Asti, uomo trovato morto carbonizzato vicino ad un supermercato: forse un barbone

di Il Messaggero

Il cadavere carbonizzato di un uomo è stato trovato nel vano delle scale di servizio, abituale ritrovo di senzatetto, che portano al parcheggio sotterrano di un supermercato di Asti. A dare l’allarme un passante. Sul posto, in corso Torino, stanno intervenendo i carabinieri del Comando provinciale guidati dal colonnello Fabio Federici.

I carabinieri, che stanno acquisendo i filmati delle telecamere della zona, hanno avviato gli accertamenti necessari per l’identificazione della vittima. Accanto al cadavere, vestito e coricato su un fianco, sono state trovate in mezzo alla sporcizia decine di bottiglie di alcolici. Il locale in cui è avvenuto il ritrovamento è spesso utilizzato, nei mesi freddi dell’anno, come ricovero da barboni e senzatetto. I militari dell’Arma non escludono che si sia trattato di un incidente, forse provocato dal tentativo di riscaldarsi accendendo un fuoco. La morte risalirebbe alla scorsa notte.

Pozzallo, madre denuncia botte al figlio autistico in un centro per disabili

di La Repubblica

Un educatore avrebbe dato schiaffi in volto e al collo a un bambino di 11 anni. Indagini della polizia in corso all’interno della struttura

“Mio figlio, disabile, è stato maltrattato, menato ed insultato”. Lo denuncia la madre di un minorenne di 11 anni ospite a Pozzallo (Ragusa) di un centro di riabilitazione. Nell’esposto presentato al commissariato di polizia di Modica si sostiene che il bambino sarebbe stato vittima di ”maltrattamenti da parte di un educatore, consistenti in urla, scappellotti sul collo e schiaffi in volto”. I genitori del ragazzo disabile, affetto da ”disturbo pervasivo dello sviluppo”, una forma di autismo, si sarebbero ”più volte rivolti alla direttrice del centro”, che pero’, sostiene la madre, ”mi invitava a limitarmi a fare le mie funzioni di genitrice e non interferire sul loro operato”. Una conferma sarebbe venuta dalle indagini all’interno della struttura e gli agenti hanno deferito alla magistratura il responsabile.

Assalto al bancomat nella notte, i banditi ​si schiantano nella fuga: 2 morti e 2 feriti

di Il Mattino

Assalto al bancomat nella notte con epilogo tragico a San Cipriano di Roncade (Treviso): 4 malviventi – con ogni probabilità giostrai – verso le 4 di questa notte hanno fatto esplodere lo sportello bancomat della filiale del Credito cooperativo di Monastier e Silea.

Subito è scattato e i malviventi si sono dati alla fuga in auto durante la quale – per sottrarsi all’inseguimeto delle pattuglie dei carabinieri subito intervenute – in via Bassa trevigiana di Silea, sbandando con l’auto lanciata a folle velocità sono fuoriusciti dalla sede stradale finendo capottati.

Bari, sorvegliato speciale ucciso a colpi di pistola davanti alla moglie

di Il Mattino

Un uomo di 59 anni, Nicola Lorusso, sorvegliato speciale, è stato ucciso stamane al quartiere San Girolamo a Bari in un agguato. Sull’episodio indaga la Squadra Mobile della Questura. L’agguato è avvenuto intorno alle 9,30 in via Van Westerhout.

L’uomo è stato raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco. L’agguato in cui è stato ucciso stamani a Bari il sorvegliato speciale di 58 anni Nicola Lorusso, padre del capoclan Umberto, è avvenuto verso le 9,30 in via Van Westerhout. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo era in compagnia della moglie alla guida di una Ford Fiesta e si stava recando in Questura per firmare la presenza. Lorusso si sarebbe accorto di essere seguito da un’altra auto e ha fatto scendere la moglie dalla vettura. Quindi ha proseguito la marcia ma poco dopo sarebbe stato affiancato e crivellato di proiettili da un killer che avrebbe sparato con un mitra kalashnikov.

