Droga: mafia e narcos, 34 arresti a Palermo

da Polizia di Stato

Un’organizzazione di narcotrafficanti che operava tra il Messico e l’Italia e riforniva di cocaina il mercato nazionale è stata bloccata stamattina dalla Squadra mobile di Palermo che ha operato in stretto accordo con la Dea, il dipartimento antidroga degli Stati Uniti.

Sono complessivamente 34 le persone arrestate. Tutte accusate di importazione e traffico di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale, di detenzione ai fini di spaccio, in particolare di cocaina e hashish. I criminali trattavano in Italia direttamente con la camorra e la mafia siciliana.

L’indagine, denominata operazione ”Monterrey”, dal nome della località messicana, è partita circa tre anni fa. Gli investigatori hanno raccolto numerosi elementi di prova a carico di cittadini italiani residenti in Messico ed in contatto con gruppi di ‘narcos’ locali.

L’operazione, condotta in collaborazione con i poliziotti della direzione centrale servizi antidroga e quelli della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, ha portato anche al sequestro di grandi quantitativi di droga, destinati al mercato tra Napoli e Palermo. Nello specifico sono stati sequestrati 5 quintali di cocaina e 5 quintali di hashish.

La droga era nascosta all’interno di un grande forno per la cottura della ceramica che era stato spedito in Italia. Il nascondiglio è stato scoperto dagli agenti grazie a una segnalazione dei colleghi della Dea che ha consentito di intercettare il forno imbottito di droga in provincia di Terni.

Il valore al dettaglio della droga sequestrata ammonta a diverse decine di milioni di euro: la cocaina proveniente dal Messico ha infatti un principio attivo dell’84%, dunque molto elevato, e avrebbe consentito di essere “tagliata” moltiplicando il quantitativo di sostanza stupefacente.

Tra gli arrestati anche italiani residenti all’estero e cittadini dell’Est Europa, altro canale d’approvvigionamento dell’organizzazione criminale.

La Squadra mobile chiude l'”Officina del crimine” di Caserta

da Polizia di Stato

L’operazione anticamorra “Officina del crimine” conclusa questa mattina a Caserta dalla Squadra mobile ha portato in  carcere 19 affiliati ed esponenti di spicco del clan Belforte, detti “i Mazzacane”, attivo nella zona di Marcianise e del casertano. Altre 15  persone erano già state arrestate nel corso delle indagini perché sorprese in flagranza di reato, mentre 43 sono indagate in stato di  libertà.

Sequestrate 4 case, terreni, 110 conti correnti bancari, alcune ditte individuali e quote di una società edile, per un valore complessivo di  oltre 1 milione di euro.

Diversi sono i reati contestati: associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e cessione continuata di stupefacenti, estorsione  continuata e aggravata, detenzione e porto illegale di armi da sparo, comuni e da guerra, tutti aggravati dal metodo mafioso e dal fine di  agevolare l’organizzazione camorristica dei Belforte.

L’indagine, che ha preso spunto dalla denuncia relativa ad una tentata estorsione nei confronti di un imprenditore edile, ha permesso di  individuare un’officina (da cui il nome dell’operazione) di San Nicola la Strada (Caserta) che era diventata il quartier generale  dell’organizzazione.

Microfoni e telecamere nascoste nell’edificio hanno fatto conoscere agli investigatori i contenuti dei summit camorristici che si tenevano al suo  interno, permettendo loro di fare piena luce sulle attività illecite portate a termine dagli uomini del clan nel periodo compreso tra il  2007 e il 2008.

A tirare le fila del gruppo c’era il boss detto “Capitone”, che impartiva i suoi ordini dagli arresti domiciliari. Una parte degli uomini si  dedicava alle estorsioni, perpetrate nei confronti di un meticoloso elenco di imprenditori, ritrovato all’interno dell’officina.

Decine gli episodi estorsivi documentati dagli investigatori a Caserta, San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Marcianise. Vittime non solo i  cantieri edili, ma anche aziende di noleggio video giochi, ambulanti, ditte d’installazione di luminarie, gommisti, rivendita di caravan e articoli  da campeggio.

