Mafia: volevano rinascere dalle ceneri, 47 arresti

da Polizia di Stato

Volevano costituire l’ottavo mandamento dell’Agrigentino, ma non hanno  fatto in tempo perché gli uomini della Squadra mobile di Agrigento, coordinati dal Servizio centrale operativo, stamattina li hanno fermati.

Sono stati eseguiti 49 provvedimenti di carcerazione: 47 persone sono state arrestate, mentre due sono riuscite a fuggire alla cattura.

Sono tutti accusati di associazione mafiosa, rapina, estorsione, danneggiamento, riciclaggio e di intestazione fittizia di beni.

L’operazione, denominata “Nuova cupola”, ha spezzato il nuovo organigramma di Cosa Nostra ad Agrigento; la struttura mafiosa si stava  riorganizzando dopo la cattura dei boss Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina.

Tra gli arrestati imprenditori, insegnanti e anche un agente della polizia penitenziaria.

L’indagine è partita negli ultimi mesi del 2010, grazie al lavoro della Squadra mobile e del commissariato Frontiera di Porto Empedocle. Ed  è partita per osservare cosa accadeva dopo l’arresto dei due grandi capi: Messina e Falsone. Il monitoraggio ha permesso di mettere in luce  movimenti particolari e tentativi dei nuovi boss di condizionare la vita economica e imprenditoriale della zona agrigentina.

In particolare gli appartenenti al gruppo criminale esercitavano una forte pressione estorsiva nei confronti di imprese in modo da creare un  monopolio a favore delle ditte controllate da Cosa Nostra, con l’estromissione dal mercato di tutte le aziende che operavano nella legalità.

Terremoto in Emilia: la Stradale con i bambini

da Polizia di Stato

È successo l’altro ieri nel campo San  Carlo, la piccola frazione del comune di Sant’Agostino nel ferrarese, quello che difficilmente vedrete mai. Uno dei motociclisti della Stradale del  capoluogo emiliano ha ceduto la sella della sua moto.

E lo ha fatto con una gioia immensa sapendo che su quel sellino si sarebbero seduti i bambini della tendopoli allestita per accogliere gli sfollati  del sisma.

Grazie ad una iniziativa della polizia infatti alcuni poliziotti della specialità sono andati al campo con auto e moto e con il bagagliaio  pieno di piccoli gadget a ricordo dell’incontro.

Magliette e cappellini quaderni e fumetti, tutti rigorosamente marchiati polizia stradale sono stati regalati dagli agenti ai bambini del campo non  prima però di aver risposto a tutte le domande su mezzi e uniformi.

Poi il gioco più bello: salire sulle moto e sulle macchine magari indossando casco o cappello d’ordinanza per la più classica delle  foto ricordo.

Istanti di spensieratezza nella speranza della normalità.

Coordinamento tra forze di polizia: “Un sogno che diventa realtà”

da Polizia di Stato

“Un sogno che diventa realtà” è la sintesi perfetta  dell’intervento del capo della Polizia Antonio Manganelli alla cerimonia di chiusura del 27esimo anno accademico della scuola di perfezionamento  delle forze di polizia, che si è svolta a Roma. Un lavoro comune nel segno della “continuità di una storia pur nelle  diverse autonomie e specificità dei corpi di polizia – ha ribadito il prefetto Manganelli – così come si è fatto largo negli  anni con un nuovo modo di pensare”.
Per il capo della Polizia, “la capacità di lavorare uniti deve tradursi non in una mera affermazione di principio ma nella capacità  concreta di permeare quotidianamente l’azione di tutti gli operatori. Avere forze di polizia diverse e riuscire a farle collaborare sempre  più strettamente non costituisce un elemento di spreco, anzi è un moltiplicatore di risorse”.
Sulla stessa lunghezza d’onda del capo della Polizia anche il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che nel suo discorso conclusivo ha  sottolineato come “Proprio da questa scuola è arrivato un impulso importante in tale direzione. La cultura del coordinamento – ha concluso  il ministro – è essenziale per la difesa degli interessi del singolo cittadino e dello Stato. Ma il coordinamento è da sempre  affidato all’impegno degli uomini, perché la norma non cammina, o cammina lenta, se non c’è un cuore che la porta avanti”.

