Ragusa: finte parcelle per finti indennizzi, indagati 2 avvocati

“Abbiamo a cuore la vostra situazione e la porteremo fino in fondo”. Così si presentavano i due avvocati impostori denunciati stamattina dalla Squadra mobile nell’ambito dell’operazioneParcella“. Sono accusati di aver truffato negli anni diversi malati ragusani affetti da diverse patologie derivanti da trasfusioni di sangue.

Le vittime si erano rivolte ai legali, di cui uno avvocato ma l’altro solo laureato quindi senza il titolo abilitativo alla professione, per richiedere risarcimenti previsti dalla legge 210/1992 (indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie o trasfusioni). In più gli assistiti avevano costituito un’associazione denominata “Pro Thalassemici” per poter far rispettare i propri diritti ed anche per rivolgersi ad un unico avvocato esperto in materia per agevolarli nel riconoscimento dei loro benefici.

Lo studio legale era di Palermo, ma interveniva anche su Ragusa.

Le vittime, nonché clienti dello studio legale, si erano fatte abbindolare dall’efficienza e per questo avevano firmato una procura speciale che dava mandato esclusivo allo studio di rappresentarle contro il ministero della Salute. L’avvocato ed il sedicente avvocato intanto iniziavano ad incassare decine di migliaia di euro senza però che vi fosse una corrispondenza tra quanto percepito e l’attività professionale svolta.

Passati anni dal deposito delle somme di denaro, le vittime continuavano a chiedere un minimo di risultati allo studio legale che continuava a promettere che a breve avrebbero ricevuto quanto di loro diritto.

I primi incontri con i due indagati e gli assistiti sono stati fatti nel 1998 ed erano strumentali ad ottenere la fiducia delle vittime. Le riunioni si svolgevano presso camere d’albergo e durante cene. Nel 2013, i membri dell’associazione dopo aver versato tra i 5 ed i 25mila euro ciascuno agli indagati hanno deciso di chiedere un consiglio alla Polizia di Stato. Dopo aver raccolto le loro preoccupazioni, i poliziotti della Squadra mobile hanno sospettato una truffa e hanno accolto le querele e iniziato le indagini che si sono concluse con le due denunce odierne.

Gli agenti hanno inoltre sequestrato conti correnti e depositi, oltre a parcelle per 150 mila euro.

fonte Polizia di Stato

Operazione della Polizia Postale con 50 arresti in Romania

Ci sono anche i 4 capi dell’organizzazione criminale tra le 50 persone arrestate dalla Polizia postale italiana insieme alla Polizia rumena e al Centro europeo per la lotta al Cybercrime di Europol, in Romania.

Frode informatica è il reato contestato, infatti, le persone coinvolte sono responsabili di frodi con carte di credito clonate, poi utilizzate per l’acquisto su internet di beni di vario tipo.

Le attività del gruppo criminale andavano avanti dal 2013 causando danni a privati cittadini, compagnie private ed istituzioni bancarie per diverse centinaia di migliaia di euro.

Tra i vari sistemi utilizzati per carpire i dati personali utilizzavano una finta agenzia di viaggi online in cui ignare persone pagavano viaggi inesistenti lasciando i dati personali e della carta di credito.

L’operazione è stata portata a termine in Romania e durante le perquisizioni è stata sequestrata un’enorme quantità di dispositivi digitali, tra i quali numerosi Pc, tablet, telefoni cellulari, schede Sim, schede di memoria e altra documentazione.

La Polizia postale ha coordinato i propri Uffici sul territorio nazionale negli aeroporti di Milano Malpensa, Milano Linate, Venezia Marco Polo, Bologna Guglielmo Marconi, Roma Fiumicino, Roma Ciampino, Napoli Capodichino, Catania Fontanarossa e quello di Palermo Punta Raisi.

Il bilancio complessivo a livello globale dell’operazione è stato di: 130 persone arrestate delle quali 101 in Europa, 11 tra Asia e Oceania, 9 nei Paesi dell’America Latina, 6 in Canada e 2 negli Stati Uniti.

