Maiella 2016, insieme Vigili del fuoco e Guardia di Finanza

Massiccio della Maiella, gole di Fara San Martino, in provincia di Chieti. Una persona risulta dispersa in montagna e un alpinista è in grave difficoltà durante un’arrampicata su roccia.

Questi gli scenari dell’esercitazione congiunta Vigili del fuocoGuardia di FinanzaMaiella 2016” tenuta il 16 marzo per mettere a punto le sinergie operative d’intervento. La collaborazione dei due enti è stata quindi recepita in un Protocollo d’intesa per razionalizzare l’utilizzo di risorse umane e strumentali a disposizione, siglato nell’aula consiliare del comune teatino, alla presenza del prefetto di L’Aquila Francesco Alecci e del sindaco Giuseppe Di Rocco, del direttore regionale dei Vigili del fuoco Giorgio Alocci e del comandante regionale della Guardia di Finanza Flavio Aniello.

È stata effettuata la ricerca a terra con squadre miste vigili del fuoco e guardia di finanza, con quattro unità cinofile coordinate da tecnici esperti in topografia applicata al soccorso e con l’utilizzo di strumenti di geolocalizzazione.

È stato simulato un intervento tecnico urgente per il recupero di un escursionista, pericolante su una parete rocciosa, con l’intervento di un elicottero del reparto volo Vvf di Pescara, con a bordo personale aerosoccorritore altamente specializzato della Guardia di Finanza e dei Vigili del fuoco.

fonte Ministero dell’Interno

Sicurezza stradale: al via il progetto “Ania campus”

È partito oggi, da Roma, il tour di oltre un mese e mezzo, legato al progetto di “Ania Campus 2016“, che toccherà 16 città italiane in 14 regioni, in cui saranno coinvolti oltre 1.500 studenti delle scuole superiori.

Tecnologia, divertimento, formazione e informazione. Sono questi gli ingredienti base dell’iniziativa dedicata alla sicurezza stradale sulle due ruote realizzata dalla Fondazione Ania in collaborazione con la Polizia di Stato e la Federazione motociclistica italiana, promossa dal Dipartimento delle politiche giovanili.

Lo scopo è quello di insegnare, soprattutto ai giovani, a rispettare le regole della strada e le tecniche di guida sicura sulle due ruote.

In ogni città sarà allestito un Campus, con un’area dedicata alla teoria e un vero e proprio circuito per le prove pratiche di guida sicura. Nel solo 2014, sulle strade italiane, hanno perso la vita 816 persone e oltre 55mila sono rimasti ferite, a seguito di un incidente stradale su un mezzo di questo tipo.

I ragazzi, dopo aver svolto la parte teorica, proveranno ad affrontare, secondo le regole apprese, il circuito predisposto, sotto la supervisione di istruttori e piloti professionisti.

Ogni mezzo utilizzato per le esercitazioni sarà equipaggiato con una telecamera che riprenderà le manovre eseguite dal conducente. I video saranno utilizzati a scopo didattico, mettendo in evidenza eventuali errori o manovre non corrette.

La teoria tratterà anche i temi dell’abbigliamento e degli accessori con particolare attenzione al casco. Per ribadire l’importanza di utilizzare solo i caschi a norma, la Fondazione Ania ha lanciato un’iniziativa per “rottamare” i vecchi caschi non omologati ancora in circolazione: i ragazzi che durante la manifestazione si presenteranno con un casco non a norma, riceveranno in cambio un nuovo casco che potranno personalizzare secondo la propria creatività.

In ogni tappa la Polizia stradale sarà presente con il Pullman Azzurro, l’aula multimediale itinerante, a bordo del quale gli specialisti della Polizia spiegheranno ai giovani i più importanti aspetti della sicurezza sulle due ruote.

Al termine della mattinata, il Campus resterà operativo e sarà possibile, per chiunque passerà nell’area predisposta, svolgere attività formativa e prove di guida sicura sul circuito, con l’assistenza di piloti e tecnici.

“La scelta di un progetto come Ania Campus – commenta Aldo Minucci, presidente della Fondazione Ania per la sicurezza stradale -nasce da una duplice considerazione: chi viaggia sulle due ruote a motore fa parte degli utenti vulnerabili della strada e il fatto che, tra i motociclisti, sono particolarmente colpiti i giovani”.

