Carrara: maresciallo dei Carabinieri ucciso per vendetta

Nella mattinata di oggi, Antonio Taibi, 47 anni, maresciallo dei Carabinieri in servizio presso il Comando Provinciale di Massa, è stato ucciso a sangue freddo, con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo, sull’uscio di casa. Il presunto assassino è un ex postino di Carrara, Giuseppe Vignozzi, di anni 71, il quale, poco dopo l’omicidio, si è costituito dichiarando “mi sono vendicato”.

Erano le 07.30, quando il Vignozzi ha suonato il campanello della casa del Maresciallo Taibi, ubicata in via Monterosso, nel centro di Carrara, spacciandosi per un musicista. Il militare, ignaro che il destino lo stava conducendo all’appuntamento con la morte, si è recato all’ingresso, ha aperto e nello stesso istante il Vignozzi, armato di una pistola semiautomatica cal. 9, gli ha esploso contro un solo colpo, ma fatale.

Subito dopo, l’omicida si è allontanato a piedi, facendo perdere le sue tracce. Peraltro, un paio d’ore più tardi, mentre era in corso una capillare caccia all’uomo, si è recato alla Sezione di P.G. dei Carabinieri presso la Procura della Repubblica di Carrara, costituendosi. Nella circostanza, avrebbe dichiarato agli inquirenti: “quel maresciallo aveva rovinato la vita a me e ai miei figli, mi sono vendicato!”. Per il Vignozzi, quindi, il maresciallo Taibi rappresentava la causa dei tanti guai giudiziari dei suoi due figli, Riccardo ed Alessandro. In passato, infatti, la vittima, che dal 1996 al 2006 aveva fatto parte del Nucleo Operativo, pare avesse indagato su di loro per reati connessi con il mondo della droga. Uno dei due, Riccardo, 31enne, nel 2013 era stato anche fermato dopo una lunga serie di furti nelle scuole ed in un caso aveva persino lasciato un biglietto su cui si definì “Diabolik” per “colpa della crisi”. Proprio ieri, il Tribunale di Massa aveva condannati entrambi a poco più di un anno di carcere: in questo caso, il reato contestato ai fratelli Vignozzi non era grave (detenzione a fini di spaccio di pochi grammi di sostanze stupefacenti), ma il giudice Alessandro Vinci, considerati i numerosi precedenti dei due imputati, non aveva potuto concedere le attenuanti. Molto probabilmente, è stata proprio quest’ultima condanna a far nascere nella mente dell’ex postino l’idea della vendetta, innescando la scintilla della furia omiicida, ossessionato dal fatto che se i figli avevano problemi con la giustizia, la “responsabilità” era tutta del povero maresciallo Taibi!

Sottoposto ad immediato interrogatorio dal Sostituto Procuratore Alberto Dello Iacono, che coordina le indagini, il presunto assassino è stato poi sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio doloso aggravato. Resta da capire se il crimine sia stato ideato ed organizzato dal solo Giuseppe Vignozzi o se in accordo con altri, compresi i familiari, così come si sta indagando sulla provenienza della calibro 9, che il Vignozzi, prima di costituirsi in Procura, aveva lasciato all’interno della sua autovettura. Grande commozione ha suscitato la tragica scomparsa del maresciallo Antonio Taibi, definito da tutti “un professionista eccezionale”. Il sottufficiale lascia la moglie e due figli, di 21 e 16 anni…la sua unica colpa: quella di aver fatto il proprio dovere con integerrima professionalità.

di Umberto Buzzoni

Commissariato Appio a Roma: Gli Agenti di Polizia contro lo Stalking

Con il termine inglese stalking (derivante da “to stalk”, ovvero «fare la posta alla preda») vengono identificati gli atteggiamenti e comportamenti (cosiddetti atti persecutori) tenuti da un soggetto (chiamato stalker) nei confronti di un altro soggetto (vittima), mediante persecuzione e per generare paura ed ansia, compromettendo di conseguenza il normale svolgimento della vita quotidiana. Esempi di atti persecutori sono comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti e ossessivi pedinamenti.

Nell’Art. 612 bis del Codice Penale relativo agli “Atti persecutori Stalking” si legge “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni“.

