Fallisce il gay pride a Mosca: scontri e arresti

 La dimostrazione per diritti omosessuali non era stata autorizzata. In Russia è vietato “fare propaganda” dell’omosessualità

MOSCA – Mosca nemmeno quest’anno ha avuto il suo gay pride: niente da fare per gli omosessuali russi che hanno tentato una manifestazione a sostegno dei diritti dei gay, ma il loro coraggioso tentativo si è concluso con scontri e una quindicina di arresti.

Una settimana fa il sindaco della capitale aveva negato agli attivisti il permesso di manifestare e il suo portavoce aveva avvertito che chi avesse ignorato il divieto avrebbe corso dei rischi. La magistratura aveva successivamente confermato il drastico ‘niet’.

Oggi però un gruppetto di attivisti ha comunque cercato di dar vita a una manifestazione davanti all’ufficio del sindaco. Contro di loro si sono scatenati alcune decine di militanti anti-gay, in particolare ultraortodossi con il nastro arancio-nero di San Giorgio (simbolo del patriottismo russo) che hanno lanciato uova contro il mini Gay Pride, aggredendo alcuni partecipanti. A questo punto è intervenuta la polizia.

“Siamo stati arrestati e picchiati al 10° Gay Pride di Mosca”, ha denunciato su Twitter Nikolai Alexeiev, noto attivista per i diritti gay. Non si sa dove i 15 arrestati, riferisce l’agenzia di stampa Interfax, siano stati portati e dove siano ora detenuti. Dal 2006 gli omosessuali non hanno mai ottenuto il diritto di manifestare a Mosca e tutte le loro iniziative sono state disperse con la forza dalla polizia.

A metà del 2013 poi la Russia ha adottato una controversa legge federale che vieta la “propaganda” dell’omosessualità fra i minori, inpedendo così di fatto qualunque manifestazione in difesa dei diritti delle minoranze sessuali. L’anno scorso gli attivisti ci avevano provato comunque, sempre davanti al comune di Mosca. Erano meno di quest’anno e in carcere erano finite due donne, bloccate dalla polizia e caricate su un cellulare dopo aver srotolato uno striscione con i colori dell’arcobaleno, simbolo internazionale della comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).

fonte La Repubblica

Truffe agli anziani: ecco come riconoscerle

Oggi a Roma viene presentata la 2^ edizione della Campagna nazionale contro le truffe agli anziani.

L’iniziativa è promossa da Anap (Associazione nazionale anziani e pensionati di Confartigianato) insieme con la Direzione centrale della polizia criminale, con il contributo dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza.

La Campagna punta a sensibilizzare la popolazione anziana sul tema della sicurezza, fornendo informazioni e consigli utili per difendersi dai malintenzionati e per prevenire i reati. E l’azione comune renderà più efficace la difesa dei cittadini, soprattutto in vista dei mesi estivi durante i quali si moltiplicano i rischi per gli anziani che rimangono soli.

L’iniziativa prevede la distribuzione, in tutta Italia, di vademecum e dépliant che contengono suggerimenti per difendersi dai rischi di truffe, raggiri, furti e rapine. Semplici regole di comportamento suggerite dalle Forze di polizia per evitare di finire nelle mani di malintenzionati in casa, per strada, sui mezzi di trasporto, nei luoghi pubblici, ma anche utilizzando Internet.

Le occasioni di potenziale pericolo sono dappertutto e, per ogni circostanza, vengono indicati i trucchi messi in atto dai malintenzionati e i comportamenti da adottare. Tra le regole fondamentali, quella di rivolgersi con fiducia alle Forze dell’ordine per segnalare atteggiamenti sospetti e per denunciare situazioni di pericolo.

Dai prossimi giorni, il materiale informativo verrà distribuito nel corso di convegni e incontri organizzati a livello provinciale da Anap Confartigianato, in accordo con le prefetture e le questure, e che prevedono la partecipazione di rappresentanti delle Forze dell’ordine, delle autorità locali e di psicologi.

fonte Polizia di Stato

Coltello e passamontagna, donna settantenne rapina l’edicola: “Ho solo la pensione minima”

di Repubblica

E’ successo nell’Astigiano: è stato il figlio della giornalaia a riconoscerla e a disarmarla. Fuggita, è stata denunciata a piede libero. Ai carabinieri la donna, che abita accanto al suo “obiettivo”, ha spiegato di non avere più soldi.

