Traffico di rifiuti speciali, 14 arresti Tra di loro il boss Cozzolino

di Il Corriere

Tra i vertici, il capo clan camorristico che opera a Portici – Ercolano, già condannato per associazione a delinquere. Tra gli illeciti c’è anche la raccolta di indumenti destinati allo smaltimento che invece erano poi rivenduti nei paesi dell’Africa e in Europa

C’è un boss della camorra al vertice dell’organizzazione criminale dedita al traffico di rifiuti speciali smantellata da Polizia di Stato e Polizia Provinciale, nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Sono quattordici gli arresti, ma le operazioni, in corso dall’alba di giovedì, sono ancora in corso con gli agenti impegnati in numerose perquisizioni e sequestri, non solo a Roma ma in diverse Regioni italiane. Tra i capi dell’organizzazione emerge la figura di Pietro Cozzolino, elemento di vertice dell’omonimo clan camorristico operante a Portici-Ercolano (Napoli), già condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. E tra gli illeciti c’è anche la raccolta degli indumenti usati dai cassonetti destinati dall’Ama allo smaltimento, che invece venivano rivenduti dalle cooperative ai paesi africani ed europei.

I capi dell’organizzazione ricevevano, trasportavano, cedevano e comunque gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali, con «condotte di falsità materiale e ideologica in atti pubblici». I reati sono aggravati dall’articolo 4 del decreto legislativo n. 146/2006, perché secondo le indagini avrebbero fornito il loro contributo nella commissione dei reati a vantaggio di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività illecite in diversi Paesi europei e africani. Tra le altre, sono state sequestrate le cooperative New Horizons Onlus e Lapemaia Onlus e la società B&B Ecology srl che gestivano la raccolta dei rifiuti tessili speciali per conto del consorzio «Il Solco» delegato per il servizio da Ama. Tra gli arrestati c’è anche Danilo Sorgente, responsabile tecnico dell’impianto di recupero rifiuti gestito dalla New Horizons. Le cooperative smaltivano i rifiuti per conto della municipalizzata romana, ma invece di distruggerli li mandavano nei paesi poverissimi, senza igienizzarli, per rivenderli nei mercati.

Anche il fratello Aniello
Ai vertici dell’organizzazione criminale, oltre a Cozzolino, ci sarebbe il fratello Aniello, anche lui condannato in via definitiva per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e latitante dal 2008. Gli arresti sono stati eseguiti a Roma, Napoli e Salerno. Il reato contestato è associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti speciali.

Assalto al bancomat nella notte, i banditi ​si schiantano nella fuga: 2 morti e 2 feriti

di Il Mattino

Assalto al bancomat nella notte con epilogo tragico a San Cipriano di Roncade (Treviso): 4 malviventi – con ogni probabilità giostrai – verso le 4 di questa notte hanno fatto esplodere lo sportello bancomat della filiale del Credito cooperativo di Monastier e Silea.

Subito è scattato e i malviventi si sono dati alla fuga in auto durante la quale – per sottrarsi all’inseguimeto delle pattuglie dei carabinieri subito intervenute – in via Bassa trevigiana di Silea, sbandando con l’auto lanciata a folle velocità sono fuoriusciti dalla sede stradale finendo capottati.

Torino, camionista fermato dalla Stradale sviene: tasso di alcol 9 volte oltre il limite

di La Repubblica

Denunciato un autista romeno alla guida di un furgone frigo: aveva nel sangue una percentuale alcolica da coma etilico, portato in stato di incoscienza all’ospedale di Venaria. Nella notte bloccato un autotrasportatore polacco: ubriaco alla guida di un Tir, stava entrando in autostrada contromano

Nel sangue aveva un tasso di alcol da coma etilico eppure era alla guida di un camioncino frigo per conto di una ditta di Foglizzo. Quando la polizia stradale di Torino lo ha sottoposto all’alcoltest ha registrato un tasso di 4,5 grammi per litro di sangue, un valore nove volte superiore al consentito. L’uomo, 48 anni, romeno, residente a Foglizzo, nel Canavese, è stato fermato sulla tangenziale torinese all’altezza dello svincolo di Collegno.

Gli agenti hanno notato il furgone frigo procedere zigzagando in direzione di Venaria. Quando lo hanno fermato, è svenuto. La pattuglia allora ha chiamato l’ambulanza che ha portato l’ubriaco già in coma etilico all’ospedale di Venaria. Quando si è svegliato e si è ripreso si è allontanato sulle sue gambe ma senza il camioncino, sequestrato insieme alla patente dalla polizia. Il romeno è stato denunciato.

