Mafia, appalti e tangenti: 37 arresti a Roma. Indagato Alemanno, in carcere anche ex Nar

di La Stampa

Maxi-operazione di carabinieri e Finanza. Il ministro Alfano: «L’inchiesta è solida». A capo della cosca Massimo Carmianti, il “Nero” di “Romanzo criminale”. Sequestrati beni per 200 milioni di euro. Nei guai politici locali e consiglieri regionali

Un collaudato e redditizio patto di ferro tra mafia e politica a Roma, non a caso definito dagli inquirenti «Mafia capitale». L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è indagato per associazione mafiosa e, per lo stesso reato, in manette è finito, tra gli altri, l’ex terrorista nero Massimo Carminati, «il Nero» di Romanzo Criminale (personaggio di spicco nella banda della Magliana è accusato anche dell’omicidio Pecorelli) interpretato al cinema da Riccardo Scamarcio. Saltano subito all’occhio questi due nomi nella maxi operazione della Procura e dei carabinieri del Ros di Roma, con Massimo Carminati ritenuto al vertice dell’associazione mafiosa. La prima, in assoluto, di connotazione esclusivamente romana.

I NOMI ECCELLENTI  

Nel complesso gli arrestati sono 37, tra cui anche l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, oltre a una serie di «eccellenti» indagati. Ma l’aspetto più inquietante è la scoperta di un sistema mafioso per l’aggiudicazione di appalti pubblici con il coinvolgimento di funzionari e politici del Comune di Roma e della Regione Lazio. I Ros hanno perquisito il Campidoglio, la Regione e diverse abitazioni private tra cui quella dell’ex sindaco Alemanno. Hanno ricevuto un avviso di garanzia anche il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello Pdl Luca Gramazio, e il presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti.

COME AGIVA LA “CUPOLA” DELLA CAPITALE

È stato, insomma, individuato un sodalizio mafioso da anni radicato nella capitale con diffuse infiltrazioni nel mondo imprenditoriale per ottenere appalti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, anche per quanto riguarda i campi nomadi e i centri di accoglienza per gli immigrati. I reati ipotizzati sono associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati ancora. L’indagine è coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Michele Prestipino e dai sostituto Paolo Ielo e Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli. Contestualmente all’operazione «Mafia capitale», la Guardia di Finanza sta procedendo al sequestro di beni per oltre 200 milioni di euro, in applicazione di un decreto firmato dal Tribunale di Roma.

IL CAPO ERA CARMINATI  

Intercettazioni telefoniche, pedinamenti e una proficua e altamente professionale attività investigativa ha consentito di smascherare uno scandalo tra mafia e politica di dimensioni inimmaginabili. Che risale, peraltro, a molti anni fa. Si legge infatti nell’ordinanza del gip Flavia Costantini: «E’ difficile stabilire esattamente il tipo di collegamento tra l’odierna organizzazione mafiosa riconducibile a Massimo Carminati e il substrato criminale romano degli anni ottanta, nel quale essa certamente affonda le sue radici. Esistono indiscutibili corrispondenze sul piano soggettivo e sul piano oggettivo». E ancora: «Sul piano soggettivo Mafia Capitale si è strutturata prevalentemente attorno alla figura di Massimo Carminati, il quale ha mantenuto e mantiene stretti legami con soggetti che hanno fatto parte della Banda della Magliana o che comunque le gravitavano intorno».

PIGNATONE: “OMERTA’ E ASSOGGETTAMENTO”  

Mafia e politica che hanno fruttato fior di quattrini. Tutto grazie – come si legge nell’ordinanza – «al riferimento alla forza di intimidazione del vincolo associativo deve intendersi che l’associazione abbia conseguito in concreto, nell’ambiente circostante nel quale essa opera, un’effettiva capacità di intimidazione, sino ad estendere intorno a sè un alone permanente di intimidazione diffusa, tale che si mantenga vivo anche a prescindere da singoli atti di intimidazione concreti posti in essere da questo o quell’associato». L’inchiesta Mafia Capitale del procuratore Giuseppe Pignatone viene ben riassunta dal gip nell’ordinanza: «Le indagini svolte hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di una organizzazione criminale di stampo mafioso operante nel territorio della città di Roma, la quale si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivano per commettere delitti e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici».

