Mille e 200 mezzi spariti e poi ricomparsi “miracolosamente” a Gravina di Catania in un solo anno. In manette la banda del “cavallo di ritorno”
Rubavano le auto, soprattutto in paese a Gravina di Catania, e poi puntualmente si presentavano alla vittima, chiedevano denaro ed ecco che l’auto rispuntava dal nulla, così come era scomparsa. Il metodo tutto catanese del cosiddetto ‘cavallo di ritorno’ ha fruttato un consistente numero di furti, oltre 1200 nel solo 2013, nel comprensorio che ricade sotto la giurisdizione della compagnia carabinieri di Gravina di Catania, tra Mascalucia, San Pietro Clarenza, Tremestieri, frazione Canalicchio, Misterbianco, frazione Belsito.
Ci sono voluti quasi sette mesi di indagini da gennaio ad agosto del 2013 per sgominare una banda specializzata nei furti e nella restituzione dell’auto dietro un compenso in denaro che variava dai 150 ai 1200 euro in base al modello e alla marca dell’auto rubata. A saltare all’occhio è stata la casualità del ritrovamento delle auto rubate che avveniva quasi sempre entro la settimana successiva al furto. In manette sono finite 19 persone, altre 26 risultano indagate per favoreggiamento personale per avere accettato di riavere le auto rubate in cambio del pagamento di denaro.
L’associazione criminale aveva la sua base operativa nel quartiere popolare “Balatelle” di Catania, nella zona San Giovanni Galermo: una vera roccaforte, circondata e protetta da palazzi popolari, accessibili da un solo ingresso principale. La conformazione edilizia del quartiere era di fondamentale importanza per l’esecuzione delle attività illecite, in quanto si potevano controllare tutti i movimenti delle forze dell’ordine e quindi mettere al riparo tutti i membri dell’organizzazione da sgradite ed impreviste sorprese.
E lì sotto i portici delle palazzine di ‘Balatelle’ o in prossimità di un panificio che le vittime andavano alla ricerca del “contatto giusto” dove avevano la possibilità di avvicinare “l’intermediario” del gruppo. Grazie all’intervento dell’intermediario, un referente di zona, si concretizzava così il “cavallo di ritorno”. Gli indagati potevano anche contare su personaggi con ruoli non certamente marginali come la figura dell’elettrauto, che controllava e bonificava le autovetture possedute dagli indagati proprio per scongiurare eventuali attività d’intercettazione od anche altri soggetti che provvedevano a fornire mezzi a noleggio da utilizzare durante le attività criminose.
Gli arrestati sono: Salvatore D’Angelo do 42 anni, Rosario Fallo di 25, Vittorio Benito Fiorenza di 34, David Giarruso di 38, Salvatore Gurrieri di 42, Raffaele Gialuca e Michael Magliuolo rispettivamente di 31 e 21, Antonio Marino di 25, Dario Masotta di 32, Giuseppe Monaco di 48, Danilo Musumeci di 24, Sebastiano Naceto di 49, Massimiliano Nicotra di 38, Filippo Ranieri di 32, Angelo Recca di 28, Antonio Santonocito di 48, Salvatore Sirigo di 36, Alfio Spina di 48 e Orazio Tenente di 21.
fonte La Repubblica