Roma, catturato detenuto evaso da Rebibbia; caccia all’altro fuggitivo

rebibiada Agi.it

E’ stato arrestato uno dei due detenuti evasi ieri dal carcere di Rebibbia a Roma. Lo comunica la Fns (Federazione Nazionale Sicurezza) Cisl Lazio spiegando che si tratta del detenuto Giampiero Cattini, 42 anni. L’arresto e’ avvenuto ad opera della polizia con l’ausilio di 2 Sottufficiali della Polizia Penitenziaria della 3ˆ CC Rebibbia-Roma.

L’altro detenuto, Sergio Di Paolo, risulta ancora evaso. E’ quindi durata poche ore la fuga di Cattini Gianpiero. L’arresto – riferisce la Questura della capitale – e’ avvenuto ieri sera ad opera degli agenti della Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con i colleghi del Commissariato di San Basilio, il servizio di polizia scientifica della Polizia di Stato e personale della Polizia Penitenziaria. L’uomo per tutta la giornata di ieri ha cercato rifugio presso i suoi vecchi contatti che lo hanno portato in varie zone del Lazio ma gli investigatori della squadra mobile sono riusciti a seguire tutte le sue tracce sino ad individuarlo con sicurezza. Sentitosi braccato, Cattini si e’ rivolto come ultima speranza ad uno dei suoi familiari ma la rete tesa dagli investigatori non gli ha lasciato margini.
Avuta la certezza della presenza dell’evaso all’interno di una abitazione, e’ scattato il blitz. Anche in tale occasione l’uomo ha cercato di sfuggire alla cattura tentando una fuga durata pochi istanti.

CRIMINE E PROVENTI: SEQUESTRO DI OPERE D’ARTE A ROMA

Sequestro beni Diotallevi:anche opere d'arte per un mln eurodi Petula Brafa

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza ed i Carabinieri del ROS di Roma hanno eseguito l’ordine di sequestro emesso dal Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di Ernesto Diotallevi, ex esponente della Banda della Magliana, nell’ambito di una “complessa ed insidiosa realtà economico criminale, caratterizzata dall’illecita accumulazione di utilitas in valore sproporzionato rispetto ai redditi lecitamente dichiarati”.

Il provvedimento riguarda una collezione pittorica di ben ventisette opere d’arte, stimabili per circa un milione di euro, a firma di Giacomo Balla, Mario Schifano e altri noti autori, reperite nell’abitazione in piazza Fontana di Trevi unitamente ad arredi e mobili d’antiquariato e ad altri dipinti di scuola romana, campana e francese dell’Ottocento e del Novecento; nonché le quote di due compagini societarie, con sede a Rimini ed a Fiumicino.

L’episodio attesta come il mercato dell’arte attragga non solo estimatori esperti del settore, ma anche imprenditori pronti ad investire ingenti liquidità disponibili.

Nel dispositivo, infatti, si legge come, nella fattispecie, le immobilizzazioni di carattere artistico siano state indotte “non tanto da esigenze estetiche, quanto soprattutto perché le opere d’arte, non essendo soggette a particolari registrazioni, in molteplici casi sfuggono ai provvedimenti ablativi emessi dall’Autorità Giudiziaria, rilevando la loro presenza solo in una fase successiva, all’atto dell’emissione di specifici provvedimenti che colpiscono l’indiziato di appartenere ad associazioni mafiose, ovvero che risulti vivere abitualmente con proventi illeciti”.

 

(fonte: huffington post)

Donna trovata cadavere nelle acque del Tevere a Roma

romada Agi.it

Il cadavere di una donna, probabilmente anziana, e’ stato trovato questo pomeriggio nelle acque del Tevere all’altezza di viale Guglielmo Marconi a Roma.

Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, e’ stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco e dagli agenti del commissariato Colombo.

L’allarme e’ stato dato al 113 della polizia da un passante che aveva notato il corpo incastrato tra i cespugli del margine del fiume.

Sara’ l’autopsia a chiarire le cause del decesso mentre sono in corso gli accertamenti per l’identificazione della donna.

