Agrigento: arrestati gli autori di un omicidio

Sono stati arrestati con l’accusa di omicidio dagli uomini della Squadra mobile di Agrigento tre uomini ritenuti responsabili della morte di un giovane 21 enne, avvenuta lo scorso gennaio.

Il ragazzo, scomparso da casa da circa 15 giorni, era stato ritrovato assassinato con un colpo di fucile al petto nelle campagne limitrofe di Licata (Agrigento).

Le indagini degli investigatori per la sparizione del giovane, da subito si erano orientate per l’omicidio vista l’attività criminale che svolgeva il ragazzo nello spaccio di cocaina.

Le indagini condotte dalla Squadra mobile di Agrigento in collaborazione con la polizia tedesca e coordinate dallo Sco (Servizio centrale operativo), hanno permesso di rintracciare uno dei tre ricercati in Germania, dove aveva raggiunto la moglie da cui si era separato.

fonte Polizia di Stato

Da Foggia a Modena per rubare Parmigiano

fonte Polizia di Stato

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Sono state oltre 2mila le forme di parmigiano rubate in poco più di un anno da una banda di ladri, pendolari, provenienti dalla Puglia; ma gli uomini della Squadra mobile di Modena li hanno scoperti e arrestati.

Provvisti di camion, autovetture e attrezzature elettroniche e dopo aver fatto diversi sopralluoghi, riuscivano a disattivare gli allarmi dei magazzini di stoccaggio di prodotti alimentari e a razziare in particolare il parmigiano reggiano. Delle 11 ordinaze emesse 9 componenti della banda sono stati arrestati questa mattina tra le città di Foggia, Modena, Reggio Emilia e Cremona.

La merce rubata veniva “piazzata” soprattutto in Puglia e in poco tempo ha prodotto un guadagno di oltre 700 mila euro.

I furti sono avvenuti nelle città di Modena, Reggio Emilia e Cremona. Sono state eseguite anche diverse perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati.

fonte Polizia di Stato

Milano: operazione contro le gang latinos, arrestati 15 del “Barrio 18”

La gang giovanile “Barrio 18” è al centro dell’indagine conclusa dagli investigatori della Squadra mobile di Milano, che questa mattina hanno arrestato 15 appartenenti alla banda di latinos.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, tentato omicidio, rapina aggravata, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, lesioni personali aggravate, detenzione e porto di armi da sparo e da taglio.

L’attività investigativa, conclusa nell’ottobre dello scorso anno, è iniziata nel dicembre 2013 in seguito alla denuncia per violenza sessuale nei confronti di alcuni appartenenti al gruppo criminale.

Grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali e ai video registrati durante appostamenti e pedinamenti, i poliziotti sono riusciti a ricostruire l’organizzazione della banda e a ricondurre a loro diversi reati.

La “Barrio 18” è una delle gang di latinos più pericolose e maggiormente diffuse al mondo, e i suoi appartenenti sono in prevalenza di origine salvadoregna. Agiscono continuamente per controllare quello che considerano il loro territorio, e per fare questo sono in costante lotta contro le bande rivali.

Questa battaglia per il controllo del territorio genera lotte anche cruente, combattute per le strade, fatte di scontri a mano armata, nei quali si utilizzano pistole, machete e coltelli.

Nella loro zona gli affiliati alla gang commettono reati contro il patrimonio, spaccio e rapine in strada, finalizzati ad alimentare una cassa comune dalla quale attingere per le esigenze della banda e dei “fratelli” detenuti.

Durante l’indagine, gli agenti della Mobile milanese hanno sventato anche un tentato omicidio di un appartenente a un gruppo rivale.