Sembra che un uomo che transitava nella zona, uditi gli spari, abbia poi visto il cadavere a terra e abbia messo davanti un cassonetto dell’immondizia per evitare che il corpo venisse travolto dalle auto di passaggio. Sul posto si sono registrati momenti di tensione tra la polizia e i parenti dell’uomo ucciso giunti sul posto.

Torino, camionista fermato dalla Stradale sviene: tasso di alcol 9 volte oltre il limite

di La Repubblica

Denunciato un autista romeno alla guida di un furgone frigo: aveva nel sangue una percentuale alcolica da coma etilico, portato in stato di incoscienza all’ospedale di Venaria. Nella notte bloccato un autotrasportatore polacco: ubriaco alla guida di un Tir, stava entrando in autostrada contromano

Nel sangue aveva un tasso di alcol da coma etilico eppure era alla guida di un camioncino frigo per conto di una ditta di Foglizzo. Quando la polizia stradale di Torino lo ha sottoposto all’alcoltest ha registrato un tasso di 4,5 grammi per litro di sangue, un valore nove volte superiore al consentito. L’uomo, 48 anni, romeno, residente a Foglizzo, nel Canavese, è stato fermato sulla tangenziale torinese all’altezza dello svincolo di Collegno.

Gli agenti hanno notato il furgone frigo procedere zigzagando in direzione di Venaria. Quando lo hanno fermato, è svenuto. La pattuglia allora ha chiamato l’ambulanza che ha portato l’ubriaco già in coma etilico all’ospedale di Venaria. Quando si è svegliato e si è ripreso si è allontanato sulle sue gambe ma senza il camioncino, sequestrato insieme alla patente dalla polizia. Il romeno è stato denunciato.

Udine, uccide finanziere che lo aveva denunciato per abusi e si toglie la vita

di La Repubblica

L’omicida, un gioielliere di 65 anni, era stato accusato dalla vittima di violenza sessuale ai danni di un familiare

Spara a un finanziere e poi si toglie la vita. Angelo Brochetta, 65 anni, gioielliere di Carlino – in provincia di Udine – si è presentato alla porta di casa di un finanziere di 47 anni, Franco Pavan, e lo ha ucciso con alcuni colpi di pistola, prima di suicidarsi. All’origine del delitto, secondo quanto ricostruito dalla Procura, una sorta di vendetta che il gioielliere covava nei confronti del militare. Brochetta era stato denunciato da Pavan per violenza sessuale ai danni di un familiare e condannato per l’episodio, in primo e in secondo grado, a 7 anni di reclusione, con sentenza del maggio scorso.

Il gioielliere è andato a casa del finanziere alle 8 del mattino, alla guida di un’auto presa a noleggio. Ha bussato alla porta. Ha minacciato la convivente dell’uomo che stava uscendo per portare il figlio, un bimbo di sette anni, a scuola. Le ha puntato contro l’arma, una calibro 9 regolarmente detenuta. Poi è salito al piano di sopra e ha esploso diversi colpi di pistola contro Pavan. Infine è tornato al pian terreno e si è tolto la vita sul pianerottolo del retro ingresso della villetta. Nell’auto con cui aveva raggiunto Piancada, i carabinieri hanno trovato anche un’accetta, del diluente e delle stoffe. Elementi che hanno portato gli inquirenti a ipotizzare che il gioielliere pensasse di compiere anche qualche altro crimine.

Litiga con due amici di suo figlio 31enne viene accoltellato al cuore

di Il Corriere

L’uomo incrocia i ragazzi all’ora di cena davanti alla chiesa. Lo colpiscono tre volte. Uno viene arrestato con l’accusa di tentato omicidio

Mentre passeggiava in centro con la sua famiglia ha riconosciuto quei due ragazzini, autori di presunti atti di bullismo nei confronti di suo figlio. Li ha fermati, ha intimato loro di smetterla ma la discussione è degenerata in rissa ed è stato accoltellato. Un colpo al cuore, due ai fianchi, e adesso è ricoverato all’ospedale in condizioni critiche. Protagonisti di un episodio piuttosto violento avvenuto nei pressi della chiesa di Musile di Piave lunedì sera all’ora di cena, un 31enne di Musile e due ragazzini stranieri, un tunisino di 14 anni e un moldavo di 15.

