EVASIONE FISCALE, POLIZIA E DOGANA ESEGUONO 10 ARRESTI

I destinatari di misura cautelare emessa dall’A.G. di Roma avevano costruito un sistema che consentiva loro di commercializzare prodotti tecnologici, tramite due siti internet riconducibili ad una società maltese, che risultavano godere in Italia di un alto tasso di gradimento tra gli appassionati del settore. Il complesso sistema creato dagli “stockisti”, consentiva di porre in vendita prodotti fortemente scontati grazie all’evasione dell’iva, che non veniva versata nelle casse dello Stato. In tal modo la società che gestiva il sito era in grado di fare concorrenza ai colossi del mercato online, proprio perché il mancato pagamento dell’iva consentiva una riduzione dei corsi del 20% circa.  La società maltese che gestisce il sito interessato, sin dal 2012 ha operato nominando ogni anno una diversa società concessionaria esclusiva per l’Italia, che in realtà erano una figura a metà strada tra le cosiddette “cartiere” e le cosiddette “scatole vuote” e si prefiggevano lo scopo di rendere difficili i controlli dell’Amministrazione fiscale italiana, rendere occulta la relativa documentazione contabile/amministrativa ed irreperibili i relativi rappresentanti legali.  Gli Investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni e dell’Ufficio delle Dogane, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma,  hanno svolto anche attività intercettativa che ha reso possibile individuare tra gli appartenenti al sodalizio criminale anche tre commercialisti ed un collaboratore fiscale che, con modalità diverse, si sono prestati a svolgere l’attività fraudolenta dal punto di vista degli adempimenti tributari. La Polizia Postale sta procedendo  ad oscurare il sito dove venivano commercializzati i prodotti che aveva un volume di affari di oltre 250 milioni di euro.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Foto Polizia di Stato

Abruzzo, Polizia di Stato e Guardia di Finanza sequestrano beni a sei componenti di una famiglia nella Marsica

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Questa mattina, Alle prime luci di questa mattina, il personale della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, in esecuzione di una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di L’Aquila su proposta del Questore Alfonso Terribile, ha sottratto alla disponibilità dei membri di una famiglia di cittadini italiani  residenti nella Marsica un ingente patrimonio, mobiliare e immobiliare.

L’operazione, coordinata dal Dirigente della Divisione Anticrimine della Questura di L’Aquila, ha visto l’impiego di personale della Questura, del Commissariato PS Avezzano, della Compagnia Guardia di Finanza di Avezzano, del Compartimento Polizia Stradale di L’Aquila, del Nucleo Prevenzione Crimine di Pescara, del Reparto Mobile di Roma e di unità cinofile specializzate nella ricerca di armi, droga e monete.

Durante l’operazione hanno collaborato anche le Questure di Frosinone, Milano, Siena e Bologna dove hanno sede legale gli istituti bancari presso i quali sono stati bloccati alcuni rapporti finanziari.


La misura di prevenzione patrimoniale colpisce i beni degliRisultati immagini per guardia di finanza e polizia di stato appartenenti ad un unico nucleo familiare, gravati da precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti, poiché sono stati ritenuti dal Tribunale socialmente pericolosi, solitamente dediti a traffici delittuosi e con un tenore di vita tale da far ritenere che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività illecite.

L’attività di indagine patrimoniale trae origine dall’attenta analisi dei comportamenti e del tenore di vita di alcuni appartenenti alla famiglia in questione da parte del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Avezzano.

 

Lunghe indagini e complesse attività investigative degli operatori ha permesso, infatti, di accertare la sussistenza di una notevole sproporzione tra i redditi dichiarati (inferiori alla soglia di sopravvivenza dei singoli) ed il valore dei beni nella effettiva disponibilità della famiglia in questione, i cui membri non risultano svolgere attualmente alcuna attività lavorativa.

In particolare sono stati individuati e posti sotto sequestro cinque immobili per un valore complessivo di circa 1.210.000 euro.Inoltre sono stati sequestrati rapporti finanziari accesi presso Poste Italiane S.p.a. e rapporti finanziari accesi presso varie Banche.