L’EX SINDACO: “DIMOSTRERO’ LA MIA ESTRANEITA’”

In un comunicato Gianni Alemanno si difende e respinge le accuse: «Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza. Dimostrerò la mia totale estraneità». «Sono sicuro – conclude – che il lavoro della Magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti».

ALFANO: “INCHIESTA SOLIDA”

«Ho grande stima e considerazione per il procuratore capo di Roma che ha grande spessore competenza equilibrio, quindi sono convinto della solidità dell’inchiesta» commenta il ministro dell’Interno Angelino Alfano a «Di martedì» su La7 aggiungendo: «Su persone che conosco, come Alemanno, mi auguro riesca a dimostrare la sua estraneità così come ha detto». «Se l’inchiesta è fondata – ha aggiunto Alfano – ci sono cialtroni che non smettono di rubare; inutile fare le leggi se si continua a rubare, non si deve rubare!», ha tuonato il ministro.

Ecco l’elenco degli ordini di custodia cautelare emessi dal gip di Roma Flavia Costantini.

In carcere:  

Massimo CARMINATI

Riccardo BRUGIA

Roberto LACOPO

Matteo CALVIO

Fabio GAUDENZI

Raffaele BRACCI

Cristiano GUARNERA

Giuseppe IETTO

Agostino GAGLIANONE

Salvatore BUZZI

Fabrizio Franco TESTA

Carlo PUCCI

Riccardo MANCINI

Franco PANZIRONI

Sandro COLTELLACCI

Nadia CERRITO

Giovanni FISCON

Claudio CALDARELLI

Carlo Maria GUARANY

Emanuela BUGITTI

Alessandra GARRONE

Paolo DI NINNO

Pierina CHIARAVALLE

Giuseppe MOGLIANI

Giovanni LACOPO

Claudio TURELLA

Emilio GAMMUTO

Giovanni DE CARLO

Luca ODEVAINE

 

Ai domiciliari:  

Patrizia CARACUZZI

Emanuela SALVATORI

Sergio MENICHELLI

Franco CANCELLI

Marco PLACIDI

Raniero LUCCI

Rossana CALISTRI

Mario SCHINA

Rifiutata dal gip Costantini la richiesta della procura di misura cautelare nei confronti di Gennaro Mokbel e Salvatore Forlenza, che rimangono tuttavia indagati.

Mafia, arrestato Massimo Carminati: l’anima nera del crimine capitolino più spietato e ramificato

di Il Messaggero

Sembrava imprendibile e intoccabile. Le inchieste da almeno da più di 30 anni l’avevano indicato come l’”anima nera” del crimine capitolino più spietato e ramificato. E, oggi, grazie all’operazione dei Ros, è finito in manette con l’accusa di associazione mafiosa.

Lui è Massimo Carminati, 56 anni, sguardo di ghiaccio, comportamento freddo e distaccato, un passato fra i terroristi neri dei Nar ma soprattutto un esponente di spicco della famigerata banda della magliana, la holding criminale che ha imperversato a Roma con omicidi e traffici di ogni tipo fiancheggiata da servizi segreti e entità politiche. E gli arresti eccellenti di oggi dimostrano che il banditismo romano non è mai morto e che Carminati ne recitava un ruolo di primissimo piano come un ”puparo” che ne tirava silenziosamente i fili di morte e di affari da milioni di euro.

