Camorra: arrestato Nicola Cosentino

cosentinoda Ansa.it

L’ex parlamentare è accusato di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica. E’ coinvolto con i fratelli nell’inchiesta sulla vendita di carburanti nel casertano

L’ex parlamentare Nicola Cosentino è stato arrestato dai carabinieri di Caserta stamani insieme ai fratelli Giovanni e Antonio nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita di carburanti in provincia di Caserta. Le accuse sono di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica.

L’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Nicola Cosentino, emessa dal gip di Napoli su richiesta dei pm Antonello Arbituro, Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio ed eseguita dai carabinieri di Caserta, fa parte di un insieme di 13 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza.

Roma, frate cerca di rivendere iPad rubato: arrestato per ricettazione

romada TGCOM24

Ha chiesto 150 euro per restituire l’iPad rubato alla legittima proprietaria. Per questo un frate domenicano, vicario della basilica di Santa Maria Sopra Minerva a Roma, è stato arrestato. Il religioso si è giustificato davanti ai carabinieri dicendo che lui quel tablet l’aveva comprato in un mercatino e rivoleva solo indietro i soldi spesi. Ora è accusato di estorsione.

Secondo quanto riporta Il Messaggero, “l’alloggio di padre Andrea, presso la Casa dei frati domenicani, accanto alla Basilica, è stato messo sotto sequestro su ordine della procura di Roma”. In quell’appartamento i miliari avrebbero scoperto “centinaia di oggetti di telefonia e informatica di dubbia provenienza”. Il giudice Tiziana Gualtieri ha convalidato l’arresto in flagranza e ha respinto la misura cautelare ai domiciliari chiesta dal pm.

Era stato il frate a mettersi in contatto con la ragazza, senza però rivelarle di essere un religioso: “Ho comprato un iPad a un mercatino, ritengo che sia tuo. Sono disposto a restituirlo, ma rivorrei i soldi spesi, 150 euro”, riporta il quotidiano della Capitale. La studentessa napoletana ha chiamato i carabinieri. Ora il frate è tornato libero ma resta indagato per estorsione e per ricettazione.

ROMA, arrestato ex capo vigili

vigilida TGCOM24

L’ex capo dei vigili urbani di Roma, Angelo Giuliani, è stato arrestato, e si trova ora ai domiciliari, con l’accusa di corruzione.

Per la Procura di Roma avrebbe fatto ottenere irregolarmente un appalto ad una società che si occupava della pulizia delle strade della città dopo ogni incidente.

“Cercasi hostess”, drogava e stuprava candidate; arrestato 61enne

annuncioda Agi

I carabinieri hanno arrestato un 61enne romano che adescava donne, in tutta l’Italia, tramite annunci su internet dove prospettava la possibilita’ di lavorare come hostess. In realta’ pero’ le ignare vittime, 10 i casi accertati ma destinati ad aumentare, provenienti da citta’ del nord, bisognose di guadagnare, una volte giunte nella capitale, hanno incontrato il falso agente in eleganti hotel e dopo una chiacchierata preliminare, sono state drogate per poi essere violentate e derubate. L’arrestato non e’ nuovo a questo tipo di reati. Undici anni fa si spaccio’ per regista a caccia di nuove promesse del mondo dello spettacolo per drogare, violentare e derubare le ignare ragazze in cerca di fama che incontrava. Dopo aver trascorso diversi anni in carcere, l’impostore e’ tornato a colpire riciclandosi come agente di hostess. Oggi come allora e’ stato incastrato da una donna carabiniere che si e’ finta interessata all’annuncio e lo ha incontrato e poi ammanettato. (AGI)

Arrestato boss pentito Antonino Lo Giudice

poliziada Corriere.it

E’ finita la latitanza di Antonino Lo Giudice. Il pentito di ‘ndrangheta che si era autoaccusato di aver messo nel 2010 le bombe davanti alla Procura Generale e a casa del procuratore Di Landro, è stato catturato venerdì dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco. Il “Nano” che si era allontanato volontariamente lo scorso 3 giugno, mentre si trovava agli arresti domiciliari, è stato scovato in un appartamento alla periferia di Reggio Calabria.

