Raffineria di eroina scoperta a Padova

Un’abitazione “insospettabile” trasformata in un vero e proprio laboratorio di preparazione e confezionamento della droga: questo è ciò che hanno trovato ieri sera gli uomini della Squadra mobile di Padova nella periferia della città.

La perquisizione è avvenuta dopo l’arresto avvenuto qualche giorno fa nei confronti di un cittadino albanese trovato in possesso di mezzo chilo di eroina nel marsupio.

L’indagine degli uomini della mobile si è concentrata sui pochi oggetti trovati in possesso dell’uomo. Attraverso il telefono cellulare e un mazzo di chiavi sono riusciti a risalire all’abitazione in cui hanno trovato 11 chili di eroina per un valore materiale di centinaia di migliaia di euro, un’enorme pressa idraulica, sacchi di sostanze da taglio, setacci e frullatori, nonché 62 chili di marijuana pronti per lo spaccio. La droga, proveniente dall’Albania attraverso il narcotrafficante, era destinata alla piazza di Padova.

fonte Polizia di Stato

Antagonisti in carcere, a fuoco auto della polizia

L’incendio a Bologna sarebbe collegato agli arresti per il rogo di una casa di proprietà di un esponente di Casapound nel Parmense

L’auto della Polizia incendiata a Bologna “è un fatto gravissimo compiuto contro le istituzioni”. Così lo definisce il procuratore aggiunto Valter Giovannini, coordinatore del gruppo Terrorismo e ordine pubblico della Procura. “Verrà fatto – prosegue Giovannini – ogni sforzo per individuare gli autori che saranno perseguiti con risolutezza e severità”.

L’incendio doloso della vettura, parcheggiata all’interno dell’ospedale Sant’Orsola, nei pressi del posto di polizia, è stato appiccato nella notte tra mercoledì e giovedì. La pista seguita dagli investigatori della Digos, coordinata dalla Procura, guarda alla galassia anarchica e antagonista.

Vicino alla Fiat Stilo bruciata, fermato con un sasso, è stato trovato un foglio scritto al computer: “Colpire i fascisti e chi li protegge. Libertà per Andrea, Pippo e Tommy. Sbirri assassini, per voi nessuna tregua”, il messaggio con riferimento ai tre attivisti di centri sociali, due di Modena e uno di Parma, arrestati a fine agosto per un incendio di una casa di proprietà di un esponente di Casapound, nel 2014 nel Parmense.

Scritte a sostegno dei tre arrestati sono comparse anche sui muri di Parma.

fonte La Repubblica

Estorsioni ed usura, 7 arresti a Catania

Conclusa dalla Squadra mobile di Catania l’operazioneDirty money” che ha portato in carcere 7 persone; un’ottava persona coinvolta, segnalata alla magistratura, era già in carcere per altri reati. L’accusa per tutti è di usura e estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini sono iniziate lo scorso anno quando un commerciante si è ribellato al pagamento di interessi usurari per un prestito ricevuto in passato.

Gli interessi sono arrivati al 120 per cento annuo e il negoziante non ce l’ha fatta più ed ha denunciato i suoi aguzzini. Diversi gli episodi contestati agli arrestati i quali, in più occasioni, minacciavano la vita facendo leva sull’ “importanza” mafiosa dei debitori e sulla incapacità di “protezione” da rapine subite senza il saldo del debito contratto. In due occasioni, paventando la necessità di dover pagare gli avvocati di affiliati reclusi, gli arrestati si facevano consegnare dal commerciante quasi 25 mila euro.

fonte Polizia di Stato

Siena: “Operazione snob” contro lo spaccio di droga

Si è conclusa ieri l'”Operazione snob” della questura di Siena contro una banda di spacciatori che forniva cocaina e marijuana ai cittadini insospettabili della città e della Valdelsa.

Una prima tranche di arresti è stata effettuata in flagranza di reato nel 2014; da li la prosecuzione delle indagini aveva permesso di ricostruire la rete di collegamenti della banda composta da italiani e albanesi.

Mezzo chilo di cocaina e 6 chili di marijuana sono gli stupefacenti sequestrati.

Sulla scorta dei risultati investigativi la Squadra mobile ieri mattina ha dato esecuzione alle ordinanze del Giudice per le indagini preliminari portando in carcere un italiano di 53 anni e agli arresti domiciliari un albanese di 29 anni. Altri due albanesi sono invece stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia.

fonte Polizia di Stato

Truffe agli anziani: è arrivato il finto avvocato

Puntuale, dopo le ferie, arriva una nuova truffa. Già soprannominata la truffa dell’avvocato, questo reato sta colpendo anziani soprattutto nella provincia di Firenze.

Si tratta di una banda non ancora identificata dalle forze dell’ordine che utilizza come base sempre la stessa “risorsa”: la debolezza e la fragilità psicologica delle proprie vittime. La “variazione sul tema” questa volta riguarda i figli. La banda pianifica la truffa cercando di conoscere la composizione della famiglia della vittima ed il suo numero di telefono.

