Droga, nuovo sequestro record nel porto di Gioia Tauro: occultati 630 kg in un carico di nocciole

da quotidianoitaliano.it – di Erica Introna

REGGIO CALABRIA – Un altro sequestro di droga nel porto di Gioia Tauro, questa volta un vero e proprio sequestro da record: 630 kg di cocaina purissima. Solo ieri c’era stata la scoperta, da parte delle fiamme gialle, di un carico di 300 kg di droga, anche in questo caso cocaina, sempre nello stesso porto della provincia di Reggio Calabria.

L’operazione si è svolta questa mattina all’alba ed è stata condotta dagli uomini della polizia tributaria di Reggio Calabria e dal gruppo della  Guardia di finanza di Gioia Tauro con i funzionari dell’Agenzia delle dogane- Ufficio centrale antifrode e Svad. Gli oltre 600 kg di droga erano divisi in 580 panetti, a loro volta contenuti in 16 borsoni, occultati all’interno di un carico di nocciole provenienti dal Brasile.

Anche il carico di cocaina sequestrato ieri era stato nascosto dentro tre container imbarcati su navi provenienti dal Sud America che stavano facendo scalo al porto di Gioia Tauro. Il carico era destinato al Nord Italia, dove la polvere la bianca sarebbe stata messa in commercio.

I dettagli dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella tarda mattinata di oggi presso la sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria.

Milioni di euro dalle truffe, fermata banda di zingari

da Polizia di Stato

Truffe, furti e rapine erano la loro  attività. Si tratta di una banda di zingari “Sinti” di cittadinanza italiana scoperta dalle Squadre mobili di Brescia e di Trento. Sono otto  gli arresti che questa mattina la polizia ha eseguito nelle province di Brescia, Mantova, Bolzano e Venezia province dove la banda svolgeva le sue  attività illecite.

L’operazione denominata “Derrick”, dal soprannome di uno degli arrestati, ha portato alla denuncia anche di 20 persone e al sequestro di lussuose  ville, denaro contante, quadri ed altri oggetti di valore ed autovetture di lusso, come Ferrari, Bentley, Jaguar.

Nessuno degli zingari proprietari di tali beni svolge un’attività lavorativa o ha mai presentato dichiarazione di redditi, e le ricchezze,  quantificate in almeno 8 milioni di euro, vengono considerate dagli inquirenti come arricchimento illecito.

Le truffe realizzate dal gruppo criminale sono una quarantina, tutte ai danni di imprenditori che venivano anche picchiati e minacciati di morte  per non denunciare i fatti.   Denunce che spesso non venivano presentate anche perché le grosse somme di denaro truffate erano soldi in nero.

Le indagini erano iniziate separatamente in Trentino Alto Adige e nel bresciano fino dal 2009.

La banda,da quanto si è scoperto, era ben organizzata: I malviventi si facevano conoscere come magnati russi o degli Emirati Arabi,  provenienti da Dubai e gli imprenditori, nessuno alle prime armi, si erano fidati anche perché i Sinti si presentavano bene, con le auto di  lusso e inviti nelle loro ville sul Garda bresciano.   Quelle stesse ville ora sequestrate tra gli applausi della gente del posto, a dire: ”Qui ci hanno truffati tutti”.
Cercavano le loro vittime con annunci sui giornali e così avevano trovato anche quattro imprenditori di Bolzano, che vendevano alberghi e ai  quali hanno truffato più di 600 mila euro.

Oltre a contrattare questi affari, i nomadi proponevano anche cambi di valuta, ad esempio tra franchi svizzeri ed euro, con guadagni dal 15 al 20  per cento ma lasciavano immancabilmente in mano al malcapitato una valigia piena di cartaccia.
Nel corso delle perquisizioni un arresto è stato effettuato perché una persona è stata trovata in possesso di una pistola con  matricola abrasa.

Operazione “Last bet”: altri 17 arresti nel calcio

da Polizia di Stato

Si è conclusa  la terza fase dell’operazione “Last Bet” con l’esecuzione di 19 provvedimenti  (14 arresti in carcere, 3 ai domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria) emessi dall’autorità giudiziaria di  Cremona.

Le persone interessate dovranno rispondere del reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva e alla truffa, con l’aggravante  dell’internazionalità.

Tra gli arrestati figurano anche calciatori di serie A, B e Lega pro, tra i quali spiccano Omar Milanetto, ex del Genoa e attualmente in forza al  Padova, e Stefano Mauri della Lazio.

Gli uomini della Squadra mobile di Cremona, Brescia, Alessandria e Bologna, coordinati dagli agenti del Servizio centrale operativo (Sco), oltre ai  provvedimenti, hanno anche eseguito 30 perquisizioni domiciliari nei confronti di altri calciatori di serie A e B, tecnici e dirigenti di  società professionistiche, indagati in stato di libertà.