Il resto dell’organizzazione si occupava del traffico e spaccio di droga, in particolare cocaina, ma anche crack e hashish; gestiva una capillare  rete di spacciatori capace di alimentare diverse piazze attraverso uno dei propri referenti.

Proprio dopo l’arresto dell’uomo, avvenuto nel 2007, la gestione del business è stata affidata ad un altro gruppo che per questo pagava una “royalty” di 50mila euro al mese. Grazie a numerosi galoppini che provvedevano a confezionare e vendere la droga, l’organizzazione riusciva a coprire numerose zone: Caserta, San Nicola la Strada, Marcianise, Maddaloni, Santa Maria a Vico, Casapulla, San Prisco.

I camorristi avevano a disposizione anche molte armi da sparo, compresi alcuni mitra kalashnikov.

Mafia: colpito il clan Cursoti e il suo boss

da Polizia di Stato

Venti persone, compreso lo storico boss del clan dei Cursoti, Giuseppe  Garozzo, 63 anni, noto come “Pippu u maritatu” (Pippo lo sposato), sono state arrestate stamattina dalla Squadra mobile della questura di Catania.

Tutti sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, e detenzione di armi da guerra.

Il boss Garozzo, scarcerato alla fine del 2010 dopo quasi 18 anni di reclusione, stava tentando di riorganizzare la cosca dei Cursoti che era stata  decimata durante il periodo della sua detenzione.

Il ritorno del vecchio capomafia non è stato gradito dagli esponenti dei clan rivali che nel giugno del 2011 hanno tentato di ucciderlo,  ferendo lui e un’altra persona, in un agguato.

Giuseppe Garozzo è considerato dai poliziotti capo indiscusso di una delle più sanguinose frange del clan dei Cursoti, quella di  Catania. È stato uno dei promotori della faida mafiosa iniziata nel 1991 che causò in tre anni circa 300 morti ammazzati nella  contrapposizione tra clan per il dominio nella gestione degli affari criminali a Catania.

Un fermo è stato eseguito anche in Piemonte dove la cosca aveva una base logistica.

Cancellieri: «Alle intimidazioni bisogna rispondere con serenità e fermezza»

da Ministero dell’Interno

Il ministro dell’Interno ha riunito nella prefettura di Reggio Calabria i cinque prefetti della regione. A Locri, nel pomeriggio, ha incontrato i sindaci assicurando loro «il massimo impegno». Firmata dal PON Sicurezza la Convenzione per la Stazione Unica Appaltante

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha incontrato questa mattina nella prefettura di Reggio Calabria i cinque prefetti della regione per fare il punto della situazione calabrese: «Ci siamo detti cosa fare per lavorare meglio – ha detto il ministro – ed è venuto da parte dei prefetti un forte impegno a lavorare».
Al termine della riunione il ministro Cancellieri si è spostato al teatro Cilea per partecipare ad una manifestazione promossa dal coordinamento nazionale antimafia ‘Riferimenti’, alla quale ha preso parte anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, in occasione del trentennale dell’omicidio dell’imprenditore Gennaro Musella, e che ha aperto le iniziative della tradizionale ‘Gerbera Gialla’.
Il ministro ha consegnato una targa del Capo dello Stato alla figlia dell’imprenditore, Adriana Musella, presidente di ‘Riferimenti’: «Musella è un eroe dei nostri tempi ha detto – è morto perchè voleva essere uomo, uno che esigeva i suoi diritti. Non è morto invano. Il suo esempio è un messaggio di speranza. In questi tempi è difficile essere giovani e per voi lo è ancora di più. Ma se non consentirete a nessuno di farvi rubare la vita, la morte di Gennaro Musella sarà un esempio fulgido».
Nel primo pomeriggio il ministro ha incontrato a Locri Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace che aveva ricevuto intimidazioni, e poi i 42 sindaci che nelle scorse settimane avevano minacciato le dimissioni.
«Alle intimidazioni bisogna rispondere con serenità e fermezza, come abbiamo visto fare da qualche sindaco coraggioso» ha dichiarato il ministro, che ha proposto l’apertura immediata di un tavolo di concertazione tra Stato, Regione ed Enti locali. «Il tavolo di concertazione lo apriamo subito. Sono tematiche complesse che avranno bisogno dei loro tempi. L’unica cosa che mi sento di promettere e di cui sono certa è il massimo impegno non solo mio ma anche da parte degli altri componenti del Governo».
Per quanto riguarda il tema dei beni confiscati, il ministro ha detto che sull’argomento «si sta lavorando perchè il loro utilizzo sia fatto al meglio». Cancellieri ha ribadito anche che l’esecutivo intende porre un freno al problema dell’isolamento del comprensorio nel settore trasporti, del completamento in tempi rapidi della nuova statale 106, e lo sblocco delle risorse paralizzate dal patto di stabilità.
Alla presenza del ministro è stata poi firmata la Convenzione sulla Stazione Unica Appaltante tra l’Autorità di Gestione del PON Sicurezza, prefetto Nicola Izzo, il prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli, il vice provveditore Interregionale per le Opere Pubbliche Sicilia e Calabria Livio Persano e i sindaci della Locride.

