Massaggi orientali a luci rosse, 10 arresti a Brindisi

 Costringevano giovani ragazze orientali a prostituirsi nei centri benessere e massaggi gestiti dalla loro organizzazione criminale, che in questo modo incassava fino a 150mila euro al mese.

Questa mattina, gli agenti della Squadra mobile di Brindisi li hanno arrestati. Si tratta di 10 persone, otto di origine cinese e due italiane, finite in carcere al termine dell’operazionePeonia rossa“, dal nome di uno dei centri individuati dagli investigatori.

Altre cinque persone, anch’esse italiane, sono indagate in stato di libertà.

Devono tutte rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’indagine è iniziata a Brindisi, in seguito alle segnalazioni effettuate da alcune associazioni e abitanti delle zone dove si trovavano i centri. In seguito, sono state individuate diramazioni dell’organizzazione anche a Lecce, Gallipoli e Taranto.

Gli agenti della Mobile hanno verificato le segnalazioni ed hanno iniziato subito ad indagare con intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, che hanno documentato l’attività illegale svolta dalle finte massaggiatrici con gli occhi a mandorla.

Le ragazze, tutte giovanissime, avevano un tariffario che andava da 35 a 80 euro, a seconda dei “servizi” richiesti.

Se queste schiave del sesso tentavano di ribellarsi subivano violenze e minacce, anche di morte, sia nei loro confronti che verso i loro familiari.

Tra gli arrestati anche un docente dell’Università del Salento, che si è scoperto essere il leader dell’organizzazione criminale.

fonte Polizia di Stato

Immigrazione: anche minorenni tra gli scafisti egiziani

 Si è chiusa stanotte l’ennesima indagine sui mercanti di esseri umani che arrivano ogni giorno nel nostro Paese, con il loro carico di disperati. A finire in carcere, questa volta, sono stati nove egiziani che componevano l’equipaggio della barca che, dall’Egitto, ha portato in acque internazionali 131 migranti. I profughi sono stati soccorsi da una nave della Marina militare francese.

Tra gli arresti effettuati dagli uomini della Squadra mobile di Ragusa anche due nei confronti di 17enni.

Per tutti sono state accertate le responsabilità e i singoli ruoli nella traversata, iniziata il 5 settembre dalle coste egiziane. Sino al superamento delle acque internazionali, tutti i migranti sono stati costretti con la violenza a restare sottocoperta in un clima irrespirabile per tutta la giornata. Solo la notte veniva concesso di salire in coperta e respirare un po’.

Questa restrizione, attuata con la minaccia dagli scafisti che impugnavano coltelli e spade, era giustificata con il superamento di eventuali controlli da parte delle autorità egiziane.

Per i primi 5 giorni di viaggio le persone a bordo sono state sfamate solo con pane e formaggini; poi il cibo, già scarso, è terminato. Ogni persona soccorsa ha dovuto pagare per questo viaggio circa 3 mila dollari statunitensi; il singolo viaggio ha così fruttato all’intera organizzazione criminale 400 mila dollari.

La somma pagata è molto superiore a quella richiesta ai migranti che partono dalla Libia. Le coste libiche infatti sono ritenute punti di partenza meno sicuri rispetto ai porti egiziani.

Molto importanti, per ricostruire le singole fasi del viaggio e le responsabilità dell’equipaggio, sono state le testimonianze incrociate dei migranti, che hanno permesso agli investigatori di individuare in modo inequivocabile la rete di trafficanti.

fonte Polizia di Stato

Picchia la compagna e la minaccia di morte con la pistola: salvata dalla polizia

L’ennesima sfuriata di gelosia sfociata poi in una minaccia di morte. È accaduto in una abitazione al Casilino nella mattinata di ieri, quando al 113 è giunta la segnalazione di una lite violenta tra un uomo armato di pistola e la sua compagna.
Sul posto sono arrivate le pattuglie del Reparto Volanti e dei Commissariati Prenestino e Casilino, a cui le persone presenti hanno riferito di una violenta lite in corso tra conviventi, pare per motivi di gelosia; in particolare agli agenti è stato riferito che l’uomo stava minacciando la sua compagna con una pistola. I poliziotti, dopo aver fatto allontanare i presenti, hanno fatto irruzione nell’appartamento bloccando immediatamente l’uomo, che aveva nascosto nella tasca dei pantaloni anche un coltello a serramanico.

