Shalabayeva: si muove la procura di Roma “Potremmo sentire la donna”

agida agenzia di stampa AGI

Sul caso Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako espulsa dall’Italia, si muove la procura di Roma che non esclude una rogatoria internazionale con il Kazakistan per interrogare la donna. L’ipotesi istruttoria e’ al vaglio dei magistrati.

Il capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone, e il pm Eugenio Albamonte hanno acquisito la relazione del capo della polizia Alessandro Pansa in cui viene ricostruita la vicenda dell’espulsione della Shalabayeva e della figlia. Il dossier verra’ inserito nel procedimento che la procura ha aperto da tempo sul conto della consorte del dissidente kazako per i reati di ‘possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi’ e di ‘ricettazione’.

I magistrati valuteranno ora i contenuti della relazione Pansa anche per individuare eventuali profili di reato e decidere le prossime mosse istruttorie. Non si esclude che possano essere sentiti, alla luce di quanto scritto nel dossier, quei protagonisti della vicenda che sono finiti in cattiva luce. Cosi’ come potrebbe essere ascoltato il giudice di pace per capire se e’ vero o no che Alma Shalabayeva abbia mai rappresentato il diritto all’asilo politico. Quanto alla documentazione contraffatta esibita dalla donna, che avrebbe presentato un passaporto della Repubblica centrafricana ‘taroccato’, la procura sta studiando l’ipotesi di una rogatoria internazionale benche’ non ci sia un trattato di assistenza bilaterale tra l’Italia e quel Paese. A tal fine, la procura ha gia’ attivato la Farnesina per capire quale canale diplomatico si possa utilizzare per approfondire questo aspetto.

Eni: noi estranei alla vicenda

PANSA, FIGLIA NON ESPULSA; L’HA VOLUTA LA MADRE

Non e’ stata espulsa la piccola Alua, figlia di Muchtar Ablyazov e Alma Shalabayeva, perche’ “la legge italiana lo vieta”, ma e’ stata la madre a volerla con se’ rifutandosi di affidarla a qualcuno. Lo ha chiarito il capo della polizia Alessandro Pansa, durante un’audizione in commissione diritti umani del Senato in merito al caso Shalabayeva. “La bambina non e’ stata espulsa – ha detto Pansa – perche’ e’ vietata espulsione minori in Italia, a meno che non vada al seguito dei genitori, come in questa circostanza. A Ciampino la signora nonostante gli fosse stato chiesto di lasciare la figlia alla sorella, o a qualcun altro di sua fiducia, ha voluto che le fosse consegnata”. Pansa ha inoltre sottolineato che la Shalabayeva “non ha mai fatto richiesta di asilo, e neanche gli avvocati, che potevano andare all’ufficio immigrazione che accoglie sempre i legali”.
PANSA: ALFANO E BONINO NON INFORMATI PRIMA DEL 1 GIUGNO

“A me non risulta che prima del giorno primo giugno il ministro Alfano o il ministro Bonino sapessero dell’espulsione della signora”, ha ribadito il capo della Polizia. “Ho fatto accertamenti su questo – ha aggiunto Pansa – dal gabinetto del ministro sono state fornite informazioni solo sulla ricerca del latitante, non e’ stata fornita, per distrazione o per errore, l’informazione dell’espulsione della signora”.

PANSA: SHALABAYEVA NON CI DISSE CHE AVEVA PERMESSO DI SOGGIORNO

Pansa ha sottolineato, inoltre, che la Shalabeya “non ci risultava avesse un permesso di soggiorno lettone: in sede di ricorso amministrativo il 28 giugno vi e’ una dichiarazione che lei possiede un permesso di soggiorno con visto Schengen, ma lei questo non lo ha mai dichiarato”. “Fatto strano – ha aggiunto Pansa – e’ che quando e’ stata condotta in questura insieme al cognato, anche lui ritenuto irregolare, e venivano sottoposti al prelievo impronte, il cognato ha detto io ho un permesso di soggiorno. Lo ha preso a casa, portato in questura, e dimostrato che era in regola. A questa scena ha assistito la signora Shalabayeva, che pero’ non ha ritenuto di doverlo dire”. Pansa ha ammesso che alcuni aspetti della vicenda non stati gestiti correttamente, a partire dalla “massiccia” presenza delle autorita’ kazake negli uffici della polizia. “Per tutti i tre giorni, nell’arco di tutta l’attivita’ svolta, c’e’ stata una presenza massiccia e prolungata negli uffici di polizia di autorita’ kazake, e questo era il difetto per cui la vicenda non e’ stata gestita correttamente”, ha affermato. “Ho stigmatizzato questi comportamenti, sono una disfunzione del sistema, addebitabile a una superficialita’ nella gestione della vicenda, ma il dato essenziale e’ che in nessun momento nessuno, compresi gli avvocati, ha detto ‘guardate che il marito della signora e’ un perseguitato politico’. Noi purtroppo non lo sapevamo”. .