Sul tema il direttore del Servizio polizia stradale Giuseppe Bisogno osserva che “È di tutta evidenza che per i conducenti di moto e ciclomotori la strada continui a rappresentare un pericolo ben superiore di quanto sia per gli automobilisti. Se fino al 2014 il trend della incidentalità per i motociclisti è stato in graduale e costante diminuzione, nel 2015 assistiamo purtroppo ad una preoccupante inversione ditendenza. Iniziative come quella di oggi rappresentano quindi un fondamentale momento di riflessione”.

“Siamo lieti di far parte di questa squadra che con Ania Campus si propone di educare attraverso un percorso formativo che passa dai nostri formatori, dagli agenti della Polizia stradale e da istruttori di guida – dice il Segretario Generale della Fmi, Alberto Rinaldelli -. La Federazione motociclistica italiana opera attraverso lezioni di educazione stradale indirizzate a bambini e ragazzi di ogni età”.

Questo il commento di Antimo Cesarosottosegretario di Stato del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo: “L’attenzione del Governo al tema della sicurezza stradale trova immediato riscontro nel progetto Ania Campus, risultato vincitore e primo classificato di un bando di concorso lanciato nel 2009 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso il Dipartimento della gioventù. I dati relativi all’incidentalità stradale ed il tasso di mortalità che si registra sulle strade italiane, infatti, oltre ad imporre il coinvolgimento attivo delle Istituzioni del nostro Paese, rende quanto mai urgente l’attuazione di progetti formativi come questo”.

fonte Polizia di Stato

Brasile: nell’ultimo anno oltre 52 morti da proiettili vaganti.

Che il Brasile sia un Paese con gravi problemi di criminalità è ormai noto ai più: secondo l’UNDOC (l’ufficio dell’ONU che si occupa di crimini e traffico di droga), è il primo Paese al mondo per numero di persone assassinate (oltre 58.500 nel 2014).

Ciò che probabilmente molti ignorano, invece, è un altro problema enorme che investe il Paese verde oro, sempre legato alla sicurezza: le morti determinate da “bala perdida” (proiettili vaganti).

Vite spezzate di persone innocenti, in maggioranza bambini e adolescenti, che vengono colpite a morte da proiettili esplosi per lo più in occasione di conflitti a fuoco tra criminali e forze dell’ordine, dispute tra bande rivali, risse e litigi stradali.

Si stima che nel corso del 2015, le vittime da “bala perdida” siano almeno 52, mentre le persone rimaste ferite sarebbero 86.

Il dato, fornito pochi giorni fa dalla rete televisiva “O Globo” di San Paolo, è stato ricavato da notizie e servizi giornalistici andati in onda in occasione dei vari episodi verificatisi: la Polizia Civile, organo deputato a indagare su questi eventi, non è in possesso di una contabilizzazione precisa.

Il numero più rilevante, sia di morti (15) che di feriti (45), è quello registrato a Rio de Janeiro (il 44% del totale), città che, è bene ricordarlo, il prossimo agosto ospiterà i Giochi della XXXI Olimpiade.

Il dato non sorprende: il “programma di pacificazione” delle favelas più grandi e pericolose di Rio (Rocinha, Complexo do Alemao, Cantagal, Vidigal, Jacarezinho, Manginhos, Morro da Providencia, solo per citarne alcune), messo in atto dal Governo dello Stato di Rio de Janeiro da alcuni anni, supportato anche dal Governo Federale, è ben lungi dall’essere realizzato. Le operazioni di polizia finalizzate ad arginare il dominio incontrastato dei trafficanti di droga armati quasi come un esercito regolare, spesso sfociano in conflitti a fuoco interminabili, che si differenziano in poco dagli scontri bellici “tradizionali”, ed in cui le armi utilizzate da ambo le parti sono fucili e carabine ad alta potenzialità, con gittata efficace superiore ai 2 km. In mezzo al fuoco incrociato, i residenti delle favelas, lavoratori poveri costretti a convivere con indici di violenza e mortalità dei Paesi attraversati da guerre civili.

Ma nessuno può considerarsi immune dal rischio derivante da queste “operazioni belliche”: le favelas, infatti, sorgono spesso a pochi metri dai luoghi più rinomati e turistici della città.

Anche se in misura minore, il problema delle vittime da “bala perdida” riguarda quasi l’intero Brasile: in altri 21 Stati si sono verificati casi di decessi o ferimenti.

E al dramma delle tante vite perse e delle numerose persone rimaste ferite, anche in modo grave e con danni permanenti, si aggiunge quello della difficoltà estrema di individuare i colpevoli.