A 68 anni ha indossato un passamontagna e, armata di coltello, ha tentato di rapinare l’edicola sotto casa. È accaduto ad Agliano Terme, un paesino di 700 persone nell’Astigiano. I carabinieri di Asti l’hanno identificata e denunciata nel giro di poche ore. Merito delle indicazioni fornite dalle stesse vittime. Nonostante la donna avesse il volto coperto, l’hanno infatti immediatamente riconosciuta dal timbro della voce e dalla corporatura. Per convincere l’edicolante a consegnarle l’incasso, è entrata brandendo un coltello. “Dammi i soldi che hai” avrebbe detto l’aspirante rapinatrice, chiaramente non tanto pratica del mestiere. Il figlio della titolare infatti è riuscito subito a disarmarla, mettendola in fuga. La donna, scappata a piedi per le vie di Agliano. Ma in paese si conoscono davvero tutti. I carabinieri che l’hanno denunciata a piede libero per tentata rapina. Ancora mistero sul “movente” che ha armato la sua mano. Di certo la donna non naviga nell’oro: come ha spiegato ai carabinieri, percepisce solo la pensione minima di circa 500 euro.

Parma, contestazioni e tafferugli in piazza tra polizia e centri sociali prima dell’arrivo di Renzi

di Il Messaggero

Mentre il premier Renzi era in visita alla Pizzarotti costruzioni, alle porte di Parma, si sono registrati scontri nel centro della città fra la polizia e i centri sociali. Alcuni manifestanti hanno provato a sfondare il cordone di polizia che ha risposto con una carica. Renzi ha incontrato il sindaco Federico Pizzarotti e gli altri primi cittadini del parmense.

Nella centrale strada Mazzini di Parma alcuni collettivi, tra cui lo spazio popolare Sovescio, hanno organizzato una manifestazione per protestare contro le politiche del governo, a pochi metri dalla sede del Comune, protetta da un cordone di polizia. Prima dell’arrivo di Renzi i manifestanti hanno provato ad avvicinarsi al Comune, tentando di sfondare il cordone. A quel punto è partita una carica della polizia che ha respinto i manifestanti, che hanno però continuato a protestare nella strada che dà accesso al palazzo comunale.

Un giornalista al giorno sotto-minaccia

giornalida Corriere.it

Nel solo 2012 in Italia ben 324 giornalisti hanno subìto minacce perché semplicemente facevano il proprio lavoro. Praticamente uno al giorno. Una fotografia preoccupante per lo stato di salute dell’informazione e della democrazia del paese, scattata dall’osservatorio Ossigeno per l’Informazione.

IL PROGETTO – Dall’elaborazione dei dati di Ossigeno attraverso le tecniche e i linguaggi dei nuovi media digitali nasce il progetto Storie di Giornalisti Minacciati, che intende fare nuova luce su un fenomeno spesso ignorato dalla stessa informazione giornalistica. Le vicende sono raccontate attraverso una narrazione giornalistica innovativa che fa degli elementi della multimedialità, interattività, partecipazione e condivisione la sua sintassi naturale, sfruttando le caratteristiche tipiche del data journalism e dei social media.

LE MAPPE INTERATTIVE Una mappa interattiva geolocalizza tutti i 195 casi di minaccia che nel 2012 hanno coinvolto 324 giornalisti. I casi sono aggregati a livello territoriale secondo la tipologia della minaccia: Danneggiamenti (12 casi), Avvertimenti – verbali o scritti (104), Azioni legali (63), Aggressioni fisiche (16). Altre due mappe mettono in evidenza la densità del fenomeno a livello regionale, sia rispetto ai casi di minaccia sia ai giornalisti coinvolti.

LE TIMELINE DI FACEBOOK Alcuni dei casi monitorati da Ossigeno nel corso degli anni sono stati approfonditi utilizzando la Facebook Timeline per condividere diversi formati multimediali (immagini, audio, video, testi, link, ecc.) attraverso i quali ricostruire le vicende prese in esame, corredate da materiale documentale originale ed inedito.