La presenza rassicurante degli agenti della Polizia di Stato ha permesso alla vittima di confidarsi con loro e denunciare le numerose violenze verbali e fisiche subite nel corso degli anni.

Anche questa volta, come successo spesso in passato, la donna era stata oggetto di violenza da parte del suo convivente, che in preda all’ira le aveva sferrato diversi pugni minacciandola di morte con una pistola, successivamente rinvenuta e risultata essere una perfetta replica di una semiautomatica calibro 7,65.

L’uomo, un 53enne romano, con vari precedenti di polizia, è stato pertanto accompagnato negli uffici del Commissariato Prenestino dove è stato arrestato per il reato di lesioni aggravate.

La sua compagna è dovuta invece ricorrere alle cure dei sanitari del vicino pronto soccorso che, avendole riscontrato un trauma cranico e varie contusioni all’emitorace destro, le hanno praticato le cure necessarie.

fonte Il Mattino

A Prato scoperti maltrattamenti e furti ad anziani grazie a telecamere nascoste

fonte Polizia di Stato

Nella struttura sanitaria Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) di Narnali con sede a Prato in via del Gualdo si è scoperto che venivano perpetuati maltrattamenti, lesioni e furti ai danni degli anziani ricoverati che soffrono di patologie invalidanti e non autosufficienti.

Grazie al lavoro degli Investigatori della Squadra mobile di Prato pero’ questa mattina sono state notificate nove misure cautelari agli operatori socio sanitari e infermieri che lavoravano nella struttura con sospensione anche dall’esercizio di pubblico servizio per periodi di tempo dai sei mesi fino ad un anno. Inoltre figurano altre otto persone indagate ed in stato di libertà.

L’indagine era partita a dicembre a seguito di alcune segnalazioni e gli investigatori, grazie alla collaborazione della direzione sanitaria della Asl 4 di Prato, ad aprile avevano disposto l’installazione di 10 telecamere in altrettante stanze per poter monitorare l’attività.

Le riprese hanno confermato che nella struttura avvenivano quotidianamente furti ai danni degli anziani nonchè maltrattamenti fisici e morali senza un’apparente motivazione.

Umberto Buzzoni

Nuoro: chiusa residenza per anziani per maltrattamenti

 Sigilli ad una casa di riposo per anziani a Nuoro. Questa mattina, dopo un anno d’indagini, la Polizia di Stato di Nuoro ha eseguito il sequestro preventivo della struttura integrata per anziani “Residenza Familia” dove sono stati riscontrati maltrattamenti, l’abbandono di persone incapaci, la somministrazione di medicinali scaduti e l’esercizio abusivo della professione medica.

L’attività investigativa è iniziata dopo l’accertamento di numerose irregolarità amministrative e dopo la segnalazioni di gravi fatti da parte dei parenti di alcuni anziani.

Il sequestro preventivo è stato disposto dal Gip per il pericolo che la disponibilità della struttura potesse aggravare o protrarre le conseguenze dei reati e mettere in pericolo la stessa incolumità degli ospiti.

Dieci giorni fa gli uomini della Squadra mobile, in collaborazione con i Vigili del fuoco, con la Asl e con il Servizio ispezione della Direzione territoriale del lavoro, avevano eseguito una perquisizione della struttura di via Aosta, sequestrando numerosi atti e medicinali scaduti.

Dall’indagine è emerso che anche le condizioni igieniche dei locali e dei degenti erano precarie e che il personale socio sanitario e infermieristico presente non era sufficiente a garantire un’adeguata assistenza, come previsto dalla legge regionale che disciplina la materia.

Al momento dell’esecuzione del sequestro si trovavano ricoverati nella casa di riposo 37 anziani, alcuni dei quali non autosufficienti. Gli ospiti sono stati immediatamente trasportati in altre sette strutture della provincia.

fonte Polizia di Stato

Sfruttamento della prostituzione: sette arresti a Crotone

 Operazione contro lo sfruttamento della prostituzione della Polizia di Stato a Crotone, con sette arresti di cui 5 in carcere e due ai domiciliari.

Si tratta di due italiani e di cinque romeni accusati di aver costretto, a prostituirsi, con violenza e minacce, giovani ragazze romene e bulgare, giunte in Italia con la speranza di trovare un lavoro.

