Stalking: convegno alla Scuola superiore di Polizia a Roma

Per discutere e analizzare il tema dello “stalking”, un reato che desta molto allarme sociale, la Polizia di Stato e Premium Crime, il canale satellitare di Mediaset, hanno organizzato il convegno “Stalking: ossessione criminale” che si è tenuto nella mattinata di ieri alla Scuola superiore di Polizia a Roma.

Il convegno è stato moderato dal giornalista Gian Luigi Nuzzi, conduttore della trasmissione “Quarto grado“.

Dopo un saluto da parte del direttore della Scuola, Enzo Calabria, il moderatore ha ceduto la parola ai vari partecipanti, tra cui: Maria Carla Bocchino del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato; Antonio Tundo direttore dell’Istituto di psicopatologia di Roma – psichiatra, docente di Psicopatologia generale presso l’università di Pisa e la Scuola di psicoterapia cognitiva di Roma; Mara Carfagna ex ministro per le Pari Opportunità, principale promotrice della legge che ha introdotto anche in Italia il reato di “stalking”; Alessia Morani vice presidente del gruppo parlamentare PD e membro della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati; Valentina Pitzalis vittima di un feroce atto di “stalking”; Giorgio Simonelli massmediologo e critico Tv, docente di Storia della radio e della televisione e Giornalismo radiofonico e televisivo all’università Cattolica di Milano, dove dirige anche il Master in Comunicazione e marketing del cinema.

Il dibattito si è concluso con l’intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Durante il convegno è stata proiettata la puntata pilota del serial “Stalker” che verrà trasmesso dal 28 ottobre su Premium Crime.

Nel corso dell’incontro è stato messo in luce l’impegno della Polizia di Stato attraverso le sezioni specializzate delle Squadre mobili; in ogni questura lavora infatti personale specializzato in questi tipi di reati, ed esistono dei “punti di ascolto” sempre attivi a disposizione delle vittime.

fonte Polizia di Stato

Guerra di Camorra: 11 arresti tra “I Capelloni” del clan Mazzarella

Associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, sono i reati, aggravati dal metodo mafioso, di cui sono accusati gli undici fermati questa mattina dalla Squadra mobile di Napoli.

Gli indagati appartengono al clan camorristico dei “Buonerba“, meglio conosciuti come “I Capelloni“, da sempre legati alla storica famigliaMazzarella“.

I reati si riferiscono in particolare alla faida in corso negli ultimi mesi nel quartiere Forcella contro gli esponenti del clan rivale che fa capo alle famiglie Sibillo, Giuliano, Brunetti e Amirante.

Durante le perquisizioni gli agenti della Mobile hanno sequestrato droga, armi e ordigni rudimentali ad alto potenziale.

In particolare sono stati fermati mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore D’Alpino e del ferimento di Sabatino Caldarelli, avvenuti lo scorso 30 luglio. Tra gli arrestati anche gli esecutori materiali del tentato omicidio di Giuseppe Memoli, avvenuto a Napoli il 9 agosto scorso.

L’indagine, condotta da Mobile e Servizio centrale operativo (Sco) e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, ha monitorato l’attività a Forcella del clan Buonerba e la dura lotta armata combattuta per le strade del quartiere contro i rivali della famiglia Sibillo. Oggetto della contesa la gestione dello spaccio di droga e il racket delle estorsioni.

Ad avvalorare le tesi degli investigatori le numerose intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese, che documentano dettagliatamente le attività illecite del gruppo criminale.

Tra gli indagati anche due donne che, all’interno dell’organizzazione, ricoprivano un ruolo di primo piano; in particolare una è stata arrestata in flagranza di reato perché aveva in casa due ordigni esplosivi artigianali e sostanze stupefacenti, mentre un’altra è accusata di essere tra i mandanti dell’omicidio di Salvatore D’Alpino.

fonte Polizia di Stato

Reportage sulla sicurezza in Brasile, in vista di “Rio 2016”

fonte Ansa

Ormai ci siamo quasi, mancano appena 10 mesi all’inizio dei Giochi della XXXI Olimpiade, che si terranno a Rio de Janeiro (Brasile) dal 5 al 21 agosto 2016. Vediamo, allora, qual è la condizione attuale del gigante verdeoro sudamericano, con particolare riferimento alla sicurezza.