Per la consumazione del reato occorre dimostrare l’effetto che la condotta dell’aggressore ha avuto sulla vittima, che può essere di tre tipi, tra loro alternativi: un procurato “perdurante e grave stato di ansia e di paura”; un ingenerato “fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di una persona al medesimo legata da relazione affettiva”; una alterazione delle proprie abitudini di vita.

Come si procede contro lo Stalking
La vittima deve denunciare i fatti (querela) entro sei mesi dopo l’ultimo della serie di atti persecutori tenendo in conto che la querela è irrevocabile se si è in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi ed è revocabile negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all’autorità giudiziaria al fine di garantire la libera determinazione della vittima. «Fino a quando non è proposta querela, la persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta». A seguito di una denuncia inizia il lavoro di indagine per identificare e accertare ripetitivi comportamenti invadenti e persecutori affinchè l’autorità di Polizia Giudiziaria (PG) possa procedere.

Si procede d’ufficio (ossia l’autorità giudiziaria si attiva per perseguire il colpevole), nei seguenti casi:

  • il fatto viene commesso nei confronti di un minore di età oppure di una persona con disabilità;
  • il fatto viene connesso con altro delitto per cui debba procedersi d’ufficio;
  • il soggetto sia stato già ammonito

Sono inoltre previste delle aggravanti e la pena è aumentata se:

  • il fatto è commesso dal coniuge anche legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa;
  • il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici;
  • il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità;
  • il fatto è commesso con armi o da persona travisata.

Oggi vogliamo riportare l’eccellenza degli agenti del Commissariato Appio, in Via Botero a Roma, che da oltre un decennio, con dedizione e costanza, combattono lo Stalking, con un particolare riguardo per il Sovrintendente Capo Coppola Giuseppe, di origine campana, con una carriera di 26 anni in Polizia (due anni in Piemonte, cinque a Pisa, due a Roma nel Commissariato Tuscolano e quindici anni a Roma nel Commissariato Appio) e l’Assistente Capo Angela Pellegrina, di origine friulana, con una carriera di 30 anni in Polizia (quindici anni tra Firenze e Prato e quindici anni a Roma nel Commissariato Appio). Un ringraziamento per il lavoro svolto a loro e tutti gli agenti impegnati per la tutela contro lo Stalking.

di Umberto Buzzoni

 

 

 

Senza fissa dimora partorisce in strada grazie all’aiuto della Polizia e Papa Francesco offre ospitalità per un anno

Una clochard di 37 anni di nazionalità romena ha partorito per strada, alle due e trenta del mattino, su un marciapiede a Roma in Piazza Pio XII, proprio davanti alle colonne di San Pietro, grazie all’aiuto dell’agente Maria Capone, poliziotta dell’Ispettorato Vaticano distaccata a Roma dalla Calabria per il Giubileo.

Altri agenti del commissariato Borgo sono intervenuti schierandosi in circolo utilizzando delle coperte per offrire riparo e discrezione dopo la nascita della piccola in attesa dell’arrivo del 118. La madre e la neonata Irene stanno bene e sono ricoverate nel reparto di maternità dell’Ospedale Santo Spirito dove hanno ricevuto la visita degli agenti di Polizia e dell’elemosiniere del Papa, Padre Konrad Krajewski che ha rinnovato l’offerta di ospitalità di Papa Francesco, per lei e per la bimba, nella casa delle suore di Madre Teresa a Primavalle.

di Umberto Buzzoni

Papa Francesco incontra i Poliziotti nel Vaticano

fonte Polizia di Stato

fonte Polizia di Stato

Stamane Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano il capo della Polizia Alessandro Pansa, i vice capi e il personale dell’Ispettorato di pubblica sicurezza per il consueto saluto di inizio anno ai poliziotti.