Le indagini della Digos e della Squadra mobile di Crotone sono il proseguimento di un’altra indagine, denominata “Green Book“, conclusa a giugno scorso con 16 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla produzione di documenti falsi ed al favoreggiamento della immigrazione clandestina.

Gli investigatori hanno indagato sui flussi migratori nella provincia, mettendoli in connessione con l’incremento della prostituzione di donne provenienti per lo più dall’est europeo; alla fine sono arrivati al gruppo di cittadini romeni e italiani residenti a Crotone che si erano spartiti il territorio nella gestione del racket della prostituzione.

I poliziotti hanno anche accertato che le giovani donne, in più di un’occasione, hanno subito violenze e maltrattamenti quando non volevano sottostare allo sfruttamento.

fonte Polizia di Stato

Traffico di migranti: ecco come sono organizzati gli scafisti

Sono cinque gli ultimi arrestati per il “traffico” di migranti provenienti dalla Libia.

Uno di loro si è pentito e ha confessato, accusando tutti gli altri: “Noi del Senegal sappiamo condurre i gommoni, i gambiani si occupano della bussola e del satellitare“.

Dopo qualche ora hanno confessato anche gli altri e hanno descritto ogni particolare sull’organizzazione del “traffico” di esseri umani.

L’individuazione dei gommoni con i migranti è avvenuta venerdì ad opera di una nave tedesca e sabato di una nave militare italiana che hanno salvato complessivamente 398 persone e fermato cinque scafisti.

Gli scafisti pentiti hanno riferito agli uomini della Squadra mobile che i libici, organizzatori dei traffici, si avvalgono dei senegalesi perché essendo pescatori sanno navigare ma, non avendo idea di come si usa la bussola o il telefono satellitare, assoldano anche gli uomini del Gambia e loro in questa maniera non rischiano nulla.

Anche in questa circostanza gli investigatori hanno appurato che il traffico di migranti, permette agli organizzatori libici l’incasso di migliaia di dollari per ogni gommone che sommati per tutti quelli soccorsi hanno fruttato centinaia di migliaia di dollari ai criminali.

In questi primi mesi del 2015 i poliziotti della questura di Ragusa hanno già fermato 32 scafisti mentre lo scorso anno ne sono stati arrestati circa 200.

fonte Polizia di Stato

Falso naufragio per coprire lo scafista svelato dalla polizia: tre arresti

Una storia inventata e imposta ai 294 migranti arrivati ieri a Pozzallo. I testimoni si sono scusati con gli investigatori e hanno raccontato la verità. Individuati per la prima volta anche due vigilanti-picchiatori che erano partiti dalla Libia con i disperati

Raccontare che avevano fatto naufragio e che l’equipaggio era morto annegato: era la storia, falsa, che l’organizzazione di trafficanti di esseri umani che opera in Libia aveva imposto di raccontare in Italia ai 294 migranti che sono stati poi soccorsi dal pattugliatore della Marina Militare tedesca ‘Hessen’ e sbarcati ieri a Pozzallo. Un escamotage per evitare l’arresto ma che, alla fine, è stato svelato dagli uomini della squadra mobile di Ragusa. Troppe dimenticanze, troppe incongruenze. I poliziotti hanno alzato il velo sulle bugie somministrate ad arte ai migranti. Uno scafista eritreo è così finito in manette, altri due sono stati arrestati. Si tratta di un minorenne e di un maggiorenne, anche loro eritrei, che avrebbero ricoperto il ruolo di vigilantes dei disperati in attesa di partire. Una vigilanza armata e violenta. I due sono stati indicati dai testimoni come picchiatori. “Ci minacciavano con bastoni e pistole, ci picchiavano anche solo se chiedevamo di poter fare pipì”, hanno raccontato i migranti agli investigatori. Si tratta della prima volta che vengono arrestati in Italia vigilanti-picchiatori che hanno operato prevalentemente in Libia, più volte descritti dai migranti ma che di solito non si imbarcano sui barconi della speranza. Stavolta, invece, è andata diversamente.

La ricostruzione fornita dai testimoni alla polizia di Stato su quel naufragio in cui erano morte 50 persone è risultato poco credibile sin dall’inizio, e dopo un paio di ore è venuta fuori la verità. Il presunto scafista, un eritreo, è stato così individuato e fermato su disposizione della procura di Ragusa. La squadra mobile della questura, coordinata da Nino Ciavola, ha anche individuato, grazie alle testimonianze dei migranti che hanno poi ceduto alla evidenza dei fatti, gli altri due eritrei accusati di essere tra gli uomini armati che si occupavano della vigilanza sui ‘partenti’ in Libia.