Il Brasile di oggi è molto diverso dal Paese che nel 2009 venne scelto per accogliere i Giochi Olimpici del 2016. Allora, l’economia brasiliana godeva di ottima salute, il tasso medio di crescita annuo era del 3,7%: straordinaria eccezione nel panorama mondiale dominato dalla recessione. Dal 2011, però, la crescita annuale è scesa sotto il 3%, fino a raggiungere il tasso dello 0,3% nel 2014, e quest’anno le cose non stanno andando meglio: gli economisti finanziari prevedono una ritrazione del PIL dell’1,50% e un’inflazione al 9,04%. In buona sostanza, nel primo semestre del 2015, l’economia brasiliana è entrata ufficialmente in recessione e da ormai due anni è praticamente incapace di crescere.

In questo scenario, di certo non giova l’atavica corruzione da cui è attanagliato il Paese, il cui picco è stato raggiunto con l’inchiesta sui fondi neri del colosso petrolifero nazionale Petrobras, che sta facendo tremare poltrone autorevoli all’interno del partito della Presidente Dilma Rousseff. Pare siano una cinquantina i politici vicino al PT che avrebbero beneficiato di un sistema di “retrocommissione”, con cui Petrobras ha costituito fondi neri per almeno 3,7 miliardi di dollari.

La logica conseguenza di tale situazione è stato il recente declassamento dei titoli di stato a livello di “spazzatura” (BB+), da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. Non è azzardato affermare che la crisi economica andrà ad incidere anche sulla sicurezza, facendo lievitare il tasso di criminalità, in un Paese che, purtroppo, già da anni è uno dei più pericolosi al mondo. I più recenti dati ufficiali disponibili raccontano di un Brasile in cui viene commesso un omicidio ogni dieci minuti. La fuga dalla povertà di una cospicua percentuale di abitanti, verificatasi negli anni in cui l’economia continuava a crescere, non ha eliminato il problema e, soprattutto, non ha arginato il fenomeno delle bande armate e la diffusione delle armi da fuoco.
Il Brasile sta viaggiando ad una media di oltre 50.000 (cinquantamila) omicidi l’anno: un’epidemia di assassinii che ha causato più vittime in Brasile nell’ultima decade, che in tutte le guerre dello stesso periodo, compresi Iraq e Afghanistan.

Per comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando, basta prendere come esempio Fortaleza, capitale del Cearà (uno degli Stati del Brasile), con circa tre milioni di abitanti, in cui l’autore di questo reportage ha vissuto negli ultimi cinque anni. La città continua a registrare un aumento esponenziale di crimini violenti, con circa 2.000 (duemila) omicidi commessi nel 2014 e con un tasso che arriva a sfiorare 70 omicidi ogni centomila abitanti. Ciò fa di Fortaleza l’ottava metropoli più violenta del mondo! E le cose non sono molto diverse in quasi tutte le grandi città brasiliane. Per avere un termine di paragone, in tutta l’Italia, annualmente, si registrano all’incirca cinquecento omicidi, con un tasso inferiore ad 1 ogni 100.000 abitanti. Tra le 50 città più pericolose al mondo, ben 15 sono brasiliane e, tra queste, ben 7 si collocano tra le prime 20.

L’alto tasso di criminalità è aggravato dal diffuso ricorso all’omicidio, spesso per futili motivi. Anche nei quartieri di classe media e medio-alta, si verificano con frequenza rapine a mano armata, sequestri-lampo (con richiesta di ritirare denaro al bancomat) e scippi, pure a danno di turisti stranieri.
Tutto ciò induce la popolazione a vivere in un clima costante di paura, costringendo, chi può permetterselo, a servirsi di autovetture blindate, ed a costruire muri intorno alle case, in cima ai quali si mettono protezioni elettriche ad alta tensione.