Il Santo Padre dopo aver ringraziato i dirigenti, i funzionari e gli agenti dell’Ispettorato di pubblica Sicurezza presso il Vaticano augurando “Che il Giubileo della Misericordia sia per tutti un tempo forte dello spirito, tempo di riconciliazione con Dio e con i fratelli”, rivolgendosi ai poliziotti ha aggiunto: “Il nostro odierno incontro è ancor più significativo perché si colloca nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia, evento di rilevanza spirituale, che ha visto già in questi primi giorni affluire a Roma molti pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Anche voi dirigenti, funzionari e agenti di pubblica sicurezza, siete chiamati ad un impegno più grande per far sì che le celebrazioni e gli eventi collegati con il Giubileo straordinario si svolgano in modo regolare e proficuo”.

Durante l’incontro il dirigente dell’Ispettorato di Pubblica sicurezza presso il Vaticano, Maria Rosaria Maiorino, ha sottolineato: “L’Anno Santo comporta indubbiamente che tutti noi dell’Ispettorato Vaticano siamo chiamati ad un impegno più grande per far sì che le celebrazioni e gli eventi ad esso collegati si svolgano serenamente, ma le assicuro, Padre Santo, che oltre all’orgoglio di poter, in qualche modo, seppure minimo, aiutarla nell’esercizio del suo altissimo magistero, non ne sentiamo il peso, perché, consentendo ai fedeli di varcare la Porta Santa in tranquillità, animati solo da profondo animo cristiano, ci rendiamo conto che anche la nostra fede si rafforza e, con essa, il nostro spirito”.

di Umberto Buzzoni

La terra continua a tremare in provincia di Campobasso

fonte-ansaSono le 19.55 di sabato 16 gennaio, a Campobasso e nelle immediate vicinanze la maggior parte della popolazione è rintanata in casa: è appena cominciata la tempesta di neve da tempo preannunciata dai vari servizi meteorologici. Ci si appresta a consumare la cena e a trascorrere il resto della serata al calduccio del focolare domestico: nulla di più illusorio! Prima un forte boato, poi le case che tremano, danno l’immediata consapevolezza che quello sciame sismico che da alcuni giorni stava tenendo in ansia i molisani, questa volta ha raggiunto un’intensità notevole, tanto da indurre la maggior parte della popolazione a riversarsi in strada, sfidando il freddo pungente. Terremoto e neve, un binomio da incubo!

La scossa, di magnitudo 4.3 della scala Richter, con epicentro individuato tra Busso, Baranello e Vinchiaturo (piccoli centri confinanti con il capoluogo molisano), a 9.7 km di profondità, è stata distintamente avvertita anche nelle regioni limitrofe. Tante le scosse che si sono susseguite nella notte, tra cui molte di intensità superiore alla magnitudo 2 (la più forte, registrata all’1.28, di magnitudo 3.2). Per fortuna, non risultano segnalati danni a persone o cose. Resta solamente il grosso spavento che ha costretto la popolazione a trascorrere una notte all’addiaccio, in quelle condizioni climatiche proibitive.

E non è finita. La terra ha continuato a tremare per tutta la giornata di domenica, finchè alle 19.53 (esattamente 24 ore dopo la scossa più forte registrata il giorno precedente), ed alle 23.09, altre due scosse intense, rispettivamente di magnitudo 3.2 e 3.6, con epicentro nella stessa zona, hanno di nuovo gettato nel panico migliaia di cittadini, costringendoli a trascorrere un’altra notte nelle auto, con la bufera di neve che continuava ad impazzare senza sosta!

Ma cosa sta succedendo in Molise, dove la terra continua a tremare da diversi giorni ed in cui è ancora vivido il ricordo degli “Angeli” di San Giuliano, i 27 bimbi morti insieme alla loro maestra in occasione del sisma del 31 ottobre 2002. Secondo gli esperti, le cause del prolungato sciame sismico vanno ricercate nel cosiddetto “stiracchiamento” del massiccio del Matese. Infatti, è in atto un movimento di estensione dell’Appennino che progressivamente si allarga tra il mar Tirreno e l’Adriatico, che, ovviamente, coinvolge anche la catena del Matese, la cui faglia (il grande mostro storicamente capace di rilasciare energia per magnitudo anche superiore a 7) rappresenta uno dei livelli di pericolosità sismica più elevati dell’Italia. Intanto un’altra notte è passata, un’altra notte di paura ed angoscia per i cittadini del circondario di Campobasso, di quelle che nessuno si augurerebbe mai di vivere.