Taynà era una bimba di sette anni, stava giocando in strada quando un proiettile vagante la colpì mortalmente alla testa; Mirìa, professoressa 40enne, quando fu colpita a morte si stava recando presso la scuola in cui insegnava; Asafe aveva nove anni, un proiettile vagante spezzò la sua vita quando stava uscendo da una piscina; Matheus aveva sei anni, anche lui morì mentre stava giocando in strada; Echiley aveva 8 anni, stava andando a scuola insieme a suo fratello, undicenne: un colpo attinse lei mortalmente, un altro il fratello, lasciandolo paraplegico; Patricia, studentessa 18enne, rimase uccisa all’uscita di scuola: si sarebbe dovuta incontrare con sua madre per pranzare insieme. Sono solamente alcune delle vittime innocenti di questa barbarie, e i rispettivi familiari, oltre al dolore indicibile per la scomparsa dei loro cari, molto probabilmente non avranno mai nemmeno la lieve, seppur illusoria consolazione che potrebbe derivare dal sapere chi è stato a distruggere quelle vite.

di Umberto Buzzoni

Festival di Sanremo sicuro con la Polizia di Stato

Spente le luci sul 66° Festival della canzone italiana di Sanremo, tra i bilanci che si fanno c’è anche quello che riguarda la sicurezza dell’evento.

L’imponente dispositivo, messo a punto dalla questura di Imperia e attuato durante la settimana della manifestazione canora, ha permesso a tutti i presenti di fruire dello spettacolo nella massima sicurezza.

È proprio il questore di Imperia Leopoldo Laricchia, in un’intervista, a raccontare di alcuni particolari come la “No fly zone” attuata sul centro di Sanremo, e le bonifiche costanti e a campione effettuate in tutti i luoghi dove si è svolto il festival.

fonte Polizia di Stato

Il trasferimento del Sovrintendente Capo Giuseppe Coppola dal Commissariato Appio alla Polaria dell’Aeroporto di Ciampino

Da oggi il Sovrintendente Capo Giuseppe Coppola presterà servizio nella Polizia di frontiera aerea (Polaria) dell’Aeroporto di Ciampino dopo aver lavorato per ben quindici anni a Roma nel Commissariato Appio di Via Botero dedicandosi con professionalità e costanza alla lotta contro lo Stalking.

Sottoufficiale di grande prestigio e che può vantare una carriera di 26 anni in Polizia, grazie al lavoro svolto anche in Piemonte, a Pisa e a Roma nel Commissariato Tuscolano, il Sovrintendente Capo Giuseppe Coppola si occuperà di vigilare sulla sicurezza aeroportuale, prevenendo ogni violazione di legge in un processo di controllo e prevenzione al fine di scongiurare anche eventuali attacchi terroristici.

Il nostro più sentito ringraziamento per il lavoro svolto accompagnato da un sincero augurio di eccellere anche in questa nuova esperienza.

Direttore Umberto Buzzoni

La campagna della Polizia di Stato “Una vita da social” fa tappa in Francia

La campagna itinerante della Polizia di StatoUna vita da social“, organizzata e curata dalla Polizia postale e delle comunicazioni, quest’anno ha fatto tappa anche oltre il confine italiano di Ventimiglia. Il truck, con a bordo gli operatori della Postale, infatti è arrivato in Francia a Mentone dopo gli incontri in diverse località liguri.

Questo progetto dedicato agli studenti, insegnanti e genitori per sensibilizzarli sui pericoli dell’utilizzo della Rete è co-finanziato dalla Commissione Europea e nel corso delle due precedenti edizioni ha registrato incontri con circa 150 mila studenti, 25 mila genitori e quasi 11 mila insegnanti.

Giorgio Bacilieri, dirigente del Compartimento polizia postale e delle comunicazioni di Genova, ha commentato “Quest’anno si è pensato di coinvolgere anche i giovani nativi digitali di Mentone, accomunati a quelli italiani da un utilizzo massiccio e, a volte, troppo spregiudicato dei social network. Siamo certi ha che in questa giornata di confronto internazionale ciascuno riuscirà ad accrescere ulteriormente le proprie esperienze.”

di Umberto Buzzoni

Commissariato Appio a Roma: Gli Agenti di Polizia contro lo Stalking

Con il termine inglese stalking (derivante da “to stalk”, ovvero «fare la posta alla preda») vengono identificati gli atteggiamenti e comportamenti (cosiddetti atti persecutori) tenuti da un soggetto (chiamato stalker) nei confronti di un altro soggetto (vittima), mediante persecuzione e per generare paura ed ansia, compromettendo di conseguenza il normale svolgimento della vita quotidiana. Esempi di atti persecutori sono comportamenti invadenti, di intromissione, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti e ossessivi pedinamenti.