Peraltro, in questo contesto estremamente preoccupante, il dato positivo arriva proprio da Rio de Janeiro, città che, come ricordato, accoglierà i Giochi Olimpici, in cui, nel 2014, si è registrato un tasso di 20,2 assassinii ogni 100.000 abitanti, con un calo del 6,4% rispetto al 2013. Che dire: il Brasile non è solamente sole, spiagge, calcio, samba e belle ragazze. Purtroppo, è anche un Paese con enormi criticità, una delle quali è rappresentata appunto dalla quasi assenza di sicurezza.

di Dott. Rosario Calardo

Omicidio Ferrara: preso in Slovacchia il terzo uomo

Si è chiuso il cerchio intorno alla banda di criminali che lo scorso 9 settembre ha rapinato e ucciso il pensionato Pier Luigi Tartari a Ferrara.

Il terzo uomo definito il “capo della banda” è stato catturato lo scorso 3 ottobre in Slovacchia dalla Squadra mobile di Ferrara in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale di Polizia (Scip) ed il Servizio centrale Operativo (Sco).

Le indagini hanno preso il via dopo la segnalazione del fratello della vittima che non lo aveva trovato in casa; all’interno dell’abitazione erano state rinvenute abbondanti tracce di sangue.

Gli investigatori dopo pochi giorni hanno fermato due uomini stranieri, senza fissa dimora e hanno recuperato il corpo della vittima. Sono riusciti così in breve tempo a ricostruire l’accaduto e a rintracciare il capo della banda, che nel frattempo aveva lasciato l’Italia per nascondersi a casa della compagna, in un villaggio al confine con l’Ungheria.

Pier Luigi Tartari era stato sorpreso nella sua casa, minacciato, picchiato, legato a mani e piedi e trascinato dai suoi aguzzini per effettuare prelievi al bancomat della città, poi ucciso e lasciato legato così, in un casolare abbandonato della zona.

Il sopralluogo all’interno della sua abitazione ha permesso di accertare che, oltre ad alcuni oggetti personali di valore della vittima, erano stati asportati anche due fucili regolarmente detenuti.

fonte Polizia di Stato

Anabolizzanti e farmaci proibiti, 10 indagati a Messina

Telefonate di genitori preoccupati per i figli che in palestra acquistavano e assumevano sostanze e medicinali di dubbia provenienza e, soprattutto, senza un controllo medico.

Queste richieste di aiuto non sono passate inosservate agli uomini della Squadra mobile di Messina, che nell’aprile del 2012 hanno iniziato ad indagare per verificare se effettivamente il contenuto delle telefonate avesse un fondo di verità.

Dopo i primi riscontri positivi gli investigatori hanno raccolto elementi sufficienti per avviare l’indagine, denominata operazioneBratislava“, conclusa questa mattina con l’arresto ai domiciliari di sei persone, mentre ad altre quattro è stato notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Gli indagati sono tutti cittadini italiani, titolari o gestori di palestre a Messina, e sono accusati di aver prescritto, commercializzato e ricettato farmaci e sostanze farmacologicamente o biologicamente attive, attraverso canali diversi dalle farmacie aperte al pubblico, in assenza di controlli o prescrizioni mediche.

Tra gli indagati anche alcuni personal trainer che, insieme ai loro complici, inducevano i frequentatori di palestre, a far uso di sostanze illecite e medicinali. Per i loro assistiti stilavano un piano di allenamento e dieta, da integrare con sostanze dopanti come stanazolo, trembolone, metenolone, oxandrolone, nandrolone e boldenone, oltre che insulina, con lo scopo di aumentare le proprie prestazioni.

Nel corso dell’inchiesta sono state sequestrate notevoli quantità di anabolizzanti, steroidi, e farmaci ceduti in assenza di prescrizioni mediche. Sottoposte a sequestro anche due palestre nelle quali le sostanze dopanti venivano custodite e commercializzate tra i culturisti.

Gli investigatori della Mobile messinese hanno eseguito numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché pedinamenti ed appostamenti, da cui sono emersi i traffici illeciti del gruppo criminale.

Le sostanze proibite arrivavano da Bratislava (Slovacchia), dove si riforniva uno degli indagati, titolare di alcune palestre proprio nella città slovacca e nel salernitano.