Udine, uccide finanziere che lo aveva denunciato per abusi e si toglie la vita

di La Repubblica

L’omicida, un gioielliere di 65 anni, era stato accusato dalla vittima di violenza sessuale ai danni di un familiare

Spara a un finanziere e poi si toglie la vita. Angelo Brochetta, 65 anni, gioielliere di Carlino – in provincia di Udine – si è presentato alla porta di casa di un finanziere di 47 anni, Franco Pavan, e lo ha ucciso con alcuni colpi di pistola, prima di suicidarsi. All’origine del delitto, secondo quanto ricostruito dalla Procura, una sorta di vendetta che il gioielliere covava nei confronti del militare. Brochetta era stato denunciato da Pavan per violenza sessuale ai danni di un familiare e condannato per l’episodio, in primo e in secondo grado, a 7 anni di reclusione, con sentenza del maggio scorso.

Il gioielliere è andato a casa del finanziere alle 8 del mattino, alla guida di un’auto presa a noleggio. Ha bussato alla porta. Ha minacciato la convivente dell’uomo che stava uscendo per portare il figlio, un bimbo di sette anni, a scuola. Le ha puntato contro l’arma, una calibro 9 regolarmente detenuta. Poi è salito al piano di sopra e ha esploso diversi colpi di pistola contro Pavan. Infine è tornato al pian terreno e si è tolto la vita sul pianerottolo del retro ingresso della villetta. Nell’auto con cui aveva raggiunto Piancada, i carabinieri hanno trovato anche un’accetta, del diluente e delle stoffe. Elementi che hanno portato gli inquirenti a ipotizzare che il gioielliere pensasse di compiere anche qualche altro crimine.

Mafia a Roma, 5 nuovi arresti per l’omicidio Fanella. Il giallo della cabina telefonica

di Repubblica

L’uomo era stato ucciso a luglio nella sua abitazione alla Camilluccia. Coinvolti personaggi legati all’estrema destra. Perquisizione nelle coop di ex terroristi. Intercettato Denaro, il presunto mandante del delitto: usava lo stesso telefono pubblico che Carminati adoperava per i suoi affari nel “mondo di mezzo”

Cinque arresti e numerose perquisizioni della Squadra mobile di Roma nell’ambito delle inchiesta sull’omicidio di Silvio Fanella, l’ex cassiere di Gennaro Mokbel, l’uomo accusato della maxi truffa da 2,2 miliardi di euro ai danni di Telecom e Fastweb. Fanella, anche lui condannato per la truffa, era stato ucciso a luglio nella sua abitazione di Roma alla Camilluccia, freddato con un colpo di pistola al torace da tre finti finanzieri.

Le indagini, coordinate dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno colpito gli esecutori e organizzatori del tentato sequestro sfociato nell’omicidio di Fanella, rivelando il coinvolgimento a vario titolo di numerosi pregiudicati legati all’estrema destra, che gravitano sul litorale romano di Ostia, in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige.

Tra gli arrestati, Manlio Denaro, 56 anni, dipendente della palestra Flemin Fitness di via Flaminia Vecchia e coinvolto nelle indagini sulla truffa Fastweb Telecom Sparkle e considerato dal gip Bernadette Nicotra il mandante del tentato sequestro, ed Emanuele Macchi di Cellere, 58 anni, ex Nar, fermato nel sud della Francia dalla Squadra mobile di Roma lo scorso settembre e già in carcere a Genova. In manette anche Gabriele Donnini, Carlo Italo Casoli e la figlia di 27 anni Claudia, l’unica per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari, che avrebbero messo a disposizione dell’organizzazione mezzi e documenti falsi. La polizia aveva già arrestato già nei mesi scorsi i presunti esecutori materiali dell’omicidio: Giovanni Battista Ceniti, rimasto ferito durante il delitto, Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa, rintracciati a Roma e a Novara lo scorso 7 settembre.

L’operazione, che ha visto impegnati 150 uomini e le Questure di Roma, Genova, Verbania, Novara, Torino, Trento e Varese, ha portato anche alla perquisizione della cooperativa sociale Multidea di Novara, che ha tra le finalità quella del reinserimento sociale degli ex detenuti, nella quale operano pregiudicati per reati di terrorismo, appartenenti alle brigate rosse e ai movimenti eversivi di destra, e che vede tra i fondatori Giuliani, mentre Larosa vi figurava come dipendente.

“In cinque mesi si è chiuso, dunque, il cerchio sul commando che ha tentato di sequestrare e poi ha ucciso Silvio Fanella”, ha sottolineato il procuratore aggiunto Antimafia della capitale, Michele Prestipino.

E spuntano anche collegamenti tra l’omicidio e l’inchiesta su “Mafia capitale”. In particolare, c’è una cabina telefonica sulla via Flaminia utilizzata da Massimo Carminati, e per questo tenuta sotto controllo dagli investigatori del Ros dei carabinieri, che torna in questa indagine. Da lì partivano anche le chiamate di Denaro. In una telefonata intercettata sono l’ex estremista e Giuliani, che si trovava in quel momento a Novara, a parlare. “Volevo sapere quando è la festa di nonna” dice Denaro: un frase che, secondo chi indaga, indica l’arrivo di Giuliani a Roma per il sequestro. ”Noi siamo pronti. Io scenderò il 26, mentre gli altri dopo. Ma tu fammi trovare i regalini che ti avevo chiesto” risponde l’altro.