Un arresto che sembrava impossibile quello di Massimo Carminati che è sempre riuscito a uscire indenne da qualunque inchiesta. Indagini storiche sulle stragi italiane e su altri fatti clamorosi. Vengono alla mente le assoluzioni per il depistaggio per la strage della stazione di Bologna e per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Massimo Carminati mentre era alla sbarra a Perugia per rispondere dell’omicidio Pecorelli, si macchiò di un un furto senza precedenti, un altro mistero d’Italia, che avvenne proprio a ridosso della sentenza. Era il 2000 quando Carminati con altri personaggi della banda della Magliana riuscì a svaligiare il caveau della banca all’interno della Città Giudiziaria di Roma. Furono aperte oltre duecento cassette di sicurezza di magistrati e avvocati. Un colpo che per gli inquirenti aveva la finalità di ottenere documenti scottanti e ricattatori. In carcere finirono anche alcuni carabinieri complici della banda che agì indisturbato nel fortino della Legge.

Massimo Carminati l’intoccabile, il criminale complice di terroristi sanguinari come La Mambro e Fioravanti oggi è stato arrestato dopo anni che le informative degli inquirenti lo inquadravano come un boss romano fra i più temibili. La sua zona era quella di Corso Francia dove, sempre secondo gli investigatori, grazie alla sua impunità e al suo sangue freddo, era riuscito ad essere l’uomo cardine per gli affari criminali in città. «A Roma anche la ’ndrangheta e la camorra dovevano sentire il parere di Carminati per i loro affari», questo il parere di un inquirente.

Così come era stato capace di costruire e di gestire un fiorente traffico di videopoker: affari per milioni di euro. La Distrettuale Antimafia ne aveva monitorato anche i rapporti con Michele Senese boss della camorra che ha spadroneggiato a Roma e ora recluso in carcere con l’ergastolo. Su di lui erano caduti i sospetti su alcuni recenti omicidi accaduti a Roma. Era soprannominato il ”cecato”: da giovane mentre trasportava la valuta della Magliana in Svizzera era stato crivellato di colpi dalla polizia e così aveva perso un occhio. Massimo Carminati è il ”Nero”: il killer spietato che spadroneggia nella ”fiction” sulla banda della magliana. Un arresto fondamentale quello di Carminati per bloccare il crimine romano più segreto e pericoloso.

Cagliari, affonda la nave della droga. Arrestati i narcotrafficanti

di La Stampa

Maxi operazione della Guardia di Finanza. Il blitz nel cuore della notte a poche miglia dalla costa sarda. Sull’imbarcazione 16 tonnellate di stupefacenti destinati alla Spagna

Le manette li hanno salvati da morte sicura: i narcotrafficanti che trasportavano un super carico di hashish si sarebbero trovati in acqua nel giro di poco tempo. E se non fossero arrivate le motovedette e gli elicotteri della Guardia di finanza sarebbero affondati insieme alle sedici tonnellate di droga che dovevano far arrivare quasi sicuramente in Spagna.

I finanzieri del Reparto aeronavale di Pratica di Mare e i colleghi di Cagliari seguivano con i radar lo spostamento del peschereccio giallo (25 metri di stazza) che attraversava il Mar Mediterraneo con la prua rivolta verso la Sardegna. E nel cuore della notte, quando l’imbarcazione è arrivata a cento miglia dall’isola, c’è stato il blitz: elicotteri e motovedette, comprese alcune unità della Guardia civil spagnola, hanno circondato la nave della droga e bloccato l’equipaggio. A bordo c’erano nove persone, tutte di nazionalità egiziane, che ovviamente sono state ammanettate e accompagnate a Cagliari. Subito dopo i militari hanno iniziato a ispezionare il carico: 370 colli, per un totale di circa 16 tonnellate di hashish.