Le indagini hanno confermato l’esistenza di un gruppo criminale internazionale, composto da singaporiani, balcanici e ungheresi, impegnato nel  truccare alcune partite utilizzando un sistema di corruzione di giocatori professionisti compiacenti.

Gli investigatori hanno in particolare comprovato le manipolazioni delle partire di serie A del campionato 2010/2011, Palermo-Bari, Lazio-Genoa,  Lecce-Lazio, Brescia-Lecce, Bari-Sampdoria, e della serie B Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, oltre alle altre combine emerse nelle fasi precedenti  dell’inchiesta.

Milano: arrestati gli autori della rapina milionaria

da Polizia di Stato

Sono 13 le persone arrestate stamattina dalla Squadra mobile di  Milano coinvolte nella rapina del 5 febbraio 2011 alla gioielleria “Scavia” in via della Spiga, nel quadrilatero della moda milanese.

Oltre 200 poliziotti sono impegnati dalle prime ore di questa mattina per eseguire gli arresti e le perquisizioni.

Tra le persone fermate, tutte italiane, anche gioiellieri e noti pregiudicati della provincia lombarda.

La rapina era avvenuta alle 9 di mattina, quando 2 persone, con indosso le divise da vigili urbani e con marcato accento meridionale, erano entrate  nella gioielleria e si erano fatte aprire la cassaforte dai dipendenti che poi avevano immobilizzato con del nastro adesivo.

I rapinatori riuscirono a portar via circa 5 milioni di euro nel giro di mezz’ora ed erano usciti dal negozio prima dell’orario ufficiale di  apertura. Insieme ai preziosi i criminali portarono via anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della gioielleria.

Droga: mafia e narcos, 34 arresti a Palermo

da Polizia di Stato

Un’organizzazione di narcotrafficanti che operava tra il Messico e l’Italia e riforniva di cocaina il mercato nazionale è stata bloccata stamattina dalla Squadra mobile di Palermo che ha operato in stretto accordo con la Dea, il dipartimento antidroga degli Stati Uniti.

Sono complessivamente 34 le persone arrestate. Tutte accusate di importazione e traffico di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale, di detenzione ai fini di spaccio, in particolare di cocaina e hashish. I criminali trattavano in Italia direttamente con la camorra e la mafia siciliana.

L’indagine, denominata operazione ”Monterrey”, dal nome della località messicana, è partita circa tre anni fa. Gli investigatori hanno raccolto numerosi elementi di prova a carico di cittadini italiani residenti in Messico ed in contatto con gruppi di ‘narcos’ locali.

L’operazione, condotta in collaborazione con i poliziotti della direzione centrale servizi antidroga e quelli della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, ha portato anche al sequestro di grandi quantitativi di droga, destinati al mercato tra Napoli e Palermo. Nello specifico sono stati sequestrati 5 quintali di cocaina e 5 quintali di hashish.

La droga era nascosta all’interno di un grande forno per la cottura della ceramica che era stato spedito in Italia. Il nascondiglio è stato scoperto dagli agenti grazie a una segnalazione dei colleghi della Dea che ha consentito di intercettare il forno imbottito di droga in provincia di Terni.

Il valore al dettaglio della droga sequestrata ammonta a diverse decine di milioni di euro: la cocaina proveniente dal Messico ha infatti un principio attivo dell’84%, dunque molto elevato, e avrebbe consentito di essere “tagliata” moltiplicando il quantitativo di sostanza stupefacente.

Tra gli arrestati anche italiani residenti all’estero e cittadini dell’Est Europa, altro canale d’approvvigionamento dell’organizzazione criminale.

Verbania: arrestati gli albanesi con la “brutta abitudine”

da Polizia di Stato

“Vese te keqija”, in albanese “vizio – brutta abitudine”, è il nome dell’operazione conclusa questa mattina dalla  Squadra mobile del Verbano Cusio Ossola nei confronti di un’organizzazione criminale specializzata nello spaccio di droga. L’indagine è  stata così chiamata perché la banda è composta prevalentemente da albanesi appartenenti allo stesso gruppo coinvolto  nell’operazione “Alba nuova” del 2009, e quindi considerati recidivi.

Gli specialisti dell’antidroga hanno arrestato 11 appartenenti all’organizzazione, sette albanesi, un marocchino e tre italiani, con l’accusa di  detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti; otto sono finiti in carcere e tre ai domiciliari, mentre uno è ancora  ricercato. Altre 29 persone sono indagate in stato di libertà e nei loro confronti sono state eseguite decine di perquisizioni.

