Camorra: confiscati beni per oltre 90 milioni di euro

da Latinoday

È arrivata fino nel sud pontino, in particolare a Gaeta, l’operazione della Dia di Napoli – Direzione Investigativa Antimafia – che su disposizione del tribunale di Frosinone ha confiscato beni per oltre 90 milioni di euro ad aziende e personaggi contigui al clan dei Casalesi.

La confisca è considerata una delle più grosse ai danni delle organizzazioni camorristiche che operano nel Lazio e segue il sequestro beni ottenuto dai magistrati un anno fa; i personaggi colpiti dal decreto erano attivi nel Lazio per conto dei Casalesi, poi quando il clan ha cominciato a indebolirsi si sarebbero “messi in proprio”.

Fra i beni confiscati vi sono venti società, beni strumentali, immobili, mobili registrati, due ditte individuali, 26 fabbricati, 28 terreni, 19 veicoli tra cui tre Ferrari e 114 conti correnti, depositi e rapporti finanziari.

Camorra, confisca beni a Gaeta
„I beni si trovano oltre che a Gaeta anche a Castrocielo (Frosinone), Cassino (Frosinone), Campoli Appennino (Frosinone), Sora (Frosinone), Arce (Frosinone), Rocca di Mezzo (L’Aquila), Arpino (Frosinone) e a Roma.“

Criminalità organizzata: arrestato dalla Polizia il boss latitante Antonio Mennetta

da www.ansa.it

La polizia ha arrestato il boss latitante Antonio Mennetta, di 28 anni, ritenuto dagli investigatori il capo dei ‘girati’, il gruppo camorristico protagonista insieme con gli scissionisti della seconda faida di Scampia, si è arreso a Scafati, al confine tra le province di Napoli e Salerno, a circa a una ventina di agenti della Squadra catturandi della Questura di Napoli e del Servizio centrale operativo (Sco).

“Sono Antonio Mennetta”: queste le prime parole pronunciate quando è stato sorpreso dalle forze dell’ordine. Il blitz è scattato alle tre della scorsa notte. La villetta dove si nascondeva il latitante è stato circondata e l’intera area comprendente numerose abitazioni simili è stata interamente circoscritta dalla polizia. Vi erano, infatti, grosse possibilità di fuga e la polizia temeva che Mennetta potesse sfuggire alla cattura. Quando si è reso conto che non vi era più nulla da fare si è arreso e si è fatto ammanettare. Nella villetta di Scafati sono stati sorpresi dalla polizia anche due pregiudicati la cui posizione è all’esame degli investigatori.

Antonio Mennetta era già stato arrestato nello scorso mese di luglio e scarcerato poi dopo due giorni. I carabinieri gli notificarono un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per violazione delle prescrizioni sulla sorveglianza speciale. Fu sorpreso dai militari in una abitazione alla periferia di Napoli dove si era recato per incontrare moglie e figli. Per i pm è considerato un boss emergente del gruppo di Via Vanella Grassi, i cosiddetti ‘girati’ che si oppongono al clan degli scissionisti di Scampia per il controllo delle piazze di spaccio di Secondigliano. Ma nel luglio scorso il gip valutò non sufficienti gli elementi a carico di Mennetta.

Mennetta, considerato personaggio di rilievo della camorra napoletana, era ricercato dallo scorso mese di settembre per associazione a delinquere ed omicidio. Con l’arresto di Mennetta restano due soli latitanti ricercati per la faida di Scampia. La cattura dei cinque personaggi considerati responsabili della faida è uno degli obiettivi del gruppo di lavoro, costituito dopo l’omicidio di Pasquale Romano (il giovane ucciso per sbaglio lo scorso ottobre a Napoli), dagli uomini del servizio centrale operativo della Polizia di Stato (Sco) e da quelli della squadra mobile di Napoli.

All’appello dei cinque wanted mancano Mario Riccio e Marco Di Lauro, figlio di Paolo, capo storico dell’omonimo clan. In manette sono già finiti Mariano Abete, e Rosario Guarino, detto Joe Banana.