Nell’ordinanza di custodia cautelare compare anche un’intercettazione in cui Carminati e Brugia, tra i principali protagonisti dell’inchiesta sull’associazione a delinquere di stampo mafioso, parlano di un debito che Denaro avrebbe contratto con Mokbel e che sarebbe il movente dell’omicidio. “Quello è pericoloso” dice Carminati. “Denaro – scrive il gip – voleva mettere la mani sul tesoretto di Mokbel”: contanti, oggetti preziosi e diamanti che gli investigatori hanno trovato solo dopo l’omicidio
nascosti a Pofi, un’abitazione in provincia di Frosinone.

“Questo al momento è l’unico collegamento oggettivo con Carminati”, ha detto il sostituto procuratore Michele Prestipino “oltre a un elemento soggettivo: si tratta di personaggi criminali che negli anni passati si conoscevano e avevano rapporti per l’appartenenza allo stesso contesto politico”.

Giallo a Carini, donna strangolata in casa

di Repubblica

Secondo caso di femminicidio in una settimana dopo la morte della prostituta a Palermo. Sul posto carabinieri e magistrato. Rosalba Simonetti, 54 anni, era vedova. E’ stata uccisa con una calza

Una donna è stata trovata morta nella sua abitazione di Carini, a una ventina di chilometri da Palermo. Secondo i primi rilievi del medico legale, è stata strangolata con una calza serrata attorno al collo. Il corpo è stato trovato da personale del 118 nella casa al primo piano di una palazzina al numero 16 di via Palermo, nel centro del paese. Sul posto per le indagini i carabinieri e il sostituto procuratore della Repubblica Sergio De Montis. La donna, Rosalba Simonetti, 54 anni, separata dal marito da diversi anni, è stata trovata sul letto dalla figlia che ha allertato il 118.

La casa di via Città di Palermo non è stata trovata a soqquadro. La porta non presenta segno di scasso. Ad avvertire i carabinieri è stata la figlia che abitava assieme a lei. E’ il secondo femminicidio in una settimana dopo il caso della prostituta di 62 anni trovata morta a Palermo.

Latitante da dieci anni, preso a Capo Verde spacciatore genovese

di Repubblica

Stefano Marchi “tradito” dai soldi che gli inviava la madre.  Deve scontare vent’anni di carcere

La Polizia ha arrestato nella Repubblica di Capo Verde il latitante Stefano Marchi, genovese, inserito nell’elenco dei cento ricercati più pericolosi, ritenuto elemento di spicco di un’organizzazione criminale composta da italiani e sudamericani dedita all’importazione e allo spaccio di ingenti quantitativi di cocaina.

A tradire Stefano Marchi, il superlatitante genovese arrestato ieri sull’isola di Majo a Capo Verde dalla polizia, sono stati i soldi che i suoi familiari gli inviavano dall’Italia per le spese di ordinaria amministrazione. Erano la mamma e il fratello che con cadenza quasi mensile mandavano piccole somme di denaro. Non solo. Nel 2011 gli agenti di polizia lo avevano localizzato una prima volta, sempre nell’arcipelago di Capo Verde, grazie a una intercettazione dove spiegava alla madre di avere fatto spostare alcune piante di aloe perchè le radici stavano rompendo il muretto di cinta  della villa dove si era rifugiato. “Le ha fatte mettere dal lato mare e dal lato polizia”, facendo così intuire il luogo dove si trovava. Ma subito dopo aveva cambiato residenza, facendo perdere di nuovo le tracce.

Marchi, che deve scontare una pena definitiva a 19 anni e 11 mesi, secondo l’accusa farebbe parte di una associazione criminale, composta da italiani e sudamericani, che importava cocaina dalla Colombia facendola arrivare prima in Europa e poi a Genova e nel Tigullio.

Ad eseguire l’ordine di cattura gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Genova, coordinati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.

Sciopero generale, trasporti bloccati 54 cortei: scontri a Milano e Torino

di Corriere della Sera

Protesta contro legge di Stabilità e Jobs Act. Camusso (Cgil): «L’emergenza è il lavoro» Barbagallo (Uil): «Fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta»