Sono state sequestrate autovetture e beni di valore.
È la prima volta che a L’Aquila viene eseguita una misura patrimoniale su proposta del Questore, il quale, allo scopo di contrastare in maniera più efficace la macro-criminalità, ha ritenuto di costituire un anno fa la sezione Misure Patrimoniali in seno alla Divisione Anticrimine della Questura.

di Umberto Buzzoni e Renato D’Angelo

Fonte Foto Polizia di Stato

Ancona. Polizia e GdF nell’ Operazione EASY JOB

All´alba di oggi la Polizia di Stato in collaborazione con la Guardia di Finanza di Ancona, nell´ambito dell´operazione “Easy Job”, hanno eseguito 3 provvedimenti cautelari personali emessi dal GIP del Tribunale di Ancona, dr. Carlo CIMINI, nei confronti di tre soggetti ritenuti a capo di un´associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell´immigrazione clandestina ed alla truffa aggravata ai danni dello Stato, che ha consentito l´ingresso ovvero la permanenza illecita nel territorio nazionale, di quasi 400 extra-comunitari.
La laboriosa indagine, nasce dal ricongiungimento in un unico procedimento penale di due distinte indagini intraprese dal Commissariato della PS e dalla Tenenza G. di F. entrambi alla sede di Fabriano, l´una in materia di immigrazione clandestina, l´altra in materia di truffa ai danni dello Stato.
Si erano infatti registrati, presso Commissariato, “anomali” flussi di cittadini extracomunitari che, per rinnovare ovvero ottenere il proprio permesso di soggiorno, presentavano buste paga emesse da poche e ben individuate aziende.
Al tempo stesso, su segnalazione dell´INPS, le fiamme gialle indagavano in merito ad un altro “anomalo” flusso di richieste di indennità di disoccupazione provenienti da cittadini, extracomunitari e non, che erano stati assunti solo poco tempo prima e sempre dalle stesse aziende. Lo sviluppo delle rispettive indagini, conduceva gli investigatori verso gli stessi soggetti, nello specifico, un consulente del lavoro di Fabriano, con numerosi precedenti penali e di polizia per droga, truffa, falso e associazione a delinquere.
Attraverso le intercettazioni telefoniche si accertava l´esistenza di un vero e proprio circolo criminoso che a partire dall´anno 2013, avvalendosi di 13 aziende per lo più inattive e intestate a prestanome, faceva fittiziamente assumere cittadini extracomunitari, che utilizzavano le relative buste paga per ottenere il rinnovo ovvero la concessione del permesso di soggiorno. Poco tempo dopo l´assunzione, appena maturati i requisiti di legge i soggetti venivano licenziati e presentavano domanda per il riconoscimento delle indennità di disoccupazione.
Di tale meccanismo si sono avvalsi anche alcuni cittadini italiani al fine di usufruire indebitamente le indennità.
Complessivamente, sono stati denunciati a vario titolo 398 persone. Nei confronti di 13 di questi è stata anche contestata l´associazione a delinquere e sono state eseguite numerose perquisizioni presso le loro abitazioni sparse su tutto il territorio nazionale al fine di rintracciare ulteriore materiale probatorio.
Il danno riportato alle casse dello Stato, ricostruito anche grazie alla preziosa collaborazione del personale dell´INPS, ammonta a circa 650.000 euro, con riferimento agli indennizzi di disoccupazione illecitamente erogate, mentre si totalizza oltre 1 milione di euro i contributi mai versati ed indebitamente riconosciuti a seguito dei contratti di lavoro fittizi.

Fonte: Foto Polizia di Stato

Le case tolte ai mafiosi? Abbandonate dallo Stato La polizia: “Datele a noi”

di Il Giornale

Migliaia di case confiscate alle mafie, ma nessuna assegnata ai poliziotti. Anche se la legge lo prevede. E a Palermo, dinanzi alla sede dell’Agenzia ai Beni confiscati e sequestrati alla mafia, il sindacato di polizia Consap e la cooperativa di poliziotti «Cops» ha inscenato ieri un sit-in di protesta.

Sono almeno dodicimila tra appartamenti, ville e aziende varie sparse per lo Stivale i beni confiscati ai clan ma solo in parte assegnati, secondo una stima del sindacato di polizia Consap. Un patrimonio immobiliare ingente. Case che comportano per lo Stato spese di manutenzione e di gestione (ad esempio le quote condominiali) e che invece, se vendute o affittate, potrebbero rappresentare un introito non indifferente. Nella sola Palermo, ad esempio, ci sono – secondo il sindacato di polizia – 3mila appartamenti disponibili non utilizzati. Il loro valore medio va dai 100-150mila euro al mezzo milione di euro.