La cerimonia si è chiusa con la consegna dei diplomi ai 27 partecipanti, tra dirigenti e funzionari dei vari corpi di polizia, che hanno  concluso il loro percorso formativo. Percorso che nei 27 anni accademici ha perfezionato ben 562 funzionari e ufficiali, oltre a 41 appartenenti  alle forze dell’ordine straniere.

Milano: arrestati gli autori della rapina milionaria

da Polizia di Stato

Sono 13 le persone arrestate stamattina dalla Squadra mobile di  Milano coinvolte nella rapina del 5 febbraio 2011 alla gioielleria “Scavia” in via della Spiga, nel quadrilatero della moda milanese.

Oltre 200 poliziotti sono impegnati dalle prime ore di questa mattina per eseguire gli arresti e le perquisizioni.

Tra le persone fermate, tutte italiane, anche gioiellieri e noti pregiudicati della provincia lombarda.

La rapina era avvenuta alle 9 di mattina, quando 2 persone, con indosso le divise da vigili urbani e con marcato accento meridionale, erano entrate  nella gioielleria e si erano fatte aprire la cassaforte dai dipendenti che poi avevano immobilizzato con del nastro adesivo.

I rapinatori riuscirono a portar via circa 5 milioni di euro nel giro di mezz’ora ed erano usciti dal negozio prima dell’orario ufficiale di  apertura. Insieme ai preziosi i criminali portarono via anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza della gioielleria.

Droga: mafia e narcos, 34 arresti a Palermo

da Polizia di Stato

Un’organizzazione di narcotrafficanti che operava tra il Messico e l’Italia e riforniva di cocaina il mercato nazionale è stata bloccata stamattina dalla Squadra mobile di Palermo che ha operato in stretto accordo con la Dea, il dipartimento antidroga degli Stati Uniti.

Sono complessivamente 34 le persone arrestate. Tutte accusate di importazione e traffico di sostanze stupefacenti sul territorio nazionale, di detenzione ai fini di spaccio, in particolare di cocaina e hashish. I criminali trattavano in Italia direttamente con la camorra e la mafia siciliana.

L’indagine, denominata operazione ”Monterrey”, dal nome della località messicana, è partita circa tre anni fa. Gli investigatori hanno raccolto numerosi elementi di prova a carico di cittadini italiani residenti in Messico ed in contatto con gruppi di ‘narcos’ locali.

L’operazione, condotta in collaborazione con i poliziotti della direzione centrale servizi antidroga e quelli della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, ha portato anche al sequestro di grandi quantitativi di droga, destinati al mercato tra Napoli e Palermo. Nello specifico sono stati sequestrati 5 quintali di cocaina e 5 quintali di hashish.

La droga era nascosta all’interno di un grande forno per la cottura della ceramica che era stato spedito in Italia. Il nascondiglio è stato scoperto dagli agenti grazie a una segnalazione dei colleghi della Dea che ha consentito di intercettare il forno imbottito di droga in provincia di Terni.

Il valore al dettaglio della droga sequestrata ammonta a diverse decine di milioni di euro: la cocaina proveniente dal Messico ha infatti un principio attivo dell’84%, dunque molto elevato, e avrebbe consentito di essere “tagliata” moltiplicando il quantitativo di sostanza stupefacente.

Tra gli arrestati anche italiani residenti all’estero e cittadini dell’Est Europa, altro canale d’approvvigionamento dell’organizzazione criminale.

Verbania: arrestati gli albanesi con la “brutta abitudine”

da Polizia di Stato

“Vese te keqija”, in albanese “vizio – brutta abitudine”, è il nome dell’operazione conclusa questa mattina dalla  Squadra mobile del Verbano Cusio Ossola nei confronti di un’organizzazione criminale specializzata nello spaccio di droga. L’indagine è  stata così chiamata perché la banda è composta prevalentemente da albanesi appartenenti allo stesso gruppo coinvolto  nell’operazione “Alba nuova” del 2009, e quindi considerati recidivi.

Gli specialisti dell’antidroga hanno arrestato 11 appartenenti all’organizzazione, sette albanesi, un marocchino e tre italiani, con l’accusa di  detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti; otto sono finiti in carcere e tre ai domiciliari, mentre uno è ancora  ricercato. Altre 29 persone sono indagate in stato di libertà e nei loro confronti sono state eseguite decine di perquisizioni.

Il gruppo agiva da intermediario tra i grandi trafficanti di droga e i piccoli spacciatori, che riforniva regolarmente di cocaina, ecstasy e  marijuana; dopo un anno e mezzo di indagini però l’attività della banda è stata interrotta.