Antimafia, più forza al protocollo di salvaguardia ambientale per Caserta

 da Ministero dell’Interno

Il ministro Cancellieri nella città campana per presiedere una riunione tecnica interforze e per la firma del documento che integra l’accordo del 2011 contro le ecomafie: «Il lavoro è intensissimo, il modello Caserta molto efficace». Attenzione alta contro il rischio inquinamento voto per le amministrative

Nuovi soggetti hanno aderito al protocollo organizzativo di salvaguardia ambientale della provincia di Caserta contro le ecomafie del 2011, e le istituzioni hanno rinnovato il loro impegno nel perseguimento dei suoi scopi con la firma, questa mattina, nella prefettura della città campana, dell’addendum al protocollo. A presenziare alla firma, il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri insieme al procuratore di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo e al prefetto Carmela Pagano.
Il documento di adesione al protocollo promosso nel 2011 dalla prefettura di Caserta e dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere è stato siglato oggi dall’Università degli studi di Napoli Parthenope, dall’amministrazione provinciale di Caserta, dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa Campania) e dal Centro italiano ricerche aerospaziali. L’obiettivo dell’addendum al protocollo è dare un affondo alla lotta contro le urgenze ambientali del casertano: discariche abusive, scarichi nelle acque reflue non autorizzati, sversamento illecito dei residui della produzione caseraria, solo per fare qualche esempio. La strada è unire forze e risorse per dare il massimo supporto all’attività investigativa.
Cancellieri, prima della firma, ha presieduto in prefettura una riunione tecnica di coordinamento delle Forze di polizia delle province di Napoli e Caserta, proprio mentre Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza eseguivano 44 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti appartenenti al clan camorrista Belforte di Marcianise (Ce), accompagnate da sequestri di beni per un valore di 10 milioni. Sul fronte antimafia «il lavoro è intensissimo», ha dichiarato il ministro in conferenza stampa, «il modello Caserta ha dato ottimi risultati e continua ad essere molto operativo e molto efficace. C’è la volontà di andare avanti e aggiungere ancora ulteriori successi». Cancellieri ha anche assicurato l’attenzione delle Forze dell’ordine sul pericolo di inquinamento del voto per le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio. La questione, ha concluso sul punto, «viene affrontata costantemente dalle prefetture».

La titolare del Viminale, che ha aperto la sua giornata nel casertano portando dei fiori sulla tomba di don Giuseppe Diana, ucciso nel 1994 in un agguato camorrista a Casal di Principe, ha inoltre escluso legami tra camorra, clan dei Casalesi e il terrorismo di Al Quaeda.