Recuperarli tutti è stato impossibile, perché nella sala macchine c’era una grossa falla e nel giro di poco tempo il peschereccio si è riempito d’acqua ed è affondato. Se non ci fosse stato l’intervento dei finanzieri, dunque, i nove che erano a bordo non avrebbero avuto scampo. Nella zona in cui l’imbarcazione è andata a picco il fondale è profondo circa 2600 metri e riportare a galla la scorta di droga sarà impossibile. Lottando contro il tempo, comunque, i militari sono riusciti a sequestrare 1600 chili di hashish, che saranno analizzati anche per capire meglio da dove sia partita la grande scorta.

Quello fatto scattare nella notte al largo delle coste sarde non è stato un blitz a sorpresa: le Fiamme gialle italiane e la Guardia civil spagnola sapevano da qualche tempo dell’arrivo imminente di un ingente carico di droga e avevano pianificato l’operazione “Triton”. «Per individuare il peschereccio e sequestrare il carico di stupefacenti – spiega la Guardia di finanza – è sono state schierate le unità navali d’altura che abitualmente sono impegnate nella vigilanza aeronavale del Canale di Sardegna e dello Stretto di Sicilia, supportate per l’occasione da alcuni aerei dotati di sofisticate apparecchiature di rilevamento. Tutta l’operazione si è svolta sotto l’egida dell’Agenzia Europea Frontex e della Direzione Centrale per l’Immigrazione e la Polizia delle Frontiere del Ministero dell’Interno».

Lodi, terrore sulla A1: camion a fuoco, ma l’assalto al portavalori non va a segno

di Repubblica.it

Un commando composto da una ventina di uomini armati, probabilmente italiani, ha cercato di assaltare alle 6.40 un furgone portavalori provocando il caos sulla A1 a pochi chilometri da Lodi. Nessuno è rimasto ferito. Ed è un miracolo, visto che c’è stata una sparatoria: questo almeno è ciò che sostengono alcuni automobilisti. Non solo colpi di pistola, ma anche mezzi incendiati e messi di traverso per sbarrare il passo al portavalori e chiodi gettati sul selciato per distruggergli le ruote. Nel mirino uno dei blindati del gruppo Battistolli, che però è riuscito a evitare blocchi, chiodi e spari. Fino alle prime ore del pomeriggio la situazione è rimasta critica: code chilometriche hanno bloccato per ore camionisti e automobilisti.

Sull’Autostrada del Sole sono le 6.40 del mattino. Il traffico è molto sostenuto ed è fatto soprattutto di mezzi pesanti. La banda entra in azione: semina chiodi sulla carreggiata – siamo al chilometro 34 in direzione sud – dà fuoco a due autocarri e a un’auto e li mette di traverso per bloccare blindato, scorta e tutto il resto del traffico. Stessa scena sull’altra carreggiata – al chilometro 24 in direzione nord – dove vengono incendiati due camion.

La rapina fallisce, però, perché solo il mezzo della scorta rimane bloccato dai chiodi: quello che custodisce i valori riesce a fuggire e ad arrivare in una delle basi del gruppo Battistolli intorno alle 9. Un blindato della stessa azienda aveva subito un altro assalto nel 2013 lungo l’autostrada A9: il colpo aveva fruttato 10 milioni di euro. I rapinatori sono scappati su alcune auto (ci sono testimoni che parlano di tre uomini su un’automobile nera) sfruttando un varco nella recinzione: gli investigatori della polizia stanno analizzando le immagini della società Autostrade. A Graffignana, sempre nel Lodigiano, hanno abbandonato le auto. E poco più avanti hanno fermato e rapinato dell’auto una donna facendo perdere le proprie tracce.

Automobilisti e camionisti che si sono trovati a passare per tutta la mattinata sull’autostrada A1 hanno subito disagi enormi. I due tratti autostradali sono rimasti bloccati per ore per consentire alla Scientifica di compiere tutti i rilievi, ma anche perchè l’asfalto andava ripulito dai chiodi. Il tratto compreso fra Lodi e Casalpusterlengo in direzione di Bologna è stato riaperto intorno alle 10.40. Quello tra Fiorenzuola e l’allacciamento con l’A21 è ancora bloccato, invece, perché la Scientifica non ha ancora terminato il lavoro. Qui si registrano cinque chilometri di coda.