Da tempo i poliziotti chiedono l’applicazione della legge numero 159 del 2011, il cosiddetto «Codice antimafia» che, all’articolo 48, prevede che il personale delle forze Armate e delle forze di polizia possa costituire cooperative edilizie alle quali è riconosciuto il diritto di opzione prioritaria sull’acquisto dei beni destinati alla vendita. I poliziotti palermitani si sono, quindi, costituiti in cooperativa, la «Cops Srl», per acquistare i beni confiscati e potere beneficiare di un diritto previsto dalla legge che attesta il costo dell’immobile al 50 per cento del valore catastale per questo genere di cooperative. Ma non hanno ancora potuto comprare casa. Col risultato che molti alloggi restano chiusi, e alcuni vengono occupati abusivamente. Tra gli occupanti illegali c’è persino un poliziotto. Doveva sostenere spese ingenti per il figlio malato e fare da spola da Palermo a Milano. Così, per avere un tetto sulla testa, ha deciso di occupare un appartamento.

«Eppure – rileva Igor Gelarda, dirigente nazionale della Consap – il direttore dell’Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, Umberto Postiglione, ha parlato di immobili fermi perché nessuno li vuole, mentre la gente va a occupare le case perché ne ha bisogno». Affermazioni che hanno innescato la scintilla della protesta culminata con un corteo.

Ecco come funziona o dovrebbe funzionare: l’Agenzia consegna i beni confiscati a enti e istituzioni per finalità pubbliche o sociali. Il bene non utilizzato dovrebbe tornare all’Agenzia e potrebbe essere venduto. Per la Consap è utilizzato solo il 50% di questi immobili. «La Questura di Palermo su 50 alloggi assegnati – denuncia Domenico Milazza, segretario provinciale Consap Palermo – ne utilizza solo 20». Ma, a fronte delle abitazioni chiuse, un poliziotto in graduatoria da 14 anni si è visto assegnare l’alloggio solo dopo che il collega che ci abitava è dovuto uscire di casa.

«Migliaia di alloggi che costano tanto allo Stato e non sono assegnati rappresentano una sconfitta nella storia della lotta alla mafia – dice Gelarda -. Chi più dei poliziotti, che hanno pagato con tributi di sangue la lotta alla mafia, avrebbero diritto a questi appartamenti? Molte famiglie di poliziotti, a causa della crisi, sono in difficoltà economiche. Qualcuna è costretta a rivolgersi alla Caritas. Una soluzione al problema degli alloggi darebbe una grossa mano alle famiglie in difficoltà».

Ieri i poliziotti sono stati ricevuti da un funzionario dell’Agenzia. «Ci ha garantito un incontro con i vertici – dice Milazza -. Era ora».

 

Terremoto in Emilia Romagna. I primi provvedimenti del Governo

da Ministero dell’Interno

Questi i primi provvedimenti assunti dal Consiglio dei ministri nella seduta del 30 maggio 2012, dopo aver osservato un minuto di raccoglimento per commemorare le vittime del terremoto.
Le altre misure adottate: – un decreto ministeriale di rinvio dei versamenti fiscali e contributi a settembre; – un decreto legge per la concessione di contributi a fondo perduto per la ricostruzione e riparazione delle abitazioni danneggiate dal sisma, per la ricostruzione e la messa in funzione dei servizi pubblici (in particolare le scuole), per gli indennizzi alle imprese e per gli interventi su beni artistici e culturali; l’individuazione di misure per la ripresa dell’attività economica; la delocalizzazione facilitata delle imprese produttive nei territori colpiti dal terremoto; la proroga del pagamento delle rate del mutuo e la sospensione degli adempimenti processuali e dei termini per i versamenti tributari e previdenziali, degli sfratti; la deroga del Patto di stabilità, entro un limite definito per i comuni, delle spese per la ricostruzione.
A copertura degli interventi il Consiglio dei ministri ha deciso l’aumento di 2 centesimi dell’accisa sui carburanti per autotrasporto così come l’utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review.
Il Comitato operativo della Protezione Civile ha potenziato i Centri operativi per la gestione dell’emergenza con l’attivazione di un nuovo Centro Coordinamento Soccorsi a Bologna, che si aggiunge a quelli già attivi.

Scattano addizionali regionali, benzina record a 1,74 euro/litro

da Help Consumatori

Prezzi record per la benzina, sulla quale da oggi si abbatte l’effetto delle addizionali regionali che scattano nel Lazio, in Liguria, in Toscana, nelle Marche e in Umbria. La verde ormai sfiora 1,74 euro al litro e in alcune aree del Paese raggiunge punte di quasi 1,8 euro al litro.Questa mattina sono infatti scattate le addizionali regionali sulla benzina che, calcolando il peso di ciascuna regione sui consumi nazionali, fanno aumentare la media dei prezzi nazionali di circa un centesimo al litro. Sono cinque le Regioni interessate dai rincari: il Lazio (con un aumento pari a 3,12 centesimi al litro Iva inclusa), la Liguria (2,93 centesimi), le Marche (6,75), la Toscana (6,05) e l’Umbria (4,84).