Cosenza: arrestato il boss Franco Presta

 

Un altro duro colpo assestato alla criminalità organizzata. Franco Presta, uno dei killer più spietati della ‘Ndrangheta, è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Cosenza, ai quali vanno le più sincere congratulazioni della nostra redazione.

E’ con queste operazioni che si ridà fiducia ai cittadini italiani ed in particolare a coloro che abitano e sono più direttamente a contatto con la criminalità organizzata.

Lo Stato dimostra ancora una volta di esserci. Complimenti!

Franco Presta, 52 anni, era ricercato da cinque per una condanna per usura e per tre delitti compiuti nel corso della guerra di mafia nel  cosentino tra il 1998 e il 2001.

Franco Presta, oltre che un killer, è anche il boss di una cosca che opera nell’alto Ionio cosentino, legata a quella dei Lanzino-Cicero di  Cosenza.

Era inserito nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi del ministero dell’Interno.

È stato arrestato in un appartamento a Rende,  in provincia di Cosenza.

Tra i più efferati delitti di Presta quello di Chiarello ha avuto risvolti particolarmente cruenti perché la vittima fu attirata in una trappola da alcuni conoscenti che lo  portarono in una stalla dove fu ucciso con numerosi colpi di una mitraglietta Skorpion. Il corpo fu poi fatto a pezzi e sciolto nell’acido.

Presta è inoltre sospettato anche di essere responsabile della strage di una famiglia, all’origine della quale ci sarebbe l’uccisione di suo figlio,  Domenico, 22 anni. Il ragazzo è stato ucciso il 17 gennaio 2011 al termine di una lite per un parcheggio.

 

Cancellieri: «Fate sentire la vostra voce con forza, lo Stato non vi abbandonerà mai»

da Ministero dell’Interno

Il ministro dell’Interno, in visita al comune di Racalmuto, in provincia di Agrigento, commissariato per infiltrazioni della criminalità organizzata, ha deposto una corona di fiori alla tomba dello scrittore Leonardo Sciascia. Al ministro un messaggio dello scrittore Andrea Camilleri

Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha visitato oggi il comune di Racalmuto, in provincia di Agrigento, la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Il ministro è stato accolto in municipio dai tre commissari straordinari, nominati lo scorso 23 marzo, dal procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, dal prefetto di Agrigento Francesca Ferrandino e dall’arcivescovo della Diocesi Francesco Montenegro.
«Bisogna ridare legalità a un paese così nobile come Racalmuto – ha detto il ministro, impegnato in una serie di visite e incontri – Quando mi hanno portato il provvedimento per sciogliere Racalmuto mi sono chiesta ‘ma come si fa a toccare il paese di Sciascia?’. Poi ho letto la relazione e ho visto che non si poteva fare a meno. So che Sciascia avrebbe capito. Privare un paese della possibilità di eleggere i propri rappresentanti è una forzatura da cui potrà nascere qualcosa. Fate una consulta cittadina per far sì che la voce del popolo giunga alla commissione. Fate sentire la vostra voce con forza, lo Stato non vi abbandonerà mai».
Il ministro ha anche letto, nei locali della fondazione Sciascia, un breve passaggio di un’intervista rilasciata dallo scrittore nel 1987. «Un’intervista – ha detto – che deve essere una sorta di guida per tutti noi. La lotta più efficace alla mafia è quella compiuta nel nome del diritto, senza strade d’assedio, ma dando al cittadino la sua sicurezza. La democrazia non è impotente a combattere la mafia».
Annamaria Cancellieri ha chiuso la visita nel paese di Sciascia chiedendo ai cittadini di fare «quadrato attorno alla commissione prefettizia in modo che tutto quello che si potrà fare per Racalmuto lo si farà».
«Le sono infinitamente e sicilianamente grato». Così lo scrittore Andrea Camilleri si è rivolto al ministro, ringraziandola. «L’invito da Lei raccolto – ha scritto Camilleri – rappresenta un atto di sostegno per quanti lottano affinchè sia estirpata la malapianta della criminalità».