Il gruppo agiva da intermediario tra i grandi trafficanti di droga e i piccoli spacciatori, che riforniva regolarmente di cocaina, ecstasy e  marijuana; dopo un anno e mezzo di indagini però l’attività della banda è stata interrotta.

L’indagine ha preso il via nel gennaio 2011 da alcune cessioni di droga documentate dagli agenti della mobile, tutte nei confronti di piccoli  spacciatori che acquistavano le sostanze proibite per poi rivenderle al dettaglio.

In particolare gli investigatori hanno messo sotto stretto controllo un albanese che smerciava la droga e che alla fine si è rivelato il  capo dell’organizzazione. Grazie ai continui servizi di pedinamento e osservazione, all’utilizzo di localizzatori gps, intercettazioni telefoniche  e ambientali, gli uomini della mobile hanno individuato tutti i membri del gruppo, delineandone anche la struttura organizzativa.

Cocaina e ecstasy venivano acquistate da connazionali operanti nelle province di Milano, Novara e nel Verbano Cusio Ossola, mentre la marijuana  arrivava direttamente dall’Albania.

L’organizzazione aveva il monopolio dello spaccio nella provincia e riusciva a smerciare rilevanti quantità di droga, prevalentemente  cocaina (circa 2 chili al mese) e marijuana (oltre 10 chili al mese).

Il leader del gruppo era supportato dal fratello, suo inseparabile braccio destro, e da alcuni familiari come mogli, fidanzate e cognati, che  facevano da intermediari con i clienti.

La Squadra mobile chiude l'”Officina del crimine” di Caserta

da Polizia di Stato

L’operazione anticamorra “Officina del crimine” conclusa questa mattina a Caserta dalla Squadra mobile ha portato in  carcere 19 affiliati ed esponenti di spicco del clan Belforte, detti “i Mazzacane”, attivo nella zona di Marcianise e del casertano. Altre 15  persone erano già state arrestate nel corso delle indagini perché sorprese in flagranza di reato, mentre 43 sono indagate in stato di  libertà.

Sequestrate 4 case, terreni, 110 conti correnti bancari, alcune ditte individuali e quote di una società edile, per un valore complessivo di  oltre 1 milione di euro.

Diversi sono i reati contestati: associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e cessione continuata di stupefacenti, estorsione  continuata e aggravata, detenzione e porto illegale di armi da sparo, comuni e da guerra, tutti aggravati dal metodo mafioso e dal fine di  agevolare l’organizzazione camorristica dei Belforte.

L’indagine, che ha preso spunto dalla denuncia relativa ad una tentata estorsione nei confronti di un imprenditore edile, ha permesso di  individuare un’officina (da cui il nome dell’operazione) di San Nicola la Strada (Caserta) che era diventata il quartier generale  dell’organizzazione.

Microfoni e telecamere nascoste nell’edificio hanno fatto conoscere agli investigatori i contenuti dei summit camorristici che si tenevano al suo  interno, permettendo loro di fare piena luce sulle attività illecite portate a termine dagli uomini del clan nel periodo compreso tra il  2007 e il 2008.

A tirare le fila del gruppo c’era il boss detto “Capitone”, che impartiva i suoi ordini dagli arresti domiciliari. Una parte degli uomini si  dedicava alle estorsioni, perpetrate nei confronti di un meticoloso elenco di imprenditori, ritrovato all’interno dell’officina.

Decine gli episodi estorsivi documentati dagli investigatori a Caserta, San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Marcianise. Vittime non solo i  cantieri edili, ma anche aziende di noleggio video giochi, ambulanti, ditte d’installazione di luminarie, gommisti, rivendita di caravan e articoli  da campeggio.

Il resto dell’organizzazione si occupava del traffico e spaccio di droga, in particolare cocaina, ma anche crack e hashish; gestiva una capillare  rete di spacciatori capace di alimentare diverse piazze attraverso uno dei propri referenti.

Proprio dopo l’arresto dell’uomo, avvenuto nel 2007, la gestione del business è stata affidata ad un altro gruppo che per questo pagava una “royalty” di 50mila euro al mese. Grazie a numerosi galoppini che provvedevano a confezionare e vendere la droga, l’organizzazione riusciva a coprire numerose zone: Caserta, San Nicola la Strada, Marcianise, Maddaloni, Santa Maria a Vico, Casapulla, San Prisco.

I camorristi avevano a disposizione anche molte armi da sparo, compresi alcuni mitra kalashnikov.

Traffico di esseri umani dall’Egitto, 14 arresti

da Polizia di Stato

Reclutavano i passeggeri nei villaggi egiziani, predisponendo il viaggio via mare e preoccupandosi anche  dello smistamento dopo l’arrivo in Italia.   Un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di esseri umani provenienti dall’Egitto è stata scoperta dalla Squadra mobile di  Messina che, questa mattina, ha arrestato 14 persone.