Ed immancabilmente, come sempre succede in situazioni del genere, tutti si chiedono: fino a quando ci toccherà vivere nel terrore, è possibile prevedere l’evoluzione dello sciame sismico? Purtroppo, come spiega il sismologo Antonio Piersanti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanogia (Ingv), non è possibile prevederla, anche se, in generale, in più del 99% dei casi, le sequenze sismiche non hanno un terremoto distruttivo che segue. Inoltre, le sequenze possono durare giorni, mesi ed anche anni, per cui l’unica difesa efficace è la prevenzione, costruendo bene case ed edifici pubblici. Le Autorità competenti, che stanno seguendo con estrema attenzione il fenomeno, per lunedì e martedì hanno disposto la chiusura delle scuole del circondario, sia per la copiosa nevicata che non accenna a smettere, sia per una verifica più approfondita di eventuali danni causati dallo sciame sismico.

di Umberto Buzzoni

Risolto il giallo di Firenze: è un senegalese il presunto assassino di Ashley Olsen

Nel giro di pochi giorni, la Squadra Mobile della Questura fiorentina ha risolto il mistero della morte violenta di Ashley Olsen, la giovane americana trovata priva di vita il 9 gennaio scorso, all’interno del monolocale di via Santa Monaca 3, in Firenze, città dove viveva da circa quattro anni. Ad ucciderla sarebbe  stato Diaw Cheiktidian, 27 enne cittadino senegalese, arrivato clandestinamente in Italia alcuni mesi fa, per ricongiungersi con un suo fratello.

Gli sviluppi delle indagini che hanno portato al fermo del senegalese, gravemente indiziato di omicidio doloso aggravato dalla crudeltà e per aver agito nei confronti di un soggetto in condizioni di minorata difesa, sono stati spiegati dal Procuratore Capo di Firenze, Dr. Giuseppe Creazzo, nel corso di una conferenza stampa, il quale, tra l’altro, ha precisato “Abbiamo dovuto chiudere le indagini per impedire che il sospettato fuggisse; le prove finali, decisive, che ci hanno indotto ad emettere il fermo, sono arrivate solo ieri sera (mercoledì 13 – n.d.r.) e consistono nel risultato delle analisi del dna”.

Pare che la Ashley Olsen ed il suo presunto assassino si fossero conosciuti la notte stessa del delitto in una discoteca fiorentina (il club Montecarla in via de’ Bardi), per poi recarsi presso l’abitazione della ragazza. Una volta a casa, dopo un rapporto sessuale consenziente, per motivi ancora da appurare compiutamente, avevano avuto un litigio, culminato con l’omicidio della giovane statunitense.

Dai primi risultati dell’autopsia, sono emersi segni di strangolamento e due fratture alla base del cranio, le quali, verosimilmente, già da sole sarebbero state sufficienti ad ucciderla.

Evidenti e schiaccianti sembrano essere le prove a carico dell’indagato: a) numerosi sono i testimoni che lo avevano visto allontanarsi dalla discoteca in compagnia della ragazza, così come diverse sono le telecamere che li avevano ripresi insieme; b) dopo aver ucciso la Ashley Olsen, il senegalese si è allontanato dal luogo del delitto portando via il telefonino della giovane e poi inserendovi la propria scheda sim, con cui, il giorno seguente, ha fatto alcune telefonate alla sua ragazza italiana, prima di gettarlo via e di inserire di nuovo la sim nel suo cellulare.

Peraltro, come già evidenziato, fra le prove finali che hanno fatto scattare il fermo, i risultati delle analisi del dna sui reperti biologici prelevati dalla polizia scientifica in occasione del primo sopralluogo sulla scena del crimine: un profilattico ed una cicca di sigarette. In occasione dell’autopsia, inoltre, erano state repertate tracce biologiche presenti nella vagina della Ashley Olsen e residui di pelle rinvenuti sotto le sue unghie. Il dna di tutti i campioni combacia con il dna del senegalese sospettato dell’omicidio!