Sciopero generale e 54 manifestazioni venerdì in tutta Italia per protestare contro la legge di Stabilità e il Jobs act. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati Cgil e Uil, che parlano di un’adesione del 70 per cento e di «piazze affollatissime». I rispettivi leader, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, partecipano ai cortei di Torino e di Roma: non sono mancati scontri nel capoluogo piemontese e a Milano. «Fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta» apre la mattinata il segretario generale Uil. E Camusso: «L’emergenza che ha questo Paese si chiama lavoro, bisogna fare politiche perché il lavoro ci sia. Il lavoro, non può essere qualunque lavoro senza diritti e senza professionalità. Il messaggio per cambiare il Paese è proprio quello di un Paese che investe sul lavoro e sulla sua qualità». Sullo sciopero interviene anche Giorgio Napolitano: «È bene che ci sia rispetto reciproco» tra le prerogative di governo e sindacati e che «non si vada ad una esasperazione come quella di cui oggi abbiamo il segno. Non fa bene al Paese» osserva il presidente della Repubblica parlando con i giornalisti a Torino. E Matteo Renzi, intanto, dal Forum economico italo-turco di Istanbul, torna a ribadire:«I politici devono avere il coraggio di fare le riforme, soprattutto in Italia dove è necessario cambiare».

Barbagallo: «Jobs Act, il governo parli con i sindacati»

Più in dettaglio, Barbagallo, che loda l’intervento di Napolitano, spiega: «Oggi milioni di lavoratori si astengono dal lavoro, milioni di pensionati partecipano alle nostre iniziative, insieme agli studenti». «Tutti i dati – aggiunge – dicono che il Paese sta andando giù. Vogliamo fermare la caduta e farlo ripartire dal punto di vista economico e del lavoro». Poi, a proposito del Jobs Act, «mi aspetto che questo governo quando parla di riforme del lavoro ne parli con i corpi intermedi, con i sindacati», torna a sottolineare il segretario generale della Uil, sostenendo che margini di intervento ci sono ancora, visto che i decreti attuativi del Jobs Act sono da definire e la legge di stabilità deve concludere l’iter parlamentare. Anche le risorse si possono trovare «mettendo mano alla riforma fiscale, alla lotta all’evasione e alla corruzione».

Camusso: «Ci dispiace che la Cisl non ci sia»

Invoca il dialogo anche Camusso: «È una scelta del governo se continuare a provare a innescare il conflitto oppure discutere. Deve essere chiaro che noi non ci fermiamo. Non si cambia un Paese se non lo si fa con i lavoratori. Altrimenti succede che ci si trova in brutta compagnia come quelle che emergono dalle cronache», dice la leader della Cgil. «Continueremo a contrastare le scelte sbagliate per avere una prospettiva di lavori in questo paese», aggiunge. Segnale, poi, alla Cisl: «Ci dispiace che non ci sia perché il messaggio di non provare a cambiare le scelte del governo è un messaggio di rassegnazione – prosegue la leader della Cgil -. Noi pensiamo che il paese non abbia bisogno di rassegnazione».

Napolitano: «Si trovi la via della discussione pacata»

Quanto al presidente Napolitano, il capo dello Stato premette, parlando dello sciopero generale, che lui «ovviamente non entra nel merito delle ragioni degli uni o degli altri». Poi, aggiunge: «Mi auguro che si discutano sia le decisioni già prese, come quella della legge di riforma del mercato del lavoro, sia quelle da prendere soprattutto per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in un contesto europeo». E che per queste tematiche così importanti per il Paese, ha sottolineato «si trovi la via di un discussione pacata». «Naturalmente poi il governo ha le sue prerogative, le ha anche il Parlamento ed ha il suo ruolo da svolgere il sindacato», aggiunge.

I disagi

Lo sciopero riguarda tutti i settori, dalla scuola ai trasporti, dalla sanità agli uffici pubblici, e prevede l’astensione per tutta la giornata lavorativa. Giovedì sera il ministro Lupi ha revocato la precettazione dei ferrovieri decisa mercoledì, scelta che era stata definita «gravissima» da Cgil e Uil: l’adesione, secondo i sindacati, riguarda il 48% dei convogli non garantiti. Nel trasporto pubblico e autostradale, gli orari variano per luogo. Per quanto riguarda traghetti e navi: ritardo di 8 ore alla partenza. Per i treni, sono garantiti i regionali dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.

Voli cancellati

Nella mattinata, disagi per i viaggiatori negli scali aeroportuali romani a Fiumicino e Ciampino. Lo sciopero coinvolge, dalle 10 alle 18, il personale navigante delle compagnie e gli addetti delle attività operative. Regolari i voli intercontinentali di Alitalia, che ha invece cancellato alcuni altri voli: circa 200 su tutto il territorio nazionale, il 50% in via preventiva a Fiumicino, oltre a 35 delle altre compagnie, 110 da Milano e 140 da Milano Malpensa. La società spiega che il numero delle cancellazioni (circa il 50% dei voli previsti per la giornata) è legato allo stop dei controllori di volo dell’Enav (sempre per lo sciopero generale) e che tutti i passeggeri sono stati riprotetti nei giorni scorsi su altri voli. Per quanto riguarda le altre compagnie straniere e italiane sono 35 le cancellazioni dei voli in partenza da Fiumicino e 10 da Ciampino. Ryanair già mercoledì aveva annunciato la soppressione di 188 voli da e per l’Italia (qui i dettagli e le modalità di rimborso).