Il governo presenta a Napoli il Progetto Pompei: protocollo prefettura-soprintendenza anti infiltrazioni mafiose

da Ministero dell’Interno

Finanziato dall’Unione europea il piano prevede interventi per la manutenzione e il restauro del sito archeologico. Cancellieri: «Una sfida per la quale l’Europa ci guarda con attenzione». Annunciata una sezione specializzata dei Vvf per i beni culturali

Parte, con la pubblicazione dei primi 5 bandi di gara, il Grande Progetto Pompei presentato questa mattina a Napoli, in prefettura, dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti, dai ministri dell’Interno Annamaria Cancellieri, per i Beni e le Attività culturali Lorenzo Ornaghi, per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, e dal ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo.
Si tratta del piano studiato dal Governo italiano e dalla Commissione europea per la conservazione, la manutenzione e il restauro del sito archeologico di Pompei, patrimonio Unesco, uno dei più estesi al mondo e secondo in Italia, dopo il complesso Colosseo-Palatino, per numero annuo di visitatori.
La Commissione Ue ha approvato, al termine di un percorso avviato dal Governo nel 2010 dopo i crolli del mese di novembre, il piano per i lavori da effettuare. In tutto, ci sono in ballo 105 milioni a carico del Fondo europeo di sviluppo regionale. Gli obiettivi del progetto, ha spiegato il Presidente del Consiglio Monti, «sono quelli di mettere in sicurezza tutte le insulae a rischio di uno dei più straordinari patrimoni archeologici dell’umanità e assicurare che ciò avvenga attraverso il lavoro delle imprese e dei lavoratori capaci ed onesti tenendo lontano dal progetto la criminalità organizzata».
Proprio per questo in occasione della presentazione, alla quale erano presenti anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il presidente della Campania Stefano Caldoro, la prefettura di Napoli e la Soprintendenza – che è Stazione appaltante per lavori, servizi e forniture relativi al progetto – hanno siglato un protocollo di legalità per ‘blindare’ i contratti di tutta la filiera rispetto ai tentativi di infiltrazioni mafiose. Il protocollo è una risposta alla «forte attenzione ai temi della sicurezza» sottolineata dal ministro Cancellieri e il suo scopo, ha dichiarato il prefetto Andrea De Martino, è quello di «fare in modo che nemmeno un euro finisca nelle mani della camorra».

Il Progetto Pompei, del resto, è «una sfida per la quale l’Europa ci guarda con attenzione», come lo ha definito il ministro assicurando la «massima attività del ministero per supportare la prefettura di Napoli capofila del progetto». Cancellieri ha anche annunciato la firma nella giornata di oggi, tra ministero dell’Interno e ministero per i Beni e le Attività culturali, di un accordo per la creazione di una ‘sezione specializzata’ dei Vigili del fuoco (Nucleo per la sicurezza dei beni artistici e storico culturali). Dopo l’esperienza dell’Aquila, ha detto il ministro, «più che mai adesso li specializzeremo. Saranno presenti a Pompei come in tutte le regioni d’Italia».

Le misure anti infiltrazioni del Protocollo

«Pompei è un bene dell’umanità». Così ha definito oggi il sito il ministro per i Beni culturali Ornaghi. Anche per questo, vigilanza totale sulla legalità degli appalti del Grande Progetto, attraverso le misure previste dal protocollo prefettura-soprintendenza, così sintetizzate dal ministro Cancellieri: «Saranno controllati anche gli appalti sotto soglia, ogni ditta sarà verificata e si faranno accessi ai cantieri per monitorarli minuto per minuto. C’è’ una struttura ad hoc». In particolare, saranno chieste le informazioni antimafia per qualsiasi tipo di contratto sopra i 3.000 euro, un gruppo di lavoro interforze presso la prefettura, coordinato dal prefetto Fernando Guida, coadiuverà la Soprintendenza nella stesura dei contratti e nel monitoraggio di tutte le fasi. Saranno disposti accessi settimanali nei cantieri, tracciati i flussi di manodopera e i pagamenti, con la costituzione di un’Anagrafe degli esecutori. I contratti del progetto, inoltre, saranno sottoposti alle procedure di sperimentazione del monitoraggio finanziario del progetto ‘C.A.P.A.C.I.’ (‘Creating Automated Procedures Against Criminal Infiltration in Public Contracts’).