Napoli, carabiniere libero dal servizio sventa un furto d’auto

di Il Mattino.it

Carabiniere libero dal servizio sventa un furto d’auto ed arresta uno dei ladri, un rom di 19 anni, che era intento con un complice a scassinare una vettura, facendo recuperare anche una centralina utilizzata per bypassare il sistema di accensione elettronico.

È accaduto a Crispano, nel napoletano, dove un militare libero dal servizio e in abiti civili, è intervenuto dopo aver notato due persone che armeggiavano su un’Alfa Romeo parcheggiata in via Garibaldi.

Il carabiniere si è qualificato ed ha intimato ai due di fermarsi. Questi ultimi, invece, hanno cercato di darsi alla fuga, ma uno dei due è stato raggiunto e bloccato dal carabiniere, i cui colleghi intervenuti sul posto hanno arrestato un 19enne domiciliato nel campo rom della vicina Caivano, e già noto alle forze dell’ordine.

Il ragazzo è stato trovato in possesso di una centralina elettronica modificata che sarebbe stata usata per decodificare i codici e permettere la messa in moto della vettura presa di mira dai due malintenzionati. I militari stanno ora indagando per risalire al complice del tentato furto, mentre il 19enne è in attesa di rito direttissimo.

Lavoro: stranieri contro stranieri. Sfruttati e sfruttatori

di Corriere della Sera

Nell’Italia che arranca nel tentativo di lasciarsi alle spalle Pil poco competitivi, indici da recessione e scenari a tinte fosche, arrivano notizie tra luci e ombre sui lavoratori stranieri . Due le storie emblematiche. La prima vicenda racconta di «caporali» indiani che nel Padovano sfruttano in nero e brutalmente dei connazionali irregolari. La seconda storia invece, rivela una truffa da 3 milioni di euro all’Inps: lavoratori stagionali bengalesi del settore turistico alberghiero a Jesolo e dintorni, percepivano indennità di disoccupazione non dovute. I carabinieri del comando provinciale di Padova hanno eseguito quattro arresti a Correzzola dopo un’indagine denominata «Baba» sullo sfruttamento del lavoro nero. L’organizzazione composta da cittadini indiani, responsabili a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione e sfruttamento della manodopera nel settore agricolo, era in grado di far entrare clandestinamente in Italia decine di cittadini indiani. Le tariffe sborsate, oscillavano dai 6.500 agli 8.000 euro a testa e il lavoro procurato in un’azienda agricola veniva pagato 4 euro l’ora.

Non finisce qui. In cambio di un tetto fatiscente, i «caporali» indiani chiedevano anche una percentuale sui guadagni e una quota per vitto e alloggio. Vita da sfruttati. E guai a protestare. Un bracciante che si era lamentato, è stato ferito a colpi di machete. L’altra vicenda significativa arriva dal Veneziano. Oltre 330 lavoratori bengalesi, impiegati negli alberghi per la stagione estiva dal 2005 al 2013, incassavano un’indennità di disoccupazione da 1.200 euro al mese per 8 mesi dopo averne lavorato 4. Poi si facevano riassumere per la stagione e ricominciavano il giro. Ecco i «furbetti» stranieri. Ora l’Inps vuole recuperare le indennità illegali con l’aggiunta di una sanzione da 2,5 milioni di euro. Obiettivo: pignorare gli stipendi di chi ha raggirato il nostro sistema previdenziale. Le due vicende confermano lo scenario di crisi che investe anche gli stranieri, costretti da un lato a lavorare a 4 euro l’ora, dall’altro, pur di guadagnare le cifre di qualche anno fa, a truffare l’Inps. Non a caso Bankitalia fornisce un dato che fa riflettere: nel 2013 ammontano a 5,5 miliardi di euro le somme che gli immigrati stranieri in Italia hanno inviato alle loro famiglie d’origine. E’ il dato più basso degli ultimi sette anni e corrisponde a poco più della stessa cifra, attualizzata, che gli emigranti italiani inviavano nel nostro Paese nel 1968 (5,1 miliardi di lire). Dunque, lo stesso importo. Con un dettaglio: sono trascorsi 46 anni.