L’odierna operazione – spiega Roberto Sgalla, direttore delle Specialità della Polizia di Stato – è il frutto di una efficace attività di prevenzione e della consolidata collaborazione tra pubblico e privato, sia con le compagnie aeree che con gli uffici antifrode delle varie società emittenti ed intermediarie delle carte di credito, ma anche della costante e qualificata collaborazione con i collaterali organi di polizia stranieri e con le organizzazioni di cooperazione internazionale di polizia Europol ed Interpol.

fonte Polizia di Stato

Palermo: hacker russi clonavano carte di credito statunitensi

A Palermo si è chiusa l’indagine della PoliziaFree Money” con l’arresto di 24 persone responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di ricettazione, riciclaggio ed all’indebito utilizzo di codici di carte di credito clonate.

L’indagine, nata da una denuncia di un direttore di un istituto di credito, ha permesso di ricostruire una complessa organizzazione criminale che, grazie all’utilizzo di un pos di una ditta di autonoleggio di Palermo, clonava codici di carte di credito.

La base operativa nella città siciliana aveva ramificazioni nel Lazio e sfruttava le competenze tecniche di hacker russi, ucraini e romeni. Il volume di affari, di circa 3 milioni di euro, e il legame di alcune tra le persone arrestate con esponenti di Cosa Nostra, fanno ipotizzare agli investigatori che quello delle carte di credito clonate possa esser un nuovo canale di approvvigionamento della mafia.

La maggior parte delle carte di credito clonate apparteneva a cittadini statunitensi truffati per importi di molte migliaia di dollari.

L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo ha impegnato gli operatori della questura e della Polizia postale del capoluogo siciliano.

fonte Polizia di Stato

Matera: sequestro di foto di minorenni ad un 30enne

Custodiva nel proprio computer immagini di ragazzine, acquisite illegalmente. Un uomo di 30 anni, incensurato, è stato denunciato dopo che la Polizia postale di Matera ha analizzato il computer e l’hard disk dell’uomo.

Le indagini sono partite dalla denuncia di due ragazze minorenni contattate sui propri profili facebook da una sedicente segretaria di redazione del famoso marchio Yamamay che, millantando provini per selezionare nuove modelle, richiedeva foto in costume, cui seguiva l’invio della data dei provini stessi.

L’inganno risultava convincente, in quanto il link accedeva realmente al sito Yamamay, totalmente estraneo alla vicenda.

Quando le ragazze si sono presentate al negozio Yamamay di Matera, parlando con l’ignaro proprietario hanno avuto l’amara sorpresa: nessun concorso, nessun provino, foto inviate evidentemente ad uno sconosciuto millantatore.

Alla denuncia delle due ragazze è seguita anche quella del proprietario del negozio.

L’uomo, con questo stratagemma, si era impossessato di decine e decine di foto di minorenni. L’accusa per lui è di sostituzione di persona, possesso di materiale pedopornografico, truffa.

fonte Polizia di Stato

Truffe agli anziani: è arrivato il finto avvocato

Puntuale, dopo le ferie, arriva una nuova truffa. Già soprannominata la truffa dell’avvocato, questo reato sta colpendo anziani soprattutto nella provincia di Firenze.

Si tratta di una banda non ancora identificata dalle forze dell’ordine che utilizza come base sempre la stessa “risorsa”: la debolezza e la fragilità psicologica delle proprie vittime. La “variazione sul tema” questa volta riguarda i figli. La banda pianifica la truffa cercando di conoscere la composizione della famiglia della vittima ed il suo numero di telefono.

A questo punto scatta una telefonata che scatena l’ansia dell’anziano: colui che chiama si finge avvocato e racconta alla vittima che suo figlio, o un congiunto comunque esistente, è stato fermato dalla Polizia o dai Carabinieri a seguito di un reato (magari un omicidio colposo in un incidente stradale); questo “avvocato” aggiunge poi che per rimettere in libertà la persona fermata serve una cauzione, un istituto in realtà inesistente nel sistema processuale penale italiano.

A seconda del tipo di risposta più o meno agitata, espressa dalla vittima, scatta la richiesta di una somma di denaro da ritirare direttamente al domicilio del truffato da una “persona di fiducia”; i soldi richiesti variano tra i 500 ed i 1.000 euro. Se l’anziano al telefono dichiara di non avere contanti, i ladri non si danno per vinti e chiedono la consegna di preziosi da far valutare da un perito e da convertire in denaro.