Nell’Art. 612 bis del Codice Penale relativo agli “Atti persecutori Stalking” si legge “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni“.

Per la consumazione del reato occorre dimostrare l’effetto che la condotta dell’aggressore ha avuto sulla vittima, che può essere di tre tipi, tra loro alternativi: un procurato “perdurante e grave stato di ansia e di paura”; un ingenerato “fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di una persona al medesimo legata da relazione affettiva”; una alterazione delle proprie abitudini di vita.

Come si procede contro lo Stalking
La vittima deve denunciare i fatti (querela) entro sei mesi dopo l’ultimo della serie di atti persecutori tenendo in conto che la querela è irrevocabile se si è in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi ed è revocabile negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all’autorità giudiziaria al fine di garantire la libera determinazione della vittima. «Fino a quando non è proposta querela, la persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta». A seguito di una denuncia inizia il lavoro di indagine per identificare e accertare ripetitivi comportamenti invadenti e persecutori affinchè l’autorità di Polizia Giudiziaria (PG) possa procedere.

Si procede d’ufficio (ossia l’autorità giudiziaria si attiva per perseguire il colpevole), nei seguenti casi:

  • il fatto viene commesso nei confronti di un minore di età oppure di una persona con disabilità;
  • il fatto viene connesso con altro delitto per cui debba procedersi d’ufficio;
  • il soggetto sia stato già ammonito

Sono inoltre previste delle aggravanti e la pena è aumentata se:

  • il fatto è commesso dal coniuge anche legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa;
  • il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici;
  • il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità;
  • il fatto è commesso con armi o da persona travisata.

Oggi vogliamo riportare l’eccellenza degli agenti del Commissariato Appio, in Via Botero a Roma, che da oltre un decennio, con dedizione e costanza, combattono lo Stalking, con un particolare riguardo per il Sovrintendente Capo Coppola Giuseppe, di origine campana, con una carriera di 26 anni in Polizia (due anni in Piemonte, cinque a Pisa, due a Roma nel Commissariato Tuscolano e quindici anni a Roma nel Commissariato Appio) e l’Assistente Capo Angela Pellegrina, di origine friulana, con una carriera di 30 anni in Polizia (quindici anni tra Firenze e Prato e quindici anni a Roma nel Commissariato Appio). Un ringraziamento per il lavoro svolto a loro e tutti gli agenti impegnati per la tutela contro lo Stalking.

di Umberto Buzzoni

 

 

 

Brescia, la polizia sequestra coperte ai clochard: «Misura di sicurezza»

«E’ stata una misura di sicurezza necessaria. Tutti gli oggetti abbandonati vanno rimossi, anche le coperte e i vestiti dei clochard ». Parola di Renato Bertulli, comandante della polizia ferroviaria di Brescia che spiega così l’intervento degli agenti alla stazione di Brescia che hanno privato i senzatetto che bivaccano in zona delle loro coperte. Tolleranza zero, proprio come le temperature. Quattro clochard, tre italiani e uno straniero, sono rimasti al freddo a seguito dell’operazione compiuta dalla polizia ferroviaria sabato 18 gennaio. L’episodio, denunciato dai volontari dell’associazione «Good Guys» su Facebook, è stato confermato dalla Polfer stessa che è intervenuta buttando le coperte dei quattro senzatetto «stanziali» all’uscita secondaria della stazione di Brescia in un furgone con destinazione discarica.

«Abbiamo eseguito gli ordini di Questura e Prefettura». «Non abbiamo fatto nulla di particolare e si è trattato di un intervento di routine. Abbiamo rimosso il materiale abbandonato e c’erano quattro borse piene di coperte senza proprietario. Agli altri senzatetto non è stato tolto nulla», spiega il comandante della Polfer, Bertulli. Durante l’operazione i quattro clochard non presenti erano Luigi, 50enne di Napoli, Stefano, 60enne bresciano, Marcella, 37enne disabile e un 40enne straniero. «Abbiamo capito che il materiale fosse di altri senzatetto ma in un momento come questo tutti i bagagli abbandonati costituiscono un pericolo. Eseguiamo gli ordini: dopo gli attentati in Europa e alla scuola di polizia di Brescia le misure di sicurezza si sono alzate. Facciamo solo il nostro lavoro».