L’indagine ha preso il via nel gennaio 2011 da alcune cessioni di droga documentate dagli agenti della mobile, tutte nei confronti di piccoli  spacciatori che acquistavano le sostanze proibite per poi rivenderle al dettaglio.

In particolare gli investigatori hanno messo sotto stretto controllo un albanese che smerciava la droga e che alla fine si è rivelato il  capo dell’organizzazione. Grazie ai continui servizi di pedinamento e osservazione, all’utilizzo di localizzatori gps, intercettazioni telefoniche  e ambientali, gli uomini della mobile hanno individuato tutti i membri del gruppo, delineandone anche la struttura organizzativa.

Cocaina e ecstasy venivano acquistate da connazionali operanti nelle province di Milano, Novara e nel Verbano Cusio Ossola, mentre la marijuana  arrivava direttamente dall’Albania.

L’organizzazione aveva il monopolio dello spaccio nella provincia e riusciva a smerciare rilevanti quantità di droga, prevalentemente  cocaina (circa 2 chili al mese) e marijuana (oltre 10 chili al mese).

Il leader del gruppo era supportato dal fratello, suo inseparabile braccio destro, e da alcuni familiari come mogli, fidanzate e cognati, che  facevano da intermediari con i clienti.

Verbania: arrestati gli albanesi con la “brutta abitudine”

da Polizia di Stato

“Vese te keqija”, in albanese “vizio – brutta abitudine”, è il nome dell’operazione conclusa questa mattina dalla  Squadra mobile del Verbano Cusio Ossola nei confronti di un’organizzazione criminale specializzata nello spaccio di droga. L’indagine è  stata così chiamata perché la banda è composta prevalentemente da albanesi appartenenti allo stesso gruppo coinvolto  nell’operazione “Alba nuova” del 2009, e quindi considerati recidivi.

Gli specialisti dell’antidroga hanno arrestato 11 appartenenti all’organizzazione, sette albanesi, un marocchino e tre italiani, con l’accusa di  detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti; otto sono finiti in carcere e tre ai domiciliari, mentre uno è ancora  ricercato. Altre 29 persone sono indagate in stato di libertà e nei loro confronti sono state eseguite decine di perquisizioni.

Il gruppo agiva da intermediario tra i grandi trafficanti di droga e i piccoli spacciatori, che riforniva regolarmente di cocaina, ecstasy e  marijuana; dopo un anno e mezzo di indagini però l’attività della banda è stata interrotta.

L’indagine ha preso il via nel gennaio 2011 da alcune cessioni di droga documentate dagli agenti della mobile, tutte nei confronti di piccoli  spacciatori che acquistavano le sostanze proibite per poi rivenderle al dettaglio.

In particolare gli investigatori hanno messo sotto stretto controllo un albanese che smerciava la droga e che alla fine si è rivelato il  capo dell’organizzazione. Grazie ai continui servizi di pedinamento e osservazione, all’utilizzo di localizzatori gps, intercettazioni telefoniche  e ambientali, gli uomini della mobile hanno individuato tutti i membri del gruppo, delineandone anche la struttura organizzativa.

Cocaina e ecstasy venivano acquistate da connazionali operanti nelle province di Milano, Novara e nel Verbano Cusio Ossola, mentre la marijuana  arrivava direttamente dall’Albania.

L’organizzazione aveva il monopolio dello spaccio nella provincia e riusciva a smerciare rilevanti quantità di droga, prevalentemente  cocaina (circa 2 chili al mese) e marijuana (oltre 10 chili al mese).

Il leader del gruppo era supportato dal fratello, suo inseparabile braccio destro, e da alcuni familiari come mogli, fidanzate e cognati, che  facevano da intermediari con i clienti.

Napoli: poliziotto rischia la vita per salvare una donna

da Polizia di Stato

Quella che si stava verificando ieri, in Via Alfieri a Giugliano in Campania (NA), era una doppia tragedia. Un poliziotto del Commissariato di P.S.  “Giugliano-Villaricca”, intervenuto per portare in salvo una donna, che stava tentando il suicidio, stava per perdere la vita se non fosse  intervenuto, tempestivamente, un suo collega. Gli agenti della sezione “Volanti”, infatti, intervenuti per una segnalazione di una donna che  minacciava di lanciarsi nel vuoto dalla sua abitazione, hanno da subito instaurato un dialogo con la 33enne, al fine di dissuaderla e  tranquillizzarla.