Sequestrate 2 tonnellate di falso formaggio dop

di Ansa

Personale del comando regionale Puglia del Corpo forestale nel corso di controlli per la sicurezza e tutela dei prodotti agroalimentari effettuata in un’azienda di Ruvo di Puglia che svolge l’attività di vendita all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari ha sottoposto a sequestro di circa 2.000 kg di falso formaggio pecorino romano dop. Il formaggio aveva etichette e sigilli falsificati, contenenti informazioni errate e contraddittorie. Denunciati i tre rappresentanti legali dell’azienda.

Pavia, a 18 anni tenuta a digiuno se non spacciava cocaina: arrestati fratello e cognata

spacciodi Il Messaggero.it

Era tenuta segregata in casa, in stato di schiavitù, e costretta a vendere cocaina da suo fratello e dalla cognata: solo dopo aver portato la droga ai clienti della coppia, alla giovane, una marocchina di 18 anni, veniva dato da mangiare. Nel caso si fosse rifiutata, restava a digiuno. Un vero e proprio incubo per una ragazza venuta in Italia con la speranza di costruirsi una vita. Un dramma portato alla luce dai carabinieri della compagnia di Vigevano (Pavia), guidati dal capitano Rocco Papaleo.

Il fratello della ragazza, 26 anni, e sua moglie, 22 anni, anche lei marocchina, dovranno rispondere di percosse, riduzione in schiavitù e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Secondo le indagini condotte dai militari dell’Arma, qualche mese fa i genitori della giovane hanno convinto la figlia a trasferirsi in Italia a casa dal fratello.

La ragazza è andata ad abitare in un appartamento di Mortara, in Lomellina, nel Pavese. Subito dopo essere arrivata, però, ha scoperto che il fratello e la cognata erano gli organizzatori di un vasto giro di spaccio di cocaina nel territorio al confine tra la provincia di Pavia e quella di Novara. La giovane è stata subito costretta a «lavorare» con loro. Ha provato a ribellarsi, ma è stata costretta ad arrendersi con ripetute percosse e minacce. Le veniva dato da mangiare solo dopo aver portato la droga ai clienti, tra i quali figuravano persone di ogni ceto sociale: un commercialista, un’estetista, un operaio, una parrucchiera, la cassiera di un supermercato e anche alcuni studenti. Ogni dose di cocaina veniva venduta al prezzo di 50 euro. La storia è venuta alla luce durante le indagini contro lo spaccio di stupefacenti.

Stipati come bestie in auto e camion: in manette 90 trafficanti di esseri umani

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Dal traffico di droga a quello di esseri umani e di armi, dai furti su larga scala alle frodi, al cybercrimine: è «un assalto frontale» e a tutto campo quello sferrato dell’Europa alla criminalità organizzata, con l’operazione Archimede, una nove giorni di attività di polizia (dal 15 al 23 settembre) per un totale di 300 azioni in 260 luoghi tra città, aeroporti, porti, coordinate da Europol in 34 Paesi (i 28 dell’Unione più Australia, Colombia, Norvegia, Serbia e Svizzera), che hanno condotto all’arresto di 1027 persone.

Un risultato «senza precedenti» lo definisce il direttore dell’Agenzia europea Rob Wainwright, una «pietra miliare» nel coordinamento tra le polizie europee per «colpire i grandi gruppi criminali e smantellarne l’insieme delle infrastrutture», puntando a più settori contemporaneamente e in luoghi diversi. Un’azione «fortemente voluta nell’ambito del semestre di presidenza italiana», sottolinea il capo della polizia Alessandro Pansa, che auspica sempre più collaborazione tra le forze di contrasto europee, per affrontare organizzazioni ormai sempre più «transnazionali, dinamiche e flessibili».