Mafia, una grande questione nazionale

da Ministero dell’Interno

Il ministro dell’Interno Cancellieri nel corso di un’audizione al Senato davanti alla commissione bicamerale Antimafia: «Atteggiamenti omertosi sembrano replicare stili comportamentali tipici di scenari a legalità debole»

È ormai il caso di parlare di «questione settentrionale». Questa mattina il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha lanciato un allarme sulla presenza di infiltrazioni mafiose nel Nord Italia.

«Recenti analisi investigative – ha riferito nel corso di un’audizione davanti alla commissione Antimafia al Senato – guardano con preoccupazione all’affermarsi, anche oltre i confini del Mezzogiorno, di atteggiamenti omertosi che sembrano replicare stili comportamentali tipici di scenari a legalità debole». Emergerebbe, infatti, «la pressoché totale assenza di segnali reattivi»: su 199 operatori economici vittime di atti di aggressione, solo uno ha sporto denuncia.

L’analisi secondo cui l’infiltrazione al Nord sarebbe un fenomeno confinato alle attività di riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti appare al ministro dell’Interno «poco attuale e fuorviante». Il pericolo maggiore, secondo Cancellieri, è percepire la questione solo come un problema criminale al quale dare una risposta prevalentemente repressiva. Invece, ha spiegato il ministro, il fenomeno «evoca aspetti di tale complessità sul piano sociale, culturale e soprattutto politico, da richiedere un impegno, severo e profondo, di uguale complessità».

«Le preoccupazioni – ha rilevato Cancellieri – nascono dalla pervasività dei fenomeni corruttivi che non solo affliggono, come ha ricordato il presidente della Corte dei Conti, il settore delle pubbliche amministrazioni, ma che rappresentano un’alterata modalità relazionale anche nei comportamenti dei privati». Trascurare il fenomeno nel privato, oltre a determinare effetti distorsivi per il mercato, lascerebbe «un varco troppo invitante per gli appetiti criminali».

Cancellieri ha segnalato anche «la difficoltà di intercettare il percorso migratorio delle organizzazioni criminali» che si mimetizzano affermando la loro presenza con modalità quasi sempre incruente. La mafia calabrese, ad esempio, «a differenza di altre consorterie, costituisce proprie strutture nei territori di nuovo insediamento».

Un altro segnale viene dai dati sui beni sequestrati. Dal 2009 ad oggi, ha riferito il ministro Cancellieri, sono stati sequestrati 5.974 beni alla criminalità organizzata nelle regioni del Nord, per un valore di circa un miliardo e mezzo di euro. Le confische hanno riguardato 1.606 beni. La maggior parte dei sequestri (2.798 per un valore di oltre un miliardo di euro) è stata fatta in Lombardia, seguono Piemonte (1.658) e Liguria (804).

Per quanto riguarda i giochi e le scommesse, ha riferito il ministro, è stata registrata «una crescita vertiginosa» che ha attirato gli interessi della criminalità organizzata e comportato, con la compulsività del gioco e il coinvolgimento dei minori, conseguenze «talora devastanti per la collettività e l’economia delle famiglie». Cancellieri ha quindi evidenziato l’opportunità di introdurre nel nostro ordinamento penale nuove norme anche se la collocazione fuori dal territorio nazionale di molte centrali di scommessa costituisce un serio ostacolo al lavoro investigativo.

Per quanto riguarda i provvedimenti di scioglimento delle amministrazioni locali per mafia, il ministro ha riferito che nei primi due mesi del 2012 ne sono stati disposti cinque, a fronte dei sei adottati complessivamente in tutto il 2011 e anche in tutto il 2010.