Camorra, riciclavano denaro: arresti in tutta Italia

da Ansa.it

Un’operazione contro il riciclaggio di denaro della camorra e’ scattata all’alba in tutta Italia. Centinaia di agenti della Direzione investigativa antimafia (Dia) stanno eseguendo decine di provvedimenti cautelari in carcere emessi dal gip di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) del capoluogo campano.

Beni per 120 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia nell’operazione contro il riciclaggio di denaro della camorra, scattata all’alba. Sulla base di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Dda di Napoli sono stati bloccati beni immobili, aziende, automezzi e rapporti finanziari che secondo le indagini facevano capo agli arrestati e ai loro familiari. Le persone arrestate – secondo gli investigatori – fanno capo al clan camorristico Fabbrocino, operante nella zona del Vesuviano, con propaggini operative finanziarie ed imprenditoriali in tutta Italia, in particolare in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Abruzzo e Calabria. Con l’operazione scattata all’alba – spiegano alla Dia – è stato inferto un duro colpo alla capacità operativa militare ed economica del clan. Le indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sono state effettuate dal Centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia del capoluogo campano. E’ stato scoperto un riciclaggio di capitali mafiosi in Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Abruzzo, Calabria e Campania per un valore di oltre 112 milioni di euro e sono stati accertati reati di estorsione, anche in appalti pubblici e nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani, usura, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, turbativa d’asta, voto di scambio.

Arresti sono in corso a Napoli, Milano, Bergamo, Brescia, Caserta, Bologna, Roma, Chieti, L’Aquila, Avellino, Benevento, Salerno e Catanzaro. All’operazione della Dia, denominata ‘Fulcro’, partecipano Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza.

Criminalità a Napoli: Manganelli riunisce vertice operativo

da Polizia di Stato

Tavolo tecnico questa mattina al Viminale. Il tema affrontato è l’emergenza criminalità nella provincia di Napoli. La decisione di convocare il vertice è arrivata dopo l’omicidio del giovane rimasto vittima di uno scambio di persona da parte di un killer.

Intorno a sé il capo della Polizia Antonio Manganelli ha riunito i vertici investigativi del Dipartimento della PS: Francesco Cirillo vice capo della Polizia e direttore Centrale della polizia criminale, Alessandro Valeri a capo della segreteria del Dipartimento, Gaetano Chiusolo responsabile della Direzione centrale anticrimine, Maria Luisa Pellizzari direttore del Servizio centrale operativo e Raffaele Grassi al vertice del Servizio per il controllo del territorio.

”Chiudere il cerchio attorno ai boss emergenti della Camorra”. È questo l’obiettivo che il capo della Polizia Antonio Manganelli ha chiesto di raggiungere ai responsabili dell’investigazione presenti al Viminale per il vertice. Il Prefetto ha chiuso l’incontro chiedendo di “Dare una risposta durissima ai clan della Camorra”.

Il dispositivo di contrasto sarà operativo da lunedì 22 ottobre. L’agenda prevede inoltre che martedì prossimo il vice capo della Polizia Cirillo ed il responsabile della Dac Chiusolo saranno a Napoli per un incontro con il procuratore capo del capoluogo partenopeo, Colangelo.

Sequestrato arsenale della camorra

da Polizia di Stato

Scoperto a Giugliano in Campania, a pochi chilometri dal quartiere Scampia di Napoli, un deposito di armi illegali. Gli  agenti del commissariato Giugliano-Villaricca hanno trovato l’arsenale in una villetta in costruzione.

Sequestrati 18 fucili tra i quali tre Kalashnikov, dieci fucili da guerra provenienti dalla ex Jugoslavia, quattro dei quali completi di ottica di  precisione, e cinque fucili da caccia.

Il proprietario della villetta, un pregiudicato di Melito, un comune del napoletano, è attualmente ricercato.

Le armi erano nascoste nel sottotetto dell’abitazione e la polizia scientifica le sta analizzando per stabilire se siano state usate recentemente durante la sanguinosa faida di Scampia e negli agguati degli ultimi giorni.

