Palermo: catturati trafficanti di uomini

fonte Polizia di Stato

Una pericolosa organizzazione transnazionale specializzata nell’immigrazione illegale è stata identificata e i suoi componenti sono stati arrestati dagli uomini delle Squadre mobili di Palermo, Agrigento, Catania, Milano e Roma coordinati dallo Sco (Servizio centrale operativo).

L’indagineGlauco II” ha consentito di ricostruire la struttura organizzativa e le dinamiche del gruppo criminale, composto da cittadini eritrei, etiopi, ivoriani, guineani e ghanesi, che favoriva l’immigrazione clandestina.

Tra i 14 arrestati, spiccano un cittadino etiope e uno eritreo, ritenuti da tempo, tra i più importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta “rotta libica”.

L’etiope era latitante dal luglio del 2014, dopo le indagini condotte in merito al tragico naufragio avvenuto, il 3 ottobre 2013, nei pressi di Lampedusa e nel quale persero la vita 366 migranti, evento del quale il trafficante in questione è considerato organizzatore e responsabile.

L’organizzazione criminale si occupava anche della permanenza sul territorio italiano agevolando il successivo espatrio, sempre illegale, verso altri Paesi europei, in particolare Norvegia, Germania, e Svezia.

Fermato traffico d’immigrazione clandestina dalla Grecia

fonte Polizia di Stato

Scoperto dalla polizia di frontiera di Orio al Serio (Bergamo) un sistema per favorire l’immigrazione clandestina negli Stati dell’Unione Europea, soprattutto Italia, Svezia, Spagna, Belgio e Germania.

È bastato un indirizzo mail, intestato a un’agenzia di viaggi con sede ad Atene, che compariva troppo di frequente nel database P.n.r.(Passenger Name Record), ad insospettire gli agenti della polizia di Frontiera.

L’incrocio, la comparazione e il confronto dei dati ha permesso ai poliziotti di constatare che quell’indirizzo di posta elettronica era comune a molte prenotazioni effettuate da decine di cittadini albanesi, egiziani, siriani, pachistani, somali, eritrei, romeni i quali, nel corso del 2014, avevano tentato di entrare illegalmente in Italia.

L’indagine italiana dal nome “Foedus 46” ha portato così all’arresto di ventidue cittadini stranieri (egiziani, indiani, pachistani, siriani e romeni) tra Grecia, Svezia e Spagna, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e inibito l’espatrio dalla Grecia verso lo spazio comune Schengen (Italia-Spagna-Belgio-Germania-Svezia-Norvegia) di numerosi cittadini di Paesi Terzi, con documenti falsi.

La scoperta del vasto traffico di migranti è stato possibile grazie allo scambio d’informazioni effettuato in tempo reale soprattutto con la Grecia (prenotazione/imbarco) attraverso l’esperto per la sicurezza dello S.C.I.P (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia Italiana) nel paese ellenico.

Operai trattati come schiavi: 2 arresti in Abruzzo

fonte Polizia di Stato

Sfruttavano cittadini stranieri e bisognosi facendoli lavorare in condizioni disumane; e così, dopo un’approfondita indagine, gli uomini del commissariato di Lanciano (Chieti) hanno arrestato 2 persone.

Si tratta di un italiano e un rumeno ritenuti responsabili del reato d’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L’indagine ha dimostrato come molti operai fossero sfruttati, malmenati, obbligati a lavorare in luoghi insalubri e costretti a dimettersi dal lavoro o licenziati in tronco, senza essere pagati.

Addirittura alcuni operai regolarmente assunti, dopo essere stati verbalmente licenziati mediante intimazione a non presentarsi più sul luogo di lavoro, si accorgevano solo successivamente che era stata comunicata la loro volontaria dimissione all’ufficio provinciale del lavoro, mediante l’invio, da parte della ditta, di una lettera mai firmata dagli stessi.