Esplosivo tra le pagine di un libro, due arresti

celerinoda TGcom.24

Nascondevano esplosivo all’interno di una guida del Touring e giravano su uno scooter con un borsone carico di coltelli, taglierini, componenti di armi da guerra, inneschi e finte bombe a mano. Due romani, di 31 e 36 anni, sono stati arrestati nella Capitale dagli agenti della polizia del reparto prevenzioni crimine. Al momento del fermo è stato assicurato che l’ordigno rudimentale non poteva esplodere perché privo di materiale detonante.

I due uomini, già noti alle forze dell’ordine e con precedenti, avevano cercato di sfuggire ad un posto di controllo in via Casilina a bordo di uno scooter iniziando una fuga rocambolesca. Una volta fermati, oltre all’esplosivo, sono stati sequestrati anche una pistola giocattolo che riproduceva una Colt e varie armi da taglio. Dopo il ritrovamento dell’ordigno all’interno del libro sono intervenuti gli artificieri. I due romani arrestati dovranno rispondere del reato di detenzione di parti di arma da guerra. Nelle loro abitazioni, gli agenti hanno anche trovato una pianta di marijuana.

I primi accertamenti – Gli investigatori stanno vagliando tutte le ipotesi e non escludono che i due arrestati possano essere dei “corrieri” per il trasporto di armi non direttamente legati ad ambienti terroristici. Il 31enne arrestato era noto in ambienti ultra ed era stato sottoposto a Daspo, il 36enne ha alcuni precedenti per furto.

Inchiesta sulle multe cancellate a 255 tra politici e notabili

multada Corriere.it

Una ex deputata dell’opposizione durante il precedente governo dei tecnici. Un consigliere municipale capitolino del Pdl. E poi, una sindacalista della Cgil, una concorrente del Grande Fratello. E anche un primario del Policlinico Umberto I e un ex assessore del Comune di Frosinone. Un Cavaliere della Repubblica ordinato nel 2008. Sono alcune delle persone inserite in una «sezione speciale» di cittadini – creata nell’Ufficio contravvenzioni del Comune di Roma – a cui sono state stracciate o annullate, senza un’apparente giustificazione, le multe prese nel 2011 per violazione del codice della strada.
I loro nomi sono nella lista acquisita dalla Procura, che indaga sulla distruzione di migliaia di verbali, molti dei quali riconducibili a deputati e senatori, funzionari di polizia, carabinieri, agenti dei servizi segreti.

 

Dall’elenco dei 255 «graziati», però, agli atti dell’inchiesta ne mancano molti: per 160 di loro è scattato un provvidenziale (quanto tempestivo) omissis . In questo gruppo di privilegiati – alleggeriti dall’onore di dover pagare multe spesso assai «salate» – compaiono pure cittadini privati che non ricoprono alcun ruolo istituzionale: è il caso degli imprenditori Paolo e Silvio Bernabei, a cui sono state cancellate oltre mille contravvenzioni a partire dal 2005.
Ed è proprio la scoperta della scomparsa delle multe dei Bernabei che ha dato il via all’inchiesta per la quale sono stati arrestati due funzionari dell’ufficio contravvenzioni, Angelo Vitali e Tiziana Diamanti, accusati di falso ideologico mediante soppressione di atti pubblici. La ragione che li ha spinti a cancellare migliaia di ricorsi e verbali non è ancora stata chiarita. Interrogato in carcere, Vitali ha detto che tutto è stato causato da un malinteso tra lui e la collega. «Le ho detto di “buttare” il cartaceo da una parte. Lei ha inteso le mie parole alla lettera e ha cestinato la documentazione», ha detto al pubblico ministero Laura Condemi. Una versione che non ha convinto affatto il magistrato. Anzi. Il pm è sicuro che dietro a quello che appare come un vero e proprio «mercato» delle multe si nascondano episodi molti gravi, da approfondire.
Mazzette? Favori? Il sospetto della Procura appare più che giustificato: tuttavia, al momento non è stata ancora trovata la prova del pagamento di nessuna mazzetta. Un «vuoto» che ha fatto balenare nella mente degli inquirenti un ulteriore sospetto: la cancellazione dei verbali sarebbe la conseguenza di una direttiva imposta dall’alto per privilegiare – senza alcuna distinzione particolare – una determinata categoria di persone, di «potenti».