A questo punto scatta una telefonata che scatena l’ansia dell’anziano: colui che chiama si finge avvocato e racconta alla vittima che suo figlio, o un congiunto comunque esistente, è stato fermato dalla Polizia o dai Carabinieri a seguito di un reato (magari un omicidio colposo in un incidente stradale); questo “avvocato” aggiunge poi che per rimettere in libertà la persona fermata serve una cauzione, un istituto in realtà inesistente nel sistema processuale penale italiano.

A seconda del tipo di risposta più o meno agitata, espressa dalla vittima, scatta la richiesta di una somma di denaro da ritirare direttamente al domicilio del truffato da una “persona di fiducia”; i soldi richiesti variano tra i 500 ed i 1.000 euro. Se l’anziano al telefono dichiara di non avere contanti, i ladri non si danno per vinti e chiedono la consegna di preziosi da far valutare da un perito e da convertire in denaro.

La difficoltà delle indagini sta nel fatto che la presenza fisica del truffatore vicino al truffato è ridotta al minimo: pochi istanti utili per la consegna dei soldi, mentre il grosso della truffa viene svolta al telefono.

Diventano così minime le opportunità di cogliere in flagranza i malviventi senza la collaborazione della potenziale vittima. Ricordiamo quindi a tutti che le forze dell’ordine non chiedono denaro da ritirare a domicilio e che la cauzione in Italia non esiste. E che in caso di qualunque dubbio non bisogna esitare e chiamare subito i numeri del pronto intervento 113 o 112.

fonte Polizia di Stato

Estorsioni a Caserta: 9 arresti nel clan Bidognetti dei Casalesi

Taglieggiavano commercianti e imprenditori edili di Castel Volturno con estorsioni, imposte con le minacce caratteristiche del metodo mafioso.

Con queste accuse sono finite in carcere nove persone, arrestate questa mattina dalla Squadra mobile di Caserta in esecuzione di un’ordinanza emessa dal tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea.

Particolarmente colpita la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, che era riuscita a prevalere sulle altre organizzazioni criminali della zona.

L’indagine della Mobile casertana è iniziata nell’ottobre 2013, in seguito alle informazioni acquisite in merito alla formazione sul territorio di San Nicola La Strada di un nuovo gruppo criminale costituito da elementi che avevano come referente un appartenente proprio alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.

Dopo aver verificato le informazioni, gli investigatori hanno effettuato numerose intercettazioni telefoniche e ambientali.

Particolarmente importanti per le indagini sono state le conversazioni intercettate all’interno dell’auto di uno degli indagati.

fonte Polizia di Stato

Ricordata a Palermo la strage di via Carini

Alle 21.15 del 3 settembre 1982 la mafia assassinò il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, l’agente della Polizia di Stato che lo stava scortando.

L’auto sulla quale viaggiava il prefetto di Palermo, in quel momento guidata dalla moglie, in via Carini fu affiancata dalla macchina dei killer, che esplosero diverse raffiche di Kalashnikov uccidendoli all’istante.

Stessa sorte per il poliziotto di scorta che seguiva i coniugi a bordo della sua auto di servizio, affiancata da una moto dalla quale partirono le raffiche.

Russo fu ferito gravemente e morì in ospedale dodici giorni dopo.

Per ricordare il 33° anniversario di quel 3 settembre, questa mattina il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha deposto una corona sul luogo dell’eccidio.

Alla cerimonia erano presenti anche il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, quello di Agrigento Nicola Diomede, il questore Guido Nicolò Longo nonché le massime autorità locali e i rappresentanti delle Forze dell’ordine.

fonte Polizia di Stato

Armi da caccia: i consigli per usarle in sicurezza

La polizia di Stato ricorda ai cacciatori che attendono l’apertura della stagione venatoria gli accorgimenti e gli obblighi da seguire

Sta per aprirsi la stagione venatoria e tornano utili i consigli sull’uso delle armi da caccia che la Polizia di Stato ricorda ai cacciatori per ridurre al minimo la possibilità di incidenti.

Dalle azioni più semplici, come sedersi per una sosta con il fucile a fianco, poggiare l’arma a terra o trasportarla a spalla con una cinghia, a quelle via via più specializzate come la scelta del tipo di arma – a canna liscia o rigata – per la caccia agli ungulati, sono tanti gli aspetti da considerare per maneggiare e usare in sicurezza il fucile.

Tra le tante indicazioni, c’è ad esempio quella su corretto modo di poggiare l’arma sul terreno. È pericoloso, infatti, spiegano gli esperti della Polizia, farlo dalla parte della volata, perché quest’abitudine può portare a un’occlusione parziale della canna che può causare a sua volta un aumento anomalo della pressione interna al momento dello sparo, causa accertata di molti episodi di scoppio della canna.

Importante è anche la scelta del proiettile più idoneo al proprio ambito territoriale di caccia: i proiettili blindati delle carabine, ad esempio, sono più soggetti al rimbalzo, quindi è meglio non usarli per sparare a brevi distanze quando ci sono pareti rocciose.