Durante le intercettazioni sono emerse situazioni di grave stato di bisogno e di necessità in cui versavano alcuni operai stranieri; questi lavoravano senza ricevere denaro ed erano costretti a richiedere piccole somme per soddisfare esigenze di prima necessità e per mangiare.

Nuova tragedia nel Canale di Sicilia: 17 migranti morti di freddo su un gommone. Le salme giunte a Porto Empedocle

di Repubblica

E’ accaduto a 110 miglia a sud di Lampedusa. Gli altri 75 a bordo sono stati soccorsi dalla Guardia costiera. Una persona in gravi condizioni trasferita in elicottero all’ospedale di Lampedusa. Le salme sono state portate a Porto Empedocle. I sopravvissuti sono stati dirottati su una nave della Marina verso un altro porto

Diciassette migranti sono morti di freddo su un gommone a 110 miglia a sud di Lampedusa. Lanciato l’allarme, l’imbarcazione è stata raggiunta da due motovedette della Guardia costiera e dal rimorchiatore civile “Burbon Argos”. Le salme sono da poco giunte a Porto Empedocle, dove saranno trasbordate.

Non è stato di un naufragio, come si era pensato all’inizio, a provocare questa nuova tragedia nel Canale di Sicilia: 16 delle vittime sono morte presumibilmente per ipotermia e disidratazione, un’altra è stata stroncata da un edema polmonare subito dopo l’arrivo dei soccorritori. Sul gommone c’erano altre 75 persone, una delle quali, in gravi condizioni per ipotermia, è stata subito trasferita con l’elicottero della nave militare “Etna” all’ospedale di Lampedusa. I superstiti sono stati trasferiti prima sulla nave “Orione” e successivamente sulla “Etna”.

Le 17 salme, recuperate a 110 miglia a Sud di Lampedusa e 50 miglia a Nord di Tripoli, sono arrivate e sono state portate a Porto Empedocle (Ag). Ad accoglierle il prefetto di Agrigento Nicola Diomede, il questore Mario Finocchiaro e l’arcivescovo Francesco Montenegro. I corpi dei migranti sono stati allineati in un magazzino dell’area portuale, all’interno di celle frigorifere, per essere sottoposte ad ispezione cadaverica. Esame che dovrà confermare se, come anticipato dai verbali dei soccorritori, fra loro ci sono anche due donne e un minore e chiarire quali sono le cause della morte. La loro storia non si conosce. Non si sa da dove siano partiti e quanto sia durato il loro viaggio, su un gommone poi andato in avaria. I 75 sopravvissuti sono stati dirottati su una nave della Marina verso un altro porto.

Sono in tutto 278 i migranti soccorsi nelle ultime ore dalle navi della Marina militare nel Canale di Sicilia. Il pattugliatore “Cigala Fulgosi” e la corvetta “Driade” hanno recuperato due gommoni con a bordo rispettivamente 102 e 100 persone, tutte imbarcate sulla “Etna”, come i sopravvissuti del gommone della nuova strage.

Le Nazioni Unite non si fidano di Triton, l’operazione dell’Agenzia Frontex che sostituirà l’operazione “Mare Nostrum”, interamente italiana ed estesa fino al limite delle acque territoriali libiche (Frontex pattuglierà un’area molto più limitata, fino a 30 miglia dalle coste italiane), perché ritengono che si “limiterà a difendere la frontiera marittima italiana”. “C’è il timore”, ha spiegato in una conferenza stampa Francois Crepeau, relatore speciale dell’Onu per i diritti dei migranti, “che l’estate prossima, senza un’operazione come Mare Nostrum, migliaia di persone moriranno. Chiudere gli occhi davanti a tale prospettiva non è una soluzione: queste persone continueranno a tentare l’attraversamento e continueranno a morire a causa dell’inazione dell’Europa”.