Le città

Milano
Al via alle 9.30 la manifestazione di Milano: partenza da Porta Venezia per arrivare davanti al Duomo per quanto riguarda i lavoratori e, verso le 13, scontri nei pressi della Stazione Centrale e del Pirellone, vecchio palazzo della Regione, in quello degli studenti. Undici agenti sono rimasti contusi. Dal palco, interventi di Graziano Gorla, segretario generale Cgil Milano, e Danilo Margheritella, segretario generale Uil. Nella prima mattinata, un gruppo di esponenti di «Attitudine No Expo» aveva già occupato simbolicamente il cantiere di Expo improvvisando un corteo e srotolando alcuni striscioni contro l’Esposizione universale.

Torino
Scontri tra forze dell’ordine, studenti e autonomi anche nel capoluogo piemontese, dove in 70.000, arrivati con oltre 200 pullman, hanno sfilato. La manifestazione con Susanna Camusso è stata caratterizzata anche dalla accesa protesta dei vigili del fuoco contro i tagli.

Roma
Il corteo con Barbagallo è partito alle ore 9.30 da piazza Esquilino per arrivare, alle 11.30 circa, in piazza Santi Apostoli dove è previsto l’intervento del segretario generale della Uil. A margine della manifestazione si sono verificati alcuni incidenti durante un tentativo di sgombero di un palazzo occupato nei pressi del Policlinico Umberto I.

Genova
Copertoni di auto in fiamme e transenne a bloccare lungomare Canepa nei pressi del varco di ponte Etiopia da parte di un gruppo di lavoratori del porto di Genova. Pesanti le ripercussioni sul traffico cittadino.

Firenze, Pisa, Siena
Tre manifestazioni in Toscana: a Firenze, Siena e Pisa. Un centinaio di auto con bandiere dei sindacati Cgil e Uil diretti alla manifestazione di Pisa, hanno rallentato il traffico sulla A/12 da Viareggio con blocchi al casello di Pisa. La manifestazione di Pisa riunisce anche i manifestanti delle province di Massa Carrara e di Livorno.

Bologna
Quattro cortei a Bologna, culminati con lancio di letame contro la sede di Ncd ed Hera, fornitore di servizi ambientali ed energetici. Nel capoluogo emiliano si erano già messi in moto nella notte gli studenti di Link Bologna: un Babbo Natale con il volto di Matteo Renzi ha distribuito «pacchi regalo» a studenti e precari che affollano la zona universitaria. I pacchi sono stati poi depositati sotto il grande albero di Natale in piazza Nettuno. «I provvedimenti del governo Renzi – dicono – sono un “pacco” per la nostra generazione: jobs act, Sblocca Italia, Piano scuola, Decreto Poletti».

Perugia
Blocco totale della produzione anche alla Perugina a sostegno della «vertenza umbra».«Solo una ventina le persone entrate nello stabilimento di San Sisto», fanno sapere i vertici sindacali locali. In prima fila anche precari e studenti. Questi ultimi hanno improvvisato un «flash mob».

Altre città
A Napoli si tiene una manifestazione regionale, con un corteo partito alle ore 9,30 da piazza Mancini per approdare in piazza Matteotti, dove sono previsti i comizi di Anna Rea, segretaria generale della Uil Campania e Gianna Fracassi, segretaria nazionale della Cgil. Tre in totale i cortei, per circa 50.000 partecipanti. Sei i cortei a Bari, dove è stato disposto un piano di traffico straordinario e dove l’ex premier Massimo D’Alema è stato sonoramente contestato dai lavoratori. In Veneto manifestazioni in tutte le province. Manifestazioni anche in Sicilia: a Palermo sono scesi in piazza in 15.000 e gli orchestrali hanno invaso il tetto del teatro Politeama.

Mafia Capitale, due nuovi arresti. “Erano il collegamento tra le cooperative e la ‘ndrangheta”. Marino rifiuta la scorta

di Repubblica

In manette Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero. Per gli inquirenti, dal luglio 2014, affidata la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino a Giovanni Campennì, imprenditore della cosca Mancuso. Sequestrate altre due società riconducibili a Buzzi che avevano un giro d’affari annuo di 15 milioni di euro. Udienza Riesame, Carminati in aula

Ancora due arresti da parte dei carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. In manette sono finiti Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi per associazione di tipo mafioso. Sono accusati di aver assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite dalla ‘cupola romana’ e la ‘ndrangheta. Una terza persona, indagata a piede libero, è stata perquisita. Gli interventi dei carabinieri, disposti dal gip di Roma su richiesta della procura distrettuale antimafia, sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia. Intanto, gli uomini del Comando provinciale della Guardia di finanza di Roma hanno sequestrato altre due società cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi che avevano un giro d’affari annuo di 15 milioni di euro. ”E’ un’ottima giornata iniziata con altri due arresti – ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ai microfoni di Radio Radio – Speriamo che la magistratura ci aiuti velocemente a fare pulizia in questa città”. Poi l’annuncio: “Ho fatto molte resistenze alla scorta e alla fine non l’ho avuta. A Roma abbiamo già un migliaio di persone che vivono sotto scorta, per alcune è essenziale, per altri soprattutto nella categoria dei politici, è una comodità per avere la macchina di Stato. Se non è necessario credo sia meglio che quegli uomini vengano utilizzati per le periferie e sul territorio”.