La difficoltà delle indagini sta nel fatto che la presenza fisica del truffatore vicino al truffato è ridotta al minimo: pochi istanti utili per la consegna dei soldi, mentre il grosso della truffa viene svolta al telefono.

Diventano così minime le opportunità di cogliere in flagranza i malviventi senza la collaborazione della potenziale vittima. Ricordiamo quindi a tutti che le forze dell’ordine non chiedono denaro da ritirare a domicilio e che la cauzione in Italia non esiste. E che in caso di qualunque dubbio non bisogna esitare e chiamare subito i numeri del pronto intervento 113 o 112.

fonte Polizia di Stato

Attenzione alla mail dell'”Agenzia delle entrate” con oggetto “Verifica Tributaria”

fonte Polizia di Stato

fonte Polizia di Stato

Da qualche giorno circola un nuovo tentativo di phishing che arriva via mail con oggetto “Verifica Tributaria” proveniente dall’indirizzo pec contraffatto agenzia.entrate@pec.it.

Nell’allegato è nascosto un malware che quando viene installato carpisce i dati sensibili e compromette la sicurezza del computer.

Nel caso in cui si riceva quest’e-mail bisogna eliminarla mail immediatamente e assolutamente non aprire l’allegato come consigliato dagli esperti della Polizia Postale agli utenti che hanno denunciato gli episodi nel sito www.commissariatodips.it.

di Umberto Buzzoni

Copiarono all’esame di abilitazione; denuncia per 103 aspiranti avvocati

Sono 103 gli aspiranti avvocati della provincia di Lecce che nel dicembre 2012 avevano tentato di superare fraudolentemente gli esami per l’abilitazione all’esercizio della professione forense e per i quali, oggi, la Procura della Repubblica ha chiesto i decreti penali di condanna.

La commissione esaminatrice della Corte d’appello di Catania segnalò immediatamente alla Procura che tra gli elaborati c’era un po’ di tutto: elaborati redatti utilizzando materiali già pubblicati e disponibili su Internet ed elaborati copiati integralmente dalla Rete; in altri casi ancora i candidati avevano redatto elaborati originali, tuttavia identici a quelli presentati da altri.

Tutti i testi sospetti erano stati annullati e le indagini affidate alla Polizia di Stato.

Gli specialisti della Postale, per ogni candidato, sono riusciti a ricostruire, grazie alle analisi tecniche, le singole responsabilità.

Dei 103 candidati 20 sono attualmente avvocati iscritti all’albo ed esercenti la professione, 41 risultano invece ancora essere praticanti.

fonte Polizia di Stato

Roma, arrestato il direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea

Il ruolo di Egisto Bianconi è emerso nell’ambito di un’indagine partita da San Basilio per traffici di droga egemonizzati dalla famiglia Primavera. Gli inquirenti hanno scoperto irregolarità sulle procedure di aggiudicazione dell’appalto per le camere mortuarie. In manette un funzionario di polizia e i titolari delle pompe funebri Taffo.

Arresti domiciliari per Egisto Bianconi, direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea. Bianconi è finito nel mirino degli inquirenti nell’ambito di un’inchiesta sulle procedure di aggiudicazione di un importante appalto per le camere mortuarie. L’accusa, rende noto la questura, è “turbata libertà degli incanti, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”. Il dg risulta così tra le 9 persone raggiunte da misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia ed eseguite oggi dalla squadra mobile di Roma, con la collaborazione dei militari della compagnia carabinieriMontesacro“, del reparto prevenzione crimineLazio” e del Reparto mobile di Roma.

Tra le attività illecite della famiglia Primavera, attiva nel traffico di droga nel quartiere di San Basilio a Roma, è emersa la vicenda della gara d’appalto indetta dall’azienda ospedaliera Sant’Andrea, che si è e protratta fino al novembre 2014 per l’affidamento dei “servizi inerenti i decessi in ambito ospedaliero con annessa gestione della camera mortuaria” della struttura in relazione, alla quale sono state documentate condotte di rivelazione di segreto d’ufficio, turbata libertà degli incanti, corruzione ed indebita induzione all’erogazione di utilità. Le indagini della squadra mobile hanno permesso di documentare l’assegnazione fraudolenta dell’appalto a favore di Luciano Giustino Taffo e del figlio Daniele, noti imprenditori titolari dell’omonima ditta di pompe funebri della capitale.