La vittima dell’accoltellamento, come ha raccontato la moglie ai carabinieri, stava passeggiando nel centro del paese insieme alla famiglia quando ha incrociato i ragazzini che, a suo dire, sarebbero stati responsabili di bullismo nei confronti del figlio (un dettaglio su cui stanno investigando le forze dell’ordine).

La discussione si è animata col passare dei minuti, fino a che il 14enne ha estratto un coltello e ha colpito il 31enne tre volte, per poi scappare lasciando l’uomo in un lago di sangue. I militari dell’Arma, intervenuti sul posto, dopo aver raccolto le varie testimonianze di chi aveva assistito alla scena hanno rintracciato nelle vicinanze i due giovanissimi che hanno ammesso quanto successo. Il 14enne è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio, mentre l’amico denunciato per rissa. Nel frattempo il 31enne è stato trasportato all’ospedale dell’Angelo di Mestre in gravi condizioni, dove è stato operato. Attualmente si trova ricoverato in terapia intensiva e la prognosi è riservata.

Prato, 19enne investito da un’auto e lasciato a morire in strada: caccia al “pirata”

di Il Messaggero

E’ stato trovato in fin di vita con il volto tumefatto su un marciapiede di via Valentini a Prato, ed è morto in ospedale.

Giancarlo Ravidà, 19 anni, originario di Foggia ma residente a Prato, sarebbe stato investito da un’auto pirata e sbalzato fino ad un’altra macchina parcheggiata. Le immagini di alcune telecamere presenti nella zona mostrerebbero un impatto con una vettura al momento sconosciuta. Sul posto sono intervenuti la polizia municipale e la polizia di Stato che stanno ora cercando di risalire al proprietario della vettura. A dare l’allarme alcuni giovani intorno alle 22.30.

Napoli, 79enne strangola la moglie malata: già due anni fa aveva tentato di ucciderla

di Il Corriere

La donna, di 69 anni, non era terminale come riferito dal marito alla poliza bensì aveva problemi di natura psichica

Ha strangolato e ucciso la moglie e poi ha chiamato la polizia. E’ accaduto a Napoli, nel quartiere di Secondigliano. Antonio Parisi, di 79 anni, ha riferito agli agenti che lo hanno arrestato di averlo fatto perché la donna non aveva più speranza di vita per la sua malattia. Tuttavia, come accertato dalla polizia, la vittima non era terminale bensì aveva problemi di natura psichica. Già due anni fa, nel maggio 2013, aveva tentato di ucciderla.

La donna, Paolina Gargiulo, di 69 anni, è stata strangolata dal marito con un filo elettrico. I due erano sposati da 42 anni e hanno tre figlie, due vivono a Milano ed un’altra nel quartiere napoletano di Scampia. La 69enne era in cura al centro di Igiene mentale, distretto di Secondigliano.

Parisi aveva già tentato di uccidere la moglie colpendola con un mattarello. Dopo il tentato omicidio di due anni fa, il 79enne fu arrestato e scontò quasi un anno ai domiciliari.

Mafia a Roma, 5 nuovi arresti per l’omicidio Fanella. Il giallo della cabina telefonica

di Repubblica

L’uomo era stato ucciso a luglio nella sua abitazione alla Camilluccia. Coinvolti personaggi legati all’estrema destra. Perquisizione nelle coop di ex terroristi. Intercettato Denaro, il presunto mandante del delitto: usava lo stesso telefono pubblico che Carminati adoperava per i suoi affari nel “mondo di mezzo”

Cinque arresti e numerose perquisizioni della Squadra mobile di Roma nell’ambito delle inchiesta sull’omicidio di Silvio Fanella, l’ex cassiere di Gennaro Mokbel, l’uomo accusato della maxi truffa da 2,2 miliardi di euro ai danni di Telecom e Fastweb. Fanella, anche lui condannato per la truffa, era stato ucciso a luglio nella sua abitazione di Roma alla Camilluccia, freddato con un colpo di pistola al torace da tre finti finanzieri.