Un’ipotesi diventata più concreta dopo la confessione della Diamanti, difesa dall’avvocato Claudio De Amicis: «Mi era stato dato l’ordine di cominciare a cancellare anche le multe dei gruppi consiliari della Regione e del Comune», ha detto.
A denunciare la scomparsa di migliaia di verbali è stato Pasquale Pelusi, direttore del dipartimento Risorse economiche dell’ufficio, insospettito per primo dalle strane e reiterare manovre nelle sue stanze. La cancellazione delle multe per motivi di servizio è corretta ma, come ha sottolineato Pelusi durante un colloquio riservato con un collega depositato agli atti, «qualcuno l’ha travisata e l’ha utilizzata per metterci dentro altro. A punto basta!», era sbottato prima che esplodesse il caso. Nell’inchiesta è coinvolto anche il funzionario Enrico Riccardi. Ma l’avvocato Antonio Paparo è sicuro: «Lui non c’entra nulla. Mi auguro di ottenere presto l’archiviazione».

ROMA VIOLENTA: Tre morti ed un ferito grave in poche ore

602-408-20130528_212507_60A1329Fdi Grazia De Marco

In poche ore è tornato l’incubo di una Roma violenta, insanguinata da una criminalità abituata a regolare i conti senza alcun tipo di scrupolo, in strada o bussando alla porta della vittima. Lo scorso 28 maggio, infatti, si è consumata una vera e propria giornata di sangue nella Capitale e sul suo litorale, scandita da tre brutali omicidi, avvenuti a poche ore di distanza l’uno dall’altro.

La prima vittima è il pensionato di 62 anni Claudio D’Andria, ucciso poco prima delle 7, da un colpo alla testa sparato da una calibro 7.65, mentre rientrava nel suo appartamento in Via Giorgio Morandi, nel quartiere Tor Sapienza. D’Andria, che era già noto alle forze dell’ordine per piccoli precedenti di droga, sicuramente conosceva il suo assassino che, quasi certamente, ha deciso di ucciderlo per motivi passionali o economici.

L’altra vittima, Pietro Rosseni, è stato ucciso nel primo pomeriggio a Focene, nei pressi di Fiumicino, dopo aver aperto la porta di casa al killer, che lo ha freddato con alcuni colpi di pistola alla testa ed è poi scappato a bordo di uno scooter. Rosseni si trovava a casa con la moglie e il figlio di dieci anni ed era anche lui conosciuto dagli inquirenti come tossicodipendente. Al momento si ipotizza che l’uomo sia stato ucciso per un debito non pagato, fatto ritenuto “peccato mortale” nel giro della  mala romana, sempre più armata e pericolosa.

Le altre due vittime, Daniele Righini e Massimiliano Cencioni, sono stati raggiunti da alcuni colpi di pistola mentre erano a bordo della loro Peugeut, in Corso Italia, ad Anzio. I sicari si sono avvicinati ai due ragazzi verso le 19.40 e hanno cominciato a sparare uccidendo Righini e ferendo gravemente Cencioni, che ora si trova in prognosi riservata agli Ospedali Riuniti di Anzio, a causa delle ferite riportate al polmone sinistro. L’inchiesta sui tre omicidi è stata affidata agli investigatori della Squadra Mobile, i quali, in queste ore, stanno interrogando amici e conoscenti delle vittime, nella speranza di riuscire ad approfondire le loro frequentazioni e ricostruire le loro ultime ore di vita.