I poliziotti, al loro arrivo, hanno potuto constatare che la donna, in preda ad un’evidente stato di agitazione , si era posizionata fuori dalla  finestra con i piedi sul tubo del gas e, in lacrime, affermava di voler raggiungere la propria madre, deceduta 4 mesi fa. Gli agenti, dopo aver  posizionato alcuni materassi sotto la finestra, prelevati dalle abitazioni vicine, hanno richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco. Nel  frattempo, gli agenti sono riusciti a raggiungere e ad accedere nell’appartamento della 33enne per sorprenderla alle spalle che, accortasi della  loro presenza, si è sporta in avanti nel vuoto lasciando con le mani il punto d’appoggio.

Intanto,il capo equipaggio della volante è corso verso di lei, afferrandola per le braccia, tentando così di impedire la caduta. Il  peso della giovane donna, però, ha fatto sì che, inevitabilmente, il poliziotto perdesse i punti d’appoggio trascinandoselo dietro.

Solo grazie all’intervento del secondo agente che, rapidamente, ha agguantato il collega per una gamba, si è evitata una tragedia ancor  più grande. Lo sforzo del poliziotto, nel tener ben salda la presa, ha consentito al capo equipaggio di riuscire a riprendere un punto  d’appoggio traendo così in salvo la donna. Dopo l’arrivo del personale del 118, è stato disposto il ricovero della 33enne in  ospedale, per impedire che potesse ripetere l’insano gesto.

Stradale in Giro per l’Italia

da Polizia di Stato

Ancora una volta la Polizia di Stato, attraverso il servizio di polizia stradale, sarà fianco a  fianco dei ciclisti e del pubblico 95° Giro d’Italia. In programma dal 5 al 27 maggio (le prime tre tappe si sono svolte in Danimarca) il Giro  sbarca nel nostro Paese mercoledì 9 maggio, a Verona.
Un premio ai poliziotti “eroi della strada”  La Polizia ha come obiettivo quello di promuovere la cultura della sicurezza stradale. Sicurezza che ha fatto notevoli passi avanti grazie alle  campagne di prevenzione, alla presenza capillare di pattuglie e alla diffusione di sistemi tecnologici come il Tutor e l’Autovelox. E proprio  nell’ambito della campagna per la sicurezza legata a questo evento sportivo verranno premiati in altrettante sedi di tappa significative  (Modena-Fano, Urbino-Porto S.Elpidio, Civitavecchia-Assisi, Savona-Cervere, Treviso-Alpe di Pampeago, Milano-Milano) sei poliziotti della Stradale  che si sono distinti recentemente in un’attività di soccorso o in un intervento a favore di automobilisti in difficoltà. La  premiazione sarà fatta dalla Società autostrade per L’Italia.

Biciscuola, Pullman Azzurro e stand della sicurezza   Anche quest’anno al servizio di scorta si affiancherà una campagna di sicurezza stradale che sarà legata al progetto Biciscuola  promosso dalla Rcs – La Gazzetta dello sport. Un’iniziativa rivolta agli studenti delle scuole elementari e medie che, facendo leva sul clima  festoso della manifestazione sportiva, ha l’obiettivo di coinvolgere i giovani per affermare la cultura di legalità sulle strade.

Il Giro d’Italia sarà anche un’occasione per gli agenti della Stradale di coinvolgere i ragazzi di qualsiasi età sui temi della  sicurezza, con il Pullman Azzurro e uno stand ad hoc che promuove l’uso della bicicletta, presenti entrambi a ogni tappa di arrivo.

Bologna: presa la banda dei furti negli appartamenti

da Polizia di Stato

Erano specializzati nei furti in appartamento: 9 persone sono state arrestate dagli uomini della Squadra mobile di Bologna.

Riuscivano a introdursi nelle abitazioni duplicando le chiavi e quindi ad aprire le porte blindate senza procurare segni di effrazione alle serrature, i furti avvenivano soprattutto nelle città del Nord-Italia.

L’operazione, chiamata “Passpartout”, ha portato all’arresto per flagranza di reato 9 membri della banda di ladri, di origine georgiana e al fermo di altri 5 componenti.

La Polizia ha recuperato un bottino per un valore di circa 90mila euro che è stato tutto restituito ai legittimi proprietari.