Secondo l’Onu, l’Italia ha compiuto “sforzi straordinari” con la sua operazione, salvando la vita ad oltre 150mila persone, ha detto Crepeau in un intervento oggi a Roma, alla Sioi. “E’ più importante proteggere una vita umana che proteggere un confine”, ha continuato definendo “cinica” l’affermazione secondo cui Mare Nostrum avrebbe attirato i migranti invece che servire da deterrente. “E’ una falsità – ha detto – ma anche se fosse vero cosa dovremmo fare, lasciarli morire in mare?”. Ciò che invece va fatto per scoraggiare i trafficanti, ha sottolineato, è lavorare sui reinsediamenti dei rifugiati nei paesi più ricchi e accantonare “politiche repressive che non scoraggiano i flussi migratori perché la speranza è sempre più forte della paura”. Cosi, ad esempio, “se pianificassimo io reinsediamento entro i prossimi cinque anni di un milione di rifugiati siriani, al mio paese, il Canada, ne toccherebbero 8 mila, un numero sostenibile”.

Genova, rissa fuori da una discoteca, ucciso un ragazzo

di Repubblica.it

E’ morto a vent’anni per una coltellata al cuore. Una megarissa davanti ad una discoteca di periferia: trenta giovani ecuadoriani, divisi in due fazioni contrapposte, si sono litigati neppure ricordavano bene perché. E’ spuntato il cotello. Quando sono arrivate le volanti, sulla strada era rimasto un ventenne agonizzante, un suo amico, coetaneo, ferito in maniera grave, ed una ragazza che sanguinava dal volto. Tutti gli altri ragazzi erano fuggiti al suono delle di sirene della Polizia. Ma grazie alle parole del ferito, la polizia ha rintracciato un connazionale della vittima, anch’egli di vent’anni, che avrebbe sferrato il colpo mortale.

La vittima abitava a Rivarolo, in via Teglia, in un edifcio popolare come il suo amico ferito. Nel locale erano entrati ieri sera, ma la rissa e l’omicidio è di stamane, alle 7. La discoteca Las Vegas è un ritrovo abituale di giovani sudamericani, spesso teatro di violente liti e per questo chiusa dal questore per motivi di sicurezza. L’ultimo provvedimento di sospensione della licenza è di qualche settimana fa. Ieri sera era la prima sera di riapertura dopo un periodo di obbligata chiusura.

Nel verbale della polizia, è scritto che la rissa è scoppiata per ‘futili motivi’: una frase fatta che riassume forse qualche apprezzamento pesante verso una ragazza del gruppo, un giudizio azzardato sul comportamento di un amico, qualche spintone di troppo. Il tutto alterato dall’alcol che anche ieri sera era corso abbondante e aveva annebbiato la mente di molti.

“Avevamo capito che il clima era impossibile”, spiegano i buttafuori della discoteca, ” e per questo avevamo preferito spingerli fuori dal locale”. Ma la lite, inziata sulla pista da ballo, è proseguita in strada. Urla, insulti, provocazioni che hanno risvegliato la gente dei palazzi vicini e hanno indotto alcuni a telefonare al 113. Troppo tardi. La coltellata, una sola, ha colpito Pablo Trivino Magas al petto e l’ha ucciso. Il suo compagno ferito, Armando Veliz Arcalle, è stato operato nell’ospedale di Sampierdarena: se la caverà.

Grazie alle dichiarazioni rese dal ferito prima di entrare in sala operatoria, gli agenti della Omicidi hanno  rintracciato nella zona di Campi il ragazzo ecuadoriano di 20 anni che avrebbe accoltellato il connazionale: è in una cella di sicurezza della questura.