Sullo sfondo, le precauzioni fondamentali da osservare per chiunque si avvicini o faccia parte del mondo della caccia, come ad esempio maneggiare sempre l’arma come se fosse carica, quindi accertarsi che non ci siano cartucce in canna e nel serbatoio, questo anche prima di imbustarla o metterla nella custodia per trasportarla secondo le modalità previste dalla legge. Oppure, quando si spara nella boscaglia, accertarsi sempre prima che non ci sia nessuno nei paraggi.

È molto importante, inoltre, tenersi aggiornarti sulle disposizioni a livello provinciale, soprattutto per quanto riguarda le prescrizioni stabilite dalle questure per la conservazione delle armi, come quella di utilizzare un armadio blindato.

fonte Ministero dell’Interno

Rintracciato in Colombia l’uomo dai “mille volti”

Era riuscito a fuggire da una casa di cura vicino Roma nel 2007 mentre era agli arresti domiciliari ma a luglio scorso è stato rintracciato in Colombia e ieri sera è rientrato in Italia, all’aeroporto di Fiumicino, scortato dagli uomini dell’Interpol.

Conosciuto con lo pseudonimo di “Mille volti” per i continui cambiamenti di aspetto che gli hanno consentito la lunga latitanza, l’uomo, di nazionalità colombiana, ha iniziato la sua carriera criminale come leader dell’ormai smantellato “Cartello di Cartagena”.

Era riuscito a far immettere grosse quantità di cocaina sui mercati di spaccio in Italia e anche in molti altri Paesi europei stabilendo, come leader, i contatti con le organizzazioni mafiose in Italia. La droga arrivava mediante il trasporto in container spediti sulla rotta Colombia-Italia.

Durante la lunga latitanza, gestita in un primo momento con gli appoggi e le conoscenze maturate durante la sua lunga attività di “trafficante”, ha mostrato una spregiudicata abilità nel cambiare fisionomia e dotarsi di documentazione falsa, riuscendo così ad eludere i diversi controlli delle Polizie europee per poi riuscire a far rientro in Colombia dove è stato definitivamente rintracciato.

fonte Polizia di Stato

Sicurezza stradale: in aumento le vittime a causa dalle “distrazioni fatali”

Cinture dimenticate, cellulare all’orecchio e, sempre più spesso, la brutta abitudine dei selfie scattati mentre si è alla guida. Sono solo alcuni dei comportamenti adottati dai guidatori che hanno portato all’incremento dell’incidentalità mortale registrato sulle strade italiane già nello scorso anno.

Un’inversione di tendenza rispetto al trend virtuoso che aveva caratterizzato il decennio 2001-2013, con una costante diminuzione degli incidenti mortali.

Lo rivelano i dati della Polizia stradale, presentati e analizzati in uno speciale pubblicato sull’ultimo numero di Poliziamoderna, la rivista ufficiale della Polizia di Stato.

In particolare gli esperti della Stradale imputano questa inversione di tendenza ad un generalizzato calo dell’attenzione causato dalla tecnologia e dal mancato uso delle cinture di sicurezza.

I primi 6 mesi del 2015 hanno confermato l’inversione di tendenza: gli incidenti mortali sono passati da 879 nel 2014 a 897 nell’anno in corso. Anche il numero delle vittime è aumentato di 18 unità, passando da 954 dei primi 7 mesi del 2014 a 972 dello stesso periodo del 2015.

Grande preoccupazione anche per gli incidenti notturni, che si verificano dalle 22 alle 6. Basti pensare che nel solo mese di luglio c’è stato un incremento del 114 per cento di quelli mortali, mentre le vittime sono aumentate del 120 per cento.

Per le due ruote i dati sono contrastanti: a fronte di una mortalità diminuita del 25 per cento tra i ciclisti, è stato registrato un incremento del 78 per cento delle vittime tra i motociclisti. Anche per i pedoni i numeri non sono confortanti, con un aumento della mortalità pari all’80 per cento.

Nell’articolo vengono poi analizzate anche altre possibili cause dell’aumento degli incidenti, come l’invecchiamento del parco macchine del nostro Paese. Vetture per le quali sarebbe necessaria una costante manutenzione che, forse a causa della crisi, spesso non viene effettuata. Lo stesso vale per i pullman turistici, che dovrebbero garantire maggiori standard di sicurezza.

Altri aspetti trattati sono quelli non meno importanti del controllo e della prevenzione, affidati alle nuove tecnologie che utilizzano sistemi informatici e alle numerose campagne di educazione messe in campo dalla Polizia stradale. In particolare si è pensato di coinvolgere sempre più, e in maniera diretta, i giovani, che saranno gli automobilisti di domani.

Infine un focus sull’evoluzione della normativa europea che, dal 2001, ha sempre avuto come obiettivo primario quello di ridurre il numero delle vittime da incidente stradale.

fonte Polizia di Stato