ROMA. Rapine villa: picchiato e sequestrato per ore, un arresto a Roma

rapineda Agi.it

Legato mani e piedi, picchiato e costretto a consegnare ai malviventi le carte di credito in suo possesso. E’ la drammatica avventura vissuta nella notte tra il 7 e l’8 novembre da un 49enne romano, vittima di quattro persone incappucciate riuscite, con uno stratagemma, a entrare nella sua villa nella zona di Spinaceto. L’uomo, in quel momento solo in casa, era riuscito a liberarsi solo molte ore dopo. Per la rapina gli agenti della Squadra mobile romana, diretti da Renato Cortese, hanno identificato e arrestato un romeno di 21 anni. Il 48enne ha raccontato che verso le 20,45 del 7 novembre era stato insospettito dall’improvviso nervosismo dei suoi cani. Aperta la porta d’ingresso per verificare cosa stesse accadendo, si e’ trovato di fronte un uomo con il volto coperto da un passamontagna, che gli ha puntato una pistola sul viso. Il malvivente ha fatto irruzione nell’abitazione insieme a tre complici, anch’essi dell’Est europeo e con il volto coperto, che gli hanno legato le mani dietro la schiena e le caviglie con un filo del telefono. Il rapinatore armato ha iniziato a picchiarlo con calci e pugni per convincerlo a farsi rivelare dove fosse la cassaforte. La vittima ha spiegato di non avere alcuna cassaforte e, per far desistere i suoi aggressori dal pestaggio, ha rivelato loro i codici delle sue due carte di credito. A quel punto due dei rapinatori si sono allontanati dall’abitazione, in una zona di campagna, utilizzando una delle auto della vittima, per eseguire dei prelievi da un bancomat, mentre gli altri due complici sono rimasti a sorvegliare il malcapitato. Fatto ritorno dopo un paio d’ore, hanno atteso la mezzanotte e sono usciti nuovamente per poter fare un secondo prelievo. La banda, dopo aver condotto la vittima in camera da letto e averla immobilizzata con un lenzuolo, si e’ data alla fuga portando via anche le sue due auto.
Le indagini, immediatamente avviate dalla Squadra mobile della capitale, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di S.I. Marius, pregiudicato per reati contro il patrimonio. Lo scorso 22 novembre, Marius ha improvvisamente organizzato la sua fuga in Romania, convinto di essere braccato dalla polizia per il recente colpo: il giorno successivo e’ stato individuato sulla statale E45, in localita’ Sansepolcro, mentre insieme a due connazionali stava tentando di raggiungere la Romania ed e’ stato quindi sottoposto a fermo di polizia giudiziaria. Fermo convalidato ieri. L’analisi del materiale sequestrato nel corso dell’operazione ha consentito di denunciarlo per la ricettazione di parte della refurtiva di un’altra rapina, messa a segno a a Marino la sera del 20 novembre. In quell’occasione tre rapinatori dell’Est Europa avevano fatto irruzione in una villa dove era presente il solo proprietario, brutalmente malmenato per ottenere indicazioni utili sull’ubicazione della cassaforte.

Strutture per anziani malsane e fatiscenti, blitz dei Nas

nasdaTGCOM24

I carabinieri del Nas hanno chiuso 18 strutture per disabili e anziani, al termine di un maxicontrollo in tutta Italia per verificare le autorizzazioni ed il rispetto dei requisiti igienico-sanitari. In alcuni casi i militari hanno rinvenuto farmaci e cibi scaduti. La task force istituita dal ministro Lorenzin ha segnalato 102 persone all’autorità giudiziaria e 174 a quella sanitaria, oltre ad aver accertato 174 violazioni penali e 251 amministrative.

Durante le indagini, si è scoperto che in una struttura di Roma, chiusa dai carabinieri del Nas alcuni anziani erano stati alloggiati in un seminterrato fatiscente, privo di abitabilità ed in pessime condizioni di manutenzione.

I tre anziani, in esubero rispetto alla capacità ricettiva della struttura, erano stipati in un seminterrato con pareti invase dall’umidità e con l’intonaco cadente. I carabinieri hanno trovato anche una donna allettata in evidente stato di disidratazione. Per questo è stato avvertito il 118 che ha disposto il ricovero ospedaliero dell’anziana.

Nell’ambito dell’ispezione, in un frigocongelatore a pozzetto, sono stati rinvenuti e sequestrati alimenti congelati (petti di pollo e spezzatino di vitella) privi di ogni documentazione nonché in cattivo stato di conservazione ed insudiciati perché privi di involucro protettivo. Il titolare della struttura è stato denunciato.

BABY – PROSTITUTE: Il fenomeno si allarga a macchia d’olio

romadi Grazia De Marco

Il fenomeno delle baby-squillo dei Parioli rivela, ogni giorno, particolari sempre più agghiaccianti che rendono questo caso uno dei più scandalosi degli ultimi anni in Italia.