Al di la delle indagini e dei moventi dei tre omicidi, appare tuttavia chiaro che l’area metropolitana di Roma è diventata man mano la protagonista di un contesto criminale formato dall’unione di alcune alleanze tra diverse mafie, arrivate ormai da decenni nella Capitale. Nel  litorale tra Anzio e Nettuno, dove è avvenuto l’ultimo omicidio, è infatti attiva una locale di ‘ndrangheta, retta dalla famiglia dei Gallace-Novella, oltre ai Casalesi, già attivi fin dalla fine degli anni ’80 e specializzati, sia nel narcotraffico, che nella gestione del mercato illegale di rifiuti. Sul litorale, nella zona di Torvajanica e Pomezia, sono anche presenti diversi pregiudicati legati a famiglie catanesi, coinvolti negli anni passati in agguati per il controllo del mercato degli stupefacenti.

 

 

Carabiniere ferito davanti a Palazzo Chigi: “Puntavo ai politici”

carabinieredi Umberto Buzzoni – direttore

Quello di ieri non è il solito episodio di cronaca in cui, come sempre più spesso accade, un valido rappresentante delle forze dell’ordine, nel compiere unicamente il proprio dovere, cade sotto i colpi di malavitosi o psicolabili.

Quello di ieri è un episodio che scuote le coscienze di tutti, cittadini e politici, e che rappresenta un campanello d’allarme per il nostro paese. Ma ne parleremo a breve.

Ci preme sottolineare innanzitutto che  il Carabiniere Giuseppe Giangrande, ferito gravemente ieri davanti a Palazzo Chigi, proprio durante il giuramento del nuovo Governo presieduto da Letta, è al momento in cui scriviamo ancora intubato e ventilato meccanicamente. I medici sono “moderatamente ottimisti”. Il direttore sanitario dell’Ospedale Umberto I di Roma Amalia Allocca afferma:”Il paziente in qualche modo interagisce”.

La redazione del Mensilepoliziadistato si stringe attorno alla famiglia e si augura che sia scongiurata l’ ipotesi di un rischio di paralisi per Giuseppe. Così come tutta l’Italia, attendiamo anche noi con ansia i nuovi bollettini medici.

Ma torniamo adesso a quanto affermavamo in apertura. Parlavamo di un campanello d’allarme per il nostro Paese. L’attentatore, Luigi Preiti, 49 anni, ha alle spalle una storia matrimoniale conclusa da due anni ma soprattutto, così come emerge dalle sue ultime dichiarazioni agli inquirenti, si lamenta per non riuscere a mantenere il proprio bambino. E’ senza lavoro e a malapena riesce a tirare avanti con qualche lavoretto da muratore.E’ per questo che voleva prendersela con i politici? Stando a quanto afferma, sembrerebbe proprio così. E tutto questo è gravissimo.Ed è ancor più grave il risultato di questo gesto. Colpendo un Carabiniere innocente assolutamente non collegato ai problemi dell’attentatore, si è creata una nuova situazione disperata. Ci sarà un’altra famiglia ed un altro bambino che in futuro vivrà seri problemi di sopravvivenza. Una guerra tra poveri che non può giovare a nessuno.

E’ bene che il Governo lo capisca. E’ bene che la politica dia al più presto una risposta ai tanti cittadini che vivono situazioni di disagio ancor più gravi. Prima gli attentati ad Equitalia. Poi la conferma che ci sono cittadini esasperati che arrivano addirittura a prendersela fisicamente con chi fa Politica. Siamo su una polveriera che sta per esplodere. Non c’è più tempo da perdere.

In tutto questo ciascuno deve fare la sua parte. I giornali devono riuscire a moderare i toni, i partiti devono tornare a dialogare in modo costruttivo. Si guardi avanti, si punti alla ricrescita del Paese, si ponga massima attenzione alle fasce più deboli, si bandisca l’odio tra fazioni che ha caratterizzato l’ultimo ventennio.

E’ un augurio che spero venga ascoltato.

25 aprile 2013. Festa della Liberazione

napolitanodi Umberto Buzzoni – Direttore Mensilepoliziadistato

L’immagine che proponiamo in copertina è quella del neo eletto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si trova, suo malgrado, nuovamente a rappresentare la Repubblica Italiana per i festeggiamenti del 25 aprile 2013.