L’operazione, chiamata “Rais”, è stata coordinata dallo Sco (Servizio centrale operativo) e si è avvalsa della collaborazione delle  Squadre Mobili di Ancona, Catania, Milano e Roma. L’indagine prende il via nel luglio del 2010 quando una pattuglia della polizia stradale di  Giardini Naxos (Messina) ferma un Tir per un controllo.   In tale occasione a bordo del tir furono scoperti 84 cittadini extracomunitari; il conducente del Tir e due passeggeri furono arrestati per avere  organizzato il trasporto e l’ingresso sul territorio italiano dei clandestini.

Si è risaliti così all’attività criminale che aveva base in Egitto e programmava e gestiva l’ingresso illegale in Italia  avvalendosi anche di una fitta rete organizzativa con cellule operanti in grandi città come Roma e Milano. Dalle indagini è emerso  che l’associazione agiva in Italia da oltre dieci anni.   Le persone arrestate questa mattina sono ritenute responsabili anche di sequestro di persona a scopo di estorsione.

Verbania: arrestati gli albanesi con la “brutta abitudine”

da Polizia di Stato

“Vese te keqija”, in albanese “vizio – brutta abitudine”, è il nome dell’operazione conclusa questa mattina dalla  Squadra mobile del Verbano Cusio Ossola nei confronti di un’organizzazione criminale specializzata nello spaccio di droga. L’indagine è  stata così chiamata perché la banda è composta prevalentemente da albanesi appartenenti allo stesso gruppo coinvolto  nell’operazione “Alba nuova” del 2009, e quindi considerati recidivi.

Gli specialisti dell’antidroga hanno arrestato 11 appartenenti all’organizzazione, sette albanesi, un marocchino e tre italiani, con l’accusa di  detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti; otto sono finiti in carcere e tre ai domiciliari, mentre uno è ancora  ricercato. Altre 29 persone sono indagate in stato di libertà e nei loro confronti sono state eseguite decine di perquisizioni.

Il gruppo agiva da intermediario tra i grandi trafficanti di droga e i piccoli spacciatori, che riforniva regolarmente di cocaina, ecstasy e  marijuana; dopo un anno e mezzo di indagini però l’attività della banda è stata interrotta.

L’indagine ha preso il via nel gennaio 2011 da alcune cessioni di droga documentate dagli agenti della mobile, tutte nei confronti di piccoli  spacciatori che acquistavano le sostanze proibite per poi rivenderle al dettaglio.

In particolare gli investigatori hanno messo sotto stretto controllo un albanese che smerciava la droga e che alla fine si è rivelato il  capo dell’organizzazione. Grazie ai continui servizi di pedinamento e osservazione, all’utilizzo di localizzatori gps, intercettazioni telefoniche  e ambientali, gli uomini della mobile hanno individuato tutti i membri del gruppo, delineandone anche la struttura organizzativa.

Cocaina e ecstasy venivano acquistate da connazionali operanti nelle province di Milano, Novara e nel Verbano Cusio Ossola, mentre la marijuana  arrivava direttamente dall’Albania.

L’organizzazione aveva il monopolio dello spaccio nella provincia e riusciva a smerciare rilevanti quantità di droga, prevalentemente  cocaina (circa 2 chili al mese) e marijuana (oltre 10 chili al mese).

Il leader del gruppo era supportato dal fratello, suo inseparabile braccio destro, e da alcuni familiari come mogli, fidanzate e cognati, che  facevano da intermediari con i clienti.

Mafia: colpito il clan Cursoti e il suo boss

da Polizia di Stato

Venti persone, compreso lo storico boss del clan dei Cursoti, Giuseppe  Garozzo, 63 anni, noto come “Pippu u maritatu” (Pippo lo sposato), sono state arrestate stamattina dalla Squadra mobile della questura di Catania.

Tutti sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, e detenzione di armi da guerra.

Il boss Garozzo, scarcerato alla fine del 2010 dopo quasi 18 anni di reclusione, stava tentando di riorganizzare la cosca dei Cursoti che era stata  decimata durante il periodo della sua detenzione.

Il ritorno del vecchio capomafia non è stato gradito dagli esponenti dei clan rivali che nel giugno del 2011 hanno tentato di ucciderlo,  ferendo lui e un’altra persona, in un agguato.

Giuseppe Garozzo è considerato dai poliziotti capo indiscusso di una delle più sanguinose frange del clan dei Cursoti, quella di  Catania. È stato uno dei promotori della faida mafiosa iniziata nel 1991 che causò in tre anni circa 300 morti ammazzati nella  contrapposizione tra clan per il dominio nella gestione degli affari criminali a Catania.

Un fermo è stato eseguito anche in Piemonte dove la cosca aveva una base logistica.