LOTTA ALLE MAFIE: Nasce l’anagrafe degli esecutori per l’Expo 2015 di Milano

da Ministero dell’Interno

Firmato un protocollo contro il rischio di infiltrazioni mafiose. Cancellieri: «Il nostro Paese potrà dimostrare al mondo di essere grande»

Una piattaforma informatica permetterà di creare l’anagrafe degli esecutori dell’Esposizione Universale di Milano 2015 e di gestire online tutte le procedure per la sua realizzazione.
È una delle principali novità che sono state introdotte, per garantire trasparenza ed evitare il rischio di infiltrazioni mafiose, dal ‘Protocollo di legalità per il contrasto ai fenomeni di infiltrazione criminale negli appalti concernenti le opere essenziali in vista di Expo 2015’.

Protocollo Expo 2015 MilanoL’accordo è stato siglato questa mattina nella prefettura di Milano alla presenza del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Una «cornice quadro mai vista in Italia» che, secondo il ministro, può divenire un punto di riferimento per tutto il Paese.
Il protocollo coinvolge la società Expo, il governo, la prefettura, il comune, la provincia, la regione, i sindacati e le associazioni di categoria. Il modello seguito, infatti, come ha sottolineato il ministro, è quello di «impegnarsi tutti, ognuno per la sua parte, a fronteggiare questo fenomeno, dalla mafia alla corruzione».
L’esposizione mondiale, ha osservato il ministro, «è una sfida che va raccolta, che abbiamo raccolta, e che bisogna strutturare per vincere». L’Expo 2015, ha commentato, «è una grande vetrina con cui il nostro Paese potrà dimostrare al mondo di essere grande».

Alla firma del protocollo erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, il sindaco Giuliano Pisapia e l’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala.
Tali provvedimenti, secondo il sindaco di Milano Pisapia, saranno «argini e anticorpi» nella lotta alla mafia. «Questa volta si fa sul serio» ha detto.
«È il momento di agire» ha sottolineato anche l’amministratore delegato Sala, «con i lavori appena avviati e la gara da oltre 200 milioni per la piastra (su cui saranno costruiti i padiglioni) che verrà aggiudicata a giugno».

la scheda

Il ‘Protocollo di legalità per il contrasto ai fenomeni di infiltrazione criminale negli appalti concernenti le opere essenziali in vista di Expo 2015’ si compone di 12 articoli e prevede, come già detto, la costituzione di una piattaforma informatica denominata Si.G.Expo, un data base in cui confluiranno tutte le informazioni dei soggetti economici impegnati a qualsiasi titolo nelle realizzazioni dell’Expo. Tale patrimonio informativo sarà a disposizione delle forze di polizia e delle altre amministrazioni deputate a svolgere compiti di vigilanza. Sarà utilizzato, inoltre, per le attività di analisi sulla base delle quali i prefetti potranno avviare iniziative di verifica sul posto, con l’accesso ai cantieri da parte dei gruppi interforze.
L’accordo prevede, inoltre, la rescissione del contratto per tutte le aziende che non passano le verifiche antimafia e per chiunque non denunci tentativi di estorsione o minacce.
La prefettura rilascerà i certificati antimafia e tutti i contratti, compresi quelli in subappalto, conterranno una clausola che prevede la rescissione del contratto qualora, dopo la firma, i controlli antimafia risultassero positivi.
Un’attenzione particolare è stata dedicata a settori delicati come lo smaltimento dei rifiuti, il movimento terra e il trasporto del materiale in discarica.
Il personale addetto ai cantieri e i mezzi in uso saranno costantemente monitorati e registrati su un settimanale di cantiere.
Il protocollo rientra in una più ampia strategia, messa in campo dal Governo in attuazione degli obblighi internazionali assunti con il Bureau International des Expositions (BIE), che comprende diversi provvedimenti. Tra questi, le linee-guida del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere (CCASGO) del 19 aprile 2011; inoltre, la costituzione del GICEX – il Gruppo di analisi interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza – che affianca la prefettura di Milano per gli approfondimenti informativi e di analisi; infine, lo strumento delle white list inserito con il D.P.C.M. del 18 ottobre 2011.