Subito dopo il recupero degli extracomunitari nel Canale di Sicilia era stato lanciato l’allarme di un naufragio con 50 morti. Agli investigatori i migranti salvati dalla nave militare tedesca hanno però poi ammesso di aver mentito. “Abbiamo inventato tutto. C’era stato detto – hanno affermato – di dire così perché non avreste arrestato gli scafisti. Nessuno di noi è caduto in acqua, siamo tutti sani e salvi grazie al vostro aiuto. Scusateci”. Ed hanno collaborato portando all’individuazione dei tre eritrei. I fermati, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono Tedros Nugusa, di 32 anni, e Moussa Ahmed, di 25, entrambi eritrei. Il denunciato, per lo stesso reato, è un 17enne, anch’egli eritreo, E.G.. Gli investigatori hanno accertato la presenza di una organizzazione mista, fatta di libici ed eritrei. “Questi due – hanno riferito i testimoni – erano quelli che appena ci alzavamo all’interno del capannone, anche solo per andare in bagno, ci picchiavano con dei grossi bastoni ed erano armati di pistole, dovevano vigilare affinché nessuno si allontanasse attirando controlli sul capannone”. Il presunto scafista è stato trovato in possesso di 1.700 dollari, ma non è stata sequestrata alcuna arma. Le indagini sono state eseguite da polizia di Stato, squadra mobile, guardia di finanza e carabinieri e coordinate dalla procura di Ragusa.

foonte La Repubblica

Napoli: pestaggio a un uomo senza fissa dimora, presi i responsabili

fonte Polizia di Stato

Presi gli aggressori che la notte del 18 marzo scorso, a Nola (Napoli), avevano ridotto in fin di vita un uomo senza fissa dimora.

Oggi i poliziotti, al termine delle indagini, hanno dato esecuzione ai provvedimenti emessi dai giudici nei confronti di tre minorenni finiti in comunità per tentato omicidio e per due maggiorenni, accusati di lesioni aggravate, l’obbligo della presentazione alla polizia giudiziaria e l’obbligo di dimora.

Le indagini degli investigatori, grazie anche alle dichiarazioni rilasciate dalla vittima in ospedale, permettevano di individuare il gruppo che, nella stazione nolana, si era accanito senza motivo sul malcapitato, colpendolo ripetutamente con dei bastoni. Per l’uomo sarebbe finita peggio se il branco non fosse stato disturbato da una persona che si è affacciata dal balcone richiamata dalle urla strazianti.

Il testimone, un agente della Polizia municipale del Comune di Nola, soccorreva il malmenato, e noncurante delle minacce ricevute, faceva intervenire l’ambulanza del servizio 118. La tempestività del soccorso permetteva alla vittima di salvarsi dalle le emorragie causate dalle ferite.

Alla persona aggredita venivano diagnosticate lesioni gravi: frattura di braccia e gambe, diverse lesioni al capo ed al corpo.

Violenza sessuale: chiusa una casa famiglia a Roma

fonte Polizia di Stato

È stata chiusa e posta sotto sequestro dalla Squadra mobile di Roma la casa famiglia “Il Monello mare” di Santa Marinella, comune del litorale nord di Roma.

Il responsabile della struttura e le 4 collaboratrici sono stati raggiunti, questa mattina, da un’ordinanza eseguita dalla Squadra mobile di Roma per i reati di maltrattamento, lesioni e violenza sessuale.

Il direttore della struttura si trova attualmente agli arresti domiciliari mentre per le 4 collaboratrici sono è scattato il divieto di dimora.

La segnalazione che ha dato inizio alle indagini era partita, qualche mese fa, da un’assistente sociale e da una tutrice minorile che avevano raccolto le confidenze di una giovane ospite della casa famiglia.

La giovane aveva raccontato ciò che avveniva all’interno della struttura: violenze verbali, ingiurie, aggressioni fisiche, percosse, somministrazione di psicofarmaci senza una prescrizione medica e infine la violenza sessuale.

Il Centro di Santa Marinella era una Onlus specializzata nell’accoglienza di minori provenienti da situazioni personali o familiari particolarmente difficili o disagiate.