 

È quanto rileva il monitoraggio di Staffetta Quotidiana. Il risultato è che nelle Marche i prezzi medi della verde superano questa mattina quota 1,8 euro/litro, mentre punte massime sopra 1,8 si registrano anche in Liguria e in Toscana. Nel Lazio la media dei prezzi si attesta a 1,758 euro/litro, con massime a 1,776. Il ciclone delle addizionali si abbatte su regioni che rappresentano circa un quarto dei consumi nazionali di benzina; l’impatto sulle medie nazionali è pari a un rialzo complessivo di un centesimo al litro, con il risultato che la verde ha raggiunto il nuovo livello record di 1,738 euro/litro, con punte appunto di quasi 1,8 euro/litro nelle aree dove l’effetto delle addizionali è più forte. La media ponderata nazionale dei prezzi in modalità servito sale così di un centesimo al litro a 1,727 euro/litro, quella del gasolio è ferma a 1,697 euro/litro.

La continua corsa al rialzo dei carburanti, che ha avuto un’impennata con l’aumento delle accise di 10 centesimi di inizio dicembre, preoccupa non poco i Consumatori.  A fine dicembre, Federconsumatori e Adusbef stimavano che in un anno il pieno è arrivato a costare 15 euro in più, pari a 360 euro l’anno in più (con una media di due pieni al mese) cui si aggiungono ricadute indirette pari ad altri 290 euro annui.

Sempre a fine dicembre, le associazioni aderenti a Casper (Adoc, Codacons, Movimento difesa del cittadino e Unione Nazionale Consumatori) hanno deciso di indire due giorni di “sciopero della benzina” per protestare contro i rincari dei carburanti. “Il 5 e il 6 gennaio prossimi i cittadini italiani sono invitati ad astenersi dal fare rifornimento di benzina e gasolio, come forma di protesta contro i continui aumenti delle accise decisi dagli ultimi due governi, e contro le speculazioni sui prezzi alla pompa che mantengono alti i listini nonostante il calo del petrolio”, ha annunciato Casper-Comitato contro le speculazioni e per il risparmio, per il quale la stangata sul pieno sfiora già (e nel computo mancano i rincari odierni delle addizionali) i 200 euro ad automobilista, e può portare un effetto negativo sui prezzi al dettaglio dei beni trasportati su gomma fino a più 0,3% sul tasso di inflazione.

LOTTA ALL’EVASIONE NEL NUOVO DECRETO “SALVA ITALIA”

Avv. Matteo Sances

 info@studiolegalesances.it- www.studiolegalesances.it

Ulteriore stretta all’evasione nel nuovo decreto “Salva Italia” (art. 11 del DL n.201/11, convertito il legge il 22 dicembre 2011).

 Oltre alle tasse sul mattone e alla riforma previdenziale emerge dalle norme del decreto, convertito in legge il 22 dicembre scorso, una nuova arma a disposizione dell’erario per scovare i presunti evasori.

 Dal prossimo anno, infatti, gli istituti finanziari saranno tenuti a comunicare all’Anagrafe tributaria tutti i movimenti dei conti correnti e ogni altra informazione utile ai controlli fiscali.

In pratica, l’Agenzia delle Entrate potrà esaminare i predetti dati per selezionare i soggetti da verificare.

Tali elementi, dunque, si vanno ad aggiungere ai dati delle dichiarazioni e fra poco anche a quelli derivanti dalle spese soggette a comunicazione al fisco (attraverso l’adozione del cosiddetto “spesometro” e del nuovo accertamento sintetico e redditometro) e determineranno senza dubbio un quadro completo e dettagliato di ogni contribuente.

Ma nel presente decreto il governo Monti non ha rivolto la sua attenzione alle sole informazioni finanziarie.

Altro forte impulso al contrasto all’evasione deriva sicuramente dall’abbassamento della soglia all’utilizzo del contante che non può essere superiore a mille euro.

Tutte le eventuali violazioni relative al predetto limite dovranno essere comunicate all’Agenzia delle Entrate che sarà chiamata ad attivare specifiche verifiche fiscali.

Alla luce di tutto quanto illustrato, appare chiaro che il vero problema per lo Stato sarà quello di riuscire da una parte ad utilizzare nel miglior modo possibile questo immenso patrimonio di informazioni e dall’altra di garantire finalmente la giusta difesa alle persone soggette a verifica, magari costituzionalizzando i diritti già riconosciuti dallo Statuto del Contribuente (Legge n.212 del 27 luglio 2000) che troppe volte sono stati “dimenticati” sia dal Legislatore che dagli stessi Giudici Tributari.