicata la loro volontaria dimissione all’ufficio provinciale del lavoro, mediante l’invio, da parte della ditta, di una lettera mai firmata dagli stessi.

Durante le intercettazioni sono emerse situazioni di grave stato di bisogno e di necessità in cui versavano alcuni operai stranieri; questi lavoravano senza ricevere denaro ed erano costretti a richiedere piccole somme per soddisfare esigenze di prima necessità e per mangiare.

Bimbo prematuro fatto morire per soldi

Una truffa alle assicurazioni fa scoprire un giro di aborti a scopo di lucro Il piccolo ha lottato per sopravvivere. Ma nessuno gli ha dato l’ossigeno

743782-593x443fonte Il Tempo

Sarebbe rimasta incinta apposta per poi praticare un aborto in avanzata fase di gestazione simulando un finto incidente stradale e ottenere un indennizzo per la morte del figlio: 80mila euro da incassare per un neonato espulso apposta dal pancione al settimo mese di gravidanza da una mamma, finita ai domiciliari con l’accusa di infanticidio. Ma non si può chiamare «madre» la giovane donna che si sarebbe procurata un aborto con una «pinza», strumento suggerito dall’amico medico, anche lui indagato. Presentatasi in ospedale con una complice dopo l’incidente d’auto mai avvenuto aveva detto di aver perso il bimbo nell’urto. E la cosa più atroce è che il piccino «muoveva ancora le manine» ma quella «piccola boccata di ossigeno» che lo avrebbe «fatto sopravvivere» non è stata data, ha spiegato il dirigente della Polizia Stradale di Cosenza, Domenico Provenzano.

È un orrore senza fine la storia che arriva da un centro del Cosentino. «I casi di aborto per aumentare il risarcimento delle assicurazioni sarebbero diversi», hanno confermato gli investigatori. È questo l’agghiacciante scenario emerso durante la presentazione alla stampa dell’operazione Medical Market, alla presenza del questore di Cosenza Luigi Liguori e il comandante provinciale delle Fiamme Gialle Giosué Colella, condotta dalla Procura di Castrovillari, che ha portato all’arresto di 7 persone e 144 avvisi di garanzia. L’obiettivo è sgominare un’organizzazione criminale che avrebbe avuto base operativa all’ospedale di Corigliano Calabro e che tra somme percepite indebitamente e truffa alle assicurazioni e all’Inps avrebbe fruttato 2 milioni di euro.

«Abbiamo accertato che un bambino ha lottato, ha cercato di rimanere vivo e questo ci ha tranciato il cuore – hanno detto gli investigatori – e pensare che gli sarebbe bastato una piccola boccata d’ossigeno per sopravvivere. Immaginate procreare per uccidere quali connotazioni può assumere. La realtà supera la fantasia, man mano che andavamo avanti in questo caso rimanevamo sempre più sconvolti».

Questa la messinscena con la donna indotta con il suo consenso all’aborto simulando un incidente stradale per ottenere un cospicuo risarcimento, poi bloccato. Secondo quanto emerso dall’attività investigativa, il medico avrebbe fornito indicazioni su come praticare l’aborto, illegale, perché la al settimo mese di gravidanza, eseguito con una pinza. Quindi la donna è stata accompagnata da un’amica al Pronto soccorso di Corigliano dove hanno sostenuto di essere state coinvolte in un sinistro e che il feto era stato espulso a seguito del trauma. Ma il pigiama che la donna indossava era pulito, né sono state riscontrate macchie ematiche o di liquido nell’auto dell’amica. Che non ha saputo fornire indicazioni esatte sul luogo dell’incidente, né ha dichiarato di conoscere il cognome di altri fantomatici amici con loro al momento dell’impatto. Il medico del pronto soccorso, secondo l’accusa complice nella vicenda, non ha praticato sul neonato alcuna manovra di rianimazione mentre gli infermieri si sono accorti che muoveva le manine. Altre stranezze sono state segnalate dalla ginecologa che ha visitato madre e figlio subito dopo il consulto chiesto dallo stesso medico di pronto soccorso. E sul ventre della donna non c’era alcun segno di trauma. Ancora più preoccupante è un precedente registrato nello stesso ospedale, con un’altra donna che si era presentata raccontando la stessa versione di un incidente stradale mentre, secondo gli investigatori, era stata colpita con la sua volontà al ventre per simulare un trauma.

Pozzallo, madre denuncia botte al figlio autistico in un centro per disabili

di La Repubblica

Un educatore avrebbe dato schiaffi in volto e al collo a un bambino di 11 anni. Indagini della polizia in corso all’interno della struttura

“Mio figlio, disabile, è stato maltrattato, menato ed insultato”. Lo denuncia la madre di un minorenne di 11 anni ospite a Pozzallo (Ragusa) di un centro di riabilitazione. Nell’esposto presentato al commissariato di polizia di Modica si sostiene che il bambino sarebbe stato vittima di ”maltrattamenti da parte di un educatore, consistenti in urla, scappellotti sul collo e schiaffi in volto”. I genitori del ragazzo disabile, affetto da ”disturbo pervasivo dello sviluppo”, una forma di autismo, si sarebbero ”più volte rivolti alla direttrice del centro”, che pero’, sostiene la madre, ”mi invitava a limitarmi a fare le mie funzioni di genitrice e non interferire sul loro operato”. Una conferma sarebbe venuta dalle indagini all’interno della struttura e gli agenti hanno deferito alla magistratura il responsabile.