Lavoro: stranieri contro stranieri. Sfruttati e sfruttatori

di Corriere della Sera

Nell’Italia che arranca nel tentativo di lasciarsi alle spalle Pil poco competitivi, indici da recessione e scenari a tinte fosche, arrivano notizie tra luci e ombre sui lavoratori stranieri . Due le storie emblematiche. La prima vicenda racconta di «caporali» indiani che nel Padovano sfruttano in nero e brutalmente dei connazionali irregolari. La seconda storia invece, rivela una truffa da 3 milioni di euro all’Inps: lavoratori stagionali bengalesi del settore turistico alberghiero a Jesolo e dintorni, percepivano indennità di disoccupazione non dovute. I carabinieri del comando provinciale di Padova hanno eseguito quattro arresti a Correzzola dopo un’indagine denominata «Baba» sullo sfruttamento del lavoro nero. L’organizzazione composta da cittadini indiani, responsabili a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione e sfruttamento della manodopera nel settore agricolo, era in grado di far entrare clandestinamente in Italia decine di cittadini indiani. Le tariffe sborsate, oscillavano dai 6.500 agli 8.000 euro a testa e il lavoro procurato in un’azienda agricola veniva pagato 4 euro l’ora.

Non finisce qui. In cambio di un tetto fatiscente, i «caporali» indiani chiedevano anche una percentuale sui guadagni e una quota per vitto e alloggio. Vita da sfruttati. E guai a protestare. Un bracciante che si era lamentato, è stato ferito a colpi di machete. L’altra vicenda significativa arriva dal Veneziano. Oltre 330 lavoratori bengalesi, impiegati negli alberghi per la stagione estiva dal 2005 al 2013, incassavano un’indennità di disoccupazione da 1.200 euro al mese per 8 mesi dopo averne lavorato 4. Poi si facevano riassumere per la stagione e ricominciavano il giro. Ecco i «furbetti» stranieri. Ora l’Inps vuole recuperare le indennità illegali con l’aggiunta di una sanzione da 2,5 milioni di euro. Obiettivo: pignorare gli stipendi di chi ha raggirato il nostro sistema previdenziale. Le due vicende confermano lo scenario di crisi che investe anche gli stranieri, costretti da un lato a lavorare a 4 euro l’ora, dall’altro, pur di guadagnare le cifre di qualche anno fa, a truffare l’Inps. Non a caso Bankitalia fornisce un dato che fa riflettere: nel 2013 ammontano a 5,5 miliardi di euro le somme che gli immigrati stranieri in Italia hanno inviato alle loro famiglie d’origine. E’ il dato più basso degli ultimi sette anni e corrisponde a poco più della stessa cifra, attualizzata, che gli emigranti italiani inviavano nel nostro Paese nel 1968 (5,1 miliardi di lire). Dunque, lo stesso importo. Con un dettaglio: sono trascorsi 46 anni.

Lampedusa, riprendono gli sbarchi di migranti

lampedusa immigratida www.repubblica.it

Improvvisa ripresa degli sbarchi a Lampedusa. Un altro gommone carico di migranti ha lanciato una richista di soccorso nel Canale di Sicilia questa mattina, poche ore dopo lo sbarco avvenuto alle 7 del gruppo di somali che erano stati raggiunti da motovedette della Guardia costiera nel pomeriggio di ieri a 145 miglia dall’isola. Anche il nuovo s.o.s., partito da un telefono satellitare, è stato ricevuto dalla Capitaneria di proto di Palermo. La segnalazione riguarda un gommone di circa 10 metri, con a bordo una sessantina di persone, tra cui anche donne, alla deriva a circa 116 miglia a sud di Lampedusa. Sono state informate le autorità libiche e maltesi e, sotto il coordinamento della Guardia Costiera di Palermo, sono stati inviati sul punto anche una nave della Marina militare e diversi mercantili che erano in navigazione in zona. Sono partite da Lampedusa due motovedette della Guardia Costiera, una delle quali era appena rientrata dopo il primo intervento di soccorso. Complessivamente, gli immigrati arrivati sono 142.

Tratta di immigrati, maxi blitz contro trafficanti somali: 55 arresti

da AdnKronos

Maxi operazione di Polizia e Guardia di Finanza, coordinata dalle procure distrettuali di Catania e Firenze e dalla Dna, contro due organizzazioni criminali somale accusate di traffico di esseri umani: 55 gli arresti, a conclusione di una complessa attività d’indagine durata un anno e mezzo. Gli affiliati alle due organizzazioni criminali, spiega una nota, sono accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina di cittadini extracomunitari provenienti da quell’area africana e diretti, attraverso il territorio italiano, verso il Nord Europa, nonché di contraffazione di documenti, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, di riciclaggio ed altri gravi reati.