I volontari accusano: «Si salvaguarda il decoro anzichè la vita». I «Good Guys», che assistono i clochard della stazione, hanno raddoppiato la dose: Martedì sera, come se non bastasse, la Polfer ha cercato di allontanare queste persone dal portico della stazione. Dopo varie implorazioni gli agenti hanno desistito. A Brescia sembra che sia il decoro urbano a dover essere salvaguardato a discapito delle vite. Noi ci auguriamo che nessuna di queste anime, una mattina, a causa del gelo , non si svegli più. A quel punto, attraverso il sostegno di associazioni preposte tra cui gli avvocati di strada si cercheranno le varie responsabilità».

fonte Il Corriere della Sera

Falso attentato Isis a Firenze: identificato mister “X” di Anonymous

Il 28 dicembre scorso aveva rilasciato un’intervista su un quotidiano online facendo capire di aver sventato un attentato che l’Isis stava per portare a termine a Firenze, asserendo inoltre che la notizia arrivava da un’attività “sotto copertura” di Anonymous, che avrebbe presto portato anche all’individuazione dei membri del commando.

L’uomo, un 29enne esperto informatico di Aosta, conosciuto all’interno del movimento Anonymous come “X” oppure “wArning“, è stato fermato dalla Polizia e denunciato in stato di libertà con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo e al danneggiamento di sistemi informatici.

L’indagato è inoltre ritenuto dagli investigatori il fondatore del canaleOpParis“, nato con il fine di individuare profili Twitter dei presunti affiliati all’Isis collegati agli attentati di Parigi.

Subito dopo le sue “rivelazioni” il Servizio polizia postale e delle comunicazioni ha aperto un’indagine attraverso il Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche), ma non è stato trovato nessun riscontro della notizia. Stesso risultato per quanto riguarda l’analisi svolta dagli investigatori che si occupano in maniera specifica di terrorismo.

Inoltre è stato lo stesso Anonymous a sconfessare il suo adepto. Il due gennaio scorso è infatti apparso un post sulla pagina Facebook del Gruppo, che iniziava così: “In relazione a quanto apparso nei giorni scorsi sugli organi di stampa, Anonymous Italia intende sottolineare il suo disappunto e distacco totale in merito alle dichiarazioni rilasciate da un membro di nome X”.

Dopo aver concluso gli ultimi accertamenti ed aver escluso in maniera assoluta che la notizia potesse avere fondamento, gli investigatori del Cnaipic si sono presentati a casa di “X”. All’interno della sua abitazione è stato rinvenuto numeroso materiale informatico, ora al vaglio degli investigatori.

fonte Polizia di Stato

Il Direttore del nostro Mensile vittima di un furto

fonte Ansa

fonte Ansa

Furto con destrezza subito dal Direttore di MensilePoliziadiStato.it, Umberto Buzzoni. Il “colpo” è stato messo a segno nel primo pomeriggio dell’11 gennaio scorso, all’interno di un bar ubicato sull’Appia Nuova, in Roma, dove il Direttore si era recato con alcuni amici, poggiando il giaccone su una sedia vuota, limitrofa a quella in cui si era seduto lui. Alcuni minuti più tardi, all’atto di lasciare il locale, con enorme sorpresa aveva constatato che dal giaccone erano stati sottratti due cellulari ed il portafogli, contenente numerosi documenti, alcuni dei quali di rilevante importanza.

Comunque, la sorte è stata poi benigna; infatti, alcune ore più tardi, una signora si è presentata presso il Commissariato SezionaleAppio Nuovo” (dove il Direttore aveva sporto immediata denuncia), ed ha consegnato il portafogli oggetto di furto, riferendo di averlo rinvenuto nell’ingresso dello stabile in cui abita, sito in quelle vicinanze. Ad eccezione dei due telefonini, pertanto, tutto è rientrato nella disponibilità del Buzzoni.

Da un primo sommario esame delle riprese di una telecamera a circuito chiuso, installata nel bar in cui si è verificato il furto, si nota un individuo che, con mossa fulminea, approfittando di un attimo di distrazione dei presenti, infila le mani nel giubbotto in questione, sottraendo quanto sopra descritto. Le modalità di consumazione del reato, lasciano presupporre che a commetterlo sia stato un professionista dei cosiddetti “furti con destrezza”. Del caso si sta interessando l’Ispettore Capo Stefano Macchi, in forza al citato Commissariato, il quale, con il consueto acume investigativo, sta già seguendo una pista ben precisa per giungere rapidamente alla identificazione del ladro.

La Redazione