Le indagini, coordinate dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno colpito gli esecutori e organizzatori del tentato sequestro sfociato nell’omicidio di Fanella, rivelando il coinvolgimento a vario titolo di numerosi pregiudicati legati all’estrema destra, che gravitano sul litorale romano di Ostia, in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige.

Tra gli arrestati, Manlio Denaro, 56 anni, dipendente della palestra Flemin Fitness di via Flaminia Vecchia e coinvolto nelle indagini sulla truffa Fastweb Telecom Sparkle e considerato dal gip Bernadette Nicotra il mandante del tentato sequestro, ed Emanuele Macchi di Cellere, 58 anni, ex Nar, fermato nel sud della Francia dalla Squadra mobile di Roma lo scorso settembre e già in carcere a Genova. In manette anche Gabriele Donnini, Carlo Italo Casoli e la figlia di 27 anni Claudia, l’unica per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari, che avrebbero messo a disposizione dell’organizzazione mezzi e documenti falsi. La polizia aveva già arrestato già nei mesi scorsi i presunti esecutori materiali dell’omicidio: Giovanni Battista Ceniti, rimasto ferito durante il delitto, Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa, rintracciati a Roma e a Novara lo scorso 7 settembre.

L’operazione, che ha visto impegnati 150 uomini e le Questure di Roma, Genova, Verbania, Novara, Torino, Trento e Varese, ha portato anche alla perquisizione della cooperativa sociale Multidea di Novara, che ha tra le finalità quella del reinserimento sociale degli ex detenuti, nella quale operano pregiudicati per reati di terrorismo, appartenenti alle brigate rosse e ai movimenti eversivi di destra, e che vede tra i fondatori Giuliani, mentre Larosa vi figurava come dipendente.

“In cinque mesi si è chiuso, dunque, il cerchio sul commando che ha tentato di sequestrare e poi ha ucciso Silvio Fanella”, ha sottolineato il procuratore aggiunto Antimafia della capitale, Michele Prestipino.

E spuntano anche collegamenti tra l’omicidio e l’inchiesta su “Mafia capitale”. In particolare, c’è una cabina telefonica sulla via Flaminia utilizzata da Massimo Carminati, e per questo tenuta sotto controllo dagli investigatori del Ros dei carabinieri, che torna in questa indagine. Da lì partivano anche le chiamate di Denaro. In una telefonata intercettata sono l’ex estremista e Giuliani, che si trovava in quel momento a Novara, a parlare. “Volevo sapere quando è la festa di nonna” dice Denaro: un frase che, secondo chi indaga, indica l’arrivo di Giuliani a Roma per il sequestro. ”Noi siamo pronti. Io scenderò il 26, mentre gli altri dopo. Ma tu fammi trovare i regalini che ti avevo chiesto” risponde l’altro.

Nell’ordinanza di custodia cautelare compare anche un’intercettazione in cui Carminati e Brugia, tra i principali protagonisti dell’inchiesta sull’associazione a delinquere di stampo mafioso, parlano di un debito che Denaro avrebbe contratto con Mokbel e che sarebbe il movente dell’omicidio. “Quello è pericoloso” dice Carminati. “Denaro – scrive il gip – voleva mettere la mani sul tesoretto di Mokbel”: contanti, oggetti preziosi e diamanti che gli investigatori hanno trovato solo dopo l’omicidio
nascosti a Pofi, un’abitazione in provincia di Frosinone.

“Questo al momento è l’unico collegamento oggettivo con Carminati”, ha detto il sostituto procuratore Michele Prestipino “oltre a un elemento soggettivo: si tratta di personaggi criminali che negli anni passati si conoscevano e avevano rapporti per l’appartenenza allo stesso contesto politico”.