LATITANTE – Lo cercavano anche all’estero, ma probabilmente Lo Giudice non si è mai mosso dalla sua città, probabilmente aiutato nella sua latitanza dalla moglie e dal figlio. Ai magistrati della Dda di Reggio Calabria dovrà spiegare i motivi del suo allontanamento. E, soprattutto, il perché abbia deciso di ritrattare le sue precedenti dichiarazioni.

IL MEMORIALE – Dopo il suo allontanamento volontario Antonino Lo Giudice aveva fatto recapitare ad alcuni avvocati e agli ordini di stampa, tramite il figlio Giuseppe , un memoriale dove diceva di essersi autoaccusato ingiustamente e che lui con le bombe non aveva nulla a che fare. «Mi sono inventato tutto»– ha detto il “Nano”. Nel testo il pentito ha scritto di voler ritrattare tutte le sue dichiarazioni ed ha anche ammesso di essere stato costretto a raccontare vicende ed episodi di cui lui non era a conoscenza. E aveva indicato in Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo a Reggio Calabria, Michele Prestipino, aggiunto alla stessa procura, Beatrice Ronchi, sostituto procuratore alla dda reggina e Renato Cortese ex capo della Mobile di Reggio Calabria, oggi capo della Mobile di Roma, come le persone che lo avrebbero “minacciato” qualora non avesse detto quello che loro avrebbero voluto sapere.

ACCUSE – Le dichiarazioni di Lo Giudice hanno riguardato anche Alberto Cisterna, ex numero due della Procura nazionale antimafia e Francesco Mollace, sostituto procuratore generale, di recente trasferito a Roma, con lo stesso incarico. Sulla base delle accuse lanciate da Lo Giudice Cisterna è stato inquisito per corruzione, ma dopo due anni di indagini la sua posizione è stata archiviata dal gip di Reggio Calabria, su richiesta della stessa procura. Il testo inviato dal “Nano” era stato accompagnato da una pen drive con immagini dello stesso pentito. Che faceva sapere:”«Non mi cercate, tanto non mi troverete mai». Venerdì la sua cattura, a quattro passi dalla sua casa.

Tangenti, arrestato geometra Inpdap

carabinierida TGCOM24

I carabinieri di Napoli hanno arrestato un geometra dipendente dell’Inpdap per concussione: avrebbe chiesto una tangente di 450 euro a un dipendente pubblico per aumentare il valore di un immobile da lui indicato in una perizia. La perizia era necessaria per l’erogazione di un mutuo ipotecario e il denaro della tangente doveva servire ad acquistare un computer per il figlio del geometra.

Con uniforme da colonnello, operaio si spaccia per 007; arrestato

colonnelloda Agi – Agenzia di Stampa

I carabinieri di Rende hanno arrestato un uomo di Paola (CS), Gerardo Carnevale, 48 anni, fermato mentre indossava l’uniforme da colonnello della Guardia di Finanza. L’uomo era sprovvisto del tesserino da finanziere ed ha esibito un falso tesserino del Ministero dell’Interno, affermando di far parte dei servizi segreti. Si e’ poi scoperto che era un operaio forestale dell’Afor e che conservava, a casa, una riproduzione di una pistola Bruni modello 92. Il finto colonnello, secondo l’accusa, si spacciava per finanziere per avere vantaggi e agevolazioni, promettendo il suo interessamento per trasferimenti e assunzioni.