La gang è caratterizzata da una rigida gerarchia interna, cruenti riti di affiliazione, fatti di violenti pestaggi di gruppo, e da un codice di obbedienza che prevede pesanti ritorsioni per i contravventori. I membri del “Barrio 18” si riconoscono per i caratteristici tatuaggi, mentre il territorio viene marcato dai loro graffiti.

fonte Polizia di Stato

Droga: a Taranto lo spaccio lo gestiscono le donne

Avevano monopolizzato il mercato della droga nei vicoli della “Città vecchia” di Taranto. Si tratta di un’organizzazione criminale bloccata dagli agenti della Squadra mobile che, coadiuvati dai Reparti prevenzione crimine di Bari e Potenza, nonché dalle unità cinofile di Bari, hanno arrestato 16 persone tutte responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

L’organizzazione, nella quale le donne avevano un ruolo di primo piano nello spaccio, smerciava ogni tipo di droga: cocaina, eroina, hashish, marijuana e metadone.

Dalle indagini i poliziotti hanno accertato che largo San Gaetano, nella Città vecchia, era diventato una vera e propria centrale di spaccio. Centinaia di cessioni di droga documentate ogni giorno. Ciascun componente del gruppo aveva un ruolo specifico: l’incaricato del ritiro dell denaro delle dosi spacciate, lo spacciatore, il “palo” e l’addetto al trasporto dello stupefacente. La droga veniva spacciata anche davanti ai figli minori di alcuni degli arrestati.

fonte Polizia di Stato

A Cosenza chiuso il “Job center” dell’eroina

fonte Polizia di Stato

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“Fatemi lavorare: sono disoccupato”; “ho bisogno di voi, ho dei figli da tirare su”. Queste sono le frasi che hanno ascoltato gli investigatori della Squadra mobile di Cosenza durante le intercettazioni ambientali dell’operazioneJob center“.

Le frasi però non venivano pronunciate in un ufficio di collocamento, ma a casa di boss locali ed il lavoro che veniva proposto era, immancabilmente, lo spaccio di droga in città.

Sono 14 le persone arrestate questa mattina dalla Polizia di Stato a conclusione dell’indagine; due di queste sono finite ai domiciliari.

L’organizzazione si muoveva come una vera e propria impresa: forniva lavoro ai disoccupati, garantiva stipendi agli affiliati e “licenziava” i dipendenti che facevano il doppio gioco con altre organizzazioni, facendoli arrestare dalle forze dell’ordine con delle soffiate.

In un’occasione i poliziotti hanno documentato, con un audio, i festeggiamenti a base di champagne per l’arresto di un affiliato “infedele”.

Centrale, all’interno della banda, il ruolo di due donne, mogli di due boss; per sviare l’attenzione delle forze dell’ordine dai mariti, erano le due donne a portare gli ordini ai pusher e a gestire la rete dei contatti.

Al “Clan degli zingari“, così era conosciuta l’organizzazione nel centro storico della città di Cosenza, sono state sequestrate 660 dosi di eroina, 20 dosi di cocaina e 80 di marijuana.

fonte Polizia di Stato

Mafia: imponevano prodotti da imballaggio, padre e figli arrestati

Questa notte, un padre e i suoi due figli sono stati arrestati dalla Polizia di Stato, a Ragusa, a conclusione dell’operazione antimafiaBOX“( cassetta); altre 10 persone invece sono indagate.

Dalle indagini è emerso che la famiglia Consalvo aveva imposto, alle ditte del mercato ortofrutticolo di Vittoria, cassette e prodotti per l’imballaggio, con l’aggravante di aver agito con il metodo mafioso avvalendosi della forza dell’intimidazione e di omertà derivante dalla contiguità al clan degli stiddari “Dominante”.

Le investigazioni, che sono durate due anni, non si sono limitate a monitorare solo il mercato di Fanello, ma sono state estese anche alle aziende che operano nel settore dell’ortofrutta e, soprattutto, hanno coinvolto persone di elevata caratura criminale come i Consalvo, che venivano descritti dai collaboratori di giustizia come elementi di rilevante spessore nel settore delle imposizioni sul mercato e nelle estorsioni.

Infatti i tre arrestati, titolari di aziende per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, erano fortemente temuti dagli altri imprenditori, tanto da falsare, con le loro imposizioni, anche i prezzi di mercato a danno dei consumatori.