Nella nove giorni di azioni coordinate sono stati salvati 30 bambini romeni costretti a mendicare nelle strade dai loro aguzzini, sequestrati 599 chili di cocaina, 200 di eroina, e 1,3 tonnellate di cannabis. Sono state inoltre recuperate 13 auto di lusso rubate che stavano per raggiungere il Tagikistan a bordo di una nave cargo, e sono state identificate nuove rotte e tendenze per i traffici illegali. «Attraverso la lente di questa operazione abbiamo guardato negli occhi lo scenario reale della nuova criminalità», ha spiegato Wainwright. In particolare l’Italia si è occupata di immigrazione irregolare (anche con la collaborazione di Frontex), attività che ha portato all’arresto di 170 «facilitatori» di irregolari, e all’identificazione di 10mila migranti in tutta Europa.

Ma l’attività degli italiani ha riguardato anche la contraffazione di beni, e le frodi intracomunitarie, e sulle accise. E per il semestre Pansa individua anche altre aree di impegno: a partire dai crimini economici, il sequestro dei beni della criminalità organizzata, ed il cybercrimine, oltre al contrasto del terrorismo di matrice religiosa, nei confronti del quale l’Italia, ha assicurato il capo della Polizia, ha rafforzato l’attività di informazione nonostante «non abbiamo informazioni specifiche – ha detto Pansa – che ci possano far temere azioni concrete contro il nostro Paese».

Sparatoria in strada a Milano, 2 morti e un ferito

carabinieri143di Ansa

Due morti e un ferito: è questo il bilancio di una sparatoria avvenuta ieri sera in strada, a nord di Milano, nel quartiere Bruzzano. Un probabile regolamento di conti nell’ambito del mondo dello spaccio di sostanze stupefacenti. A poco meno di tre ore dall’agguato, avvenuto poco prima delle 21, un uomo di origine albanese è stato fermato dai carabinieri: potrebbe trattarsi del presunto killer. Tutto ha inizio in piazza Giustino Fortunato. Tre persone, che probabilmente si conoscevano tra loro, hanno un appuntamento. Forse è una trappola tesa dall’uomo che, appena arriva a bordo della sua Opel, comincia a sparare. Decine i colpi d’arma da fuoco esplosi durante il blitz, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni, i clienti di un ristorante della zona.

Il primo a cadere è un albanese di 41 anni: due proiettili lo raggiungono alla schiena e uno alla testa. Muore sul colpo, di fronte all’ingresso dell’ospedale Galeazzi. Gli altri due cercano di fuggire, ma vengono a loro volta colpiti, probabilmente dopo un breve inseguimento. Un uomo, un 37enne di origine africana, si accascia in via Marna. Quando i soccorritori del 118 lo ritrovano è ancora vivo, ma l’agonia dura poco minuti. Muore prima di essere caricato sull’ambulanza.

Risulta invece ferito, e non sarebbe in pericolo di vita, un altro albanese, colpito da un proiettile all’addome. Recuperato dai soccorritori in via Angeloni, l’uomo viene trasferito all’Ospedale Fatebenefratelli, dove viene operato d’urgenza. La sua testimonianza sarà fondamentale per ricostruire il blitz di sangue costato la vita a due persone. I carabinieri bloccano molte delle strade di accesso a piazza Giustino Fortunato e danno il via a una vera caccia all’uomo. Secondo alcune testimonianze, il killer sarebbe fuggito a bordo di una Opel. Il presunto omicida viene rintracciato e fermato poco prima delle 23.30 e portato in caserma. Nel corso delle indagini bisognerà capire se l’uomo abbia agito da solo o con almeno un complice.