Di sicuro soltanto una settimana fa non si sarebbe mai aspettato di dover presiedere la cerimonia svoltasi questa mattina presso l’altare della Patria a Roma.

E’ a lui che il popolo italiano si è rivolto pe che “LIBERI”, nonostante l’età avanzata, la nazione dall’impasse istituzionale in cui ci si è trovati.

Una giornata dunque doppiamente importante. Mentre procedevano le consultazioni per la formazione del nuovo governo che, si spera, riesca a tirarci fuori dai tanti problemi economici ed occupazionali in cui ci troviamo, il nostro Presidente, salvatore della Patria deponeva una corona sulla tomba del milite ignoto.

Le nuove generazioni, intervistate da alcuni organi di stampa, hanno purtroppo dimostrato di non ricordare in modo chiaro il motivo per il quale oggi, per l’Italia, è una ricorrenza fondamentale per la libertà e per la democrazia.

Ed è a loro che mi rivolgo dando alcuni brevissimi cenni storici.

Il 25 aprile del 1945 fu il giorno della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista durante la seconda querra mondiale che terminerà definitivamente poco dopo in tutto il Mondo con le bombe atomiche che furono gettate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

In particolare il 25 aprile rappresenta il giorno della liberazione delle città di Milano e Torino. L’Italia settentrionale sarà poi definitivamente  liberata entro il 1 maggio con la liberazione di Verona e Genovail 26 aprile, e venezia il 28 aprile.

Si uscì fuori da 20 anni di governo fascista e da 5 anni di guerra. Un giorno di immensa gioia per gli italiani che il 2 giugno del 1946, con un referendum, scelsero la Repubblica alla Monarchia. Poco dopo un’assemblea Costituente promulgò la nostra Costituzione.

Tanti nostri connazionale sono morti per arrivare a questo risultato. Tanti eroi che oggi vengono commemorati e che meritano, riallacciandoci alla cronaca politico istituzionale di questi giorni, rispetto ed impegno affinchè si riesca, anche in loro memoria, a superare i problemi dinanzia ai quali ci stiamo trovando.

ATTENTATO DURANTE LA MARATONA DI BOSTON: in America torna l’incubo dell’11 settembre

esplosioni-boston-mappadi Grazia De Marco

Dopo le stragi dell’11 settembre, l’America sembra nuovamente rivivere l’incubo del terrorismo. Lo scorso 15 Aprile, infatti, alle ore 14.50 locali (20.50 italiane) lo scoppio  di due bombe ha trasformato la storica maratona di Boston, che si corre  da 177 anni, in tragedia, togliendo la vita a 3 persone e ferendone 140.  Gli ordigni, costituiti da pentole a pressione piene di chiodi, cuscinetti a sfera e schegge metalliche, erano collegati da detonatori e collocati  a 170 metri di distanza tra di loro. Le bombe sono esplose a 12 secondi l’una dall’altra, nei pressi del traguardo della gara, situato a Boylston Street, storica via della città, a ovest del centro.

boston-marathon2_wide-c9151302f316f49fdfdfd7ea6006e4cc3d3bb134-s6-c10Immediatamente dopo le deflagrazioni, i poliziotti e gli operatori sanitari, presenti nella zona per garantire la sicurezza durante l’evento sportivo, si sono adoperati, insieme ad alcuni atleti, per soccorrere i feriti, poi trasportati nei vari ospedali di Boston. Secondo alcuni giornali locali ed in base alle informazioni fornite dagli stessi ospedali, almeno 15 dei 140 feriti sarebbero in condizioni critiche e i più gravi avrebbero già subito amputazioni agli arti, a causa delle ferite molto estese.

Quello che sconvolge ancora di più, tuttavia, è che a rimanere vittime dell’attentato sarebbero  state soprattutto famiglie con bambini, tra i quali  il piccolo Martin Richard, di 8 anni, che ha perso la vita mentre aspettava il padre William al traguardo per abbracciarlo ed altri sei, rimasti feriti e ricoverati nell’ospedale pediatrico della città.

Rimangono ancora oscure le piste battute dall’FBI e dalla polizia locale, ma tra le più accreditate ci sarebbero quella del terrorismo internazionale, suffragata dalle molteplici minacce agli USA da parte di Al Qaeda e quella della ricorrenza dell’anniversario della strage a Oklahoma City, avvenuta il 19 Aprile 1995.