Diversamente da quanto sospettato in un primo momento, non è stata acclarata l’ipotesi del “gioco erotico” e, sempre in base a ciò che ha riferito dal Dr. Creazzo  “è possibile che i due protagonisti non fossero lucidi, aspettiamo gli esami tossicologici su Ashley, abbiamo elementi per pensare che avessero assunto sostanze che non li rendevano lucidi, alcol di sicuro, forse altro”.

Diaw Cheiktidian, dopo il fermo, assistito dall’avvocato Antonio Voce, ha subito un lungo interrogatorio, durante il quale, messo di fronte ai numerosi elementi probatori a suo carico, ha finito con l’ammettere di aver spinto violentemente a terra Ashley, negando, però, di averla strangolata e di averla voluta uccidere.

Nella sua “confessione”, il senegalese ha affermato che la lite sarebbe nata dopo il rapporto sessuale, in quanto la ragazza voleva mandarlo via: “Mi ha detto vattene, deve arrivare il mio fidanzato, e mi ha spinto alla porta. A quel punto, egli l’avrebbe colpita con un pugno alla nuca, urlandole “Mi hai trattato come un cane!” A causa del pugno, lei sarebbe caduta, per poi rialzarsi e spingerlo; al che, lui avrebbe reagito strattonandola violentemente, facendola cadere di nuovo;  in occasione della seconda caduta, Ashley avrebbe battuto la testa al pavimento.

di Umberto Buzzoni

Ispettore fuori servizio e disarmato difende una donna e le sue figlie. Gesto eroico ma nessuno lo aiuta

Gli eventi si sono svolti alcune sere fa a Roma mentre una donna e le sue due bambine stavano passeggiando in Largo Orazi e Curiazi. In quel momento due moldavi stavano urinando sul marciapiede e alla vista della signora e le bambine hanno mostrato i genitali, insultando e ridendo.

L’Ispettore Capo di Polizia Dott. Fabrizio Rubbini del Commissariato Appio in Via Giovanni Botero, fuori servizio e disarmato, alla vista di quanto stava accadendo, è intervenuto immediatamente per intimare ai due moldavi di ricomporsi ma la reazione è stata violenta e senza rivestirsi si sono diretti verso l’Ispettore colpendolo con violenza e spaccandogli una bottiglia in testa.

Il tutto accadeva sotto lo sguardo di una trentina di persone presenti che non sono intervenute ne alle grida della signora ne per aiutare l’Ispettore Capo Dott. Fabrizio Rubbini quando è riuscito a rialzarsi e bloccare uno dei due moldavi.

All’arrivo delle pattuglie dei commissariati Appio e San Giovanni il moldavo 36enne C. A. è stato ammanettato e tre giorni fa è stato fermato anche D. S. moldavo 37enne. L’Ispettore è stato prontamente ricoverato in ospedale con una prognosi di 40 giorni per trauma cranico, rottura delle ossa nasali e distacco vitreo dell’occhio sinistro per cui è già stato sottoposto a due interventi.

L’Ispettore ha poi dichiarato “Ho agito istintivamente da padre, prima che da poliziotto. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualunque papà, marito, fidanzato. Mi hanno sorpreso, pero’ l’indifferenza e l’immobilità della gente. Serve una maggiore coscienza civile. La donna che ha dovuto assistere a quegli atti osceni poteva essere la mamma, la fidanzata, la moglie di chiunque. Lo Stato siamo noi, e lo dico da cittadino. C’è bisogno di più senso di appartenenza“.

Come Direttore e amico auguro una pronta guarigione all’Ispettore Capo Dott. Fabrizio Rubbini, ringraziandolo per il gesto eroico compiuto che dovrebbe far pensare e scuotere l’indifferenza della gente e per tutte le occasioni in cui aveva già dimostrato il suo altruismo in passato mettendosi sempre a disposizione di chi ne avesse bisogno.

di Direttore Umberto Buzzoni

Donazione di sangue: le date di gennaio

L’Associazione donatori e volontari personale della Polizia di Stato continua l’attività di raccolta sangue anche nel mese di gennaio.

L’invito a donare è rivolto a tutti i cittadini in buona salute e di età compresa tra i 18 e i 65 anni. È essenziale recarsi al prelievo a digiuno. È possibile bere un caffè, un tè o un succo di frutta. Non è consentito ingerire latte e derivati.