Dopo le intercettazioni choc emerse negli ultimi giorni, che rivelano il coinvolgimento della mamma di una delle ragazze, che obbligava la figlia a prostituirsi, il fenomeno delle baby-prostitute e soprattutto dei loro clienti si allarga ogni giorno di più.  Fino  ad ora i clienti identificati e indagati per aver avuto rapporti sessuali con le due minorenni sono circa dieci, ma nei prossimi giorni il numero potrebbe salire a decine di uomini residenti non solo a Roma, ma anche in altre città. Le persone arrestate sono invece cinque: i tre sfruttatori Nunzio Pizzicalla, Mirko Ienni e Mario  De Quattro, la madre di una delle ragazzine e un cliente ricattatore.

Ma quello che rende ancora più inquietante  questo caso è che le due ragazze, una di 14 e una di 15 anni, venivano fatte prostituire con la consapevolezza che fossero minorenni e non si esclude, anche, l’esistenza di una vera e propria rete di trafficanti che riforniva di cocaina le giovani e i loro clienti. Durante gli interrogatori dei giorni scorsi di fronte ai Pm, infatti, una delle ragazze ha puntato il dito contro uno degli arrestati, Mirko Ienni, dicendo che lui faceva finta di non sapere che loro fossero minorenni, smentendo ciò che aveva detto lo sfruttatore nell’interrogatorio di garanzia: “non ero a conoscenza della loro età, ero convinto che fossero due studentesse universitarie”.

Dalle indagini emerge, inoltre, che l’appartamento di Viale Parioli, preso in affitto con un regolare contratto, proprio da Ienni, era frequentato non solo dalle due minorenni, ma anche da altre prostitute, di cui, almeno due, maggiorenni. Nella rete degli sfruttatori, quindi, non c’erano solo giovanissime, ma anche donne adulte, escort professioniste più grandi e più esperte, convinte dagli sfruttatori ad inserirsi nel giro per incrementare e dividere i guadagni. Dopo lo scandalo dei Parioli, peraltro, ne sono emersi degli altri, come quello di Milano, L’Aquila e Ponza, ma anche Bologna e Firenze. Nel capoluogo Lombardo sono infatti otto le ragazzine che, secondo l’equipe del professor Luca Bernardo, si prostituiscono a scuola, quasi sempre in istituti privati. I loro coetanei le chiamano “ragazze doccia”, in quanto fanno sesso quotidianamente semplicemente per dei beni materiali. Al mattino domanda e offerta vengono contrattate prima sul telefonino e poi le ragazze accettano anche più di un cliente a testa, a seconda di quanto possono offrire.

Anche la Procura della Repubblica dell’Aquila ha avviato un’inchiesta su questo fenomeno, dopo l’allarme lanciato da Monsignor Giovanni d’Ercole, Vescovo ausiliare del capoluogo Abruzzese, che ha rivelato di essere stato informato dell’esistenza di baby prostitute, che vendono il proprio corpo anche per una semplice ricarica telefonica. Ovviamente, ha spiegato il Procuratore Capo Fausto Cardella, quanto detto da Monsignor D’Ercole sarà approfondito in tempi solleciti, con modalità che verranno decise dal pool competente su questi reati. Per ora si tratta di un indagine tecnicamente “preliminare” che farà il salto di qualità qualora venissero trovate prove e riscontri ai gravi fatti riportati da D’Ercole. Tra i vari episodi spunta, infine, anche una vacanza sull’isola di Ponza, provata da numerose fotografie, che ritraggono le ragazzine senza veli a bordo di uno yach ormeggiato nelle acque dell’isola Pontina.

La coordinatrice dei programmi di Ecpat Italia (organizzazione internazionale che difende i diritti dei bambini dal pericolo di turismo sessuale e del mercato del sesso), Yasmin Abo Loha, ha rivelato che soni circa 7000-11000 le vittime di prostituzione minorile, a seguito di tratta in Italia, a cui vanno poi aggiunti le centinaia di italiane che sono costrette a prostituirsi da coetanei e adulti a seguito di adescamenti online, come nel caso delle due adolescenti dei Parioli. La prostituzione minorile, spiega l’organizzazione, è un fenomeno sommerso ed è fondamentale l’attivazione della Banca Dati dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia, al fine di conoscere la reale entità del fenomeno che, come nel caso delle due adolescenti romane, scaturisce dalla difficoltà, da parte del genitore di svolgere al meglio il suo ruolo di educatore. Per questo Ecpat Italia ha scelto la strada dell’educazione-rieducazione: educare i ragazzi ad esigere il rispetto dei propri diritti e rieducare gli adulti, affinchè  sappiano trasmettere ai propri figli i valori dell’affettività e della sessualità.