Ogni qualvolta gli imprenditori agricoli del vittoriese si rivolgevano ad altri, quest’ultimi dovevano pagare una tangente per poter lavorare a Vittoria. “Nessuna cassetta entra qui sul mio territorio senza che io ne sappia niente” dichiara uno degli indagati durante un’intercettazione.

L’egemonia sui materiali da confezionamento rendeva ai Consalvo guadagni per svariati migliaia di euro al mese.

Pure se i tre malavitosi sono tra loro legati da vincoli di sangue, durante le indagini è emerso che l’avidità di uno dei figli e dello stesso padre, li faceva dividere in affari. Tanto che il padre è arrivato a minacciare di morte il figlio più volte, intimandogli che se avesse venduto cassette a Vittoria, gli avrebbe sparato in testa.

All’operazione hanno partecipato più di 30 uomini della Squadra mobile di Ragusa e Catania, del Commissariato di Vittoria, della Squadra volanti e delle unità cinofile di Catania per la ricerca di armi ed esplosivi. La perquisizione delle faraoniche ville e delle enormi aziende dei tre catturati ha permesso ai poliziotti di sequestrare oltre 450 mila euro tra contanti e titoli.

fonte Polizia di Stato

Bari, picchiarono ambulante per rubargli la merce: tre ragazzi arrestati dalla polizia

Aggredirono il pachistano sul lungomare di Torre a Mare per rubargli la merce: tra di loro anche un minorenne. Contestate anche le aggressioni ad altri due immigrati

L’hanno picchiato, nel tentativo di sottrargli la merce, esposta sulla bancarella del porto di Torre a Mare. Qualche minuto prima, hanno importunato una sua connazionale, impegnata a disegnare tatuaggi con l’hennè. L’aggressione a un ambulante pakistano ha suscitato l’indignazione dei residenti della ex frazione, e mobilitato l’opinione pubblica. Grazie a un’importante attività d’indagine, la polizia ha ora arrestato due maggiorenni e un minorenne, tutti provenienti da Bari e provincia. Le tre ordinanze di applicazione di misura cautelare sono state emesse dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica: i tre sono ritenuti responsabili dei reati di rapina aggravata e lesioni personali aggravate, in danno di tre ambulanti di nazionalità pachistana.

I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 agosto scorsi. I tre hanno prima importunato una ragazza pakistana. Si sono, poi, avvicinati alla bancarella del suo amico e connazionale, Mehmood Arshad, nel tentativo di rubare bigiotteria e cover del cellulare. L’uomo, però, ha reagito, pretendendo che almeno gli fosse restituito il prezzo di costo della merce. Un diverbio verbale e, poi, l’aggressione fisica alle spalle, secondo quanto raccontato dai testimoni. Al rifiuto dell’ambulante di ‘regalare’ la merce, in quattro si sono lanciati contro di lui, colpendolo alla testa con una bottiglia, sul volto e alle gambe con calci e pugni.

Unanime il coro di sdegno e le proteste dei residenti. “Se qualcuno pensa che picchiare le persone, africani, italiani, cinesi che siano, per strada o in spiaggia, possa diventare il nuovo passatempo estivo – il commento del sindaco Antonio Decaro – ha sbagliato proprio di grosso”. L’aggressione nel porticciolo di Torre a Mare è stata solo l’ultima di una preoccupante serie. A fine luglio stessa sorte era toccata a Fatty, trentaquattrenne del Gambia, picchiato in largo Adua da tre baresi che volevano sottrargli un’asticella per i selfie.

fonte La Repubblica

Massaggi orientali a luci rosse, 10 arresti a Brindisi

 Costringevano giovani ragazze orientali a prostituirsi nei centri benessere e massaggi gestiti dalla loro organizzazione criminale, che in questo modo incassava fino a 150mila euro al mese.

Questa mattina, gli agenti della Squadra mobile di Brindisi li hanno arrestati. Si tratta di 10 persone, otto di origine cinese e due italiane, finite in carcere al termine dell’operazionePeonia rossa“, dal nome di uno dei centri individuati dagli investigatori.