Uccise la moglie a Oslo e rapi’ la figlia. Arrestato in Italia

arrestoda Agi

Arrestato dal Cnaipic della Polizia delle Comunicazioni, un cittadino afgano ritenuto responsabile dell’efferato omicidio della moglie di 17 anni e del rapimento della figlia di due anni avvenuto a Oslo lo scorso 12 giugno.
Ne da’ notizia una nota della Polizia di Stato nella quale si aggiunge che l’uxoricida subito dopo fuggi’, attraversando numerosi paesi europei, e nascondendosi infine in Italia.
L’indagine si e’ conclusa con successo grazie a una complessa attivita’ investigativa basata sull’interpretazione di minime tracce informatiche lasciate lungo la fuga e all’attivita’ di geolocalizzazione del dispositivo radiomobile in uso al cittadino afgano, grazie a complessi calcoli e simulazioni al computer

Ciancimino arrestato per evasione fiscale

cianciminoda Corriere.it

Massimo Ciancimino è stato arrestato su ordine del gip di Bologna, Bruno Perla, con l’accusa di associazione a delinquere ed evasione fiscale. Ciancimino è stato portato al carcere Pagliarelli di Palermo. Insieme a lui sono state arrestate 8 persone, mentre altre 4 sono finite ai domiciliari. Ciancimino è uno dei testimoni chiave del processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia in cui è anche imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo è anche indagato a Palermo per detenzione di esplosivo. L’aggravante inizialmente contestata dai pm a Ciancimino nell’inchiesta sulla maxi-evasione ipotizza suoi rapporti con la mafia calabrese e in particolare con la cosca Piromalli della Piana di Gioia Tauro.

L’INDAGINE – L’inchiesta coordinata dalla Dda di Bologna e condotta dalla Guardia di Finanza di Ferrara ha portato ad ipotizzare una serie innumerevole di reati fiscali che hanno comportato un’evasione di 30 milioni di euro. Coinvolte 23 società, 21 delle quali non avevano alcuna attività reale. Si tratta di vari episodi di evasione fiscale che sarebbero stati commessi da Massimo Ciancimino nella sua attività di trader di acciai tra il 2007 e il 2009. Secondo l’Agi, l’accusa di evasione fiscale viene contesta a Ciancimino in concorso con il commercialista calabrese Girolamo Strangi. I due erano già finiti insieme all’attenzione degli inquirenti nel 2010 a Verona quando in conversazioni intercettate era emerso la negoziazione di un assegno da 100.000 per il quale Ciancimino avrebbe ricevuto un importo in contante decurtato di 25.000 euro. Si era sospettato allora che si trattasse di un’operazione di riciclaggio. Nei colloqui con Strangi ascoltati dagli inquirenti, Ciancimino tra l’altro si vantava di essere diventato «un’icona dell’antimafia». Le indagini sono state coordinate direttamente dal procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso, insieme al pm Enrico Cieri titolare del fascicolo.

IL LEGALE – Il figlio di Vito Ciancimino, sindaco mafioso di Palermo, finisce così in cella all’indomani dell’apertura del processo per la trattativa Stato-mafia, in cui è imputato ma anche testimone chiave. «Guardacaso, a distanza di quattro anni dai fatti, l’arresto viene ordinato all’indomani dell’apertura del processo Stato-mafia», ha commentato l’avvocato Francesca Russo, che assiste Massimo Ciancimino.

I 12 COINVOLTI – Sono decine i reati contestati alle alte persone coinvolte nella frode fiscale. Tra questi: evasione e frode fiscale, bancarotta fraudolenta, contrabbando, mendacio bancario, sostituzione di persona, falso in scritture private, falso commesso da incaricato di pubblico servizio. Queste le tredici persone arrestate. Quattro i promotori dell’associazione a delinquere individuati dagli inquirenti: oltre a Ciancimino, le altre menti sarebbero Patrizia Gianferrari di Riccione, sedicente rappresentante di affari, e Gianluca Apolloni di Roma, il presunto commercialista che si occupava di far «scomparire» le aziende a Panama. Con loro anche Paolo Signifredi di Parma. Gli altri cinque sono Mario Carlomagno e Mario Paletta di Potenza, Massimiliano Paletta di Ferrara, Valter Lotto di Reggio Emilia e Ennio Ferracane di Bergamo. Ai domiciliari sono finiti Giulio Galletto di Rovigo, Armido Manzini di Modena (che era l’uomo incaricato di cercare aziende inattive da riutilizzare per le frodi dell’associazione), Elena Rozzanti di Ferrara e la marocchina Etois Safà.