BABY SQUILLO AI PARIOLI DI ROMA

romapariolida adnkronos

E’ stata iscritta sul registro degli indagati la sedicenne coinvolta nel giro di baby squillo scoperto in un appartamento nel quartiere Parioli a Roma. La ragazza, secondo il gip, avrebbe indotto la sua amica a prostituirsi.

Nella vicenda si registrano inoltre due nuovi arresti per induzione alla prostituzione minorile e spaccio di sostanze stupefacenti. Destinatari dell’ordinanza il 49enne G. M. e il 38enne I. M. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Roma Maddalena Cipriani, su richiesta dei pm Maria Monteleone e Cristiana Macchiusi nell’ambito dell’operazione ‘Ninfa’.

Le ulteriori indagini sullo sfruttamento delle due minorenni nel quartiere romano dei Parioli hanno infatti consentito di acquisire nuovi gravi indizi di colpevolezza nei confronti di I. M., già arrestato lo scorso 28 ottobre, il quale deve rispondere di reiterati episodi di spaccio di cocaina, da lui fornita alle due minorenni e ad altre due donne (una 40enne e una 32enne) di cui sfruttava la prostituzione.

Gli addebiti a carico di I. M. derivano dalle dichiarazioni rese dalle quattro a pm e carabinieri, che hanno confermato il contenuto di conversazioni telefoniche in cui l’arrestato e le interlocutrici facevano riferimento a cessioni di sostanze stupefacenti per uso personale. Nel corso delle perquisizioni del 28 ottobre, i militari dell’Arma trovarono e sequestrarono dosi di cocaina nel portafoglio di una delle due minori. Inoltre, le due maggiorenni che si prostituivano hanno riferito come I. M. fosse disponibile a fornire cocaina anche per i loro clienti.

Quanto alla posizione di G. M., era un cliente abituale delle due minori (‘cliente bambus’ soprannome evocativo della cocaina in gergo ‘bamba’) ed era solito pagare le prestazioni sessuali anche con la fornitura di dosi di cocaina. All’uomo, imprenditore edile, è contestato anche il reato di induzione alla prostituzione minorile per avere avuto rapporti sessuali con le due minori e per avere proposto loro incontri sessuali con un’altra coppia.

Sulla vicenda, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro dice di non escludere che, “in una riunione che faremo prossimamente sul bullismo, si possa anche parlare dell’educazione sessuale”.

“Devo dire che non solo ci ha scosso, e mi ha scosso come padre e cittadino, ma è una cosa assolutamente incredibile che una madre sia complice di questi fatti – afferma durante la visita al Palazzo dell’Informazione per la mostra in occasione dei 50 anni dell’Adnkronos – come prefettura abbiamo solo in campo delle iniziative contro il bullismo che riguardano i giovani, devo dire che una situazione del genere ci ha assolutamente sconvolto e preso in contropiede”.

Roma, nomade 25enne tenta di rapire un bambino di otto mesi in metro

romada TGCOM24

Una nomade bulgara è stata arrestata a Roma con l’accusa di tentato sequestro di persona. La donna avrebbe cercato di rapire un bambino di otto mesi in pieno giorno, strappandolo alla madre che lo stava cambiando su una panchina all’interno della stazione della metropolitana di Ponte Mammolo, nella periferia della Capitale.

Secondo quanto emerso, come riporta il quotidiano “Il Messaggero”, la madre del bambino, in attesa dell’arrivo della metropolitana, stava cambiando il figlio su una panchina della sala d’attesa della stazione quando la nomade si sarebbe avvicinata e avrebbe trascinato via il bambino, correndo verso l’uscita.

Richiamati dalle richieste di aiuto della donna, alcuni ragazzi presenti si sarebbero messi all’inseguimento della 25enne, riuscendola a fermarla. Sono quindi intervenuti gli addetti alla sicurezza della metropolitana che hanno chiamato i carabinieri e prestato i primi soccorsi alla madre del bambino che, sotto shock, ha avuto bisogno dell’assistenza del 118.

Ragazza morta a Roma, ‘E’ stata uccisa’

simonarisodi Lorenzo Attianese – ANSA.it

Accertamenti sulla vita privata di Simona Riso e il nome di un uomo che potrebbe spuntare nelle indagini, dopo le denunce dei familiari.

Potrebbe esserci una nuova pista sul giallo della morte della 28enne trovata agonizzante mercoledì scorso a Roma da una vicina, alle 7 del mattino, nel cortile condominiale della sua abitazione. Anche alla luce della denuncia dei familiari, la Procura di Roma ha inizialmente aperto un fascicolo per omicidio colposo, relativo a eventuali negligenze nelle cure prestate all’ospedale San Giovanni dove la ragazza è morta.