SINDROME DEL MOLESTATORE ASSILLANTE identikit dello stalker e strategia d’azione

di Grazia De Marco

Sempre più spesso vengono trasmesse campagne pubblicitarie “antistalking” che intendono informare e soprattutto sensibilizzare la popolazione sulla pericolosità di questo fenomeno, il quale, dall’inizio del 2012, ha causato la morte di 63 donne. Da un punto di vista etimologico, con il termine “stalking”  è indicato un insieme di comportamenti che vengono messi in atto dall’autore, al fine di molestare la sua vittima.  Non si può affermare, tuttavia, che esista una definizione specifica per indicare questo fenomeno sociale e psicologico, a causa della sua complessità e della molteplicità di comportamenti che possono essere associati ad esso.

 

Pedinare, telefonare, inviare sms ed e-mail, minacciare verbalmente e fisicamente, appostarsi fuori da abitazioni o luoghi di lavoro, sono tutte condotte che possono contemplare il reato di “stalking”, ovviamente, se ripetuti frequentemente nel tempo e se generano nella vittima sentimenti di preoccupazione e timore per la propria incolumità. Alcuni studi, tra i quali quello intitolato “Study of stalkers” di Muller e Pathè, permettono di individuare cinque profili di possibili molestatori e tengono conto, sia della condizione psicologica che spinge il persecutore a “dare la caccia” alla sua vittima, sia dell’ambiente in cui lo stesso si trova ad operare:

–         i rifiutati: agiscono con il proprio comportamento persecutorio dopo l’abbandono da parte del patner, per cercare di ripristinare la relazione interrotta contro il loro volere. Questi soggetti, solitamente, si sentono anche in pieno diritto di ledere, oltre che la vittima stessa, anche la sua immagine e gli oggetti di sua proprietà;

–         i bisognosi di affetto: cercano  di instaurare un rapporto intimo (di amore o amicizia) con un patner che hanno idealizzato e identificato come oggetto del loro amore. I soggetti che agiscono secondo queste modalità soffrono generalmente di schizofrenia o lottano contro la solitudine e la mancanza di una relazione fisica, che ricercano in soggetti sconosciuti. In questa categoria rientrano anche gli “erotomani”;

–         i predatori: costituiscono la categoria più pericolosa, perché la meno intrusiva  e, di conseguenza, i soggetti che fanno parte di questa categoria non danno possibilità alla vittima di percepire la loro presenza. Questa tipologia di “stalker” traggono piacere e senso di potere nel “voyeurismo”, ovvero  nel guardare e spiare di nascosto la vittima prescelta, pianificando nel frattempo l’attacco . Ad essere perseguitati, generalmente, sono donne e bambini, mentre la durata delle molestie è breve e consiste principalmente in comportamenti offensivi di natura sessuale (telefonate oscene, violenza sessuale, omicidio);

–         i rancorosi: sono coloro che nutrono un forte desiderio di vendetta per un torto subito, vero o presunto.  Generalmente i soggetti sono stati umiliati in un recente passato e, per questo motivo, considerano giustificata la propria condotta, che li gratifica con una sensazione di potere e controllo. Le vittime, solitamente scelte in modo casuale, appartengono soprattutto al mondo lavorativo del molestatore e, proprio per questo, i suoi comportamenti possono essere confusi con altri tipi di molestie, come il mobbing;

–         gli incompetenti: ovvero persone che hanno scarsa capacità di relazionarsi con gli altri e cercano, con tentativi di corteggiamento inadatti, di entrare in contatto con la persona desiderata. Normalmente questi soggetti, anche se sono consapevoli di non essere in alcun modo ricambiati, nutrono la speranza che la vittima cederà con il trascorrere del tempo. Il più delle volte i perseguitati sono amici o conoscenti occasionali, ma soprattutto personaggi del mondo dello spettacolo, poiché la visibilità e l’attenzione mediatica verso le azioni degli stalkers appagherà in parte il loro desiderio di successo e notorietà.

 

Oltre a quelle già citate, sono presenti anche altre tipologie di “persecutori”, come, ad esempio, i “cyber-stalkers”. Questi cercano attenzioni e intimità nel cyberspazio, incontrano le loro vittime in chat e ne diventano ossessionati. Altre categorie di molestatori sono i cosiddetti “stalkers-economici”, che agiscono per appagare il loro senso di ricchezza e ottenere gratificazioni di ordine economico ed i “gang-stalkers”, ovvero gruppi di soggetti che prendono di mira individui deboli o disagiati ed agiscono solo per divertimento.