Il progetto parte, in realtà, da Daniela Chimenti, moglie di Guerino Primavera la quale – impiegata quale operaia nella società di pulizie Linda s.r.l. all’interno del Sant’Andrea – era venuta anticipatamente a conoscenza, in via riservata, della prossima indizione, da parte dell’azienda ospedaliera di una gara d’appalto per i “servizi mortuari” ed aveva attivato il marito con il suo amico Luciano Giustino Taffo che si era mostrato sin da subito interessato all’affare.

Da quell’iniziale input, la Chimenti aveva interessato una sua collega di lavoro Barbara Severini che, dietro promessa di soldi, con il marito Fabrizio Coppola, imprenditore edile di Campagnano avevano trovato il “contatto giusto”: Egisto Bianconi, direttore amministrativo, prima, ed attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera. Bianconi, messo quindi in contatto con i Taffo, ha in vario modo “pilotato” avvalendosi del suo collaboratore Filippo Zanutti – responsabile unico del procedimento e presidente della commissione di gara – l’aggiudicazione dell’appalto facendo conoscere anticipatamente ai Taffo il contenuto del bando di gara che veniva loro materialmente consegnato, attraverso Fabrizio Coppola, venti giorni prima della sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.

Veniva, quindi, confezionata da parte della ditta Taffo un’offerta tecnica ed economica ineccepibile da un punto di vista formale che sbaragliava il precedente aggiudicatario dell’appalto e gli altri controinteressati, con la promessa da parte dei Taffo della consegna a Bianconi di una somma di denaro nonché di procedere ad assunzioni presso la propria ditta di persone appartenenti ai nuclei familiari Primavera e Ccoppola.

Emblematiche le conversazioni intercettate nelle quali gli indagati – avuta notizia dell’aggiudicazione formale dell’appalto da parte dei Taffo – avevano esclamato: “Ha vinto… Tirasse fuori i soldi… Non siamo ragazzini nessuno: queste cose uno ce magna…”. I conti sul giro d’affari legato alle camere mortuarie emergono dall’intercettazione telefonica di Daniela Chimenti e Barbara Severini “Effettua la media di cinquecento decessi all’anno… A tre mila euro la media a funerale… E’ un milione e mezzo di euro l’anno…” Facendo poi riferimento alle loro aspettative di guadagno “E noi vogliamo mangiare anche un bel piattino de fettucine… Poi c’è il salmone e altre cosette… Me raccomanno… Che questo io entro a lavora con loro faccio
la becchina, glie faccio…”.

In una nota la Regione Lazio fa sapere che il governatore Nicola Zingaretti “appresa la notizia della disposizione di misure cautelari domiciliari nei confronti del Dg del Sant’Andrea, Egisto Bianconi, per fatti risalenti al suo precedente incarico, ne ha disposto l’immediata sospensione dalla carica, nominando un commissario straordinario nella persona del dottor Lorenzo Sommella attuale direttore sanitario aziendale”.

fonte La Repubblica

Napoli, finti carabinieri ripulivano le case: 13 arresti. Incastrati da un video

Travestiti da rappresentanti delle forze dell’ordine mettevano a segno furti e rapine in abitazione esibendo falsi decreti di perquisizione: due bande di malviventi che usavano lo stesso modus operandi sono state sgominate dai Carabinieri di Napoli, che hanno arrestato 13 persone. Entrati in casa, i ladri rovistavano in stanze e mobili per portare via soldi e oggetti di valore. Una rapina è stata immortalata dalla videosorveglianza di una delle vittime, che ha consentito ai militari di identificare alcuni malfattori e poi i loro complici.