Riesame. E questa mattina sono in corso le udienze del tribunale del Riesame di Roma, al lavoro sui ricorsi presentati da alcuni degli arrestati nell’inchiesta Mafia Capitale. In aula, già da alcune ore, sono presenti Massimo Carminati, considerato a capo della cupola capitolina, e il suo braccio destro Riccardo Brugia, entrambi accompagnati dall’avvocato Giosuè Bruno Naso. Le richieste dei legali degli arrestati riguardano -o ltre alla revoca dell’ordinanza di custodia cautelare – l’annullamento dell’aggravante dell’associazione “di stampo mafioso”. In aula, sono presenti i pm Giuseppe Casini, Luca Tescaroli e Paolo Ielo.

L’ordinanza di arresto. Il gip nell’ordinanza di arresto per Rotolo e Salvatore Ruggiero, che erano stati assunti da Buzzi, scrive: “L’associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo Rocco aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della ‘ndrangheta. Nel corso dell’attività investigativa – scrive ancora il gip- è stato accertato che, circa cinque anni prima, l’associazione criminale romana, grazie alla mediazione di Rotolo Rocco (formalmente dipendente della “Cooperativa 29 Giugno”, presso la quale si occupa della gestione del deposito mezzi sito in via Affile 3, all’interno del quale vengono custoditi anche gli articolati di Giovanni Campennì) e Ruggiero Salvatore (lavoratore dipendente, dal 1998 al 1999, presso la “Soc. Coop. 29 Ggiugno Coop Sociale Srl” di Buzzi Salvatore, mentre dal 2009 inserito nella società Roma Multiservizi spa, presieduta sino all’ottobre 2013 da Franco Panzironi, ex ad di Ama arrestato anche lui), aveva stipulato un accordo con il clan Mancuso di Limbadi, in virtù del quale l’associazione romana aveva potuto svolgere le proprie attività in Calabria godendo della protezione della ‘ndrangheta mentre il clan Mancuso aveva inviato su Roma un proprio emissario, Giovanni Campennì (in quanto a lui Buzzi ha più volte spiegato il metodo con il quale l’associazione operava e la figura di Massimo Carminati), tramite il quale avviare attività imprenditoriali in collaborazione con l’associazione romana”.

Le indagini. Per gli inquirenti, quindi, gli indagati, ritenuti organici all’organizzazione denominata Mafia Capitale, hanno assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite da Buzzi Salvatore, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) consorteria di matrice ‘ndranghetista egemone nel vibonese. In particolare hanno documentato come, a partire dal luglio 2014, Salvatore Buzzi con l’assenso dell’ex Nar avesse affidato la gestione dell’appalto della pulizia del mercato Esquilino a Giovanni Campennì, ritenuto “imprenditore di riferimento” della cosca Mancuso, attraverso la creazione di una Onlus denominata “Cooperativa Santo Stefano”. I carabinieri sono riusciti a documentare, inoltre, come già nel 2009 Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta di Buzzi, allo scopo di accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli con riferimento all’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Cpt di Crotone. Secondo gli investigatori, dunque, Ruggiero e Rotolo avrebbero fornito uno “stabile contributo” alle attività di ‘Mafia Capitale’ proprio avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con “qualificati esponenti” della ‘ndrangheta. Tutto ciò attraverso quello che viene definito “un rapporto sinallagmatico” tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da ‘Mafia Capitale’, ha consentito l’inserimento della cosca Mancuso, rappresentata da Giovanni Campenni’, nella gestione dell’appalto pubblico a Roma.

Le intercettazioni. “Il fatto sta così, che io sono andato dai Mancuso per Salvatore Buzzi e i Mancuso mi hanno mandato a sto soggetto…”, si legge nelle intercettazione del Ros in cui Buzzi incontra Salvatore Ruggiero e Rocco Rotolo, arrestati oggi per associazione mafiosa. Alla conversazione partecipa un quarto uomo il cui viso è stato oscurato dagli investigatori. “Rocco, lui, è il nipote di Peppe Piromalli – dice Ruggiero nell’incontro, tra alcune macchine forse in un parcheggio – Siamo andati… così funziona dai Mancusi (sic), il perno centrale che comanda… capito… dice ‘alt compari, un attimo, parliamo’… ci siamo messi a parlare ‘noi siamo… in questo periodo bersagliati… sappiamo tutto ciò che è successo a Vibo … noi siamo bersagliati dai giudici… dai cosi… però chiamiamo un ragazzo… che è pulito nella legge e quindi… Ci siamo dati appuntamento e ci ha presentato questo gingillo diciamo… capisci? e funziona… così… nei perni centrali… sono confusi…”. “Ora non è che Buzzi pensa che io gli ho mandato sto soggetto alla cooperativa – dice Rotolo -… il fatto sta così, che io sono andato dai Mancuso per Buzzi Salvatore e i Mancuso mi hanno mandato a sto soggetto… quindi io non lo conosco”.

“… siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto ‘facci entrare anche la ‘ndrangheta’”, diceva Massimo Carminati in un’intercettazione del 26 maggio scorso, parlando con Paolo Di Ninno, commercialista di Salvatore Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto collaboratore del ras delle cooperative sociali. “Caso mai ti butto dentro una fatturina – continuava Carminati – sto mese per il mese prossimo… e poi con il fatto della sovrafatturazione, quando aumentano i pasti capito…5 sacchi in più”. Di Ninno rispondeva: “Tutto chiaro”. E Carminati:” Si è tutto perfetto”. Il presunto boss di Mafia Capitale secondo gli investigatori si preoccupava di trarre utili dagli affari delle cooperative di Buzzi. In un’altra conversazione intercettata Buzzi dichiarava: “… perché Claudio è cosi… ma è tremendo… ma nemmeno Sandro: gli ho visto fare una volta una trattativa con la ‘ndrangheta… ‘ce fai sparà gli ho detto… ce fai sparà…’ ndranghetisti… a trattà sui 5 lire… gl’ho detto ‘scusa chiudi chiudi’, glie facevo chiudi e questo rompeva il cazzo… ce sparano sto giro… in piena Calabria!”. “… in quella rete là comandano loro, poi in questa rete qua comandiamo noi!!… so passati 5 anni.. t’ha toccato qualcuno là sotto?”, spiegava Salvatore Ruggiero, arrestato oggi come presunto referente delle cosche, in un colloquio con Salvatore Buzzi il rapporto tra la ‘ndrangheta e Mafia Capitale, secondo quanto si legge nell’ordinanza.

Dalle intercettazioni emergono elementi considerati dal gip un “ulteriore conferma delle cointeressenze con la ndrangheta”. “Allora io te dico, quando io stavo a Cropani io… (inc).. poteva veni’ giu’ tutti giorni un bambino… scendevo er pomeriggio, salivo su la mattina e ripartivo er pomeriggio.. parlavo con il Prefetto, parlavo con tutti, parlavo con la ‘ndrangheta.. parlavo con tutti. E poi risalivo su”, diceva Salvatore Buzzi in una conversazione intercettata del 7 luglio scorso. La coop ’29 Giugno’ gestiva a Cropani (Cosenza) il Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara).

La cooperativa di ‘ndranghetisti. Era nata verso la fine del 2013 ”l’idea di costituire una cooperativa, con personaggi già inseriti nelle attività imprenditoriale di Salvatore Buzzi, cui far partecipare Giovanni Campennì (imprenditore incensurato, ndr), quindi seguendo le indicazioni dei Mancuso, e altri di origine calabrese stanziali su Roma”. Ma il “progetto si perfeziona con il benestare di Massimo Carminati il quale, il 5 febbraio 2014, in un incontro con Buzzi e Campennì acconsentiva all’ingresso di quest’ultimo nella gestione delle attività sul mercato Esquilino”, si legge nell’ordinanza del gip Flavia Costantini. In una riunione del 10 dicembre 2013, tenutasi per discutere alcune questioni formali legate alla creazione di quella che poi si sarebbe chiamata ‘Cooperativa Santo Stefano’, alla presenza di Guido Colantuono e Paolo Di Ninno, Buzzi – scrive il gip – ”ipotizzava di assegnare l’incarico di presidente al primo: ‘Allora… Colantuo’, dato che tu sarai il presidente de questa cooperativa de ‘ndranghetisti… poi naa chiamiamo più così perché…”. Colantuono, però – si legge nell’ordinanza -, “esternava le proprie perplessità in merito adducendo come motivazione l’impossibilità di poter gestire i restanti soci, data la consapevolezza della loro caratura criminale: il loro spessore criminale avrebbe potuto creargli dei problemi”. Sempre nel corso della stessa conversazione, Buzzi e Colantuono ”continuavano a discutere in merito alla struttura societaria che avrebbe dovuto assumere la futura cooperativa sia dal punto di vista finanziario, sottolineando che Campennì si sarebbe esposto per 100mila euro, come precisato dallo stesso Buzzi, sia dal punto di vista partecipativo”. Stando al gip, i cinque soggetti che avrebbero dovuto amministrare la cooperativa Santo Stefano risultavano da Buzzi ”già individuati in Giovanni Campennì, Rocco Rotolo, Guido Colantuono, Vito Marchetto e Salvatore Ruggiero. Nella circostanza emergeva senza alcun dubbio che l’attività gestita dalla nascente cooperativa sarebbe stata quella già svolta dalla ’29 giugno’ presso il mercato Esquilino a Roma”.