Qualora si fosse vittima di “stalking”, ovviamente la prima cosa da fare è rivolgersi o alle forze dell’ordine o alle varie associazioni e gruppi di sostegno che, una volta analizzato il caso,  provvederanno a  fornire  una  strategia appropriata  alle esigenze di sicurezza della persona. E’ importante ricordare, tra l’altro, che, grazie all’art 612-bis del c.p., introdotto dal decreto legge n. 11 del 23 febbraio 2009, tutte queste condotte moleste sono considerate reato, con il nome di “atti persecutori”.

Se si decide di sporgere denuncia, è bene sapere, tuttavia, che senza alcuna prova delle molestie subite, esiste il rischio che la vittima venga a sua volta denunciata dal presunto “stalker” per calunnia oppure che il caso venga archiviato per assenza di prove. E’ necessario quindi raccogliere più materiale possibile, conservando le prove di ogni contatto (e-mail, sms, regali, telefonate, ecc.) e tenere un diario in cui annotare data, ora e luogo dell’avvenimento e, possibilmente, anche l’abbigliamento del molestatore.

 

Prima di ricorrere a una vera e propria denuncia, va tuttavia ricordato che l’ordinamento italiano prevede anche un altro strumento di dissuasione dell’eventuale “stalker”, ricorrendo al cosiddetto “ammonimento del Questore”, che poi provvederà a raccogliere tutte le informazioni dagli organi investigativi e ad ascoltare tutte le persone informate sui fatti. Una volta raccolti tutti gli elementi, si potrà analizzare meglio il caso ed eventualmente ammonire oralmente il soggetto, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge. Dell’ammonimento, infine, sarà redatto un verbale, con due copie rilasciate, rispettivamente, al richiedente e all’ammonito.

Il primo passo per aumentare la propria sicurezza è certamente quello di prendere consapevolezza del problema, non sottovalutando il rischio, tuttavia oltre alle soluzioni già indicate, è comunque possibile adottare anche dei piccoli accorgimenti, modificando alcune abitudini (evitare di seguire sempre gli stessi tragitti per tornare a casa o andare a lavoro, cercare di non sostare a lungo in luoghi isolati, tenere sempre a portata di mano un telefono cellulare con impostata la funzionalità di chiamata rapida verso i numeri delle persone che ci potrebbero soccorrere, ecc.) o adottare alcuni accorgimenti. Ad esempio, nel caso di una relazione indesiderata, un unico rifiuto, fermo e deciso, potrebbe aiutare il persecutore a capire che le sue attenzioni non sono gradite. E’ molto importante, inoltre, non assecondare in nessun caso le iniziative dello “stalker”, cercando di ignorare completamente i suoi comportamenti, non rispondendo alle eventuali e-mail, telefonate ed sms, poiché ogni tipo di comunicazione o azione sarebbe percepita dal molestatore come un segno di paura e disagio da parte della vittima, spingendolo a tormentare in maniera ancora più insistente la sua “preda”.

Genova: la questura dona due aree giochi ai bambini

da Polizia di Stato

Due aree gioco pubbliche dedicate ai bambini sono state inaugurate nei pressi della parrocchia “Nostra Signora della Guardia di Quezzi” e vicino all’Istituto scolastico Papa Giovanni XXIII nel quartiere Fereggiano di Genova.

L’iniziativa, fortemente voluta dal Questore di Genova, è stata realizzata grazie al contributo di alcuni sponsor in occasione della celebrazioni del 160° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato.

Il progetto è stato realizzato in una zona di Genova particolarmente colpita dall’alluvione dello scorso novembre.

Cancellieri: «Lavorare insieme per accrescere la trasparenza e legalità in Italia»

da Ministero dell’Interno

Firmato al Viminale, tra il ministero dell’Interno ed Enel, il Protocollo quadro nazionale contro le infiltrazioni della criminalità organizzata e per la tutela della legalità