Sono complessivamente otto i furti e le rapine messe a segno dalle due bande accertati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli. I colpi sono stati perpetrati tra marzo e dicembre 2014: sette a Napoli e uno a Castel Volturno, in provincia di Caserta. Molti altri sono stati sventati dai carabinieri durante le indagini, sistemando pattuglie nelle zone dove si sospettava che i ladri stessero per entrare in azione. Nel corso dell’attività investigativa sono state sequestrate sette pettorine, due borse, due cartelline e dieci berretti – tutti con false scritte Carabinieri e Guardia di finanza – e una pistola scacciacani. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli. I tredici indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata a furti e rapine in abitazione aggravate dall’aver portato armi e dall’aver simulato la qualità di pubblico ufficiale.

Commentando l’operazione che ha consentito ai carabinieri di Napoli di sgominare una banda di criminali dedita a furti e rapine in abitazione, soddisfazione è stata espressa dal comandante provinciale dei carabinieri di Napoli gen. Antonio De Vita, «perché i furti e le rapine in abitazione rappresentano uno dei fattori che maggiormente incide, in termini negativi, sulla percezione del livello di sicurezza delle comunità che a noi sono affidate». «Gli arresti di oggi costituiscono, infatti, una rapida e adeguata capacità di risposta data sinergicamente da magistratura e forze dell’ordine», ha concluso il generale De Vita.

fonte Il Messaggero

Con il trucco della “vecchia amica” rubavano in casa di anziani, 4 arresti

 Fingeva di incontrare casualmente la vittima prescelta, sempre una persona anziana, e si spacciava per una sua vecchia amica. Con questo stratagemma la donna appartenente a una banda di ladri e truffatori dava inizio ai colpi.

Con l’operazioneToni“, dal nome di uno degli indagati, la Squadra mobile di Trieste ha interrotto l’attività del gruppo di criminali arrestando tre uomini e una donna con l’accusa di concorso in furti in abitazione commessi ai danni di anziani.

Si tratta di quattro nomadi piemontesi con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio. Colpivano prevalentemente al nord, in particolare Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lazio.

Per spostarsi utilizzavano vetture e camper di famiglia, sequestrati dagli uomini della Mobile triestina, che nell’esecuzione delle ordinanze sono stati aiutati dai colleghi di Cuneo e Torino.

La donna, con modi affabili e gentili, iniziava a conversare con la vittima di turno e riusciva abilmente a farsi dare l’indirizzo di casa. A quel punto rubava le chiavi dell’appartamento e le passava agli altri membri della banda, che si occupavano di “ripulire” l’abitazione, mentre uno di loro seguiva il malcapitato per eventualmente avvertire i complici del suo ritorno.

Spesso riuscivano anche a restituire le chiavi alla vittima che in questo modo si accorgeva molto tardi di aver subito il furto.

L’indagine è iniziata circa un anno fa in seguito a numerosi furti apparentemente inspiegabili. Infatti non si riusciva a capire come i ladri riuscissero ad entrare negli appartamenti senza lasciare il minimo segno di effrazione. Nelle storie raccontate dalle vittime emergeva sempre l’incontro casuale con una vecchia amica, di cui però non si ricordavano, avvenuto proprio nel giorno del furto.

Da questo elemento sono partiti gli specialisti della Mobile, che, dopo intercettazioni e pedinamenti, hanno individuato la donna e quindi il resto del gruppo.

Gli investigatori hanno stimato un ammontare complessivo, ricavato dai furti messi a segno dalla banda, di circa 50mila euro, tra soldi contanti e oggetti preziosi.

Almeno cinque sono i colpi attribuiti al gruppo, e altrettanti sono quelli sventati dall’intervento dei poliziotti, anche se si sta indagando su molti altri furti commessi con modalità analoghe.

Molte sono le tecniche che ladri e truffatori mettono in atto con mestiere e abilità per spillare soldi o derubare la gente, specialmente le persone anziane.

Proprio su questo argomento la Polizia di Stato è molto attiva e da circa un anno ha avviato una campagna di sensibilizzazione dal titolo “Sicuri ad ogni età”, che ha come testimonial il famoso attore Lino Banfi.

Inoltre, proprio per dare ai cittadini la possibilità di difendersi dagli imbroglioni, in collaborazione con “Striscia la notizia” sono stati realizzati una serie di video che riproducono alcune delle più diffuse truffe.

fonte Polizia di Stato