Gli appuntamenti di gennaio sono previsti nelle città di Roma, Milano, Agrigento, Imperia, e Napoli:

ROMA
Venerdì 08 gennaio 2016

♦ Piazza del Viminale – ufficio relazioni esterne
Via De Pretis 95

♦ Direzione centrale polizia criminale – Servizio centrale di protezione
Via Dell’Arte 81

Venerdì 15 gennaio 2016

♦ Questura di Roma
Via di San Vitale 15

♦ Polizia stradale
Via Magnasco 60

♦ Agenzia delle dogane
Via Mario Carucci 71

Venerdì 22 gennaio 2016

♦ Dipartimento della protezione civile
Via di Vitorchiano 2

♦ Forte Ostiense
Salita del Forte Ostiense 15

Mercoledì 27 gennaio 2016

♦ Scuola elementare “G. Palatucci”
Via Pollenza 54

Giovedì 28 gennaio 2016

♦ 1° Reparto mobile
Via Portuense, 1680

♦ Centro polifunzionale – Scuola tecnica di polizia
Via del Risaro 192


 

MILANO

dal lunedì al sabato
Irccs ospedale san raffaele
servizio di immunoematologia
e medicina trasfusionale
via Olgettina 60
lunedì: dalle 8.00alle 12.00 e dalle 13.30 alle 15.15
dal martedì al giovedì: dalle 8.00 alle 13.00
venerdì: dalle 8.00 alle 13.00
sabato: dalle 8.00 alle 11.00

dal lunedì al sabato
Ospedale San Paolo
via di Rudinì 8
dalle 8:00 alle 11:00
sabato dalle 8.00 alle 12.00

dal lunedì al venerdì
Ospedale San Carlo
via pio II 3
dalle 8:00 alle 11:30


 

IMPERIA
tutti i giorni di gennaio 2016
ospedale di Imperia azienda usl centro trasfusionale
via Sant’Agata 31
dalle 8:00 alle 12:00


 

AGRIGENTO
venerdì 8 – 15 – 22 – 29 gennaio 2016
ospedale San Giovanni di Dio centro trasfusionale
contrada consolida


 

NAPOLI

venerdì 28 gennaio 2016
Ospedale “Fondazione G. Pascale” centro trasfusionale
via C. Dei Cangiani 1
E tutti i lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.00 alle 11.00


 

di Umberto Buzzoni

E’ operativa la Banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia

Nasce oggi la Banca dati nazionale unica per la documentazione antimafia (Bdna) che, sempre rispettando le garanzie a tutela del trattamento dei dati sensibili, servirà a semplificare e accelerare il rilascio delle comunicazioni e informazioni antimafia.

Il ministro Angelino Alfano ha dichiarato “Abbiamo centrato l’importante obiettivo di velocizzare le procedure salvaguardando i controlli per agevolare così quelle attività, preziose per la nostra economia, che come base di partenza hanno già le carte in regola per competere sul mercato. L’innovativa piattaforma informatica realizzata dal Dipartimento per le politiche del personale del ministero dell’Interno, consentirà infatti alle stazioni appaltanti di ottenere, in assenza di evidenze ostative, l’immediato rilascio della documentazione liberatoria relativa all’operatore economico inserito nell’archivio informatico della banca dati”.

di Umberto Buzzoni

Botti, Polizia sequestra 150 chilogrammi

La Polizia ha sequestrato 150 chilogrammi di botti illegali che erano custoditi in un negozio di Sesto San Giovanni nel Milanese.

Gli agenti del Commissariato di Sesto dopo aver scoperto il deposito hanno provveduto a denunciare la proprietaria del negozio, una donna cinese di 46 anni e a sequestrare i fuochi d’artificio che erano ancora provvisti di miccia quindi illegali secondo l’attuale normativa. Nei confronti della signora è scattata la denuncia per commercio abusivo di materiale esplodente, violazione dell’ordine di prefetto e questore. Inoltre la donna era sprovvista di qualsiasi licenza realtiva alla vendita e custodia dei botti.

di Umberto Buzzoni