«Ha fatto la fine che doveva fare» Delitto di Gavoi, dopo 5 anni arrestato il marito

MOGLIE DENTISTA MORTA:MARITO, NON VENDETTA MA AZIONE BALORDIda Corriere.it

A incastrarlo, dopo quasi 2 mila giorni, sono state le sue stesse parole: «Ha fatto la fine che doveva fare». Così il marito di Dina Dore parlava con l’amante della moglie assassinata. Conversazioni registrate in intercettazioni ambientali e telefoniche in cui Francesco Rocca, dentista 42enne di Gavoi (Nuoro), si riferiva alla defunta con termini sprezzanti, volgari e violenti. Nelle conversazioni con l’amante, per convincerla della sincerità dei suoi sentimenti, l’uomo le aveva ripetuto anche che un giorno avrebbe capito cosa lui aveva fatto per il suo amore. Giovedì mattina, a cinque anni dall’omicidio, è stato arrestato con l’accusa di aver commissionato il delitto della moglie. Insieme a lui è finito in carcere anche Pierpaolo Contu, giovane di 23 anni e suo amico, che all’epoca dei fatti era minorenne: sarebbe stato lui l’esecutore materiale (insieme a un’altra persona che ancora non è stata identificata).

LA SCENA DEL CRIMINE – Era la notte del 26 marzo 2008 quando Dina Dore fu aggredita nel garage-cantina della sua abitazione. Insieme a lei c’era la figlia, di poco più di otto mesi. Le tracce di sangue per terra raccontarono immediatamente della dura reazione della donna. Solo la mattina dopo Dina fu trovata nel bagagliaio della macchina, soffocata, ricoperta di nastro da pacchi, con le mani e i piedi legati. Aveva 37 anni. La convinzione in tutti gli abitanti di Gavoi è sempre stata quella di una spedizione estranea al paese che avesse tentato un sequestro di persona, finito con l’imprevista morte dell’ostaggio. Intanto il marito della vittima avvalorava la pista e pubblicava questo necrologio: «Per sempre porterò il tuo ricordo, per sempre ricorderò a nostra figlia quanto l’amavi, per sempre, con lei aspetteremo, con immensa fede, d’incontrarti… Dina. Un bacio, Francesco».

IL NIPOTE DELLA MATRICIDA – Il dentista sarebbe però solo il mandante dell’omicidio. Avrebbe assoldato due persone per trasformare il proposito in realtà. Una rimane ancora da identificare, l’altra è Pierpaolo Contu. Il giovane arrestato con Francesco Rocca è il nipote di Maria Rosa Contu, 57 anni, in carcere dove deve scontare 16 anni per l’omicidio della madre ottantenne Angela Podda. L’anziana fu uccisa a bottigliate dalla figlia, rea confessa, per questioni di eredità, sempre a Gavoi, il 21 marzo 2010. Contu era legato al dentista da un rapporto di amicizia e spesso svolgeva dei lavori nei suoi terreni. Sarebbe stato proprio il giovane operaio, schiacciato dai sensi di colpa, a rendere possibile la svolta delle indagini confidandosi con un amico. La ricompensa per il delitto? Una casa in paese o 250 mila euro in contanti.

 

Dina Dore e la figlia (Ansa/Locci) Dina Dore e la figlia (Ansa/Locci)

LA DONNA MISTERIOSA – Al centro degli accertamenti compiuti negli ultimi mesi dai magistrati della Dda di Cagliari c’è anche una misteriosa donna che la Squadra Mobile del capoluogo sardo, guidato dal dirigente Leo Testa, avrebbe sentito ripetutamente nelle settimane precedenti gli arresti. Sarebbe stata ascoltata in qualità di persona informata dei fatti ed avrebbe consentito agli investigatori di aprire uno squarcio sulla vita familiare e sulla complicata relazione fra marito e moglie. A carico di Rocca c’è un quadro indiziario ma non probatorio: ci sono infatti molti indizi che incastrerebbero il dentista ma le prove certe dovranno essere raccolte in questa fase di indagini preliminari. «Sono innocente, questo è un incubo», ha detto l’uomo prima di essere portato in carcere.