Il Presidente Barack Obama,  che ha parlato alla Nazione da Washington, ha prima voluto esprimere la sua vicinanza ai familiari delle vittime, affermando che il colpevole, chiunque sia, sarà duramente condannato e, successivamente, ha ricordato che in questi momenti la speranza si presenta anche sotto forma di eroi ordinari, come i vigili del fuoco, il personale ospedaliero e tutti coloro che hanno dato il loro prezioso aiuto.  Anche il Presidente della Repubblica  Giorgio Napolitano ha espresso “i sensi della più profonda solidarietà e sdegno” per i fatti accaduti e ha poi aggiunto: “ nessun atto di violenza ci impedirà di tenere fede ai nostri  valori e alla nostra fiducia di libertà, nella democrazia e nello stato di diritto”.

Intanto molti  uomini delle forze dell’ordine stanno presidiando a Roma decine di obbiettivi sensibili statunitensi, soprattutto aeroporti, università americane, ambasciate, il consolato e la residenza dell’ambasciatore.

Derby Roma: Cancellieri: mai più partite di sera

derbyda Agi.it

Non possiamo assistere ad una guerriglia urbana, la sera e’ piu’ difficile”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, interpellata a margine della relazione del presidente della Corte Costituzionale, Franco Gallo, in merito agli scontri avvenuti a Roma lunedi’ scorso, in occasione del derby giocato di sera.
“Bisogna farlo in un altro orario – ha dichiarato il ministro – occorre un ripensamento, ha ragione il prefetto Pecoraro, e soprattutto occorre una maggiore presa di coscienza da parte delle tifoserie. Non e’ possibile che una partita diventi una guerra civile”.

Motodays: più sicuri in moto con la Polizia stradale

poliziada Polizia di Stato

Si conclude oggi 10 marzo a Roma la quinta edizione del Motodays, il salone internazionale dedicato agli appassionati, collezionisti ed esperti delle due ruote.

La rassegna, che si concluderà domenica 10 marzo, è ospitata nell’ormai tradizionale sede della Fiera di Roma.

Durante i quattro giorni del Motodays i visitatori avranno la possibilità di vedere e provare le ultime novità in materia di moto e scooter; potranno inoltre assistere agli spettacoli previsti dal programma e partecipare a convegni di vario genere nei quali sarà dato ampio spazio ai temi di grande attualità come l’educazione e la sicurezza stradale. I motociclisti sono infatti una delle categorie più colpite dagli incidenti stradali, soprattutto per le gravi conseguenze che spesso ne derivano.

Su questo fronte è da sempre molto attiva la Polizia stradale con la sua attività di formazione e informazione.

 

 

Roma, anziana trovata morta in casa: ipotesi di omicidio a scopo di rapina

romada Agenzia di Stampa AdnKronos

Si procede per omicidio per il caso della donna di 88 anni, trovata morta nel suo appartamento nel quartiere di Monteverde, a Roma. Tracce di sangue sono state trovate vicino ai cassetti. Secondo gli investigatori potrebbe essere stata colpita in testa con un corpo contundente. Non si esclude che si tratti di un omicidio a scopo di rapina. Sul caso indaga la Squadra Mobile di Roma che sta scavando anche nel passato della donna per fare luce sul delitto.

Il corpo della donna, 88 anni, è stato trovato dagli agenti della polizia riverso in terra all’ingresso dell’appartamento, vicino sul pavimento alcune macchie di sangue. Poco distante le buste della spesa appena fatta e non ancora sistemata. Gli scontrini risalgono al 4 marzo scorso, probabile data della morte.

A dare l’allarme è stata una vicina di casa, che da giorni non la vedeva né entrare e né uscire di casa. Così ha provato prima a suonare al campanello e poi a chiamarla direttamente sul telefono di casa, per sentire se avesse bisogno di qualcosa, ma non ha ricevuto risposta. Insospettita, questa mattina, alle 11.30 circa, la donna ha chiamato la polizia.

L’appartamento dell’anziana è stato trovato in disordine. Sarà comunque l’autopsia a svelare l’esatta causa della morte.