Poi, secondo quanto risulta all’avvocato Sebastiano Russo, legale della famiglia della vittima, l’imputazione è stata modificata a omicidio volontario. Al momento, però, non risulterebbero indagati. Al vaglio del pm Attilio Pisani, titolare dell’inchiesta, c’è anche la cartella clinica acquisita presso il San Giovanni e tra gli aspetti che la famiglia solleciterà di approfondire c’è anche quello di verificare se nel Pronto soccorso dell’ospedale siano state adottate tutte le misure idonee per evitare il decesso della ragazza. L’unica cosa che Simona è riuscita a dire prima di morire è stata di essere stata violentata, ma gli accertamenti medici successivi lo hanno escluso. Per i familiari di Simona, comunque, non ci sono dubbi: “è stata ammazzata di botte”.

E una cugina lo ha ribadito anche leggendo una lettera durante i funerali, svoltisi domenica a San Calogero in provincia di Vibo Valentia, dove la ragazza era nata, e dove la chiesa del Sacro Cuore di Gesù era stracolma di gente: “Non cerchiamo vendette. Ciò che vogliamo è soltanto giustizia per la morte di Simona, che non si è suicidata ma è stata uccisa”. Ancora più esplicito Nicola, fratello della 28enne: “Tra le piste c’è anche quella dell’omicidio ad opera di un conoscente quindi una persona con la quale Simona aveva avuto dei contatti”. Forse un delitto passionale, ma ci sono ancora troppe ombre da chiarire. “Alle 4.30 mia sorella ha sentito al telefono la madre dalla Calabria – spiega – Poi c’è un buco di due ore. In ogni caso non può essersi trattato di suicidio perché il corpo di mia sorella è stato trovato con jeans e maglietta e le chiavi con sé, quindi Simona era uscita da casa. Probabilmente è stata uccisa altrove e qualcuno l’ha portata nel posto dove poi è stata trovata”. E che si tratti di omicidio ne è convinto anche l’avvocato della famiglia, Sebastiano Russo: “L’autopsia non lascia dubbi: è stata ammazzata di botte ed è possibile che Simona abbia incontrato il suo assassino prima di uscire dal palazzo, magari sul pianerottolo. E’ possibile comunque che chi l’ha uccisa avesse dei rancori nei suoi confronti”. Gli inquirenti stanno tentando ora di raccogliere elementi per far luce sulla vita privata della ragazza, sulle sue amicizie e relazioni, in attesa di chiarire se la frattura della costola della giovane, che ha causato il decesso per insufficienza respiratoria, possa essere stata provocata da una caduta o da un’aggressione.

Al momento non ci sarebbero elementi sufficienti in merito all’ipotesi che Simona possa essere stata uccisa o vittima di un’aggressione, ma tutte le piste restano aperte, compresa quella del suicidio o dell’incidente.

Bimba morta a Tor Vergata, il padre accusa: “i medici a pranzo e lei moriva”

tor vergatada Agi.it

“Me l’hanno rubata, voglio la verita’, sapere perche’ mia figlia e’ morta. Non voglio vendetta, ma giustizia”. A parlare e’ Tony Ascia, il padre della piccola Gloria, la bimba di Gela (Caltanissetta) morta al Policlinico Tor Vergata di Roma dopo un intervento chirurgico.
“Quello che e’ successo e’ di una gravita’ inaudita. Mia figlia – ha detto Ascia – e’ morta per l’applicazione di un catetere venoso. I rischi sul trapianto c’erano e ne ero consapevole, ma non si puo’ morire per un catetere. Questa era la fase preparatoria per il trapianto”. A donare il midollo doveva essere il figlio piu’ grande di Ascia, Riccardo, che ha tre anni.

Autopsia: bimba morta dopo posizionamento del catetere

“Erano perfettamente compatibili”, afferma il padre, e sostiene che durante l’agonia della piccola i medici sono andati a pranzo. Tony Ascia racconta cosi’ quello che e’ successo: “Gloria e’ uscita dalla sala operatoria dopo quattro ore per un intervento che sarebbe dovuto durare un quarto d’ora. Era sotto anestesia. Nel frattempo i medici sono andati a pranzo e solo dopo, quando mia moglie ha chiesto il loro aiuto perche’ la bimba non si svegliava, si sono resi conto che aveva un’emorragia interna. Nessuno pero’ e’ riuscito a salvarle la vita. La mia bambina – dice Ascia, disperata – stava bene, il suo quadro clinico era ottimo. I medici mi hanno solo detto che si e’ verificato un inconveniente tecnico. Ma questo puo’ succedere ad un motore, ad una macchina. Non a una bambina”.