Altre cinque persone, anch’esse italiane, sono indagate in stato di libertà.

Devono tutte rispondere di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’indagine è iniziata a Brindisi, in seguito alle segnalazioni effettuate da alcune associazioni e abitanti delle zone dove si trovavano i centri. In seguito, sono state individuate diramazioni dell’organizzazione anche a Lecce, Gallipoli e Taranto.

Gli agenti della Mobile hanno verificato le segnalazioni ed hanno iniziato subito ad indagare con intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, che hanno documentato l’attività illegale svolta dalle finte massaggiatrici con gli occhi a mandorla.

Le ragazze, tutte giovanissime, avevano un tariffario che andava da 35 a 80 euro, a seconda dei “servizi” richiesti.

Se queste schiave del sesso tentavano di ribellarsi subivano violenze e minacce, anche di morte, sia nei loro confronti che verso i loro familiari.

Tra gli arrestati anche un docente dell’Università del Salento, che si è scoperto essere il leader dell’organizzazione criminale.

fonte Polizia di Stato

Foggia: rapine agli autogrill, tre arresti

Mentre erano in servizio di appostamento per vigilare sulla stazione di servizio, due poliziotti della Polizia stradale di Foggia hanno arrestato tre rapinatori nell’area di servizio Daunia Est, della A/14 Bologna-Taranto.

Nella notte gli agenti hanno notato due persone che, col volto coperto da passamontagna, erano entrati nel locale adibito a cassa carburanti; subito i poliziotti sono passati all’azione sorprendendo i due malviventi, uno dei quali aveva una pistola in mano, che avevano appena compiuto la rapina ai danni del benzinaio.

Nel frattempo un terzo criminale arrivava dal bar adiacente con in mano la cassa del locale. Anche questo veniva bloccato dagli agenti, mentre il quarto uomo, che faceva il “palo” all’esterno è riuscito a scappare nelle campagne.

La refurtiva recuperata è stata di 530 euro: 240 sottratti al distributori carburanti, 202 alla cassa del bar e 78 euro in tagliandi “gratta e vinci”.

fonte Polizia di Stato

Immigrazione: anche minorenni tra gli scafisti egiziani

 Si è chiusa stanotte l’ennesima indagine sui mercanti di esseri umani che arrivano ogni giorno nel nostro Paese, con il loro carico di disperati. A finire in carcere, questa volta, sono stati nove egiziani che componevano l’equipaggio della barca che, dall’Egitto, ha portato in acque internazionali 131 migranti. I profughi sono stati soccorsi da una nave della Marina militare francese.

Tra gli arresti effettuati dagli uomini della Squadra mobile di Ragusa anche due nei confronti di 17enni.

Per tutti sono state accertate le responsabilità e i singoli ruoli nella traversata, iniziata il 5 settembre dalle coste egiziane. Sino al superamento delle acque internazionali, tutti i migranti sono stati costretti con la violenza a restare sottocoperta in un clima irrespirabile per tutta la giornata. Solo la notte veniva concesso di salire in coperta e respirare un po’.

Questa restrizione, attuata con la minaccia dagli scafisti che impugnavano coltelli e spade, era giustificata con il superamento di eventuali controlli da parte delle autorità egiziane.

Per i primi 5 giorni di viaggio le persone a bordo sono state sfamate solo con pane e formaggini; poi il cibo, già scarso, è terminato. Ogni persona soccorsa ha dovuto pagare per questo viaggio circa 3 mila dollari statunitensi; il singolo viaggio ha così fruttato all’intera organizzazione criminale 400 mila dollari.

La somma pagata è molto superiore a quella richiesta ai migranti che partono dalla Libia. Le coste libiche infatti sono ritenute punti di partenza meno sicuri rispetto ai porti egiziani.

Molto importanti, per ricostruire le singole fasi del viaggio e le responsabilità dell’equipaggio, sono state le testimonianze incrociate dei migranti, che hanno permesso agli investigatori di individuare in modo inequivocabile la rete di trafficanti.

fonte Polizia di Stato