Sequestrate due coop di Buzzi.  Il nuovo sequestro riguarda altre due società cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma – Sezione misure di prevenzione a seguito di richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma ed eseguito da parte del Nucleo di polizia tributaria, riguarda le quote societarie, il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, della ’29 Giugno Servizi Società Cooperativa di Produzione e Lavoro’, con sede a Roma, in via Pomona 3; e ‘Formula Sociale Società Cooperativa Sociale Onlus’, in via Mozart 43, sempre nella capitale.

Le due società, di fatto nella piena disponibilità di Salvatore Buzzi, erano amministrate da soggetti anch’essi indagati nell’ambito dell’operazione ‘Mondo di mezzo’ ovvero da soggetti che facevano parte del consiglio di amministrazione delle società già sequestrate dalle fiamme gialle alcuni giorni fa. La Società Cooperativa 29 giugno Servizi ha un giro d’affari annuo di circa 9 milioni di euro e conta circa 267 dipendenti, mentre la cooperativa Formula Sociale ha un volume d’affari di oltre 6 milioni di euro e impiega 131 addetti. Sono in corso approfondimenti in relazione agli appalti vinti dalle citate cooperative e sulle disponibilità finanziarie alle stesse riconducibili.

Marino ha deciso: “Niente scorta”. In diretta su Radio Radio, il sindaco Marino ha annunciato: “Ho fatto molte resistenze alla scorta e alla fine non l’ho avuta. Se non è necessario credo sia meglio che quegli uomini vengano utilizzati per le periferie e sul territorio”. Il discorso si sposta sull’ex primo cittadino, Gianni Alemanno. “Io non posso e non voglio dare giudizi – ha detto Marino – Il fatto che il mio predecessore sindaco di Roma abbia avuto un avviso di garanzia per associazione di stampo mafioso mi turba profondamente e deve turbare tutte le romane e i romani che gli avevano giustamente dato fiducia nel 2008 con l’elezione popolare”. Marino ha poi ammesso: “Negli ultimi mesi, per vari motivi anche di conflittuialità di alcuni nei miei confronti, il lavoro dell’aula era stato piuttosto lento. Mi pare che questa nuova elezione, con un ufficio di presidenza con due donne come presidente e vicepresidente per la prima volta nella storia del consiglio, dia un approccio più pragmatico, tipico delle donne. Non nutro risentimenti, nè timori – ha aggiunto – Per me, da quando vinsi le primarie, le divisioni sono terminate, per altri c’erano tante squadre, tante correnti, tante divisioni. Io devo ubbidire alle romane e ai romani e rendere la loro qualità di vita migliore. Il cambiamento più importante è stato in casa mia, con mia figlia, che è sempre stata contraria alla mia candidatura a sindaco, non mi ha parlato per un mese quando mi sono candidato. Qualche sera fa mi ha telefonato e mi ha detto: ‘papà devi andare avanti'”.

Evasioni con lima e lenzuola, arrestati 5 agenti della penitenziaria corrotti

di Corriere della Sera

Martedì mattina all’alba sono stati arrestati cinque agenti della polizia penitenziaria di Varese, accusati di aver favorito un’evasione nel 2011. Due sono stati raggiunti a Bollate. Gli arresti arrivano con ordinanza di custodia cautelare: gli agenti, in cambio di soldi e favorirono la fuga di tre detenuti avvenuta il 21 febbraio 2013: Mikea Victor Sorin, 29 anni, che stava scontando una condanna definitiva per sfruttamento della prostituzione e sarebbe tornato in libertà a giugno, Daniel Parpalia e Marius Georgie Bunoro, 28 e 23 anni, che erano ancora in attesa di giudizio per furto aggravato. Erano nella stessa cella e insieme avrebbero pianificato la fuga con lima e lenzuola, come in un film. Segarono le sbarre di un bagno e nel cortile fecero una torretta con i cassonetti della carta, scavalcando il muro di cinta con delle lenzuola. Furono fermati poche ore dopo.

Le indagini coordinate dal pubblico ministero Annalisa Palomba, hanno confermato i sospetti di un favoreggiamento dall’interno. Una donna, durante i colloqui, riuscì a far entrare una lima nascosta in una cintura e addirittura un cellulare che aveva occultato nella vagina. Gli arresti sono stati effettuati dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Luino e Varese, dalla polizia penitenziaria, dalla polizia di Stato e dalla guardia di finanza. Effettuate nove perquisizioni sempre a carico di appartenenti alla polizia penitenziaria. Alcuni agenti sono stati prelevati nel carcere di Varese, dove erano stati messi di turno questa notte in vista dell’operazione.