«Lavorare insieme è una grande sfida, da raccogliere con entusiasmo, per dare la possibilità al Paese di ‘fare sistema’ con un’azienda presente su tutto il territorio nazionale e per accrescere la trasparenza e la legalità in Italia». Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, nel corso della conferenza stampa per la firma con l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti, del Protocollo quadro nazionale di legalità per prevenire e ridurre il rischio di infiltrazioni e interferenze della criminalità organizzata nelle operazioni e nelle attività dell’importante azienda italiana del settore energetico.
Il protocollo, come ha illustrato il vice capo di Gabinetto Vincenzo Cardellicchio, rappresenta un esempio innovativo di collaborazione tra la pubblica amministrazione ed il settore privato. Il fine è quello di prevenire il rischio di potenziali infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività dell’Enel, come previsto dalle disposizioni dell’Unione europea che incoraggiano gli Stati membri a sviluppare partenariati tra i settori pubblico e privato, per ridurre gli effetti causati dal crimine nelle attività delle aziende.
Sono due gli obiettivi principali dell’accordo, che durerà tre anni e sarà rinnovabile: ridurre il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore energetico e realizzare un contesto di sicurezza e legalità per garantire un sano sviluppo economico coinvolgendo la responsabilità sociale delle aziende, per sancire il modello di ‘impresa etica’.
A livello centrale sono previsti contatti diretti tra il ministero dell’Interno e l’Enel e, novità importante, sono programmati a livello territoriale collegamenti diretti tra le prefetture presenti sul territorio e le sedi locali dell’azienda, attraverso specifici accordi di partenariato. Sarà creata, inoltre, una ‘cabina di regia dedicata’ che avrà il compito di monitorare l’attività ed individuare gli obiettivi strategici con la possibilità di stipulare specifici accordi con le prefetture.
Soddisfazione è stata espressa, infine, dall’amministratore delegato Conti, perché oggi «è stato sancito lo spirito di collaborazione tra Enel e ministero dell’Interno, nato lo scorso febbraio con la sottoscrizione del protocollo d’intesa che ha istituito l’Osservatorio nazionale sui furti di rame». E’ di vitale importanza, ha dichiarato Conti, «aver esteso in modo più ampio i rapporti di partenariato, perché Enel è un’azienda con decine di migliaia di istallazioni sul territorio italiano, con un milione e mezzo di azionisti ma soprattutto che garantisce lavoro a tantissime persone».

Eurispes – Rapporto Italia 2012: 75,8% di consenso per l’Arma che ispira fiducia

da Carabinieri.it

L’Arma dei Carabinieri, ancora una volta, la più amata tra le Forze dell’Ordine. Lo rivela il “Rapporto Italia 2012” dell’Eurispes, presentato questa mattina presso la Biblioteca Nazionale a Roma, che fotografa la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
In un panorama complessivo che vede in calo la fiducia della popolazione intervistata nei confronti di molte istituzioni, l’Arma dei Carabinieri ha guadagnato un consenso pari al 75,8%, seguito dalla Polizia di Stato con il 71,7% e la Guardia di Finanza con il 63,3%. Un trand di crescita, per l’Arma, che è aumentato di 18,4 punti rispetto al 2008.
Analizzando i dati si osserva come siano i maschi, con il 76,3% degli intervistati, ad esprimere maggior fiducia rispetto alle donne con il 75,1%. La popolarità dei Carabinieri, sommando le percentuali di coloro che esprimono “molta” e “abbastanza fiducia”, inoltre, è massima nella fascia d’età 35 – 44 anni (80,4%).
La geografia del consenso si esprime al suo massimo nel Nord-Ovest con l’82% e nelle Isole con l’81%, seguite dal Centro con il 77,3%, dal Nord-Est con il 71,2% e infine dal Sud con il 70,8%.

Un risultato significativo, conseguito dall’Arma nel corso del 2011, riguarda il lavoro svolto dal Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari che ha evidenziato la specificità della “Benemerita” anche sul fronte del contrasto alle frodi comunitarie e nel comparto agroalimentare. L’attività dei Nuclei Antifrodi Carabinieri (NAC) ha portato al sequestro di: 16.000 tonnellate di prodotti agroalimentari; 323 milioni di euro in beni mobili, immobili e depositi; 24 milioni di euro indebitamente richiesti e 656 violazioni penali e amministrative riscontrate.

I positivi riscontri decritti nel “Rapporto Italia 2012” dell’Eurispes sono il riconoscimento del quotidiano impegno dell’Arma a garanzia dell’ordine, della sicurezza e della legalità. Il carabiniere, dunque, si conferma come una figura simbolo di stabilità e sicurezza che, dal 1814, in Italia e all’estero, ha assunto una vera e propria “funzione sociale” e che diuturnamente si adopera a garanzia dei valori cui la nostra Repubblica si ispira.