 

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Le indagini, coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia, che rientrano in un più ampio contesto investigativo finalizzato a contrastare le organizzazioni criminali extra nazionali dedite all’immigrazione clandestina, hanno preso avvio dalla procura della Repubblica di Modica e sono state successivamente condotte, considerati i reati di tipo mafioso, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania nell’ambito dell’operazione denominata ‘Boarding pass’, che ha consentito di accertare le responsabilità penali di 48 cittadini somali, mentre, sul fronte fiorentino, dall’omologa Procura Distrettuale nell’ambito dell”operazione ‘Bakara’, che ha individuato le responsabilità penali di altri 7 soggetti di etnia somala.

 

 

Le attività sul territorio, prosegue la nota, sono state condotte dalle articolazioni centrali e periferiche della Polizia di Stato (Servizio Centrale Operativo e Squadra Mobile di Ragusa) e della Guardia di Finanza (GICO e Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze), mentre i profili internazionali sono stati curati da Eurojust che ha ottenuto la collaborazione delle diverse Autorità giudiziarie straniere, interessate per le azioni penali in quegli Stati esteri. Il cartello criminale, composto da cellule operative radicate in Italia, in Kenya e in Libia, conduceva i migranti clandestini verso i territori di Malta e Grecia per poi convogliarli in Italia presso alcune basi logistiche individuate a Roma, Milano, Torino, Firenze, Prato, Bergamo, Cuneo e Napoli, considerate città strategiche per la loro vicinanza agli aeroporti che collegano, anche con voli low coast, le principali capitali europee.

 

 

Solo successivamente, dopo averli muniti di falsi documenti, venivano avviati verso paesi del Nord Europa, in particolare Olanda, Francia, Danimarca, Regno Unito e, soprattutto, Norvegia, Svezia e Finlandia dove, anche in alcuni di questi Paesi, è stata accertata l’esistenza di cellule operative dedite all’attività illecita dell’immigrazione clandestina. Tra gli arrestati, spiccano Abdurahman Hussein Mohamed inteso ‘Banje’, mediatore culturale presso l’Ambasciata italiana di Nairobi, considerato il punto di riferimento per l’ottenimento, illecito, dei visti d’ingresso in territorio italiano e Bashir Ali Mohamed Sheik inteso ‘Bashir Ali’, collaboratore dell’organizzazione internazionale World Food Program.

 

 

Nell’ambito della stessa operazione, conclude la nota, sono stati deferiti in stato di libertà altri 23 soggetti ritenuti responsabili di aver agevolato le attività illecite del cartello criminale ed inoltre saranno eseguiti numerosi sequestri preventivi di attività economiche, conti correnti, agenzie di money transfer e altri beni riconducibili alla stessa organizzazione transnazionale, basti pensare che il giro d’affari è stato stimato in circa 25 milioni di euro l’anno.

Immigrazione clandestina: consegnate due motovedette alla Tunisia

da Polizia di Stato

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e  il capo della Polizia Antonio Manganelli hanno consegnato, questo pomeriggio, 2 pattugliatori marini modello p350 alla Guardia nazionale di  Tunisia.

La consegna delle due modernissime imbarcazioni, lunghe 35 metri, nei Cantieri Navali Vittoria della città di Adria, in provincia di Rovigo,  avviene in seguito agli accordi e alla collaborazione tra lo Stato italiano e quello tunisino in materia di prevenzione e di controllo dei flussi  di immigrazione clandestina dalle coste del Nord Africa.

Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Rovigo Francesco Provolo, il questore Rosario Eugenio Russo, il direttore centrale  dell’Immigrazione e della polizia delle Frontiere Rodolfo Ronconi e il presidente della regione Veneto, Luca Zaia.