Camorra: arrestato il fratello di “o ninno”

da Polizia di Stato

Giuseppe Iovine, 50 anni,  fratello del boss dei Casalesi Antonio, detto ‘o ninno’, e un altro affiliato al clan, Nicola Fedele, 31 anni, sono stati arrestati, questa  mattina, dalla Squadra mobile di Caserta con l’accusa di estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso.

Iovine stava tentando di ricompattare le fila del clan del fratello ma è stato individuato e bloccato proprio nell’abitazione di San  Cipriano d’Aversa dove viveva il fratello Antonio arrestato nel novembre del 2010.

Le indagini hanno accertato le pressanti e continue richieste di denaro che Giuseppe Iovine rivolgeva nei confronti di alcuni imprenditori e  commercianti della zona che, portati al suo cospetto da Nicola Fedele, venivano “convinti” a pagare.

Gli agenti hanno confermato anche lo stato di soggezione delle vittime nei confronti dell’esponente della potente ala Iovine del clan di Casal di  Principe: nessuna ha ammesso le estorsioni.

Davanti agli investigatori, le richieste venivano minimizzate e definite solo piccoli prestiti che variavano tra i 200 e i 1000 euro.

La Squadra mobile chiude l'”Officina del crimine” di Caserta

da Polizia di Stato

L’operazione anticamorra “Officina del crimine” conclusa questa mattina a Caserta dalla Squadra mobile ha portato in  carcere 19 affiliati ed esponenti di spicco del clan Belforte, detti “i Mazzacane”, attivo nella zona di Marcianise e del casertano. Altre 15  persone erano già state arrestate nel corso delle indagini perché sorprese in flagranza di reato, mentre 43 sono indagate in stato di  libertà.

Sequestrate 4 case, terreni, 110 conti correnti bancari, alcune ditte individuali e quote di una società edile, per un valore complessivo di  oltre 1 milione di euro.

Diversi sono i reati contestati: associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e cessione continuata di stupefacenti, estorsione  continuata e aggravata, detenzione e porto illegale di armi da sparo, comuni e da guerra, tutti aggravati dal metodo mafioso e dal fine di  agevolare l’organizzazione camorristica dei Belforte.

L’indagine, che ha preso spunto dalla denuncia relativa ad una tentata estorsione nei confronti di un imprenditore edile, ha permesso di  individuare un’officina (da cui il nome dell’operazione) di San Nicola la Strada (Caserta) che era diventata il quartier generale  dell’organizzazione.

Microfoni e telecamere nascoste nell’edificio hanno fatto conoscere agli investigatori i contenuti dei summit camorristici che si tenevano al suo  interno, permettendo loro di fare piena luce sulle attività illecite portate a termine dagli uomini del clan nel periodo compreso tra il  2007 e il 2008.

A tirare le fila del gruppo c’era il boss detto “Capitone”, che impartiva i suoi ordini dagli arresti domiciliari. Una parte degli uomini si  dedicava alle estorsioni, perpetrate nei confronti di un meticoloso elenco di imprenditori, ritrovato all’interno dell’officina.

Decine gli episodi estorsivi documentati dagli investigatori a Caserta, San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Marcianise. Vittime non solo i  cantieri edili, ma anche aziende di noleggio video giochi, ambulanti, ditte d’installazione di luminarie, gommisti, rivendita di caravan e articoli  da campeggio.

Il resto dell’organizzazione si occupava del traffico e spaccio di droga, in particolare cocaina, ma anche crack e hashish; gestiva una capillare  rete di spacciatori capace di alimentare diverse piazze attraverso uno dei propri referenti.

Proprio dopo l’arresto dell’uomo, avvenuto nel 2007, la gestione del business è stata affidata ad un altro gruppo che per questo pagava una “royalty” di 50mila euro al mese. Grazie a numerosi galoppini che provvedevano a confezionare e vendere la droga, l’organizzazione riusciva a coprire numerose zone: Caserta, San Nicola la Strada, Marcianise, Maddaloni, Santa Maria a Vico, Casapulla, San Prisco.

I camorristi avevano a disposizione anche molte armi da sparo, compresi alcuni mitra kalashnikov.