Gli arresti di questa mattina sono stati eseguiti in collaborazione con gli agenti delle Squadre mobili di Salerno e Palermo.

fonte Polizia di Stato

Lecco: barattavano merce e sesso in cambio di droga

Una rete di spaccio di droga attiva tra le stazioni ferroviarie che collegano Lecco a Besana Brianza è stata scoperta dai poliziotti della questura di Lecco che, insieme ai colleghi del Reparto prevenzione crimine di Milano, hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare tra le province di Lecco, Milano e Monza Brianza. Il sistema di vendita di hashish, eroina e cocaina era gestito da gruppi di italiani, marocchini e albanesi. Un gruppo, composto tutto da marocchini, vendeva la droga al dettaglio all’interno delle aree di Civate e Cassago Brianza, entrambe in provincia di Lecco. Un altro gruppo invece, avvicinava giovani ragazzi, soprattutto studenti pendolari, sul treno “besanino” offrendo gratis, come assaggio, piccolissime dosi di droga, e forniva loro anche un numero telefonico per concordare acquisti futuri.

Oltre a questi due gruppi i poliziotti ne hanno scoperto un altro che spacciava hashish, eroina e cocaina in alcune province milanesi e varesine in quantitativi più cospicui, rifornendo in diverse occasioni anche uno dei due gruppi.

Molti dei clienti erano minorenni e alcune ragazze, che non avevano denaro, pagavano la droga con prestazioni sessuali.

Altri acquirenti rubavano nei negozi merce da barattare con la droga.

Durante le indagini, iniziate alla fine di dicembre 2014, gli agenti hanno identificato 100 clienti e contestato agli spacciatori oltre 2 mila cessioni di droga.

fonte Polizia di Stato

Tassi fino al 417%, presi gli usurai “Intoccabili” di Sassuolo

Dopo anni di usura ed estorsioni nei confronti di privati e imprenditori delle province di Modena e Reggio Emilia, cinque appartenenti a un’organizzazione criminale sono stati bloccati perché destinatari di provvedimenti cautelari emessi dal tribunale modenese.

Due degli indagati sono finiti agli arresti domiciliari, mentre per gli altri tre sono stati disposti il divieto di dimora e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono tutti accusati, a diverso titolo, di usura, estorsione, corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento.

Il Tribunale ha inoltre disposto il sequestro preventivo per sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio disponibile, di conti correnti e titoli per un valore di quasi 1.700.000 euro, nonché di alcune autovetture di lusso intestate e in uso agli indagati.

Si tratta dell’epilogo dell’operazioneThe untouchables” (in italiano “Gli intoccabili”) che ha permesso agli investigatori del commissariato di Sassuolo (Modena) di individuare e ricostruire l’attività illecita del gruppo criminale attivo nei comuni di Sassuolo e Fiorano Modenese, della provincia di Modena, Casalgrande e Castellarano, della provincia di Reggio Emilia.

L’indagine è iniziata nel 2013 dopo che alcuni operatori finanziari avevano segnalato diverse operazioni sospette che secondo loro coprivano un vero e proprio riciclaggio di denaro di provenienza illecita.

L’attività degli investigatori, focalizzata in particolare sugli affari di alcuni uomini del clan Ambrisi, trovò numerosi punti in comune con altre indagini che stava svolgendo il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Modena. L’Autorità giudiziaria decise così di far convergere le due indagini nell’operazione conclusa oggi grazie alla collaborazione tra gli uomini delle due Forze dell’ordine.

Gli investigatori hanno appurato che gli indagati prestavano somme di denaro applicando tassi d’interesse che arrivavano anche al 417 per cento annuo, e per convincere le vittime a pagare procedevano con le tipiche azioni intimidatorie.

I lauti profitti del gruppo criminale venivano reinvestiti in bar e pizzerie della zona, nonché in attività commerciali nel campo della carpenteria metallica, dell’edilizia e della meccanica, i cui titolari erano in realtà dei semplici prestanome.

fonte Polizia di Stato

Palermo: hacker russi clonavano carte di credito statunitensi

A Palermo si è chiusa l’indagine della PoliziaFree Money” con l’arresto di 24 persone responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di ricettazione, riciclaggio ed all’indebito utilizzo di codici di carte di credito clonate.

L’indagine, nata da una denuncia di un direttore di un istituto di credito, ha permesso di ricostruire una complessa organizzazione criminale che, grazie all’utilizzo di un pos di una ditta di autonoleggio di Palermo, clonava codici di carte di credito.

La base operativa nella città siciliana aveva ramificazioni nel Lazio e sfruttava le competenze tecniche di hacker russi, ucraini e romeni. Il volume di affari, di circa 3 milioni di euro, e il legame di alcune tra le persone arrestate con esponenti di Cosa Nostra, fanno ipotizzare agli investigatori che quello delle carte di credito clonate possa esser un nuovo canale di approvvigionamento della mafia.

La maggior parte delle carte di credito clonate apparteneva a cittadini statunitensi truffati per importi di molte migliaia di dollari.

L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo ha impegnato gli operatori della questura e della Polizia postale del capoluogo siciliano.

fonte Polizia di Stato

Matera: sequestro di foto di minorenni ad un 30enne

Custodiva nel proprio computer immagini di ragazzine, acquisite illegalmente. Un uomo di 30 anni, incensurato, è stato denunciato dopo che la Polizia postale di Matera ha analizzato il computer e l’hard disk dell’uomo.

Le indagini sono partite dalla denuncia di due ragazze minorenni contattate sui propri profili facebook da una sedicente segretaria di redazione del famoso marchio Yamamay che, millantando provini per selezionare nuove modelle, richiedeva foto in costume, cui seguiva l’invio della data dei provini stessi.

L’inganno risultava convincente, in quanto il link accedeva realmente al sito Yamamay, totalmente estraneo alla vicenda.

Quando le ragazze si sono presentate al negozio Yamamay di Matera, parlando con l’ignaro proprietario hanno avuto l’amara sorpresa: nessun concorso, nessun provino, foto inviate evidentemente ad uno sconosciuto millantatore.

Alla denuncia delle due ragazze è seguita anche quella del proprietario del negozio.

L’uomo, con questo stratagemma, si era impossessato di decine e decine di foto di minorenni. L’accusa per lui è di sostituzione di persona, possesso di materiale pedopornografico, truffa.

fonte Polizia di Stato

Siracusa: giovane segregata in Turchia, salvata dalle amiche

 Sequestrata, portata in Turchia, narcotizzata, privata di documenti, telefono e picchiata ad ogni tentativo di ribellione.

Sembra la trama di un film di spionaggio, ma in realtà è quanto capitato ad una ragazza 19nne, di origini turche, residente a Siracusa. La colpa della giovane donna era quella di condurre uno stile di vita occidentale, non tollerato dai genitori che stamattina sono finiti in carcere.

Tutto è cominciato da una segnalazione delle amiche della ragazza che, non vedendola più e non riuscendo a contattarla telefonicamente, si sono allarmate e sono andate in questura, segnalando la scomparsa probabilmente legata ai contrasti con i genitori.

La Polizia di Siracusa, sospettando che la giovane potesse essere stata trattenuta contro la propria volontà in Turchia, ha allertato l’Interpol.

Nel frattempo sono iniziate le intercettazioni telefoniche per stabilire le responsabilità dei familiari.

I sospetti venivano confermati: la ragazza era trattenuta in casa di parenti a Serinhisar, una cittadina dell’entroterra turco a 200 chilometri dalla costa egea.

La giovane era sottoposta ad una vigilanza continua da parte dei parenti e, ad ogni tentativo di ribellione, veniva picchiata.

La polizia turca ha liberato la ragazza che, rientrata a Siracusa, ha raccontato le sue vicissitudini alla squadra mobile siciliana; ha denunciato di esser stata attirata in Turchia con l’inganno e qui segregata in casa di parenti.

Ad architettare il sequestro i due genitori che oggi sono finiti in carcere: non sopportavano che la figlia vivesse secondo uno stile di vita occidentale.

fonte Polizia di Stato